SOMAGLIA, Giulio Maria
della. – Nacque a Piacenza il 29 luglio 1744, terzogenito di Carlo Maria Cavazzi, conte e barone della Somaglia, e della contessa Marianna Fenaroli, bresciana. Ebbe una sorella, Bianca, e tre fratelli: il primogenito Annibale, Gian Antonio e Gaetano.
Apparteneva al ramo piacentino dell’omonimo casato lombardo; i suoi membri si firmavano spesso con la forma cognominale Capece Anghillara (anziché Cavazzi), per rivendicare le supposte ascendenze spagnole e napoletane della famiglia (Còccioli Mastroviti, 2009, p. 181).
Ebbe i natali nel palazzo di famiglia e fu battezzato nella parrocchia dei Ss. Nazaro e Celso con il nome di Giulio Cesare, che egli preferì poi mutare, in età matura, in Giulio Maria, per ragioni di opportunità. Gli fu padrino il cardinale piacentino Giulio Maria Alberoni.
Destinato alla carriera ecclesiastica, della Somaglia studiò a Roma al collegio Nazareno (1756-64) e conseguì poi la laurea dottorale in utroque iure alla Sapienza. Fatto cameriere segreto soprannumerario nel 1769, entrò in prelatura nel 1773 con il titolo di referendario del tribunale della Segnatura (prestando giuramento il 20 marzo 1773). La sua carriera curiale decollò durante il pontificato di Pio VI, che lo nominò prelato domestico (marzo 1775), votante del tribunale della Segnatura di grazia, prelato aggiunto alla congregazione del Concilio per l’esame delle relazioni ad limina (entro il 1779), protonotario apostolico soprannumerario non partecipante (1787) e inoltre segretario, nell’ordine, delle congregazioni delle Indulgenze e delle reliquie (25 marzo 1775), dei Riti (luglio 1784) e infine dei Vescovi e regolari (gennaio 1787).
Ordinato sacerdote il 2 giugno 1787 dal cardinale Giacinto Sigismondo Gerdil, il 15 dicembre 1788 fu nominato patriarca in partibus di Antiochia di Siria, venendo consacrato dallo stesso porporato, il 21 dicembre seguente, nella chiesa romana di S. Carlo ai Catinari.
Se della Somaglia fu accusato di aver avuto in gioventù costumi piuttosto rilassati e di aver coltivato qualche simpatia per le idee gianseniste e le riforme di Scipione de’ Ricci, come farebbe sospettare la sua amicizia con il canonico Fabio De Vecchi (Codignola, 1944, pp. 105, 237; Colapietra, 1963, pp. 339 s., n. 15), nel corso degli anni egli irrigidì notevolmente le sue posizioni e si legò sempre più agli ambienti intransigenti della soppressa Compagnia di Gesù, dei quali fu uno dei maggiori protettori negli anni della dispersione. Alla fine del 1788, della Somaglia fu così chiamato a presiedere la prima commissione incaricata dell’analisi degli atti del sinodo ricciano di Pistoia, la quale lavorò dal 3 febbraio 1789 al 24 settembre 1790 e si pronunciò per la censura di molte tesi (P. Stella, in La bolla Auctorem fidei, 1995, pp. LIX-LXXVI). Non risulta invece una sua partecipazione diretta né ai lavori delle due successive commissioni cardinalizie, né alla redazione della bolla Auctorem fidei (diversamente da quanto riferisce Colapietra, 1962, p. 122 nota 20).
Creato cardinale-prete il 1° giugno 1795, il 22 settembre seguente gli fu assegnato il titolo di S. Sabina; lo stesso giorno Pio VI lo ascrisse alle congregazioni del S. Uffizio, dei Vescovi e regolari, dei Riti, dell’Immunità ecclesiastica e dell’Esame dei vescovi in teologia, e lo nominò vicario di Roma, con gli annessi incarichi di prefetto del Collegio romano e della congregazione della Residenza dei vescovi. Dal 24 luglio 1797 al 29 gennaio 1798 fu camerlengo del Sacro Collegio cardinalizio.
Di fronte agli sconvolgimenti rivoluzionari, si schierò con il partito curiale che premeva su Pio VI affinché mostrasse maggior rigore nelle questioni religiose francesi, e nell’estate 1796, durante le trattative di pace con la Francia, predicò l’intransigenza nei confronti delle richieste del Direttorio. Come vicario di Roma, dispose un’inchiesta sui presunti miracoli mariani avvenuti in città in quegli stessi mesi, cercando di sfruttarli in funzione apologetica e antigiacobina.
