PONTEDERA, Giulio
PONTEDERA, Giulio. – Nacque a Vicenza il 7 maggio 1688 da Antonio e dalla nobildonna Lucia Zanonati.
Originaria di Pisa, la famiglia Pontedera si era stabilita in Veneto intorno al 1530. Dopo una prima educazione presso il collegio dei padri somaschi di Vicenza, il giovane intraprese gli studi universitari a Padova, dove si laureò in filosofia e medicina il 28 maggio 1715. Tra i suoi maestri vi fu il medico e anatomista Giovanni Battista Morgagni, con cui stabilì uno stretto legame di amicizia e una feconda collaborazione scientifica, aiutandolo tra l’altro nelle dissezioni.
Appassionato studioso di botanica fin dall’infanzia, nel 1719 i Riformatori dello Studio di Padova gli affidarono la cattedra di Ostensio simplicium e la direzione dell’orto botanico, che tenne fino alla morte, nel 1757. Succeduto all’abate Felice Viali, in qualità di prefetto Pontedera contribuì ad arricchire in maniera significativa il numero di piante dell’antica istituzione, costruendo nuove serre riscaldate e ampliando quelle preesistenti (R. De Visiani, L’Orto botanico di Padova nell’anno 1842, Padova [1842], pp. 25-30). Allo scopo di scambiare semi e piante, costruì una fitta rete di contatti con alcuni dei più importanti uomini di scienza del suo tempo, dal fisiologo svizzero Albrecht von Haller al medico olandese Herman Boerhaave, dal botanico bolognese Giuseppe Monti a quello fiorentino Pier Antonio Micheli. Pontedera fu tra i protagonisti di una vivace stagione scientifica dell’Ateneo di Padova, che in quegli anni annoverava docenti come Antonio Vallisneri, Morgagni e Giovanni Poleni. Per le sue osservazioni botaniche e zoologiche fu aiutato, tra gli altri, dal medico Vitaliano Donati, laureatosi a Padova nel 1739.
Tra i suoi principali lavori di botanica, si segnalano il Compendium tabularum botanicarum (Patavii 1718) e la Anthologia sive de floris natura (Patavii 1720).
Nel primo, Pontedera comunicava i risultati delle sue vaste ricerche sulla flora dell’Italia che lui definiva cisalpina, condotte nel corso di numerosi viaggi intrapresi soprattutto nell’area veneta alla ricerca di piante non ancora descritte. Il secondo, di maggior importanza, si concentrava sullo studio della morfologia del fiore e del significato delle varie parti che lo compongono sulla base del sistema del botanico francese Joseph Pitton Tournefort, di cui Pontedera era un sostenitore. Convinto oppositore del sistema sessuale proposto da Linneo, con l’Anthologia egli mirava a dimostrare l’assenza della sessualità e della fecondazione dei fiori. Al trattato erano annesse undici dissertazioni, tratte dalle sue lezioni tenute in orto nel 1719.
Ingegno versatile, Pontedera non si occupò solo di botanica. Come altri scienziati con cui era in contatto, tra cui Poleni e Morgagni, fu uno studioso erudito dell’antichità classica greca e romana (D. Nardo, Scienza e filosofia nel primo Settecento padovano. Gli studi classici di G. B. Morgagni, G. Poleni, G. Pontedera, L. Targa, in Quaderni per la storia dell’Università di Padova, 1981, vol. 14, pp. 1-40). Membro dell’Accademia dei Ricovrati, tre delle sue memorie furono premiate dall’Accademia di iscrizione e belle lettere di Parigi nel 1739, 1754 e 1756. Sostenitore del metodo filologico proposto da Poleni, insieme a Morgagni, contribuì all’edizione degli Scriptores rei rusticae portata a termine nel 1735 dal filologo classico tedesco Johann Matthias Gesner. Il maggior contributo di Pontedera nel campo delle lettere classiche venne dal volume Antiquitatum latinarum graecarumque enarrationes atque emendationes, edito nel 1740 a Padova e composto da sessantotto lettere indirizzate ad Andrea Marano, singolare figura di studioso vicentino. Una parte consistente del volume era dedicata a temi concernenti l’agricoltura romana attraverso un’analisi dei codici di vari autori latini, tra cui Catone e Varrone.
Il 21 settembre 1740 Pontedera sposò Elisabetta Poleni, figlia del marchese Giovanni Poleni, celebre scienziato dell’Ateneo di Padova, con cui era in contatto. L’anno seguente nacque la sua unica figlia, Giovanna, sposatasi in seguito con il conte Giacomo Schioppo di Verona.
