QUAGLIO, Giulio
QUAGLIO, Giulio. – Nacque a Laino, in Val d’Intelvi, nel Comasco, nel 1668 da Giovanni Maria e da Lucia Traversa. Apprese l’arte pittorica nella bottega paterna e successivamente, come informa Janez Gregor Dolničar (2003, pp. 152, 166), che conobbe Quaglio di persona, fu allievo a Bologna del «cignano» Marcantonio Franceschini e «studiò pittura a Parma, Piacenza e Venezia sull’esempio di Correggio, Carracci e Tintoretto».
Nel 1692 esordì a Udine affrescando palazzo della Porta e guadagnando il favore della nobiltà grazie alla velocità d’esecuzione, alla solida preparazione tecnica e all’enfasi barocca delle composizioni. A Udine giunse probabilmente su invito degli stuccatori e conterranei Giovanni Battista Bareglio e Lorenzo Retti, con i quali diede vita a un sodalizio attivo sino alla fine del secolo (Bergamini, 1994, p. 26; 2000).
Nel 1693 affrescò la sacrestia della chiesa di S. Francesco a Cividale e a Udine palazzo Strassoldo, mentre l’anno successivo toccò alla cappella del Monte di pietà, «il suo più alto raggiungimento artistico in terra friulana e forse la più bella opera in assoluto» (1994, p. 28).
Agli inizi di novembre Quaglio sposò la quindicenne Margherita Novo, figlia di Giovanni Battista e di donna Angelica (Biasutti, 1973, p. 5). Dal matrimonio nacquero sette figli: Raffaele (1695 circa), Michelangelo (1696), Angelica (1698 circa), Lucia (1700 circa), Giovanni Maria (1709), Giovanni Battista (1711) e Domenico (1714) (Bergamini, 1994, p. 22). La primogenita avrebbe sposato lo scultore Domenico Ferretti (Cavarocchi, 1965, p. 143).
A Udine Quaglio affrescò i palazzi Daneluzzi (1695 circa), di Maniago (1696 circa), Antonini (1697-98) e Beretta (1700) e la chiesa di S. Chiara (1699). Questi interventi gli sarebbero valsi l’apprezzamento dell’abate Luigi Lanzi, ma soprattutto, all’inizio del Settecento, la sua fama giunse nei territori asburgici (Dolničar, 2003, p. 139).
Nel 1700 Quaglio affrescò il presbiterio della chiesa dei Ss. Pietro e Paolo a Gradisca d’Isonzo e nel 1702 la Gloria celeste sul soffitto della navata dell’odierno Duomo di Gorizia. L’ampia decorazione, eseguita per la prima volta senza l’ausilio delle cornici a stucco, fu distrutta durante la prima guerra mondiale.
Il 2 maggio 1703 Quaglio firmò, con il canonico e vicario generale della cattedrale di S. Nicola di Lubiana, Janez Anton Dolničar, un contratto per la decorazione della nuova chiesa che si stava erigendo su progetto di Andrea Pozzo (Lavrič, in Dolničar, 2003, p. 463). Il pittore fu accreditato dal nobile Giovanni Andrea Coppini e dal goriziano conte Francesco Antonio Lantieri, vicedomino della Carniola e già committente di Quaglio (Quinzi, 2003-2004; 2005). Nella scelta dell’intelvese dovette concorrere anche Alessio Sigismondo (Aleš Živa) Dolničar, nipote del prelato e cultore d’arte, che nel 1702 studiò a Gorizia (Lavrič, 1996, p. 53). Quaglio giunse a Lubiana «cum suo discipulo» Carlo Innocenzo Carlone (Dolničar, 2003, p. 140), che lo avrebbe affiancato dall’inizio dei lavori, il 7 maggio 1703, sino alla loro ultimazione, il 21 agosto 1706.
Quaglio dipinse il presbiterio, il transetto, il soffitto della navata e della sacrestia. Unanime ammirazione destò la cupola illusionistica, degna di Apelle (p. 143), realizzata nel 1703 (la cupola vera e propria sarebbe stata eretta solo nel 1841). Il 1° giugno 1704 Quaglio inserì il proprio autoritratto nell’episodio di s. Nicola che distribuisce il pane.
Per la chiesa maggiore lubianese eseguì alcune pale d’altare (Murovec, 2005), stilò il progetto per i due campanili (1704) e fornì i disegni per il frontespizio del Rituale labacense (1706) e per la medaglia celebrativa della consacrazione (1707) (Lavrič, in Dolničar, 2003, pp. 451, 473, 479). Suo è anche il frontespizio della Vetus et nova Carnioliae ecclesiasticae memoria del canonico Giorgio Andrea Gladič (Gladich) (Bergamini, 2006, p. 195).
