GAUDINI, Giulio
Nacque a Roma il 27 sett. 1904 da Mario, vicedirettore dei Giardini pubblici di villa Borghese, e da Isabella Bernardoni. Terzo di quattro figli, ebbe modo di affinare le sue doti fisiche nel verde del parco dove la famiglia risiedeva. All'età di sedici anni avvenne il decisivo incontro con il maestro di scherma Salvatore Angelillo, istruttore presso la società romana Audace, che intravide in quel ragazzo alto un metro e ottantasette (avrebbe poi superato i due metri), magro e dinoccolato una grande predisposizione nella disciplina per la sua "eccellente meccanica".
Allo scetticismo manifestato da molti data l'eccessiva altezza, Angelillo contrapponeva le non comuni doti del G.: una "grande intelligenza schermistica" che lo portava a "intuire" e prevenire le intenzioni degli avversari, una straordinaria velocità della mano e delle gambe, una penetrazione della punta quale ben pochi potevano vantare.
Entrato a far parte del corpo dei granatieri di Sardegna, il G. esordì ufficialmente nell'attività agonistica nel 1923 a Bologna, in occasione della Coppa Giovannini dove, pur non brillando particolarmente, si guadagnò la convocazione per i Giochi olimpici di Parigi del 1924.
Qui ottenne il quarto posto nella prova di fioretto a squadre, anche se quell'Olimpiade fu piuttosto amara per gli schermidori azzurri, squalificati per irregolarità nella sciabola a squadre.
Due anni dopo il G. s'impose al torneo littorio di Cremona, cui partecipavano diversi abili fiorettisti, dando inizio a una carriera che lo portò ai vertici della scherma mondiale. Nel 1927, a Vichy ai campionati europei (equivalenti fino al 1937 a vere e proprie competizioni mondiali), fu settimo sia nel fioretto individuale sia in quello a squadre; medaglia d'oro all'Olimpiade di Amsterdam (1928) con la squadra di fioretto, ottenne il bronzo nell'individuale dopo un epico scontro con il suo rivale francese, e grande schermidore, Lucien Gaudin.
N. Nadi, nell'occasione, parlò di lui come di un giovane "audace, non spavaldo, dal gioco sobrio e raffinato, dalla concezione dell'arma precisa ed artistica" (p. 332).
Nel 1930, in occasione dei campionati europei di Liegi, riportò uno straordinario successo nel fioretto individuale trascinando gli azzurri alla vittoria anche nella gara a squadre; ottenne inoltre l'argento con la squadra di sciabola. Agli europei di Vienna dell'anno successivo riportò la medaglia d'oro nel fioretto a squadre e quella d'argento nella sciabola a squadre; all'Olimpiade di Los Angeles (1932) fu terzo nel fioretto individuale e ottenne la medaglia d'argento con la squadra sempre nella stessa specialità. Emerse quindi nella sciabola, dove riportò l'argento nel torneo individuale e in quello a squadre.
Tuttavia in quei giochi non dette il meglio di sé a causa delle non perfette condizioni fisiche. Il G. - fu il commento di A. Cotronei sul Corriere della sera del 3 ag. 1932 - "ha schermito al di sotto della sua vera forza. Egli ha dovuto chiedere alla classe, soltanto alla classe la suprema risorsa".
Gli anni successivi lo videro protagonista ai campionati europei: nel 1933 a Budapest fu argento nel fioretto individuale, bronzo nella sciabola individuale e argento in quella a squadre; a Varsavia, nel 1934, ottenne di nuovo il titolo europeo con la squadra di fioretto e il secondo posto nella sciabola sia individuale sia a squadre; l'anno seguente, a Losanna, fu primo nel fioretto a squadre, secondo nella sciabola a squadre e quarto in quella individuale, raccogliendo così una serie di successi che lo poneva fra gli assoluti protagonisti della scherma mondiale. Nel frattempo aveva lasciato il maestro Angelillo, ormai anziano e infermo, ed era approdato al Circolo Pessina, dove insegnava il suo amico e antico compagno d'armi Giorgio Pessina; qui, sempre alla ricerca di un continuo perfezionamento, tirava con altri grandi schermidori come R. e G. Nostini, N. Perno e G. Faldini.
Il G., comunque, ottenne i suoi massimi risultati nel 1936 a Berlino, nell'Olimpiade accuratamente preparata e propagandata dalla Germania hitleriana. Vinse infatti la medaglia d'oro nel fioretto sia individuale sia a squadre.
Un po' in ombra nella prova a squadre, in pratica non ebbe rivali nell'individuale, trionfando con sette vittorie davanti al campione francese E. Gardère e all'altro azzurro G. Bocchino. Nadi, allora presidente della Federazione scherma, che ebbe sempre grande fiducia nel G., parlò di "superbo comportamento", mentre E. De Martino si soffermò, nel commentare l'impresa, sullo "stile perfetto", la "scherma chiarissima", lo "spirito animoso e consapevole" dell'atleta romano (Gazzetta dello sport, 7 ag. 1936). A Berlino la scherma azzurra riportò complessivamente quattro ori, lasciando agli ungheresi quelli della sciabola individuale e a squadre, dove il G. si classificò rispettivamente sesto e secondo.
Rientrato in Italia ricevette grandi onori e lo stesso Mussolini volle personalmente premiarlo. Nel 1938, ai campionati mondiali - primi della serie - disputatisi a Piestany (nell'attuale Slovacchia) vinse ancora due medaglie d'oro con la squadra di fioretto e con quella di sciabola; lo stesso anno riportò il titolo di campione italiano di sciabola. Continuava a tirare con grande abilità e determinazione presso il Circolo Pessina, quando fu colpito da una grave forma di tumore ai polmoni.
Morì a Roma il 6 genn. 1948.
Nel febbraio 1936 si era sposato con Gabriella Martinori dalla quale ebbe tre figli: Mario, Giorgio e Stefano.
Fonti e Bibl.: Dati e notizie sul G. sono tratti dalla documentazione e informazioni dirette fornite dal figlio, M. Gaudini, da R. Nostini, presidente della Federazione italiana scherma, e dal maestro N. Perno. Per gli anni dell'attività agonistica, si vedano i quotidiani sportivi dell'epoca (Gazzetta dello sport e Il Littoriale), ma utili riferimenti si trovano anche in testate di carattere nazionale: Corriere della sera, La Stampa, Il Messaggero. Cfr. inoltre: Storia degli sport, a cura di A. Franzoni, II, Milano 1936, pp. 220-224; L. Ferretti, Olimpiadi (776 a.C.-1952 d.C.), Milano 1952, p. 255; R. Ferralasco Nadi, Nedo Nadi l'alfiere dello sport delle tre armi nel mondo, Genova 1964, pp. 171 ss.; N. Nadi, Con la maschera e senza, ibid., pp. 332-335; S. Jacomuzzi, Gli sport, I, Torino 1965, p. 429; A. Fugardi, Storia delle Olimpiadi, Bologna 1972, pp. 128, 135; S. Jacomuzzi, Storia delle Olimpiadi, Torino 1976, pp. 129, 132, 171; Federazione italiana scherma, Scherma azzurra, Roma 1984, pp. 450 s.; Comitato olimpico nazionale italiano, Medaglie d'oro al valore atletico, Roma 1987, p. 474; A. Santini, N. Nadi, Livorno 1989, pp. 80, 102, 110, 120, 128, 154, 156, 158, 170, 172.