Nel febbraio 1798 della Somaglia fu inviato da Pio VI a parlamentare con il generale Louis-Alexandre Berthier, in marcia verso Roma, ma non poté impedire l’occupazione della città. Dopo la proclamazione della Repubblica Romana, fu arrestato con altri cardinali e imprigionato nel convento delle Convertite, quindi trasferito a Civitavecchia il 10 marzo e da lì espulso dal territorio della Repubblica il 28 marzo, riparando in Toscana e poi a Venezia. Alla morte di Pio VI, prese parte al conclave di Venezia, durante il quale gli fu conferita una seconda volta la carica di camerlengo, che tenne fino al febbraio 1801. Il nuovo papa, Pio VII, lo confermò vicario di Roma (prima del 2 aprile 1800) e lo inviò come legato, insieme ad altri due cardinali, a prendere possesso della città, occupata dalle truppe napoletane; della Somaglia venne poi annesso alle congregazioni della Disciplina dei regolari e delle Indulgenze e alla neoistituita congregazione per gli Affari ecclesiastici (28 luglio 1800), in seno alla quale si occupò del nuovo concordato da stipulare con la Francia, inclinando per una politica di riavvicinamento a Napoleone; il 30 ottobre 1800 fu inoltre nominato prefetto della congregazione dei Riti. Il 20 luglio 1801 fu trasferito al titolo cardinalizio di S. Maria sopra Minerva.
Durante la nuova crisi tra Francia e S. Sede, il 23 marzo 1808 fu espulso da Roma con altri porporati, su pressione delle autorità francesi. Costretto a risiedere a Parigi, fu tra i tredici cardinali ‘neri’ che il 2 aprile 1810 si rifiutarono di presenziare alle nozze religiose tra Napoleone e Maria Luisa d’Asburgo, e il 10 giugno fu per questo relegato a Mézières, con l’interdizione di portare la porpora e gli altri segni della dignità cardinalizia. Nel febbraio del 1813, su esplicita richiesta del papa, della Somaglia raggiunse Pio VII a Fontainebleau, ma fu nuovamente esiliato a Draguignan nel gennaio 1814; liberato per ordine del governo provvisorio il 2 aprile seguente, fece prontamente ritorno a Roma.
Fin dai primi mesi della Restaurazione, della Somaglia si vide confermare e ampliare le sue attribuzioni curiali: fu così nominato segretario del S. Uffizio (20 maggio 1814) e ascritto alla congregazione «deputata per l’esame dei disordini avvenuti al tempo del passato governo» (31 maggio 1814), a quelle per la Riforma del clero (4 giugno 1814) e degli studi (30 dicembre 1814), nonché alla ripristinata Congregazione economica (1° settembre 1815), al cui interno partecipò ai lavori per la redazione dei nuovi codici civile e penale. Nel 1815, quando Pio VII lasciò Roma a causa dell’invasione murattiana, della Somaglia fu chiamato a presiedere la Suprema giunta di Stato, la quale amministrò gli Stati pontifici dal 23 marzo al 9 giugno 1815. Egli fu poi ascritto alla congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari (19 luglio 1814) e, negli anni seguenti, a numerose congregazioni particolari, in seno alle quali si occupò delle controversie legate alla stipula o all’applicazione dei concordati con la Toscana (1815), la Francia (1817), la Baviera (1817-1818), il regno di Napoli (1818), degli affari ecclesiastici della Spagna (1820), della Germania (1820), del Belgio (1821) e di varie questioni politico-religiose concernenti il Piemonte, la Svizzera, l’Olanda e l’America Latina. Egli divenne inoltre membro delle congregazioni di Propaganda Fide (10 novembre 1818), dell’Indice (18 novembre 1818) e della Visita apostolica (27 marzo 1819), e di quelle per la correzione dei libri della Chiesa orientale (5 maggio 1821) e del Censo (prima del 1823).
Durante il pontificato di Pio VII, della Somaglia cumulò anche importanti titoli onorifici e cerimoniali. Fu infatti nominato arciprete della basilica di S. Giovanni in Laterano (20 maggio 1814) e cardinale-vescovo di Frascati (26 settembre 1814). Promosso vicecancelliere e sommista della Chiesa il 2 ottobre 1818, ottenne la commenda cardinalizia di S. Lorenzo in Damaso e rinunciò al titolo di vicario di Roma. Il 21 dicembre 1818 divenne poi vicedecano del Sacro Collegio, con il relativo titolo di cardinale-vescovo di Porto, Santa Rufina e Civitavecchia, e il 10 maggio 1820 decano, ricevendo contestualmente i titoli di prefetto della congregazione Cerimoniale e di cardinale-vescovo di Ostia e Velletri (29 maggio).
