COGGIOLA, Giulio
Nacque a Pisa il 2 luglio 1878 da Giacinto e da Carolina Mainardi (Mejnardi); la famiglia, di origine piemontese, era costretta a frequenti trasferimenti dalla professione del padre, ingegnere delle ferrovie.
Compì gli studi medi a Parma, città alla quale rimase legato, continuando a compiervi ricerche di biblioteca e d'archivio i cui risultati produrrà nelle sue prime pubblicazioni. Nel 1895 tornò a Pisa, avendo vinto il concorso per la classe di lettere della Scuola normale superiore, e frequentò i corsi universitari di A. D'Ancona, di E. Pais, di A. Crivellucci. Si dedicò in particolare agli studi storici e nel 1899 si laureò con un'ampia monografia su I Farnesi e il ducato di Parma e Piacenza durante il pontificato di Paolo IV.
Successivamente perfezionata, fu in parte pubblicata nel 1905 (ma con data 1903) con il medesimo titolo, nel terzo volume della nuova serie dell'Archivio stor. per le prov. parmensi, pp. 1-282. È un lavoro di largo respiro, del quale questa prima parte edita riguarda soltanto il periodo che va dall'elezione di Paolo IV ai primi dissapori con Ottavio Farnese e ai primi contatti con gli Imperiali, e alla quale fanno corredo altri saggi pubblicati negli anni immediatamente precedenti.
La vocazione di storico lo aveva reso particolarmente caro al Crivellucci, che gli rimase sempre affezionato e che lo volle più tardi anche condirettore del suo Annuario bibliografico della storia d'Italia. Dopo pochi mesi d'insegnamento nel ginnasio di Grosseto nel 1900, vinceva il concorso per la carriera bibliotecaria, insieme con G. Levi, F. Pintor, L. Ferrari, che rimasero amici e colleghi a lui carissimi. Il 1º marzo del 1901 entrava così nella Biblioteca nazionale Marciana di Venezia. Qui si interessò subito per il trasferimento della sede dai locali inadatti di palazzo ducale a quelli attuali della Libreria sansoviniana e della Zecca; e quando quest'ultima fu concessa curò il trasferimento e la riorganizzazione della biblioteca (1903-04). Rimase alla Marciana, fungendo anche per qualche tempo da reggente, sino al 15 nov. 1909, per passare quindi alla Biblioteca nazionale di Firenze, dove rimase quasi quattro anni, anche qui attendendo tra l'altro alla preparazione della nuova sede. Pare appunto che questo fosse il motivo per cui da Firenze si richiedeva il suo trasferimento, che il C. stesso sollecitava, forse anche per dissapori con C. Frati, chiamato nel frattempo da Torino alla direzione della Marciana.
Nel 1911, su incarico del comune di Poppi, curò il trasferimento della biblioteca comunale nella nuova sede, il castello dei conti Guidi. Provvide anche alla riorganizzazione, risistemando le raccolte dei fondi conventuali, tra cui quelle di Camaldoli, la collezione Rilli, le sezioni degli incunaboli, dei manoscritti, del fondo archivistico del vicariato.Nel 1912, per concorso, diventava-bibliotecario, e nell'agosto era incaricato di dirigere la Biblioteca universitaria di Padova per attendere al trasferimento nella nuova sede, che compì con rapidità e perizia. A metà del 1913 tornò a Venezia, bibliotecario capo, a partire dal 14 agosto, della Marciana, alla cui direzione, nonostante un ricorso del Frati, rimase sino alla fine dei suoi giorni. Dovette subito riaffrontare i problemi della sede, continuando a sollecitare quella aggregazione al palazzo della Zecca della Libreria sansoviniana, che, ritardata dalla guerra, sarebbe giunta a compimento solamente nel 1923.
