CASALINI, Giulio
Nacque a Vigevano il 19 febbr. 1876 da Giovanni e Natalia Grossi; già durante gli anni del liceo si avvicinò alle idee socialiste e nel 1893, trasferitosi a Torino per frequentare la facoltà di medicina, entrò a far parte del partito socialista.
Ancora studente fu tra gli organizzatori dei reparti di volontari italiani che, comandati da Ricciotti Garibaldi, intervennero nel 1897 in aiuto della Grecia in guerra con la Turchia. Partito anch'egli per la Grecia, combattè a Domokos. Con l'inizio dell'attività politica cominciarono per il C. le persecuzioni: dopo una prima condanna nel 1894, nel 1898, vittima delle leggi Pelloux, si rifugiò a Ginevra. Revocato lo stesso anno il mandato d'arresto, tornò in Italia.
Cominciò in questi anni a dedicarsi al giornalismo, come redattore del Grido del popolo e del Corriere biellese, facendo proprie le posizioni riformiste del gruppo dirigente socialista torinese. Nelle elezioni amministrative torinesi dell'11 giugno 1899 veniva eletto per la prima volta consigliere comunale, carica che avrebbe mantenuto per i successivi venti anni. Lo stesso anno si laureava in medicina con una tesi sulla situazione igienica delle abitazioni popolari torinesi. Nel 1900 si trasferiva a Biella dove, oltre ad esercitare la professione, assunse la direzione del Corriere biellese, foglio della sezione socialista locale, e fondò nel 1901 una rivista illustrata, Fede nuova. A quella giornalistica accompagnò un'intensa attività politica, entrando a far parte (1902) del Consiglio comunale di Biella e di quello provinciale di Novara.
L'orientamento di sinistra assunto nel 1906 dalla sezione socialista biellese costrinse il C. ad abbandonare la direzione del Corriere biellese e lo stesso inno a lasciare la città per far ritorno a Torino. Nel capoluogo piemontese assumeva, a partire dal gennaio del 1907. la direzione del Grido del popolo;l'incarico durò solo sino ad agosto quando, trasformatosi il foglio socialista in quotidiano, esso passò in altre mani. Bastarono pochi mesi al C. per caratterizzare il giornale con un'impronta nettamente riformista: la linea sindacale muoveva dalla constatazione che la classe operaia e il padronato, interessati entrambi allo sviluppo industriale del paese, avevano una lunga strada da percorrere insieme; sul terreno politico si sottolineava l'importanza dell'impegno socialista per la buona amministrazione della città.
Nel marzo del 1909 il C. si presentava candidato alla Camera nel III collegio di Torino e veniva eletto con 3.886 voti. Era l'inizio di una lunga carriera parlamentare che lo avrebbe visto confermato deputato per le quattro legislature successive. Di rilievo in questi anni il suo contributo alla definizione del Programma amministrativo socialista. Nel 1911 fondava una rivista, Il Comune moderno, che avrebbe continuato le sue pubblicazioni sino al 1922; nel 1914 fu uno dei relatori ufficiali che affrontarono questo tema al congresso socialista di Ancona (cfr. G. Casalini-A. Della Seta-A. Sichel, Il programma amministrativo dei socialisti italiani, Roma 1914).
Con lo scoppio della prima guerra mondiale. mentre la classe operaia torinese e la maggioranza della sezione socialista assumevano un orientamento neutralista, il C. fu tra coloro che, pur accettando la parola d'ordine ufficiale del partito "né aderire, né sabotare", collaborò con le autorità governative ai fini della difesa civile.
Le sue dichiarazioni patriottiche al Consiglio comunale, la partecipazione all'attività assistenziale nei confronti delle famiglie dei richiamati, l'opera di moderazione nei confronti degli atteggiamenti più radicalmente antinterventisti lo posero al centro di vivaci polemiche interne al partito. Durante i moti di Torino del 22-26 ag. 1917, convinto dell'impossibilità di dare ad essi uno sbocco politico, svolse un'opera di mediazione tra autorità e scioperanti, adoperandosi perché questi ultimi riprendessero il lavoro. In due discorsi tenuti alla Camera nell'ottobre del 1917 rievocò i fatti, attribuendone la responsabilità alle autorità che non avevano provveduto per tempo a rifornire la città di pane (cfr. l'opuscolo G. Casalini, I fatti di Torino e la politica del governo, Milano 1917).