«Superstite autorevole dell’atmosfera mondana e diplomatica» della Roma di Pio VI (Colapietra, 1962, p. 83), ma, proprio per questo, difensore geloso dei vecchi equilibri curiali e strenuo difensore dei diritti ecclesiastici, della Somaglia mantenne verso i progetti di riforma del cardinale Ercole Consalvi un atteggiamento duplice: da una parte, in linea con le posizioni del partito zelante, rifiutò fermamente qualsiasi innovazione che toccasse il piano dei principi (egli attaccò, ad esempio, il progetto di codice civile proposto nel 1819, contestando la secolarizzazione della legislazione, l’ingerenza dell’autorità civile nelle materie miste, l’abolizione delle immunità ecclesiastiche e delle discriminazioni confessionali, le modifiche del diritto successorio); dall’altra, accettò pragmaticamente molti dei cambiamenti politici e socioeconomici introdotti dalla Rivoluzione francese (come l’abolizione della giurisdizione feudale). Al conclave del 1823, questo suo profilo di anticonsalviano moderato ne fece un candidato di compromesso, ed egli andò vicino all’elezione, alla quale non nascose di aspirare vivamente (Tizzani, 2015, p. 119). Fatto papa il cardinale Annibale Della Genga il 28 settembre 1823, della Somaglia fu subito designato come segretario di Stato.
Ormai anziano, trattò gli affari di Stato con lentezza ed eccessivo formalismo, venendo spesso scavalcato dallo stesso pontefice, che intendeva gestire di persona le questioni di maggior rilievo, o da congregazioni cardinalizie particolari. Il suo empirismo lo portò a una prassi di governo frammentaria e mediocre, troppo timida per intraprendere iniziative di vasto respiro (Colapietra, 1963, p. 141) e sempre più circoscritta alla gestione dell’ordinaria amministrazione; egli fu inoltre accusato di non controllare a sufficienza i suoi subalterni e di dare così adito ad arbitri e malversazioni (Pásztor, 1984, p. 146 nota 80). In crescente contrasto con Leone XII, della Somaglia lasciò la carica di segretario di Stato alla fine del maggio 1828, dopo qualche resistenza. Dal 28 settembre 1823 al 13 gennaio 1824 e dal 24 gennaio 1824 al 1° ottobre 1826 egli fu anche proprefetto della congregazione di Propaganda Fide e, all’incirca per lo stesso periodo, di quella delle Immunità. Nel quadro della riforma degli studi superiori varata da Leone XII con la costituzione Quod divina sapientia (28 agosto 1824), alla cui lunga elaborazione della Somaglia aveva collaborato fin dal 1816, egli fu ascritto alla neoistituita congregazione degli Studi; fu inoltre nominato membro della congregazione Concistoriale (21 aprile 1825) e «bibliotecario di Santa Romana Chiesa» (26 gennaio 1827). Prese parte al conclave del 1829, con ruolo ormai marginale vista l’età avanzata, e fu chiamato da Pio VIII a far parte della congregazione cardinalizia «di Stato», istituita il 22 aprile 1829 per discutere varie riforme in materia amministrativa, politica ed economica.
Morì a Roma il 2 aprile 1830, per una forte febbre dovuta a infiammazione polmonare; le esequie si tennero in S. Lorenzo in Damaso e il corpo fu tumulato in S. Maria sopra Minerva.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato. Spogli di cardinali e officiali di Curia, Spoglio Della Somaglia (4 buste); Forlì, Biblioteca comunale A. Saffi, Collezione Piancastelli (23 lettere del/al cardinale; cfr. Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia, XCVIII, Firenze 1980, pp. 108 s.). Abbondante documentazione sull’attività politica e amministrativa del cardinale, ancora largamente inesplorata, si può trovare a Roma, nell’Archivio storico diocesano, tra le carte del vicariato; nell’Archivio di Stato di Roma; nell’Archivio segreto Vaticano, nel fondo Segreteria di Stato e in quelli delle congregazioni di cui egli fu membro o prefetto; nell’Archivio Vaticano degli Affari ecclesiastici straordinari.
