CARTARI, Giulio
Scultore attivo a Roma tra il 1665 e 1678. è ricordato da Domenico Bernino (1713) come artista "di buona maniera", entrato nella bottega del Bernini a diciotto anni e divenuto il di lui allievo prediletto, il solo, a detta del biografo, cui fosse concesso di collaborare alle opere personali del maestro. Di lui tuttavia non possediamo che scarse notizie (tra il 1665 e il 1678) e un numero limitatissimo di opere, non tutte per giunta interamente di sua mano. Il C. entrò probabilmente nella bottega del Bernini poco dopo il 1660, se nel 1665 veniva scelto dal maestro con pochi altri collaboratori per accompagnarlo nel suo viaggio in Francia alla corte di Luigi XIV. Tra il giugno e il settembre di quell'anno lo scultore risulta infatti a Parigi impegnato nell'opera di sbozzamento del busto di Luigi XIV, ordinato al Bernini dallo stesso sovrano e oggi a Versailles.
Di una precedente attività del C. nell'ambito della bottega berniniana potrebbero d'altronde testimoniare opere a lui recentemente attribuite, e cioè i rilievi in marmi policromi delle due tombe di Roderigo Lopez da Silva con la moglie Beatrice e del figlio Francesco Nicolò con la moglie Giovanna nella cappella Da Silva (1613) in S. Isidoro a Roma. Queste sculture (con esclusione dei due quadri a rilievo con i ritratti dei defunti e dei soprastanti busti, più tardo completamento), attribuite al Bernini stesso dalla sottostante iscrizione, ma già dal Titi ritenute di "un figlio" del Bernini per l'evidente scarto qualitativo, possono infatti essere più ragionevolmente considerate opera del C., forse in collaborazione con Paolo Bernini su disegno del padre Gian Lorenzo (Wittkower).
Altra opera di collaborazione risulta l'Angelo con il titolo della Croce, copia di quello eseguito dal Bernini per ponte S. Angelo, che insieme con l'Angelo con la corona di spine (di cui eseguì la copia Paolo Naldini) venne stimato troppo bello per essere esposto all'aperto e destinato altrove (oggi in S. Andrea delle Fratte). Detta copia, per la quale il C. riceveva pagamenti nel luglio 1670 e nel settembre 1671, venne poi in effetti terminata dal Bernini stesso e posta a ponte S. Angelo nel novembre del 1671.
Ancora all'attività svolta nell'ambito della bottega del Bernini appartengono i lavori eseguiti dal C. per il monumento funerario di Alessandro VII in S. Pietro. Per tale complesso lo scultore curò il completamento delle statue della Verità (documenti dicembre 1674 e novembre 1675), originariamente iniziata da L. Morelli, e della Prudenza (documenti gennaio-novembre 1676), le parti ornamentali del camice, manto e corona della figura del pontefice (documenti marzo-giugno 1677), ed eseguì interamente la statua della Giustizia (1677). A questo periodo di stretta collaborazione del C. con il maestro potrebbe appartenere un'altra opera, un bozzetto in terracotta del monumento berniniano alla Beata Ludovica Albertoni in S. Francesco a Ripa a Roma (1647; il bozzetto in collezione privata fu presentato alla mostra Il Seicento europeo tenutasi a Roma nel 1956: V. Martinelli, pp. 275 s. del catal.; di recente è stato attribuito al C.: Wittkower). Non sono da escludere interventi, più o meno significativi, del C. nella vasta produzione della bottega berniniana, interventi che sfuggono tuttavia a una precisa individuazione, mancando la relativa documentazione storica.
Fu forse lo stesso Bernini (Brummer), prima della sua morte, a presentare il suo prediletto allievo alla regina Cristina di Svezia, che tra gli anni 1667 e 1678 sembra abbia impiegato l'artista nei lavori di abbellimento della sua nuova residenza in palazzo Riario alla Lungara. Dalla collezione, del palazzo Riario provengono, infatti, due opere del C. recentemente rintracciate in Spagna: un busto di Clytia (Museo di Pontevedra), integrazione di restauro di un frammento antico oggi al Prado, ricomposto per la mostra dedicata a Cristina di Svezia (Stoccolma, Museo nazionale, 1966), e un busto ritratto di Cristina di Svezia, oggi a La Granja (Patrimonio nacional, n. 130). Entrambe le opere, descritte nell'inventario steso alla morte della regina (1689) e passate poi alla collezione Odescalchi, ove figurano sotto il nome di "Giulio del Bernino", e acquistate infine da Filippo V di Spagna, dovrebbero datarsi al 1680 (Brummer).
In queste rare opere originali del C. appare evidente la forte componente berniniana che caratterizza la sua precedente produzione, ma anche, almeno nel busto di Clytia, una più diretta ispirazione a modelli classici, certamente dovuta, come per molti altri scultori del tempo, alla pratica di restauratore di statue antiche.
Null'altro sinora si è potuto accertare sull'opera e sulla personalità di questo artista, che probabilmente scomparve ancora in giovane età, se dobbiamo prestar fede al Bernino che lo dice gravemente malato di petto. Le sue poche opere note, anche se in gran parte sospette di interventi di collaborazione, dimostrano comunque un notevole talento, con spiccate capacità tecniche e buon aggiornamento culturale, quanto occorse d'altronde a procurargli l'affetto e la considerazione del suo grande maestro, come inequivocabilmente attestano i documenti e le fonti letterarie.
Bibl.: D. Bernino, Vita del cav. G. L. Bernino, Roma 1713, pp. 113 s., 124; F. Titi Pittura, scoltura e archit. nelle chiese di Roma, Roma 1721, p. 362; A. Bertolotti, Artisti modenesi, parmensi e della Lunigiana in Roma nei secc. XV, XVI e XVII, Modena 1882, p. 98; S. Fraschetti, Il Bernini: la sua vita, la sua opera …, Milano 1900, ad Ind.;A. Nava, Il Bernini e gli angeli di Ponte S. Angelo, in L'Illustr. vaticana, VII(1936), pp. 619-22; R. Wittkower, G. L. Bernini, London 1966, pp. 243, 246, 248, 257-60; H. H. Brummer, Two works by Giulio Cartari, in Konsthistorisk Tidskrift, XXXVI(1967), pp. 106-133; M.e M. Fagiolo dell'Arco, Bernini, Roma 1967, nn. 190, 221, 230, 231, 237, 240, 302, 305; U.Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 87.