SALVADORI, Giulio
– Quarto di otto fratelli, nacque a Monte San Savino nella Val di Chiana toscana, il 14 settembre 1862, da Bernardo e da Elisa Nenci.
L’attività del padre, commerciante di bestiami, subì una grave crisi agli inizi degli anni Settanta, provocandone il trasferimento a Roma, dove, pochi anni dopo, lo raggiunse tutta la famiglia e lo stesso Giulio che aveva iniziato la sua educazione nella città natale vicino a Giovan Francesco Gamurrini, archeologo ed erudito, il quale rimase fino alla morte un punto di riferimento non solo intellettuale (Salvadori, 1924). Nella giovane capitale del Regno d’Italia frequentò il liceo e poi l’università. Dei suoi primi anni rimangono alcuni contributi sulle storie e la poesia popolari editi, sotto la guida di Ernesto Monaci, nel Giornale di filologia romanza (1879); in Storia di un verso di Dante, condusse, inoltre, con Nazareno Angeletti, un censimento di cinquantotto codici della Commedia conservati in Roma (La Rassegna settimanale, VIII (1881), n. 197, pp. 238 s.). Conobbe Edoardo Scarfoglio e Gabriele D’Annunzio (Oliva, 1990) e, giovanissimo, prese a collaborare a riviste letterarie, in particolare con la Cronaca bizantina di Angelo Sommaruga (Squarciapino, 1950), che lo introdusse – oltre che all’amicizia con Severino Ferrari, Angelo Conti e Guido Mazzoni – alla critica militante e alla poesia sotto l’ala di Giosue Carducci (Calcaterra, 1933; Sormani, 1975).
Nella produzione poetica, in particolare, si possono distinguere un aspetto ‘interiore’ e uno letterario: il primo analizzato dallo stesso Salvadori nello studio Il Carducci poeta religioso (in Vita e Pensiero, n.s., XIV (1928), vol. 14, aprile, pp. 103-106, maggio, pp. 271-287), l’altro analizzato da Carlo Calcaterra (1933). A Minime (1882), l’ode Per la morte di Victor Hugo (1885) e Per una fiera italiana (edita da D’Annunzio «nel dì di Natale», 1885), seguirono i più diffusi esiti ‘civili’ del Canzoniere civile (Roma-Milano 1889) e dei Ricordi dell’umile Italia. Dal Canzoniere civile (Torino 1918).
Interrotti, insieme ad altri compagni, i rapporti con Sommaruga, Salvadori trovò nell’insegnamento la sua strada maestra non tralasciando tuttavia gli studi letterari e i lavori poetici. Insegnò, ancor prima della laurea, presso il liceo F. Stabili di Ascoli Piceno e lì, tra l’inverno e la primavera del 1884-85, avvenne in lui un cambiamento radicale che lo riportò alla fede cristiana, facendogli vestire l’abito del terzo Ordine francescano nel 1887; importanti in questa svolta furono l’amicizia di Antonio Fogazzaro e la discreta presenza della zia materna Giannina Nenci Pistoi. Laureatosi alla Regia Università di Roma discutendo una tesi sul dolce stil nuovo, nell’autunno dello stesso anno si riavvicinò alla capitale insegnando dapprima ad Albano Laziale e poi a Roma (ginnasio Mamiani, Umberto I, Visconti, e poi al liceo Tasso). Ottenuta la libera docenza in letteratura italiana (relatore Carducci) e un comando all’Università, vi tenne corsi di stilistica dal 1901 al 1910 e dal 1917 al 1923. Dopo aver assolto tale impegno, Salvadori (che era già stato proposto nell’aprile del 1912 da Luigi Luzzatti come successore di Giovanni Pascoli sulla cattedra di Bologna) venne chiamato, nell’autunno del 1923, alla cattedra di letteratura italiana all’Università Cattolica per la scelta di Agostino Gemelli (dopo la rinunzia di Giovanni Papini) e nella stessa facoltà ebbe anche quella di studi danteschi. Gli anni di insegnamento in Cattolica lo videro ripercorrere gli studi su Alessandro Manzoni e Niccolò Tommaseo, che avevano costituito già larga parte dei suoi interessi. Parallelamente all’insegnamento si impegnò tenacemente in studi sullo stil nuovo e su Dante, che proseguì fino agli ultimi anni, cui si era dedicato in maniera precoce fin dalla gioventù, sia nelle biblioteche della capitale e presso la Vaticana, oltre che in quelle fiorentine e aretine (Vazzana, 1984). Si può al riguardo ritenere che, nella sua vasta e folta produzione, «alcune sue sottili interpretazioni servono più [...] a intelligenza della sua anima che di quella dei poeti e degli scrittori studiati; ma resteranno, uniti al suo nome, intuizioni geniali, finezze ardite» (Prefazione, in Lettere di Giulio Salvadori, a cura di P.P. Trompeo - N. Vian, 1945, p. V).
