CANALI, Giulio Cesare Luigi
Nacque a Bologna il 14 ott. 1690 da Carlo Antonio e Olimpia Taruffi, di agiata famiglia cittadina. Allevato ai più fervidi ideali religiosi, fu mandato a studiare grammatica e rettorica alle scuole dei gesuiti. Nel 1705 il giovane ritenne di obbedire ad un richiamo ascetico recandosi a Ravenna per entrare a far parte dell'Ordine dei camaldolesi nel monastero di Classe; dopo qualche tempo, tuttavia, fece ritorno nella città natale, ove divenne chierico secolare e dove prese, nel 1708, gli ordini minori. Cominciò anche intorno a questa data a frequentare i superiori corsi di filosofia sotto la guida del terziario francescano Benedetto Tassoni e di teologia seguendo le lezioni di Giovan Battista Carlini, canonico di S. Petronio. Si impadronì anche di una certa pratica giuridica e non disdegnava la lettura dei classici, sia latini sia volgari, esercitandosi anche nella poesia.
Fu ordinato sacerdote il 2 luglio 174; nello stesso mese sostenne una pubblica conclusione di teologia nella chiesa di S. Martino; il 3 nov. 1714 ottenne la laurea in teologia, dopodiché (novembre 1715) fu nominato parroco nella cittadina chiesa di S. Isaia, dove il C. svolse la sua attività di sacerdote premuroso e zelante per cinquanta anni. Nel 1717 ottenne una cattedra di teologia nel pubblico Studio cittadino; nel dicembre del 1720 fu ascritto al Collegio dei teologi e insignito nel 1725 di una lettura ordinaria; nel 1746 fu infine ammesso fra i lettori stipendiati dello Studio. D'altro canto, il suo ufficio sacerdotale è costellato da una serie considerevole di opere pie, di iniziative umanitarie, che dovettero assorbire quasi completamente la sua attività, sempre commisurata, anche per quel che riguarda la produzione letteraria, alle esigenze di un ristretto pubblico di devoti. Oltre a dirigere congregazioni a sfondo morale e umanitario, il C. svolse un'alacre attività di predicatore, diresse gli ordinati al sacerdozio, dettò esercizi spirituali per le monache, istituì sacre novene e l'uso di ritiri spirituali in periodo di carnevale, conformando in tutto la propria attività a un modello di direzione spirituale che non venne mai meno in lui anche quando cominciarono a logorarsi le forze fisiche.
Morì nella città natale il 28 aprile del 1765 e venne sepolto nella parrocchia di S. Isaia.
Nel 1714, appena ordinato sacerdote, il C. pubblicò a Bologna La figlia di Gefte, "rappresentazione sagra tratta dal cap. XI de' Giudici, in cui ad esempio della donzella, chiamata al servigio di Dio nella sagra religione, si mostra l'invitto coraggio, con cui la celebre eroina accettò di essere offerta dal padre al solenne sagrifizio", cui fece seguito, nel 1723, il Discorso in lode del glorioso profeta e martire sant'Isaia. Apparvero successivamente: Raccolta di sagre canzoni (Bologna 1730), con una lettera di istruzioni religiose indirizzata ai parroci della città e della diocesi bolognese; Ottavarii del SS. Sagramento (ibid. 1733), con dedica al cardinale Lambertini; L'adolescenza vittoriosa (ibid. 1734), in onore della devota Gesualda Antenori; La Corona dell'agonia di Nostro Signor Gesù Cristo (ibid. 1738); Novenari del Verbo Incarnato, o siano Discorsi... (ibid. 1758); La Carità del prossimo, due tomi di prediche dedicati al pontefice Clemente XII (ibid. 1763).
Tale produzione, che non esorbita dai limiti di una cultura sostanzialmente provinciale, si impone peraltro all'attenzione di chi voglia saggiare, sul piano della letteratura devota, i moduli di passaggio dalla retorica barocca ad un più misurato e raziocinante gusto arcadico.
Fonti e Bibl.: Possediamo un Breve ragguaglio della vita del servo di Dio G. C. C. parroco della chiesa di S. Isaia di Bologna..., diL. A. Locatelli, Bassano 1768, e una più attendibile Vita del C.che si deve a G. B. Melloni, Bologna 1777. Vedi inoltre G. Fantuzzi. Notizie degli scrittori bolognesi, III, Bologna 1783, pp. 70 ss.