Scoppiata la guerra, il C. provvide non solo alle opere di difesa del palazzo della Zecca e all'invio a Firenze delle raccolte del materiale bibliografico manoscritto, raro e di pregio, ma anche a promuovere servizi di lettura per i combattenti e per i reduci ospedalizzati, dando impulso alla costituzione in Venezia di un comitato per l'Opera dei libri ai soldati. Dovette anche affrontare il problema della salvaguardia dei cimeli bibliografici, prima per Udine, Cividale, San Daniele del Friuli; poi, con il 1916 e la successiva rotta di Caporetto, estendendo l'intervento a tutta la pianura padana, da Cremona a Brescia, da Mantova a Verona, da Parma a Ravenna, da Vicenza a Ferrara, su oltre trenta biblioteche.
Fu un lavoro non solo di organizzazione e di direzione, ma, secondo le tradizioni della fatica bibliotecaria, di esecuzione diretta: dalla trattativa con gli enti proprietari, all'inventariazione del materiale da trasportare, all'imballaggio, alla custodia nei trasferimenti, al reperimento dei locali di deposito. Un lavoro condotto tutto in prima persona, con mezzi inadeguati, in circostanze difficili; addirittura, nel caso di Treviso e Bassano, sotto il cannone austriaco.
Nel 1918, dopo l'armistizio, ricoprendo in aggiunta gli incarichi di ispettore delle biblioteche del Veneto e di membro della missione militare per l'armistizio, il C. visitò tutto il Veneto per accertare i danni riportati dal patrimonio librario in seguito all'invasione; e successivamente seguì la missione militare a Vienna per provvedere al recupero non solo di ciò che era stato asportato durante la guerra, ma anche di quello che gli Austriaci avevano tolto prima del 1866. E su quest'ultima rivendicazione, fermamente sostenuta dal C., si accese una violenta polemica nella stampa austriaca.
Benché giovane ancora, quest'ultima incessante fatica psichica e fisica lo aveva ormai definitivamente minato. Morì il 2 sett. 1919, a Paderno (comune di San Gregorio nelle Alpi, prov. di Belluno), dove da poco si trovava per il riposo obbligatoriamente prescrittogli dai medici.
Di vasta cultura erudita, versato negli studi storici, ad essi attese nei primi anni, trasferendo poi sempre più i suoi interessi alla professione bibliotecaria, in cui mostrò di possedere tutte le qualità: dalla capacità di leggere, studiare e commentare storicamente e filologicamente un testo antico o un codice miniato, come esemplarmente dimostrano l'edizione de Il Diario del concilio di Basilea di Andrea Gatari(1433-1435),pubblicato con uno studio introduttivo e con note (in Concilium Basiliense. Studien und Quellen zur Geschichte des Concils von Basel, V, Basel 1904, pp. XXXIII-LXXVI, 365-442), e i commentari apposti all'edizione fotografica de Il Breviario Grimani della Biblioteca Marciana; ricerche storiche e artistiche (Leida 1908-10, 3voll.), dove il puntiglioso rigore positivista dell'analisi è spinto fino a dar corpo ad un'appendice descrittiva provettamente naturalistica dedicata a "La flora e la fauna del Breviario"; alla prontezza e duttilità dell'ingegno nella pratica bibliotecnica, fossero questioni amministrative o edilizie, problemi di organizzazione o di tecnica della conservazione; dal momento dell'azione a quello della riflessione e della documentazione finalizzati al progresso tecnico della disciplina, si trattasse di ideare congegni per un più rapido e sicuro trasporto dei contigenti librari, o di intervenire su questioni di legatoria. Concepiva questi suoi interventi come vera e propria militanza professionale, congiungendo il dato tecnico con il discorso politico: tanto da riuscire a scatenare su questo terreno, in occasione di un articolo su La rilegatura dei libri nelle biblioteche (in Riv. delle bibl., XXII [1911], pp. 145-169) in cui criticava la Società bibliografica, un'aspra polemica su riviste italiane e tedesche. Questo suo costante impegno gli consentì di disegnare, nel pur breve arco di vita, il nitido profilo di una figura esemplare di bibliotecario moderno.
