GIULIO di Costantino
di Nacque a Perugia verso il 1503, secondo quanto egli stesso afferma nelle cronaca della sua città da lui composta; suo padre era "Costantino di Giuliano di ser Guasparre de Peroscia" (quest'ultimo, pare, notaio).
Secondo una vecchia ipotesi di Adamo Rossi, G. sarebbe stato di origini basse. In realtà, per quel poco che si conosce di lui oltre a quello che si ricava dalla cronaca, risulta proprietario della propria abitazione e di un forno nel rione di Porta Eburnea, sotto la parrocchia di S. Stefano, nonché di terreni nei dintorni di Perugia che gli dovettero consentire una vita abbastanza agiata. La cronaca nomina per la prima volta l'autore nel settembre 1529, dicendo che fu soldato nella compagnia di Ottaviano Signorelli, nelle truppe raccolte da Malatesta (IV) Baglioni per la difesa di Firenze. G. partecipò alle vicende dell'assedio fino alla resa; poi, sempre al seguito del Baglioni, fece ritorno a Perugia, dove abbandonò le armi per dedicarsi alla vita cittadina. Risulta iscritto alla matricola dell'arte dei fornai dal 1528 al 1554; nel 1532 ne divenne camerlengo, carica alla quale fu rieletto nel 1547. Il che non attesta tuttavia l'effettivo esercizio del mestiere, poiché l'appartenenza a una corporazione era condizione necessaria per accedere alle magistrature civili. Nel novembre 1532 venne ammesso, insieme con i priori e i consoli, alla presenza di Clemente VII di passaggio nella città sulla via di Bologna, dove avrebbe incontrato Carlo V. Nel 1538 fu membro del Consiglio dei trecento e nel 1552, per un trimestre, tra i dieci Conservatores ecclesiasticae oboedientiae, massima autorità cittadina all'indomani della guerra del sale.
Vista la mancanza del nome di G. in altri documenti dopo il 1554, si può presumere che egli morisse a Perugia a ridosso di questa data.
Nella sua cronaca G. racconta di avere cominciato a fare "rechordo de qualche novetà" nel mese di marzo del 1532, e dunque è lecito pensare che egli fu indotto a principiare l'opera in virtù del rilievo sociale ottenuto con il camerlengato. La cronaca narra, con un andamento grosso modo annalistico, gli avvenimenti verificatisi tra il 1517 e il 1549 (si chiude con la notizia della morte di papa Paolo III). Ci è tramandata, con il titolo apocrifo Memorie di Perugia, dal ms. 1364 della Biblioteca comunale di Perugia, da ritenersi autografo (una copia sette-ottocentesca Ibid., Arch. storico del Monastero di S. Pietro). Nell'antigrafo figurano, specie nella seconda parte, numerose cancellature, che rendono, volutamente, illeggibile parti del testo. è ipotesi del Fabretti, non provata da altri elementi, che sul manoscritto, dopo la morte di G., intervenisse la censura pontificia prima di abbandonare il codice alle biblioteche degli eruditi locali. Nel XIX secolo il manoscritto capitò in quella del Vermiglioli, da cui lo trasse Adamo Rossi che ne curò la prima edizione, non integrale (Ricordi di Giulio di Costantino, Perugia 1868), seguita da quella del Fabretti, eseguita quando il codice delle Memorie era passato nella Biblioteca comunale (in Cronache della città di Perugia).
Dalla sua opera G. appare uomo di estrazione popolare, ma in grado di mantenersi con decoro grazie a una professione che doveva lasciargli il tempo per seguire altri interessi. Le sue memorie, scritte in un volgare perugino non sciatto, ci testimoniano una persona attenta ai particolari più disparati della vita cittadina: dall'andamento del prezzo dei grani, all'importo delle tasse, alla situazione sanitaria, alle novità d'Oltralpe. Mentre è scarno, pur essendo stato un soldato, sui fatti militari, G. è molto attento alle vicende concrete della politica locale. Ben informato sulle fazioni che si disputavano il potere a Perugia (erano quattro: guelfi, ghibellini, mosceschi, preteschi), non perde una manifestazione di piazza e dichiara apertamente di preferire la "gente da fare fatti" ai teorici. Altrettanto palese è la presa di posizione a favore di Malatesta Baglioni, di cui magnifica le imprese, evitando però di prendere posizione sul criticato abbandono di Firenze.
La Perugia di G., come quella di altri cronisti del tempo, è una città preda delle rivalità intestine, facilmente sottomessa dalla Chiesa e in lento declino. Tappe della perdita della libertà sono, secondo G., l'assedio del duca di Urbino nel 1517, le pestilenze e le carestie del 1522 e 1526, il duro governo di Bartolomeo Ferratini dal 1532 al 1533. Anche l'episodio della guerra del sale contro Paolo III è valutato criticamente da G.: lungi dal dare prova delle antiche virtù, i Perugini sarebbero stati sciocchi nel provocare il papa alla guerra, confiscandogli, oltre alle entrate cittadine, pure quelle di Chiusi. La cronaca di G. rimane comunque pervasa da un sentimento di ostilità verso il governo papale, che le apparenti censure operate sul testo non sono riuscite a eliminare del tutto: ciò risulta con evidenza negli improperi diretti ad Alessandro Vitelli e a Pier Luigi Farnese e in un certo apprezzamento dell'opera di Lutero in Germania, rivelatore di qualche inquietudine religiosa, non approfondita.
Delle memorie di G. esiste ora un'edizione filologica, con il titolo La cronaca perugina cinquecentesca di Giulio di Costantino, a cura di G. Rossetti - G. Scentoni, Spoleto 1992.
Fonti e Bibl.: Cronache della città di Perugia, a cura di A. Fabretti, IV, Torino 1892, pp. I s., VII-XV, 143 ss., 155, 161, 178, 242; G.B. Vermiglioli, Bibliografia storico-perugina, Perugia 1823, p. 77; Id., La vita e le imprese militari di Malatesta IV Baglioni, Perugia 1839, passim; A. Fabretti, Vita di Malatesta Baglioni, Montepulciano 1846, pp. 114, 208, 210; G. Sanesi, La cronaca di G. di C., in Arch. stor. italiano, s. 5, XIII (1894), pp. 177-183; A. Bellucci, La Biblioteca comunale di Perugia, in Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, a cura di G. Mazzatinti, V, Forlì 1895, p. 275; L. Baglion de la Dufferie, Pérouse et les Baglioni, Paris 1909, ad indicem; L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, a cura di G. Innamorati, II, Città di Castello 1960, ad indicem; R. Chiacchella, La città "moderna" e la dilatazione delle funzioni del quartiere della Conca, in Un quartiere e la sua storia. La Conca di Perugia, itinerario per una conoscenza e una proposta, Perugia 1983, p. 90.