[A. Cerati], Elogio di Gian-Antonio Capece della Somaglia, Parma s.d. (forse 1812); Diario di Roma, 1830, n. 28, pp. 4-11; A.F. Artaud de Montor, Somaglia, Jules-Marie della, in Biographie universelle ancienne et moderne. Supplément, LXXXII, Paris 1849, pp. 354-364; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LXVII, Venezia 1854, pp. 175-181; G. de Grandmaison, Napoléon et les cardinaux noirs (1810-1814), Paris 1895, pp. 33 s., 43, 48, 79-81, 111 s., 174, 198, 228 s., 249; D., Il card. G.M. della S. nella corrispondenza di un diplomatico piemontese, in Bollettino storico piacentino, XXVII (1932), pp. 176-178; U. Beseghi, I tredici cardinali neri, Firenze 1944, passim (in partic. pp. 115-117); E. Codignola, Il giansenismo toscano nel carteggio di Fabio De Vecchi, II, Firenze 1944, pp. 105, 212, 237, 371; R. Colapietra, Il diario Brunelli del Conclave del 1823, in Archivio storico italiano, CXX (1962), pp. 76-146 (in partic. pp. 83, 86 nota, 122 nota); Id., La Chiesa tra Lamennais e Metternich. Il pontificato di Leone XII, Brescia 1963, ad ind.; L. Pásztor, Un capitolo della storia della diplomazia pontificia: la missione di Giuseppe Albani a Vienna prima del trattato di Tolentino, in Archivum historiae pontificiae, I (1963), pp. 295-383; Id., La Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari tra il 1814 e il 1850, ibid., VI (1968), pp. 191-318; Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VI, Padova 1968, pp. 38, 49, 56, 87 e nota, VII, 1968, pp. 37-39, 41, 43, 49 s.; F. Gasnault, La réglementation des universités pontificales au XIXe siècle. I. Réformes et restaurations: les avatars du grand projet zelante (1815-1834), in Mélanges de l’École française de Rome. Moyen-Âge, Temps modernes, XCVI (1984), pp. 177-237 (in partic. pp. 182, 186 e nota, 195, 197 e nota, 207); L. Pásztor, La Segreteria di Stato e il suo archivio, 1814-1833, I, Stuttgart 1984, pp. 14 nota, 47-52, 58-60, 79 e nota, 130 s., 143-147; M. Cattaneo, Gli occhi di Maria sulla rivoluzione. ‘Miracoli’ a Roma e nello Stato della Chiesa, 1796-1797, Roma 1995, pp. 115, 119-124; La bolla Auctorem fidei (1794) nella storia dell’ultramontanismo, saggio introduttivo e documenti a cura di P. Stella, Roma 1995, ad ind.; Ph. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la curie romaine à l’âge de la restauration (1814-1846), Rome 2002, pp. 363-365; G. Pelletier, Rome et la Révolution française. La théologie et la politique du Saint-Siège devant la Révolution française (1789-1799), Roma 2004, pp. 77, 471, 483 s., 492, 603; Prosopographie von Römischer Inquisition und Indexkongregation, 1814-1917, a cura di H. Wolf, Paderborn 2005, pp. 471-474; J. Mejia - Ch. Grafinger - B. Jatta, I cardinali bibliotecari di Santa Romana Chiesa. La quadreria nella Biblioteca apostolica Vaticana, Città del Vaticano 2006, pp. 27 s., 251-255; E. Fontana Castelli, “La Compagnia di Gesù sotto altro nome”. Niccolò Paccanari e la Compagnia della fede di Gesù (1797-1814), Roma 2007, pp. 20 s., 30-35 e passim; R. Regoli, Ercole Consalvi. Le scelte per la Chiesa, Roma 2008, pp. 165 s., 331 e passim; A. Còccioli Mastroviti, S. Pietro in Cerro. La dimora dei Cavazzi conti della Someglia. Un palazzo ‘in villa’, in Archivio storico per le province parmensi, LXI (2009), pp. 181-194; V. Tizzani, Effemeridi romane. Volume primo, 1828-1860, a cura di G.M. Croce, Roma 2015, pp. 26, 31 s., 38, 41, 75 e nota, 104, 110, 115, 117-121, 164 s.; La corte papale nell’età di Leone XII, a cura di I. Fiumi Sermattei - R. Regoli, [Ancona] 2015, passim.