TARRA, Giulio
– Nacque a Milano il 25 aprile 1832, da Stefano, fruttivendolo ambulante, e da Antonia Allegri, lavandaia.
Compì i suoi primi studi presso le scuole Arcimboldi di Milano, dei barnabiti, poi presso le scuole dello stesso Ordine a Monza e quindi nel seminario diocesano di S. Pietro Martire a Seveso, dove compì gli studi ginnasiali, e successivamente in quello arcivescovile di Monza. In questi anni conobbe Alessandro Manzoni che considerò fino alla fine uno dei suoi mentori e ispiratori. Fu fortemente influenzato dal pensiero di Antonio Rosmini grazie alle lezioni di Alessandro Pestalozza, significativo seguace del roveretano, che peraltro Tarra volle anche personalmente incontrare. Ordinato sacerdote il 2 giugno1855 nella chiesa di S. Giorgio a Milano, divenne immediatamente dopo rettore del Pio Istituto sordomuti poveri di campagna, fondato nel 1853, su invito del conte Paolo Taverna, presidente della commissione amministratrice. Ricevette una formazione specializzata presso l’Imperial Regio Istituto per i sordomuti di Milano. La scelta avvenne su suggerimento di Luigi Biraghi, direttore spirituale del seminario di Milano che aveva avuto modo di apprezzare le qualità del chierico, che da parte sua immaginava invece un futuro come missionario.
Il giovane direttore riuscì a consolidare la gestione dell’istituzione grazie al contributo sia della Provincia sia della carità privata. Inoltre decise di puntare sulla formazione professionale degli studenti in vista di un inserimento sociale piuttosto che sui risultati scolastici destinati a una funzione meramente performativa. Cercò inoltre di mantenere adeguate condizioni logistiche e di alimentazione per i ricoverati, introducendo il divieto di punizioni corporali, secondo i dettami della più avanzata pedagogia dell’epoca; prassi in realtà innovativa rispetto a quanto veniva praticato a quel tempo nelle istituzioni residenziali per disabili. Tale formazione fu perfezionata da viaggi di studio in compagnia di Taverna presso gli analoghi istituti di Modena e di Bologna.
Tarra seguì dapprima il metodo orale, basato sulla trascrizione dell’alfabeto in un linguaggio di segni, e seguendo gli esempi di Antonio Provolo e di Serafino Balestra adottò il metodo orale puro in modo esclusivo dal 1870. Nel perseguire tale scelta fu influenzato anche da quanto fatto in Francia nei due istituti di Parigi e Bordeaux da Jean-Jacques Valade-Gabel, autore del principale manuale francese per l’educazione dei sordomuti. Riuscì a migliorare i risultati di apprendimento grazie al consolidamento di una rete di benefattori stabili e all’opera di due fratelli, entrambi sordomuti rieducati, Felice e Antonio Carbonera.
Anche il governo dello Stato unitario, per bocca del ministro Francesco De Sanctis, confermò la sua piena fiducia nel Pio Istituto, anche grazie alle pubbliche attestazioni di stima fatte da Manzoni, da Massimo d’Azeglio nonché dai principi Umberto e Amedeo di Savoia. Per iniziativa del ministro gli venne conferita la croce dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Aspetto certamente non secondario dell’inserimento di Tarra nell’establishment lombardo fu la sua parentela con i Visconti Venosta, che attende ancora una specifica indagine, così come i suoi rapporti, certamente cordiali, con il vescovo di Milano, il transigente Luigi Nazari di Calabiana.
Numerose sono le testimonianze del suo prestigio, quali la missione ufficiale di studio di Oscar Claveau, ispettore generale degli stabilimenti di beneficenza di Francia, e la visita di studio dei professori francesi Auguste Dubranle e Marius Dupont presso l’istituto di Milano, che portò alla traduzione francese dei suoi Cenni storici, così come la nomina a membro della commissione ministeriale per un progetto di educazione obbligatoria dei sordomuti istituita dal ministro Guido Baccelli nel 1881, che non sfociò nel breve periodo in esiti normativi. Sono da ricordare anche le udienze concessegli da Pio IX (1873) e da Leone XIII (1881).