Fu la moglie Elisabetta a far stampare a proprie spese nel 1791 l’edizione postuma dei due volumi delle Epistolae ac dissertationes del padre, curata da Giuseppe Antonio Bonato, all’epoca prefetto dell’orto di Padova. Preceduta da una prefazione e dalla ristampa della biografia di Pontedera scritta nel 1785 da Angelo Fabroni, l’opera consta di sedici lettere inviate ad alcuni amici e di sedici dissertazioni. Gli argomenti, di carattere sia scientifico sia antiquario, spaziavano dalle critiche al sistema classificatorio di Linneo alla storia dell’orto di Padova, fino al contributo dei botanici per il progresso dell’agricoltura.
Nonostante la loro divergenza di opinioni in campo botanico, Linneo dedicò a Pontedera il genere di piante acquatiche Pontederia.
Di salute cagionevole, morì il 3 settembre 1757, all’età di 69 anni, mentre si trovava a Lonigo, nei pressi di Vicenza, nella sua casa di famiglia, dove era solito risiedere per lunghi periodi.
Oltre alla sua attività nell’orto di Padova, in questo giardino privato Pontedera coltivò negli anni una grande varietà di piante e di cereali. Fu sepolto nella chiesa maggiore di Lonigo, dove lo ricorda un’iscrizione apposta dalla moglie Elisabetta, dal fratello Francesco e dalla figlia Giovanna.
Oltre a quelle citate, tra le sue pubblicazioni minori, si ricordano alcune lettere stampate in lavori di altri autori, tra cui una lettera a Michelangelo Tilli, in Catalogus plantarum horti pisani, Florentiae 1723, pp. 177-184 e due lettere riguardanti l’orto botanico di Padova, in Niccolò Comneno Papadopoli, Historia Gymnasii patavini, t. I, Venetiis 1726, pp. 14-23.
Fonti e Bibl.: La Biblioteca dell’orto botanico di Padova conserva sette volumi con documenti manoscritti composti da P., di varia mole e contenuto, relativi alla storia dell’orto e delle piante che vi erano coltivate (cfr. A. Béguinot, I materiali d’archivio del R. Istituto ed Orto Botanico di Padova, estratto da Bullettino dell’Istituto botanico della Regia Università di Sassari, 1922, vol. 1, memoria X, pp. 21-23). La Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna conserva il manoscritto Botanices lectiones a Iulio Pontedera anno 1729 in Horto patavino habitae (C. Lucchesi, Manoscritti della Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna contenenti opere di Lettori dello Studio di Padova, in Studi e memorie per la storia dell’Università di Bologna, VII, Bologna 1922, p. 50). Nell’Iconoteca dei botanici della Biblioteca dell’Orto di Padova sono presenti alcune riproduzioni di suoi ritratti. Si segnala inoltre la statua eretta in suo onore nel 1785 in Prato della Valle, a Padova, e un busto in gesso realizzato nel 1760 sulla balaustra del muro circolare dell’orto da lui diretto.
Cfr. inoltre: G. Gennari, Lettera intorno la vita e gli studi del fu Sig. G. P., 25 febbraio 1758, in Memorie per servire all’istoria letteraria, t. 11, Venezia 1758, pp. 209-220; A. Fabroni, Julius P., in Vitae Italorum, XII, Pisis 1785, pp. 205-235; A. Neumayr, Illustrazione del Prato della Valle ossia della piazza delle statue di Padova, parte prima, Padova 1807, pp. 353-359; P.A. Saccardo, La botanica in Italia, I, Venezia 1895, p. 131, II, Venezia 1901, p. 87; A. Béguinot, G. P., in Gli scienziati italiani, I, Roma 1921, pp. 90-94; G. Casadoro, G. P., in L’Orto botanico di Padova 1545-1995, a cura di A. Minelli, Venezia 1995, pp. 82-88; N. Tornadore, G. P., in Professori e scienziati a Padova nel Settecento, a cura di S. Casellato - L. Sitran Rea, Treviso 2002, pp. 296-302; M. Pancino, Giovanni Poleni, ibid., pp. 202-225, in partic. p. 205; E.M. Cappelletti - G. Cassina, Le lezioni di ‘Ostensio simplicium’ di G. P.: l’identificazione delle piante, Padova 2013, supplemento di Atti e memorie dell’Accademia Galileiana di scienze, lettere ed arti, 2012-2013, vol. 125.