Grazie al decano Dolničar, Quaglio ottenne la commissione del Meerscheinschlössl di Graz (1708), mentre per l’intervento a palazzo Klesheim (1709) dovette essere decisivo l’appoggio di Ferdinando Küenburg, vescovo di Lubiana e canonico del capitolo salisburghese (Lavrič, 1996, p. 88). L’esperienza austriaca sarebbe tuttavia rimasta senza seguito, e Quaglio nello stesso 1709 iniziò la decorazione della chiesa di San Paolo d’Argon, nel Bergamasco, dando avvio al primo decennio lombardo, che lo vide impegnato nei territori di Bergamo, Brescia e Como.
Una grazia rococò fa capolino negli affreschi della navata di S. Paolo, ultimati nel 1714, da affiancare, per qualità pittorica e organizzazione narrativa, ai dipinti della chiesa dei Ss. Quirico e Giulitta di Lezzeno (1712). A questo decennio risalgono anche gli affreschi nelle chiese di Mezzegra (1716), nell’oratorio di S. Giuseppe a Laino (1717) e a Porlezza, opera firmata del 1718 (Leoni, 2010, p. 51).
La presenza negli affreschi di Laino di una s. Margherita, figura assente nel bozzetto preparatorio, va probabilmente riferita alla morte della moglie dell’artista, che si ritiene occorsa nel 1716 (Palmieri, in Giulio Quaglio pittore, 2003, p. 18).
Rare sono le prove di carattere profano. Emerge, per ampiezza e complessità dei temi, il ciclo di palazzo Martinengo Palatini a Brescia (1714-15).
Nel 1721 Quaglio, già affiancato dal figlio Raffaele, fu nuovamente a Lubiana, dove nell’agosto ultimò l’affresco nella biblioteca del seminario (il modello si conserva nella casa natale di Quaglio: Bergamini, 2006, p. 200). Nell’attigua cattedrale affrescò la cappella della Trinità ed ebbe come allievo lo sloveno Fran Jelovšek (Šerbelj, 2002, p. 193).
Il 27 novembre 1721 stipulò il contratto per la decorazione delle rimanenti cinque cappelle e ottenne dal vicario generale Giovanni Giacomo Schilling una certificazione di stato libero, non vincolato da promesse di fidanzamento o di matrimonio. L’attestato fu richiesto per le nozze con Giovanna Foraboschi (nata nel 1692 circa), che si dovettero celebrare ai primi del 1722 (Lavrič, 2006, p. 352). Non sono noti figli di secondo letto.
Nel 1723, ultimate le cappelle, il Capitolo della cattedrale donò al pittore un bacile con vaso in argento dorato fatti eseguire ad Augusta e che sarebbero stati espressamente ricordati nel testamento (Bergamini, 1994, p. 365).
Da Lubiana Quaglio sostò a Trieste, dove entro il 13 novembre affrescò la cappella di S. Giuseppe in S. Giusto.
Lasciò la Lombardia ancora nel 1724. Il 14 maggio fu a Udine per «aggiustar le fessure accadute nelle pitture» della cappella del Monte di pietà e affrescare la cappella di S. Leonardo (Bergamini, 2006, p. 220, n. 53). Di seguito ornò il santuario di Obršljan della parrocchia di Komen afferente al collegio dei gesuiti di Gorizia (Quinzi, 2003-2004, p. 371).
L’ultimo periodo si svolse soprattutto in Lombardia, dove lasciò ancora dei «cicli d’affreschi di buona fattura e forte impatto emotivo» a Stazzona (1726), Castiglione Intelvi (1726), Esine (1727), Alzano Maggiore (1727); fu a Lugano nel 1729 (Bergamini, 2009, p. 2102). Dopo la morte di Raffaele, già defunto nel 1733, fu aiutato dai figli Giovanni Maria e Domenico e dal nipote Raffaele, figlio di Giovanni Maria (Bergamini, 1994, pp. 306, 365).
La pala d’altare per Villa d’Adda (Bergamo), del 1749, è l’ultimo lavoro noto, ma l’artista è indirettamente documentato all’opera nella chiesa di Porlezza il 15 settembre 1750 (Leoni, 2010, p. 57).
Morì il 3 luglio 1751, minato da «un grave impedimento che aveva in gola» e che gli impedì di assumere la comunione (Bergamini, 1994, p. 57). Per suo espresso desiderio fu sepolto nella chiesa di S. Lorenzo a Laino.
Fonti e Bibl.: Laino, Archivio parrocchiale, Mss., Registro di me Giulio Quaglio o Libro di famiglia della famiglia Quaglio di Laino, 1746-XIX sec.; Archivio di Stato di Como, Notarile, 3337, Atti del notaio Isidoro Carnevali di Lanzo, Testamento (1733), pp. 3-19; P. Fontana, G. Q. (1669-1751) ed artisti di sua famiglia, dattiloscritto, 1938.