I suoi scritti, oltre ai già ricordati, possono essere divisi in due filoni, storico l'uno, bibliografico e biblioteconomico l'altro, riferibili agli anni della prima giovinezza e degli studi l'uno, a quelli della maturità e della professione bibliotecaria l'altro. Si rammentano degli studi storici: I Farnesi ed il conclave di Paolo IV,con documenti inediti, in Studi storici, IX (1900), pp. 61-91, 203-227, 449-479; Paolo IV e la capitolazione segreta di Cavi,con documenti inediti, Pistoia 1900; La zecca di Parma dal 1500 al 1560: notizie e documenti nuovi, in Arch. stor. per le provv. parmensi, VII (1897-98; ma 1900), pp. 1-97; Ascanio della Cornia e la sua condotta negli avvenimenti del 1555-1556, in Boll. della R. Deput. di storia patria per l'Umbria, X (1904) pp. 89-48, 221-362; degli studi bibliografici: Dalla Libreria del Sansovino al palazzo ducale. Dal palazzo ducale alla Zecca: cenni sulla storia topografica della Marciana, in La Biblioteca Marciana nella sua nuova sede, Venezia 1916, pp. 15-52, 53-74; Due inventari trecenteschi della biblioteca di S. Domenico di Castello in Venezia, in Riv. delle bibl., XXIII (1912), pp. 85-122; Per l'iconografia di Pietro Bembo: nota con due tavole di ritratti, in Atti del Regio Istituto veneto di scienze,lettere e arti, LXXIV (1914-15), 2, pp. 473-514.
Fonti e Bibl.: Ricco di dati l'Arch. della Bibl. nazionale Marciana di Venezia (che conserva pure numerosi giornali e ritagli di stampa di altrimenti difficile reperimento): buste degli anni 1901-1920, in partic. per le vicende (oltre a quelle marciane) del completamento del riordino e dell'inagurazione della biblioteca comunale di Poppi, per quelle del periodo bellico, del dopoguerra, e per quelle della malattia e della morte. L'elenco delle pubblicazioni del C., curato presumibilmente da E. Pastorello, è in appendice ad un succinto profilo biogr., corredato da un ritratto, steso l'indomani della morte dall'ex superiore e amico S. Morpurgo, In memoria di G. C. bibliotecario della Marciana di Venezia, Firenze 1919, estr. dal Boll. delle pubbl. ital., XXXIV (1919), p. 220; a esso si ricorse anche per la bibliografia (p. 17) sui lavori di Poppi e di Padova (p. 18), sull'iniziativa dei libri ai combattenti (pp. 18 s.), sull'opera svolta per il recupero a Vienna dei cimeli bibliografici italiani (p. 19), nonché per l'indicazione delle recensioni alle sue opere. Un'altra testimonianza rendeva più tardi un altro amico e collega, succedutogli alla direzione della Marciana, L. Ferrari, Per l'ampliamento della Biblioteca Marciana nella Libreria Vecchia e in onore di G.C. e di E. Teza, in Riv. mensile della città di Venezia, III (1924), pp. 17-26. Necrologi anonimi comparvero sul Boll. della Dep. di storia patria per l'Umbria, XXIV (1920), pp. 327 s.; su La Gazzetta di Venezia, 4 settembre 1919, p. 4; su Il Marzocco, 14 settembre 1919, p. 3; si vedano per il primo periodo marciano G. Mioni, Un capo d'ufficio, Venezia s. d. [1902], p. 13 (qualora nel velenoso libello volto a infamare il Morpurgo, allora direttore della Marciana, nel "beniamino" di cui il bibliotecario capo avrebbe subito "il fascino e la cattiva suggestione" sia, come pare, da riconoscere il C.); G. Biagi-P. Molmenti-S. Morpurgo, Per la nuova sede della Biblioteca di S. Marco a Venezia, in Riv. delle bibl. e degli arch., XIV (1903), p. 10; A. Medin, La Bibl. Marciana nel Palazzo della Zecca, in La Lettura, V (1905), p. 305; C. Frati, La Biblioteca Marciana nel triennio 1906-1908, in L'Ateneo veneto, XXXII (1909), 1, p. 362; più in generale Chi è?, Roma 1908, p. 76; T. Rovito, Letterati e giornalisti contemporanei. Diz. bio-bibliografico, Napoli 1922, pp. 106 s.; M. Luxoro, La Biblioteca di S. Marco nella sua storia, Firenze 1954, pp. 145 ss.