PALLAVICINO, Giulio
PALLAVICINO (Pallavicini), Giulio. – Nacque a Genova, da Agostino e da Maddalena Spinola probabilmente nel 1558 (Grendi, 1974).
La famiglia nel volgere delle due generazioni precedenti aveva accumulato grandi ricchezze grazie alla vendita di allume in regime di relativo monopolio, estendendo tale commercio fino alla piazza di Anversa. Sull'ascesa aveva influito la stretta relazione di parentela con le potenti famiglie dei Grimaldi e degli Spinola.
Ricoprì cariche pubbliche, pure se di non grande rilievo: fu priore delle Societates devote di S. Lorenzo e S. Domenico; esercitò la carica di sindacatore dell’Oltregiovo (1593 e 1610), del fiscale (1599), della Riviera occidentale (1598), della Rota criminale (1609), fu protettore di S. Giorgio (1617) e senatore nel 1626. In accordo con gli altri membri della famiglia sostenne l’ingresso del fratello Marcello nella Compagnia di Gesù con un dispendioso donativo che ricoprì per intero la costruzione di S. Ambrogio, la casa professa dei gesuiti a Genova. Il matrimonio con Camilla Doria rafforzò ulteriormente i legami con l’aristocrazia genovese, che non furono però proseguiti dalla prole: dei due figli avuti da Camilla, il primo, Ottavio, premorì ai genitori, la seconda, Marietta, divenne monaca.
La condizione di prestigio e di stabilità economica rese possibile a Pallavicino coltivare interessi letterari. La decisione di dedicarsi alla letteratura lo spinse a raccogliere un’importante biblioteca, che nel 1584 conteneva oltre 2000 volumi, e a rendersi promotore e protettore dell’Accademia degli Addormentati, istituita nel 1587, nella quale fu il Timido. Dell’Accademia Pallavicino fu dapprima segretario e negli anni successivi anche principe. Vi parteciparono figure di alto livello come Ansaldo Cebà e Gabriello Chiabrera, e ne furono influenzati importanti personaggi della cultura genovese dell’epoca, quali Antonio Roccatagliata, Federico Federici, Agostino Franzone. Inoltre, sono documentate relazioni significative con intellettuali di altre regioni d’Italia, come Francesco Tommasi, Scipione Ammirato e Traiano Boccalini.
La biblioteca del Fondo Pallavicino, acquisita nel 1886 dall’Archivio storico del Comune di Genova, contiene una parte dei volumi appartenuti a Pallavicino: 227 codici contenenti copie di leggi, decreti, elenchi di consoli, senatori e membri del Consiglio della Repubblica, e ancora istruzioni agli ambasciatori, notizie sulle famiglie genovesi e miscellanee di documenti. Di essa si conserva l’inventario manoscritto, che consente di coglierne il carattere anche letterario e mondano. Vi erano conservate commedie, opere teatrali, collezione di rime, storie delle città italiane e di paesi stranieri; risultavano presenti pure opere del pensiero politico più recente, tra cui la Demonomia e la Repubblica di Jean Bodin.
Tra i pezzi principali è il diario che Pallavicino tenne come cronaca degli avvenimenti a Genova per gli anni 1583-89: l'Inventione di scrivere tutte le cose accadute alli tempi suoi idest di Genova particolarmente di che si vedrà d’anno in anno quanto si anderà facendo così dal Ser.mo Senato come d’altri segni, in persone particulari e generali così N.S. Iddio conceda propitio fine in tutte le cose. Amen (Genova, Arch. storico Comune, Mss., 283, di 332 carte).
L'opera consiste nella trascrizione oggettiva e impersonale degli eventi accaduti giorno dopo giorno a Genova per il periodo preso in esame; il titolo Inventione testimonia l’intendimento letterario che la narrazione degli avvenimenti si propone. Oggetto dell'interesse di Pallavicino è la vita cittadina, disegnata nella variegata complessità dei soggetti, delle parti più o meno autorevoli, delle istituzioni civili e di quelle specificamente politiche. Particolare è l’attenzione rivolta alle notizie delle morti: dei vecchi, ma anche di neonati per le epidemie infantili degli anni 1584 e 1588; si prende nota dei decessi dei nobili e dei soggetti privati, raccontando pure il dettaglio delle malattie che ne sono state la causa. Matrimoni e sponsali sono riportati con preciso riferimento alle doti delle spose, all’entità dei patrimoni familiari e alle dinamiche relative alle alleanze matrimoniali che si vengono costituendo. In modo approfondito sono riferite le consuetudini societarie delle parti cittadine, soprattutto all’interno del ceto aristocratico: Pallavicino descrive banchetti, balli, veglie, tornei, il Carnevale e le mascherate, mostre, giostre, eventi teatrali e sacre rappresentazioni. Si dà conto pure delle contese e dei conflitti attraverso la descrizione delle violenze individuali e di quelle collettive, operate dai banditi e dalle parti nobiliari. È descritta la violenza collettiva che fu per esplodere nella carestia del 1586, quando il governo decise l’aumento del prezzo del grano e a stento riuscì a evitare la rivolta popolare. Per l’anno 1587 Pallavicino informa della crisi economica e della riduzione delle attività di trasporto delle navi; entra nei dettagli numerici dei carichi d’argento trasportati dalle galere della Repubblica; sono pure riportati altri dati sui carichi e sui noli dei trasporti della seta con partenze a giugno e ritorno fra agosto e settembre di quell’anno. Continua è l’informazione sui fatti politici: le riunioni del Minor Consiglio e del Gran Consiglio, le notizie sulle rinunce da parte degli eletti e sulla partecipazione alle sedute, le date delle elezioni del doge. Infine, non mancano notazioni puntuali sulle attività dell’Inquisizione romana riguardo alle persecuzioni contro l’eretico Bartolomeo Lercari, Giovanni Morone e Giacomo Spinola.