L. Lanzi, Storia pittorica della Italia dal risorgimento delle belle arti fin presso al fine del XVIII secolo (1809), a cura di M. Capucci, Firenze 1970; F. di Maniago, Storia delle belle arti friulane, Udine 1823; V. Steska, Slikar Julij Quaglio, in Dom in svet, 1903, vol. 16, pp. 486-490, 527-533; I. Cankar, G. Q., in Dom in svet, 1920, vol. 32, pp. 77-84, 131-137, 186-192, 240-245; I. Trinko, Notizie su G. Q. pittore, in Atti della Accademia di Udine, 1932-1933, n. 12, pp. 227-259; E. von Cranach-Sichart, Q., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVII, Leipzig 1933, p. 494; R. Marini, G. Q. e il suo primo decennio in Friuli, in Arte Veneta, 1955, n. 9, pp. 155-170; Id., G. Q. La maturità e la vecchiezza, in Arte Veneta, 1958, n. 12, pp. 141-157; F. Cavarocchi, Artisti della Valle Intelvi e della Diocesi Comense attivi in Baviera alla luce di carte d’archivio del Ducato di Milano, in Arte lombarda, X (1965), 2, pp. 135-148; G. Biasutti, Nuovi documenti su pittori del ’600 in Friuli, in La Panarie, n.s., V (1973), 20, pp. 3-6; A. Barigozzi Brini, G. Q., in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo. Il Settecento, Bergamo 1989, pp. 475-484; G. Bergamini, G. Q., Udine 1994; A. Lavrič, G. Q. v korespondenci Janeza Antona Dolničarja (G. Q. nella corrispondenza di Janez Anton Dolničar/Thalnitscher), in Acta historiae artis Slovenica, 1996, n. 1, pp. 79-89; Ead., Umetnostni spisi Aleša Žige Dolničarja (Scritti d’arte di Aleš Žiga Dolničar/Thalnitscher), ibid., pp. 35-78; G. Bergamini, Stuccatori in Friuli al seguito del Q.: Lorenzo Retti e Gio. Battista Bareglio, in Francesco Robba and the Venetian Sculpture of the Eighteenth Century, a cura di J. Höfler, Ljubljana 2000, pp. 235-245; M. Karpowicz, G. Q. a Lugano. L’affresco dell’altare di Santa Maria di Loreto, in Arte e storia, 2001, n. 5, 2, pp. 76-84; F. Šerbelj, La pittura barocca nel Goriziano, Ljubljana 2002; J.G. Dolničar, Zgodovina ljubljanske stolne cerkve: Ljubljana 1701-1714 (Storia della cattedrale di Lubiana: Lubiana 1701-1714), a cura di A. Lavrič, Ljubljana 2003 (in partic. A. Lavrič, Zgodovina ljubljanske stolne cerkve po dokumentih Janeza Antona Dolničarja (Storia della cattedrale di Lubiana sui documenti di Gian Antonio Dolničar), pp. 443-495); G. Q. pittore. Atti del Convegno..., San Fedele Intelvi... 2001, in La Valle Intelvi, 2003, n. 9 (in partic. E. Palmieri, Gli affreschi di G. Q. nell’Oratorio di San Giuseppe di Laino. Ipotesi interpretativa, pp. 171-182; R. Fazzini, Nuove acquisizioni a Brenzio, Stazzona e Azzano di Mezzegra, pp. 183-189; G. Mollisi, G. Q. a Lugano: un inedito nella chiesa di S. Maria a Loreto, pp. 191-198); A. Quinzi, G. Q. na Goriškem. Oltarna slika Lantierijevega dvorca v Vipavi, in Goriški letnik, 2003-2004, nn. 30-31, pp. 367-371; B. Murovec, Quaglieve oltarne slike v ljubljanski stolni cerkvi (La Pala Quaglio nella cattedrale di Lubiana), in Umetnostna kronika, 2005, n. 7, pp. 2-5; A. Quinzi, G. Q. tra il Friuli veneto, la Contea di Gorizia e la Carniola, in Artisti in viaggio 1600-1750. Presenze foreste in Friuli Venezia Giulia, a cura di M.P. Frattolin, Udine-Venezia 2005, pp. 193-204; G. Bergamini, G. Q.: inediti e considerazioni, in Vis imaginis: baročno slikarstvo in grafika. Festschrift Anica Cevc, a cura di B. Murovec, Ljubljana 2006, pp. 191-220; A. Lavrič, Prispevek k biografiji Giulia Quaglia (Contributo alla biografia di G. Q.), in Barok na Goriškem / Il barocco nel Goriziano, a cura di F. Šerbelj, Nova Gorica-Ljubljana 2006, pp. 349-355; G. Bergamini, Q. G., pittore, in L’età veneta, a cura di L. Scalon - C. Griggio - U. Rozzo, Udine 2009, pp. 2091-2103; L’arte di G. Q. nella provincia di Udine, Udine 2010; M. Leoni, Dal restauro della chiesa della Madonna del Rezzo a Porlezza. Nuove precisazioni sull’attività di G. Q., in Acta historiae artis Slovenica, 2010, n. 15, pp. 51-60.