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BAZZONI, Giunio

di Mario Quattrucci - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)
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BAZZONI, Giunio

Mario Quattrucci

Nato a Milano da Riccardo il 27 marzo 1801, caro nella fanciullezza al Porta che era intimo della famiglia, la sua precoce disposizione poetica è rivelata da canti, poemetti, traduzioni, sia pur di evidente sapore scolastico, trovati in uno zibaldone - inedito - dei 1815. Il B. si laureò in giurisprudenza a Pavia nel 1820. Una delusione amorosa, la condanna di alcuni amici nel processo ai carbonari del '21, l'improvvisa morte del padre, lo indussero nel 1823 a un lungo viaggio attraverso l'Europa. Entusiasta della letteratura romantica inglese, al ritorno (1825) dal lungo soggiorno londinese si accinse alla traduzione del teatro di Shakespeare, pubblicando cosi, con l'amico G. Sormani, Opere di G. Shakespeare, voll. 3, Milano 1830-31.

Nonostante la benevola accoglienza della critica, l'impresa non ebbe successo: questo fallimento, e la poco saggia amministrazione del patrimonio, spinsero quindi il B. a procurarsi l'impiego di alunno legale nell'Ospedale maggiore.

Enorme successo e popolarità frattanto aveva avuto una patetica ode del B., di schietta ispirazione romantica ("Luna, romita aerea, Tranquillo astro d'argento, Come una vela candida Navighi il firmamento..."), composta nel marzo 1825 quando si era diffusa la falsa notizia della morte del Pellico.

Non stampata, per motivi politici, e anonima, circolò manoscritta per l'Italia, e fu attribuita fra gli altri al Manzoni, essendo evidenti gli influssi della Morte di Ermengarda, Non frutto di improvvisa ispirazione, ma fusione felice di motivi già trattati, fu pubblicata (Sulla creduta morte di S. Pellico) in fine alle Note storiche alle "Mie Prigioni" di S. Pellico del Maroncelli (ed. Baudry, Parigi 1833), con una variante nel primo verso e con due strofe in meno rispetto al testo che poi il B. pubblicò, col titolo Il prigioniero, in un volumetto di poesie per le nozze della nipote (Nelle fauste e salutate nozze del benemerito cittadino medico G. Polli con Rosa Bazzoni..., Milano 1848, cinquanta esemplari fuori commercio). L'ode figurò a lungo in antologie, raccolte di poesie patriottiche, e perfino sul palcoscenico (in Romanticismo di G. Rovetta). Di minor interesse artistico le odi Sant'Elena, composte nel 1826, e La mia cavalla, del 1848.

Il B. partecipò ai moti milanesi del '48. Democratico, assai attivo nell'aprile e maggio, si affiancò a Sirtori, Cattanco e Ferrari nell'opposizione aperta al governo Casati, sospettoso per Fatteggiamento di questo verso i Savoia. In occasione della votazione per l'immediata fusione con il Piemonte, firmò con altri un coraggioso manifesto di protesta. Dopo la giornata di Custoza il B. rimase a Milano, senza subire molestie; il 10 marzo 1849, Poco prima della disfatta di Novara, forse temendo una denuncia, distrutti i documenti più compromettenti, fuggì verso Lezzeno (Como) dove aveva una villa; durante il tragitto, cadendo da una rupe, morì.

Lasciò incompiuti una tragedia (I Carrara) e un poemetto (Il mare). Un'edizione dei suoi versi fu curata da R. Pitteri (Milano 1897, centoventicinque esemplari), che vi premise il necrologio scritto da A. Maffei, e un'altra, molto più tardi, da Cesco Tomaselli (Canti di G. B., Milano 1950).

Pur vissuto in pieno clima romantico, il B. fu portato, per la sua educazione classica, all'imitazione del neo-classicismo del Monti: Il prigioniero rimase una felice eccezione. Poeta in complesso mediocre, il B. espresse le sue qualità migliori nelle liriche civili in cui si rivela ardente mazziniano.

Fonti e Bibl.: G. Caprin, Tempi andati, pagine della vita triestina 1830-31, Trieste 1891, pp. 329 ss.; R. Barbiera, Il libro raro d'un poeta, in Corriere della Sera, 11-12 luglio 1899; I. Del Lungo, Un cimelio patriottico del 1825, in Rivista d'Italia, X, 9 (1907), pp. 353-373; N. Tarantino, Le poesie di G. B., studio critico, Matera 1919 (v. la rec. di L. Fassò, in Giorn. stor. d. letter. ital., LXXVI [1920], pp. 362-364); G. Solitro, Un poeta inedito del Risorgimento, in Atti e Mem. d. R. Accad. di scienze, lettere ed arti di Padova, n. s., XXXVIII (1921-22), pp.167-186; C. Tomaselli, L'ode celebre di un poeta sfortunato, in La Lettura, XXV(1925), n. I, pp. 213-220; P. Pecchiari, Un geniale ed eroico funzionario dell'Ospedale Maggiore di Milano, in L'Ospedale Maggiore, 1925, n. 12, pp. 115-21; B. Zumbini, Divagazioni romantiche e byroniane, in Studi di letteratura comparata, Bologna 1931, pp. 31 s.; R. Barbiera, Un poeta dello Spielberg: G. B., in Figure e figurine del sec.XIX, Milano 1934, pp. 173-86; G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1949, p. 743; E. M. Fusco, La Lirica, II, in Storia dei generi letterari italiani, Milano 1950, pp. 141 s.; Enciclopedia Italiana, VI, p. 442.

Vedi anche
letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per letteratura l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano ... Teatro degli Indipendenti Teatro d’avanguardia fondato a Roma nel 1922 da A.G. Bragaglia. Fu attivo fino al 1931, mettendo in scena, oltre a un repertorio sperimentale, pantomime e spettacoli di danza. Alessandro Manzóni Manzóni ‹-ʒ-›, Alessandro. - Scrittore italiano (Milano 7 marzo 1785 - ivi 22 maggio 1873). Autore tra i massimi della letteratura, con I promessi sposi realizzò, anche per l'uso di una lingua nazionale, un modello fondamentale per la successiva letteratura, che costituì inoltre l'esito supremo della ... poesia Arte di produrre composizioni verbali in versi, cioè secondo determinate leggi metriche, o secondo altri tipi di restrizione; con una certa approssimazione si può dire che il significato di poesia è individuabile, nell’uso corrente e tradizionale, nella sua contrapposizione a prosa, in quanto i due termini ...
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bażżóne
bazzone bażżóne s. m. (f. -a) [der. di bazza1]. – Chi ha mento molto sporgente.
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