Dopo essere stato confermato alla Camera nella XXIV legislatura (1913-1919), veniva rieletto deputato nelle politiche del 16 nov. 1919 con 12.849 voti di preferenza. L'anno successivo la sezione socialista torinese, orientata nella sua maggioranza in senso nettamente antiriformista, decideva di non ripresentare il C. come candidato al Consiglio comunale. Nelle elezioni generali del 15 maggio 1921 (XXVI legislatura) si presentava ancora una volta nelle liste socialiste e veniva rieletto. La sua attività parlamentare si svolse principalmente nel campo della legislazione sociale e della politica economica. Partecipò ai lavori della giunta del Bilancio e, nel 1921, su indicazione del gruppo parlamentare socialista venne eletto vicepresidente della Camera.
Nell'ottobre del 1922 fu tra coloro che, dopo aver abbandonato il Partito socialista italiano, diedero vita al Partito socialista unitario. Nelle file di questa formazione politica fu eletto deputato per l'ultima volta, il 6 apr. 1924. Dopo l'assassinio di Matteotti, il C. aderì all'Aventino ma, prima che i parlamentari aventiniani fossero il 9 nov. 1926 dichiarati decaduti, rassegnò le sue dimissioni da deputato, suscitando per questo suo gesto forti critiche anche all'interno del suo partito.
Con la stabilizzazione del fascismo al potere il C. si ritirò a vita privata, dividendosi tra l'esercizio della professione medica, lo studio e l'attività di organizzatore nel campo dell'assistenza sanitaria.
In questo settore le sue prime realizzazioni risalgono all'inizio del secolo: nel 1905 cooperò alla creazione di un Dispensario italiano per lattanti, che diresse poi personalmente dal 1911 sino al 1939 quando esso venne incorporato nell'Opera nazionale maternità e infanzia; nel 1918 fondò una rivista di divulgazione medica, L'Igiene e la vita, che fu anch'essa soppressa nel 1939. Notevole poi la sua opera nel campo dell'educazione iglenico-sanitaria che si esplicò sia attraverso l'organizzazione a Torino di numerose conferenze rivolte ai ceti operai, sia attraverso la pubblicazione di svariate opere di divulgazione. Ricordiamo fra le altre: Contro l'alcolismo, Genova 1904; Il problema delle abitazioni popolari a Torino, Torino 1915; L'igiene e l'amore sessuale. Pagine dedicate agli uomini, Roma 1921 (2 ediz.); La madre e il suo bambino: guida pratica per l'allevamento razionale del lattante, Torino 1922 (2 ediz.); Consuntivo della salute, Torino 1939; Dizionario illustrato di medicina, Torino 1939.
Dopo aver collaborato nel corso della Resistenza con le formazioni autonome piemontesi, nel novembre del 1946 fu candidato nelle liste socialiste alle elezioni amministrative di Torino. Primo fra gli eletti del suo partito, assunse la carica di vicesindaco. Nel 1947, all'atto della scissione di palazzo Barberini, abbandonò il partito socialista per aderire a quello socialdemocratico. Nel 1951, essendo stato sottoposto a forti critiche per il suo operato di assessore all'edilizia, rassegnò le dimissioni dalle cariche che deteneva nel Consiglio comunale torinese e abbandonò la vita pubblica.
Sulla sua attività politica dopo la Liberazione sono da vedere i suoi scritti: La strada migliore. Chiarimenti di un vecchio socialista al Congresso di Roma, Milano 1946; "Mi difendo". Parole pronunciate al Consiglio comunale la sera del 26 sett. 1950, Torino s.d.; Il socialismo democratico e le elezioni amministr. del 1951, ibid. 1951; Perché ho detto infamia. Il vero scandalo municipale 1950-1951, ibid. 1953.
Il C. morì a Torino il 15 maggio 1956.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario Politico Centrale, fasc. "Giulio Casalini";R. Michels, Storia critica del movimento socialista italiano, Firenze 1926, pp. 194, 244, 384; L. Albertini, Venti anni di vita Politica, II, Bologna 1951, pp. 588-89; F. Turati-A. Kuliscioff, Carteggio, V, a cura di A. Schiavi, Torino 1953, ad Ind.; A. Schiavi, I buoni artieri, Roma 1957, pp. 78-106; R. De Felice, Mussolini il rivoluz., Torino 1965, p. 183; Id., Mussolini il fascista, Torino 1966, I, p. 600; L. Cortesi, Il social. tra riforme e rivoluzione, Bari 1969, pp. 298, 301, 565 s., 691; P. Spriano, Storia di Torino operaia e socialista, Torino 1972, ad Indicem; A. Landuyit, Le sinistre e l'Aventino, Milano 1973, pp. 61, 97, 105, 157, 220, 242, 254; Chi è? Diz. biogr. degli Ital. d'oggi, Roma 1948, p. 201; Panorama biogr. degli Italiani d'oggi, a cura di G. Vaccaro, Firenze 1956, p. 319; Encicl. dell'antifascismo e della Resistenza, I, pp. 472-73.