CROMER, Giulio
Il cognome di questo pittore, detto anche il Croma, è riferito come Cremer dal Baruffaldi (1846, p. 31), ma in tutta la restante letteratura artistica locale ed anche in due fedi battesimali riportate dal Boschini nelle note al Baruffaldi (ibid.) compare come Cromer. Originario della Slesia secondo il Baruffaldi, nacque molto più probabilmente a Ferrara da famiglia tedesca, come afferma C. Cittadella (1781, III, p. 17); scarsamente attendibili sembrano invece gli estremi della vita, 1572-1632, riferiti da quest'ultimo (ibid., pp. 17, 23), sebbene ancora accolti dalla critica recente (Riccomini, 1969, p. 27).
La data di nascita venne infatti messa in dubbio già dal Boschini (note al Baruffaldi, 1846, p. 540) sulla base della fede battesimale di un "Cesare Pietro fiollo de M. Giuho Cromer" datata 14 giugno 1581 e, in seguito, da L. N. Cittadella (1864, p. 621), che rinvenne due documenti del 1577e 1578relativi a un'importante commissione per la cappella dell'Annunziata nella chiesa di S. Domenico a Ferrara. La constatazione che nell'Indice cronologico... del Faustini (1768) al 1632non è registrata la morte di alcun Giulio Cromer, mentre al 28febbr. 1644è annotata quella di "Giulio Cesare Pitore" sepolto in S. Maria in Vado, induce L. N. Cittadella ad avanzare dubbi anche sulla data di morte, rimanendo incerto se il necrologio si riferisca a Giulio o a suo figlio Cesare. Nella letteratura locale il pittore è infatti talvolta menzionato col doppio nome Giulio Cesare (cfr. Brisighella 1704-35 circa, c. 244; Baruffaldi, 1844, p. 172). È anche da tener presente che nelle Iscrizioni sepolcrali e civili di Ferrara di C. Barotti (1776; Ferrara, Bibl. Ariostea, ms. 290, cl. I) non figura alcuna lapide del Cromer; e che il Cittadella stesso (1867, p. 348) aveva dato notizia dell'attività di decoratore svolta nel 1642 nel palazzo dei Diamanti (ceduto da Cesare d'Este l'anno prima alla famiglia Villa) da un Giulio Croma, il quale potrebbe essere una sola persona col nostro pittore. Non va taciuto che in tale caso egli sarebbe vissuto ben più a lungo dei sessant'anni asseriti da C. Cittadella (1783, p. 23).Anticipata la data di nascita verso il 1550 sulla base dei documenti citati, vanno conseguentemente rivedute le notizie circa la formazione dell'artista, riportate dalla letteratura artistica locale (Baruffaldi, 1844-46; C. Cittadella., 1783; ecc.) ed ancora dalla critica moderna (Riccomini, 1969; Frabetti, 1978). Poco probabili risultano l'asserito alunnato fino al 1602 presso Domenico Mona, dopo parecchi anni spesi in studi di architettura, e la successiva frequentazione della scuola di nudo fondata da Giacomo Bambini probabilmente dopo la morte del Mona (1602) - e ancora in attività nel 1616 (C. Cittadella, 1783, p. 3) -, essendo il presunto maestio coetaneo del C. ed il Bambini molto più giovane.
Nel 1577 infatti il C. era già artista affermato, e nel 1591 fornì un cartone per l'arazzeria estense (Campori, 1876), e nel 1592-93 fu chiamato a partecipare accanto ad artisti come lo Scarsellino e i Carracci alla decorazione dei soffitti del palazzo dei Diamanti con una Diana (che deve considerarsi perduta, non risultando fra le tele trasferite da Ferrara a Modena nel 1630 ed oggi nella Galleria Estense: cfr. A. Venturi, La Galleria Estense di Modena, Modena 1883, pp. 40 s., 124 s.) e nel 1594 ornò di pitture, attualmente scomparse. una cappella nella chiesa arcipretale di Fanano (Campori, 1855).
Ritenuto probabilmente uno specialista nella rappresentazione di scorci e "sottinsù" (Riccomini, 1969, p. 27) pergli studi di architettura praticati, ricevette le sue commissioni più prestigiose in tale campo. Collaborò, infatti, con lo Scarsellino ed il Bonone, accanto ai meno celebri Bambini e Ghirardoni, alla decorazione del soffitto della chiesa di S. Margherita, eseguendo quattro delle undici tele con Storie della santa (distrutte), e ancora con il Bonone alla decorazione del soffitto della chiesa di S. Maria in Vado, già compiuta nel 1620 (Superbi, 1620), fornendo la Presentazione al tempio.
La vasta tela, ancora in loco, costituisce la più importante testimonianza dell'attività pittorica del C. al quale è attribuita quasi unanimemente dalla letteratura artistica locale (Brisighella, 1704-35 c., c. 244; Borsetti, 1735, p. 439; Baruffaldi, 1846, p. 33; C. Cittadella, 1783, p. 21; Avventi, 1838, p. 136). Al C. infatti ben conviene il fondo architettonico arditamente scorciato, sul quale le figure si compongono secondo trame compositive ispirate agli analoghi soggetti di Tiziano alla Carità e di Tintoretto alla Madonna dell'Orto a Venezia (Riccomini, 1969, p. 28).
