FRANCHI, Giulio
Nacque a Ravenna il 30 ag. 1855 da Attilio ed Enrica Zauli. Si formò all'Accademia di belle arti, dove entrò nel 1872, sotto la guida del pittore Arturo Moradei e dello scultore Alessandro Massarenti. Nel 1878 ottenne per tre anni la pensione ordinaria di 53 lire al mese accordata dal Comune ai giovani meritevoli, e in seguito guadagnò anche la pensione straordinaria di 83 lire per altri due anni.
Il F. trascorse due anni a Napoli studiando all'Accademia e un anno a Roma, dove frequentò la scuola libera del nudo e il Circolo degli artisti di Nino Costa. In seguito si spostò a Firenze, dove entrò all'Accademia, quindi nello studio dello scultore Cesare Zocchi il quale, dal 1883-84, divenne professore della stessa Accademia.
L'opera più importante del F. è il monumento a Giuseppe Garibaldi in piazza Byron, oggi piazza Garibaldi, a Ravenna. Il concorso fu bandito il 6 maggio 1889 e nel settembre seguente la giuria, formata da Aurelio Saffi, Ercole Rosa ed Ettore Ferrari, approvò all'unanimità il bozzetto del F. che ebbe un compenso di 20.000 lire.
Lo scultore cominciò la statua il 25 luglio del 1890; nel settembre del 1891 l'opera venne collocata nella piazza, al posto di una statua secentesca in bronzo di Alessandro VII, e fu inaugurata il 4 giugno 1892. La statua di Garibaldi con il poncho e con un'espressione assorta sul viso, poggia su un obelisco, sul basamento del quale si trovano quattro bassorilievi con Episodi della vita del generale; la scena frontale è quella di Garibaldi che depone Anita morente a Mandriole, momento in cui la sua storia si lega alla città di Ravenna. L'opera ebbe successo e la stampa dell'epoca si espresse in termini lusinghieri.
Dopo il 1879 il F. lavorò per il cimitero Monumentale di Ravenna, aperto nel 1817 (Ricci, 1923, p. 214): realizzò, con il Massarenti, i busti nella cappella Sirotti-Urbini situata nel braccio lungo a nord del chiostro maggiore; un busto per il sepolcro Bondi, e un altro per l'arco Emiliani nel braccio corto a est; eseguì due Rilievi allegorici sul tema della mestizia nell'aula a levante per la cella Corradini, e per la tomba Belardi, nell'aula a ponente, una statua di Angelo definita "un vero gioiello, modellato alla perfezione, dalla mossa slanciata e non dura, dalle forme armoniche e piacenti" (Barone di S. Enrico, 1892). Per lo stesso luogo eseguì anche il busto di un certo Roncuzzi.
Nella Galleria dell'Accademia di belle arti di Ravenna si trova la scultura A vespro del 1896, in terracotta trattata a finto bronzo, che rappresenta una donna anziana addormentata con il rosario fra le dita. Una versione del 1892, sempre in terracotta, è stata rintracciata da G. Viroli (1997) nella collezione Malagola di Ravenna.
La Galleria nazionale d'arte moderna di Roma conserva una scultura in terracotta, Vecchietta (alta 40 cm), simile a quelle di Ravenna, acquisita nel 1896, in cui l'artista pone in evidenza, con il gusto verista dell'epoca, l'età della donna addormentata e, nei particolari del fazzoletto sul capo e degli zoccoli, l'estrazione contadina dando una connotazione sociale all'opera. Una copia in bronzo è stata realizzata nel 1928 nella Fonderia Laganà ed è anch'essa conservata nella Galleria nazionale di Roma.
Il F. si sposò una prima volta con Maria Emma Guarducci, di Prato, dalla quale ebbe due figli, Attilio e Maria, nati nel 1896 e nel 1898, e in seconde nozze con la bolognese Maria Vitale, dalla quale nel 1906 ebbe una figlia, Anna.
Il F. morì il 9 luglio 1931, probabilmente suicida, nelle acque del canale Corsini a Ravenna.
Fonti e Bibl.: Barone di S. Enrico, G. F., in Corriere di Romagna, 4 giugno 1892; Il Pirata, L'idea del monumento a Garibaldi in Ravenna, ibid.; Catalogo dell'Esposizione romagnola in Ravenna, Ravenna 1904, p. 61; C. Ricci, Guida di Ravenna, 1923, pp. 214-217; L. Miserocchi, Ravenna e Ravennati nel secolo XIX. Memorie e notizie, Ravenna 1927, p. 71; A. Arfelli, La Galleria dell'Accademia di belle arti di Ravenna, Roma 1936, p. 22; G. Viroli, L'arte figurativa e la dignità del "silenzio", in Storia di Ravenna, V, Venezia 1996, pp. 66 s., 77; Id., Il gesto sospeso. Scultura nel Ravennate degli ultimi due secoli, Ravenna 1997, ad Indicem; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 314.