L’Inventione costituisce il frutto principale della giovanile vocazione letteraria di Pallavicino. I codici a lui appartenuti testimoniano un imponente lavoro di trascrizione documentaria condotto nel corso degli anni. Quasi 200 manoscritti contengono copie – eseguite in proprio o commissionate ad altri – di documenti di particolare importanza per la storia genovese. Di rilievo la trascrizione della memoria delle discordie civili del 1575 redatta da Giovanni Battista Lercaro, la raccolta delle elezioni dei magistrati della Repubblica tra il 1528 e il 1575, la trascrizione di un diario degli anni, movimentati per la Repubblica, 1506-07. Nei quattro tomi della Raccolta delle famiglie genovesi, datata 1634, sono raccolte notizie e documenti della storia delle famiglie più conosciute, includendo informazioni sulla stessa famiglia Pallavicino. Infine, il passaggio dall'accumulo documentario al commento critico degli avvenimenti è ben visibile in un ultimo documento, datato 24 maggio 1634, con dedica a Marc’Aurelio Rebuffa del 15 dicembre dello stesso anno: si tratta del racconto di un fatto storico di grande importanza per la storia genovese, svolto in circa 200 carte: Vero e distinto ragionamento fatto da Giulio di Agostino Pallavicino per lo quale con ogni curiosità si narra la scellerata guerra mossa l’anno 1625 da duca di Savoia alla Repubblica di Genova, scritta da lui con ogni verità (Genova, Arch. storico del Comune, Mss., 341). L’impianto del testo presenta ancora la forma impersonale e oggettiva della narrazione cronistica, tuttavia in molteplici punti lo svolgimento dei contenuti si sforza di rappresentare i sentimenti diretti e sofferti dei protagonisti.
Pallavicino morì negli ultimi giorni dell’anno 1634 oppure nei primi mesi del 1635.
L'Inventione è edita a cura di E. Grendi, Genova 1975.
Fonti e Bibl.: M. Maylender, Storia delle Accademie d’Italia, vol., Bologna 1926; M. Nicora, La nobiltà genovese dal 1528 al 1700, in Miscellanea storica ligure, II (1961), pp. 217-310 solo pp. su Pallavicino; G. Benvenuti, Storia della Repubblica di Genova, Milano 1977; L. Saginati, L’Archivio storico del Comune di Genova: fondi archivistici e manoscritti, in Atti della società ligure di storia patria, XVII (1977), pp. 649-674 solo pp. su Pallavicino; E. Grendi, G. P. e il suo diario genovese (1583-1589), in Ricerche d’archivio e studi storici in onore di Giorgio Costamagna, Roma 1974, pp. 73-96; E. Grendi, La repubblica aristocratica dei genovesi, Bologna 1987; Id., Lettere orbe. Anonimato e poteri nel Seicento genovese, Palermo 1989; R. Savelli, Su una lettera inedita di Traiano Boccalini e alcuni manoscritti di G. P., in Il pensiero politico, XVI (1983), pp. 403-409; Id., La repubblica oligarchica: legislazioni, istituzioni e ceti a Genova nel Cinquecento, Milano 1981; C. Costantini, La Repubblica di Genova, Torino 1986; C. Bitossi, Il governo dei magnifici. Patriziato e politica a Genova fra Cinque e Seicento, Genova 1990; V. Gropallo, Elenco nobiliare ligure e storia della nobiltà genovese, Genova 1991; A. Lercari, La nobiltà civica a Genova e in Liguria dal Comune consolare alla Repubblica aristocratica, in Le aristocrazie cittadine. Evoluzione dei ceti dirigenti urbani nei secoli XV-XVIII, Atti del Convegno…2007, a cura di M. Zorzi et al., Venezia 2009, pp. 227–362 solo pp. su Pallavicino.