Tarra presiedette il Congresso internazionale per il miglioramento della sorte dei sordomuti, svoltosi a Milano dal 6 all’11 settembre 1880, dopo essere stato membro del comitato organizzatore, che vide la definitiva affermazione del metodo e il riconoscimento internazionale della sua fama, nonché la definizione del metodo orale puro come ‘metodo italiano’. In tale occasione i suoi allievi offrirono un importante saggio scolastico, e nella seduta antimeridiana del 9 settembre 1880 Tarra argomentò che «la parola orale è la sola che valga a far rivivere nell’uomo il lume che Dio gli ha ispirato sulla fronte, quando coll’anima posta nel corpo sensibile, gli dava anche il modo di percepire, di concepire e di esprimersi» e inoltre che il metodo orale era anche il più conveniente per l’istruzione religiosa. Tali discussioni s’intrecciarono variamente con la questione rosminiana in relazione con la vicinanza a Tommaso Pendola di vari stretti collaboratori dall’abate roveretano quali il padre Francesco Paoli. Testimonianza di un comune impegno, ma anche della comune appartenenza ai circuiti del cattolicesimo conciliatorista è la commemorazione che Tarra scrisse del padre Tommaso Pendola, apparsa sulle colonne della Rassegna nazionale, inevitabilmente agiografica ma non scontata nella sottolineatura dei rapporti con Rosmini.
L’opera di Tarra fu proseguita da Luigi Casanova, che applicò i suoi principi a specifiche iniziative per l’educazione dei «deficienti» quali l’Istituto S. Vincenzo per l’educazione dei deficienti.
Il secondo ambito dell’attività di Tarra fu quello della letteratura educativa, con la pubblicazione di volumi di letture graduate destinate a rilevante fortuna editoriale.
Modelli sono da ritenersi i testi di Zulma Carraud, autrice francese del circolo di Honoré de Balzac, che traevano ispirazione dal padre Grégoire Girard, educatore svizzero che fece da tramite, in ambito cattolico, dei principi del pedagogista riformista Johann Heinrich Pestalozzi. Testimonianza della ricezione e fortuna di Tarra nel XX secolo è l’antologia dei suoi scritti pedagogici curata da Giuseppe Fanciulli per l’editrice La Scuola che ne ha sancito l’inserimento nel canone dei classici della letteratura per l’infanzia.
Tarra applicò la sua esperienza e la sua cultura pedagogica anche a libri di testo e sussidi catechistici, sostenendo la necessità di applicare un metodo dialogico nell’insegnamento del catechismo nelle scuole, così come la necessità che solo maestri credenti potessero insegnare la religione nelle scuole.
Tarra fu anche collaboratore di Patria e famiglia, giornale di educazione popolare dell’Associazione pedagogica di Milano, diretto da Giuseppe Sacchi, espressione dei compositi ambienti del liberalismo moderato lombardo attento ai problemi dell’istruzione dell’assistenza, con vari interventi in cui sosteneva come dai principi alla base dell’istruzione ai sordomuti si potessero ricavare utili principi anche per il comune insegnamento linguistico.
Morì a Milano il 10 giugno 1889. Nel 1932 il corpo venne esumato e deposto in una cripta sottostante al Famedio.
Opere. Cenni storici e compendiosa esposizione del metodo seguito per l’istruzione dei sordo-muti poveri d’ambo i sessi della provincia e diocesi di Milano, Milano 1880; Elementi di dottrina cristiana semplicemente esposti ai fanciulli e giovinetti cattolici: con note metodiche per i maestri, Milano 1882; Esquisse historique et court exposé de la méthode suivie pour l’instruction des sourds-muets de la paroisse et du diocèse de Milan, Paris 1883; Il Padre Tommaso Pendola, in Rassegna nazionale, XIII (1° maggio 1883), pp. 383-393.
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C. Perini, L’abate G. T. ed i suoi avversari, Milano 1894; G. Broggi, L’istituto dei sordomuti poveri di Milano. Dal T. al Casanova (1853-1911), in Memorie storiche della Diocesi di Milano, VI (1959), pp. 86-172; M.P. Transerici Biagini, T. G., in Enciclopedia pedagogica, a cura di M. Laeng, VI, Brescia 1994, pp. 11679-11684; L. Kreyder, Italy, in International companion Encyclopedia of children’s literature, a cura di P. Hunt - S.G. Bannister Ray, London 2004, p. 749; M.P. Transerici Biagini, La pedagogia speciale. Educazione dei sordomuti in Italia nel sec. XIX. Tommaso Pendola, Siena 2004, passim; F. Fusina, Il Pio Istituto sordomuti poveri di campagna di Milano e Don G. T. (1854-1889), in L’educazione dei sordomuti nell’Italia dell’Ottocento, a cura di R. Sani, Torino 2008, pp. 251-292; R. Sani, T. G., in Dizionario biografico dell’educazione, a cura di G. Chiosso - R. Sani, II, Milano 2013, p. 565; A. Debè, «Fatti per arte parlanti». Don G. T. e l’educazione dei sordomuti nella seconda metà dell’Ottocento, Milano 2014; C. Geraci, Italian sign language, in Sign languages of the world. A comparative handbook, Berlin 2015, pp. 473-510; M.C. Morandini, Studies on the history of special education in Italy. State of the art and paths for future research, in Espacio, Tiempo y Educación, 2016, vol. 3, n. 1, pp. 235-247.