L'attività del C. fu piuttosto intensa, ma della trentina di dipinti di grande e piccolo formato citati dalle fonti nelle chiese e nelle confraternite di Ferrara e del contado, resta solo l'Apparizione di Cristo a s. Gertrude con i ss. Ubaldo e Onofrio su un altare di S. Maria in Vado. Riferitagli da buona parte della letteratura artistica locale (Scalabrini, 1771, p. 323; Baruffaldi, 1846, p. 33; C. Cittadella 1783, p. 21), è opera di difficile datazione; la struttura compositiva schematica e semplificata e l'intonazione devota sembrano un riflesso del Bambini, o, comunque, del clima di stretta osservanza controriformista diffusosi a Ferrara dopo la devoluzione.
Spetta sicuramente a Cesare - per il quale si pronuncia concordemente la letteratura locale, ad eccezione dello Scalabrini (1773, p. 303) che fa il nome di Camillo Ricci - la pala con S. Caterina martire, recentemente attribuitagli (Riccomini, 1969, p. 28) per una probabile confusione con la S. Rita, già nella medesima chiesa, oggi smarrita.
Il C. attese anche alla copia di importanti opere cinquecentesche delle chiese di Ferrara, destinate ad essere trasferite a Roma dopo la devoluzione della città al pontefice, ad arricchire le collezioni di legati e cardinali; la copia della Deposizione dell'Ortolano (già nella chiesa della Madonnina, ora nella Galleria Borghese a Roma), inviata a Milano al tempo delle soppressioni napoleoniche, si trova attualmente in deposito presso la parrocchiale di Osnago (Como).
Fonti e Bibl.: A. Superbi, Apparato degli huomini ill. della città di Ferrara, Ferrara 1620, p. 128; P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 236; Bologna, Bibl. comunale dell'Archiginnasio, ms. B 175: C. Brisighella, Descriz. delle pitture e sculture che adornano le chiese, et oratorj della città di Ferrara (con aggiunte di G. Baruffaldi e note di G. A. Barotti) [1704-1735 c.], cc. 82 s., 165, 226 e passim; F. Borsetti, Historia Almi Ferrariae Gymnasii, Ferrarae 1735, II, p. 439; C. Barotti. Pitture e scolture... della città di Ferrara, Ferrara 1770, pp. 20, 65, 99 e passim; Ferrara, Biblioteca Ariostea, ms. Antonelli 595: G. Faustini, Indice cronol , e geneal. de' defonti nobili, cittadini ... morti in questa città di Ferrara dall'anno 1579sino all'anno presente 1770. Estratti ... riscontrati dal signor Marcello Andreasi ... L'anno 1768 (s. v. Croma e Cromeri); G. A. Scalabrini, Memorie istor. delle chiese di Ferrara e de' suoi borghi, Ferrara 1773, pp. 137, 195, 302 e passim; C. Cittadella, Catal. istorico de' pittori e scultori ferraresi, Ferrara 1783, III, pp. 17-23; A. Frizzi, Guida del forestiero per la città di Ferrara, Ferrara 1787, pp. 97, 103, 111 e passim; L. Lanzi, Storia pittor. della Italia [1809], a cura di M. Capucci, III, Firenze 1974, pp. 167, 169; F. Avventi, Il servitore di piazza, Ferrara 1838, pp. 136, 147 s.; C. Laderchi, Descriz. della Quadreria Costabili, III-IV, Ferrara 1841, p. 4; Id., La pittura ferrarese, Appendice ad A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, V, Ferrara 1844, pp. 430 s.; G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi, I, Ferrara 1844, p. 172; II, ibid. 1846, pp. 31-36, 540; G. Campori, Gliartisti ital. e stranieri negli Stati Estensi, Modena 1855, p. 175; L. N. Cittadella, Notizie relative a Ferrara, Ferrara 1867, I, pp. 348, 621 s.; G. Campori, Arazzeria estense, in Atti e mem. d. R. Dep. di storia patria per le provincie modenesi e parmensi, VIII (1876), p. 450; G. Gruyer, L'art ferrarais à l'époque des princes d'Este, Paris 1897, II, p. 479; E. Riccomini, Seicento ferrarese, Milano 1969, pp. 27 s., 67 s.; A. Rizzi, Arte e ambiente nella Ferrara 'minore'. Contributi alla chiesa di S. Giuseppe, in Musei ferraresi. Bollettino annuale, 2, 1972, p. 86; G. Frabetti, L'autunno dei manieristi a Ferrara, Bergamo 1978, p. 64; A. Mezzetti-E. Mattaliano, Indice ragionato delle "Vite de' pittori e scultori ferraresi" di G. Baruffaldi, Bergamo 1980, pp. 100 s.