Con il ritorno alla fede e sulla scia dell’esperienza della Union pour l’action morale del francese Paul Desjardins, introdotto a Roma da Dora Melegari, si impegnò nel campo sociale partecipando alle iniziative di un vasto gruppo di amici che dettero vita all’Unione per il bene (e al suo periodico L’Ora presente 1895-97) cui parteciparono, tra gli altri, Giovanni Semeria, Paul Sabatier, Angelo De Gubernatis, Fogazzaro e Luzzatti, caratterizzata da una forte spinta religiosa non confessionale e non vicina (nella sua esperienza) alle dottrine moderniste e alle vicende politiche. L’Unione, dovuta all’iniziativa di Antonietta Giacomelli e dello stesso Salvadori, si dedicava all’aiuto degli abitanti dei quartieri poveri della capitale (come Testaccio e San Lorenzo, importanti i contributi di Giacomelli, 1929; Bedeschi, 1970; Scoppola, 1961).
Notevoli furono i contributi di Salvadori, sulla scia di Sabatier, sulla figura di s. Francesco: Su san Francesco d’Assisi: a proposito di una sua vita recente in La Nuova Antologia (rispettivamente 1° febbraio 1895, pp. 497-525, e 15 febbraio 1895, pp. 758-792) in forma di recensione all’opera del pastore francese (poi, a cura di N. Vian, Milano 1941). Tale ricostruzione, pur definita «vaporosa» da Michele Faloci Pulignani (1895) fu accettata per il suo fondarsi sulle fonti primitive; in un’altra importante recensione, non firmata ma dovuta a padre van Ortroy (1897) che definì il saggio «bien plus réel et plus rassemblant» della biografia di Sabatier, ma non mancò di aggiungere osservazioni relative alle fonti e alla biografia di frate Elia. Sul santo Salvadori tornò anche con la conferenza tenuta in Assisi, presso la Società di studi francescani nel 1904 su San Francesco e la pace sociale e con la monografia Ricordi di San Francesco d’Assisi (Firenze 1926), approfittando degli studi e dell’amicizia di padre Leonardo Lemmens e di padre Zeffirino Lazzeri ma non dimenticando riconoscenza a Sabatier che ricordò pure in occasione della scomparsa.
Morì a Roma il 7 ottobre 1928 e fu sepolto nel cimitero del Verano. Il 16 novembre 1935 le sue spoglie furono traslate nella cappella di San Francesco nella basilica di S. Maria Aracoeli. La Chiesa cattolica ha, già da tempo, dato avvio al processo di beatificazione (Beatificazione, 1945).
Fonti e Bibl.: Le carte Giulio Salvadori, composte da 98 volumi e cartelle, conservate presso la Biblioteca apostolica Vaticana, sono percorribili con inventario e indice dattiloscritto del 1978, redatto da Nello Vian (cfr. Biblioteca apostolica Vaticana, Sala consultazione manoscritti, 221 rosso); sul formarsi e la storia di questo fondo si vedano: N. Vian, I manoscritti di G. S. nella Biblioteca Vaticana, in Miscellanea di scritti di bibliografia ed erudizione in memoria di Luigi Ferrari, Firenze 1951, pp. 505-519, e P. Vian, Le carte di G. S. alla Biblioteca Vaticana: vicende e consistenza del fondo, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XV (2008), pp. 399-419. I carteggi, conservati nel fondo, sono costituiti da circa 2000 lettere e furono parzialmente editi in Lettere di G. S., a cura di P.P. Trompeo - N. Vian, Firenze 1945; poi, in edizione più ampia, Lettere, a cura di N. Vian (I-II, Roma 1976), ma si deve considerare che molte altre lettere e documenti (Vian dichiarò di conoscerne più di 3000) sono conservati inediti in archivi e biblioteche italiane: essenziale è, a tal riguardo, il materiale depositato a Milano, Archivio generale per la storia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Corrispondenza, b. 16, f. 5, sottofasc. 37 (relativo al carteggio con il rettore p. Agostino Gemelli) e Direzione risorse umane, Serie fascicoli personale docente, posizione 2569. Sul suo insegnamento si consulti: E. Bonizzato, La cattedra di letteratura italiana alle origini della facoltà di lettere dell’Università Cattolica, Milano, Università Cattolica, facoltà di lettere e filologia, corso di laurea in filologia moderna (relatore prof. G. Frasso) a.a. 2013-14; Firenze, Biblioteca nazionale, Carteggio De Gubernatis, 110.68 (29 lettere dal 1895 al 1911, e s.d. relative all’incarico di stilistica presso l’Università di Roma); altre lettere a vari corrispondenti sono conservate nella stessa Biblioteca. Giulio Salvadori: contiene scritti del p. Cordovani... [et al.]; scritti rari del S. e appunti autobiografici e documenti, Roma 1929; un’ampia raccolta di testi in Liriche e saggi, a cura di C. Calcaterra, I-III, Milano 1933; Salvadoriana. L’ora presente. Rivista di documentazione e studi sul poeta servo di Dio Giulio Salvadori, 1985-1991; una ricca collezione di testi a stampa è raccolta in Monte San Savino, Biblioteca comunale Cardinale Giovanni Colombo. F. Bonalumi, Bibliografia degli scritti a stampa di G. S., in Otto/Novecento, IX (1985), 1, pp. 151-192 (riporta 520 titoli dal 1878 al 1982 indicando anche le recensioni e le pubblicazioni in estratto, con gli articoli firmati con anagrammi e pseudonimi); N. Vian, Gli scritti di G. S. in L’Ora presente. In Appendice: gli articoli editoriali, in Otto/Novecento, XIV (1990), 1, pp. 191-228; M. Faloci Pulignani, recensione, in Miscellana francescana, VI (1895), p. 63; Fr. van Ortroy, recensione in Analecta Bollandiana, XVI (1897), pp. 350 s.
G. Salvadori, Gian Francesco Gamurrini: ricordi, in Nuova Antologia, 16 febbraio 1924, p. 321; A. Giacomelli, Il libro nuovo, Sesto San Giovanni 1929; C. Calcaterra, Salvadori e Carducci, in Aevum, VII (1933), pp. 189- 243; Beatificazione e canonizzazione del servo di Dio G. S. [...] Articoli che presenta P. Fortunato Scipioni, postulatore generale dei frati minori, per la prova testimoniale nel processo ordinario informativo sulla fama di santità, virtù e miracoli del predetto servo di Dio, [s.l. ma Roma] 1945; G. Squarciapino, Roma bizantina, Roma 1950, ad ind.; P. Scoppola, Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia, Bologna 1961, ad ind.; N. Vian, Amicizie e incontri di G. S., Roma 1962; Id., La giovinezza di G. S.: dalla stagione bizantina al rinnovamento, Roma 1962; G. Salvadori, Scritti bizantini, a cura di N. Vian, Bologna 1963; L. Bedeschi, Circoli modernizzanti a Roma a cavallo del secolo (con alcuni documenti inediti), in Studi romani, XVIII (1970), pp. 189-215; E.E. Sormani, Bizantini e decadenti nell’Italia umbertina, Bari 1975, pp. 41-48; Enciclopedia Dantesca, IV, Roma 1984, p. 1089 (S. Vazzana); G. Oliva, La cultura dell’estetismo romano e gli scritti dannunziani di Angelo Conti, in D’Annunzio a Roma, Roma 1990, pp. 112-134 (in partic. pp. 113-117); A. Bianchi, G. S. e la bellezza “inutile” della letteratura, in L’Osservatore Romano, 24 novembre 2012.