CARLINI, Giulio
Nacque a Venezia il 12 ag. 1826 (Mainella, p. 7) da Bernardo e da Barbara Barotto. La sua prima formazione artistica avvenne nell'Accademia di Belle Arti di Venezia (negli anni 1845-1850 circa) come allievo dei professori O. Politi e L. Lipparini. Egli sposò poi la ticinese Carlotta Mola di Mendrisio, e ne ebbe le figlie Alfonsa, Adele e Francesca. Pittore ufficiale del Regno d'Italia, il C. ottenne importanti riconoscimenti: consigliere dell'Accademia, di Belle Arti di Venezia (1873), cavaliere della Corona d'Italia (1874), accademico dell'Accademia di Belle Arti di Venezia e dell'Accademia Raffaello Sanzio di Urbino (1879). Espose a Venezia dal 1847 al 1887, a Neustrelitz (1873), a Vienna (1882) e a Monaco (383).
Pittore infaticabile e dal talento precoce e versatile, il C. si distinse nella ritrattistica aulica e ufficiale e nel genere storico, conquistandosi ben presto la più influente committenza privata italiana e straniera e numerosi incarichi pubblici; si cimentò anche nei soggetti sacri, nel disegno di figura, e nella "pittura di genere" in quest'ultima con risultati che lo avvicinano al Favretto e al Ciardi (Lavagnino). Nella composizione e nel colore il C. trasse ispirazione dai modelli dei pittori antichi che più ammirava: Bellini, Tiziano, Veronese e Tintoretto, cedendo in tal modo alle suggestioni di un troppo scoperto eclettismo (Centelli, p. 313).
I suoi dipinti suscitarono spesso vivaci reazioni nell'ambiente accademico: all'Esposizione veneziana del 1862 il quadro Anna Erizzo e Maometto II (Londra, coll. priv.) ottenne il primo premio benché il C. fosse accusato dai membri più retrivi di aderire alla "scuola moderna" per il suo presunto verismo. Sono di questi anni numerosi ritratti di personaggi stranieri e italiani appartenenti per lo più a collezioni private: quello di Maria Luisa di Berry con il figlio Roberto di Borbone (1856) è conservato nella Galleria nazionale di Parma. Il successo del C. come ritrattista fu tale che egli fu invitato a Londra, dove soggiornò alcuni mesi eseguendo ritratti per le famiglie Havison (studio per il ritratto della Signora Havison a Venezia, coll. priv.), Gordon, Marclay, Platerson (Mainella, p. 8).
Tra il 1868 e il '70 il C. eseguì quattro quadri storici: Ferruccio ferito sotto le mura di Volterra (Venezia, scuola elementare "Diedo", deposito del municipio di Venezia); Il matrimonio di Jacopo Foscari, Le ultime ore di Marin Faliero (Londra, coll. priv.), e Carlo Emanuele presenta al popolo il figlioEmanuele Filiberto (Verona: studi a Genova, coll. priv.). Questi gli valsero la celebrità e nuove commissioni a Venezia: dieci ritratti di personaggi illustri per il caffè Florian, e i cartoni per i mosaici della facciata di palazzo Barbarigo (Compagnia Venezia - Murano), Carlo V nello studio di Tiziano, Enrico III in una vetreria di Murano, e un fregio con putti (disegni e bozzetti a Venezia, proprietà privata).
In conformità al suo eclettismo il C. si cimentò anche nelle copie da dipinti celebri; e per incarico del governo copiò Giunone che versa doni su Venezia del Veronese, che sostituisce, nel palazzo ducale, l'originale asportato dai Francesi. Il C. intraprese pertanto nel 1800 un viaggio nel Belgio, toccando Olanda, Francia, Lussemburgo, Germania e Austria, e traendo copie da numerosi maestri (Diario di viaggio, Genova, arch. priv. Mainella). Tornato a Venezia, il C. dipinse per la granduchessa di Meclemburgo una copia della tela veronesiana I ss. Marco e Marcelliano esortati al martirio della chiesa di S. Sebastiano (1873); ma ben presto egli cercherà nuovi sbocchi realistici, in soggetti di "pittura di genere": Il friggipesce (1874), La festa del Redentore, Il ritorno dei pescatori, I venditori di zucche, La sagra di s. Marta (1882), e nella ritrattistica risorgimentale: L'imperatore Napoleone III a cavallo, e Re Vittorio Emanuele II a cavallo (1876; Solferino, torre); Nove generali (Padova, Museo di Solferino e San Martino), La famiglia sabauda (studi a Genova, coll. priv.).
Negli ultimi dieci anni di vita il C. si dedicò prevalentemente a grandi opere decorative su tela e ad affresco: soffitto del teatro Rossini di Venezia (distrutto), del teatro di Rovigo, e del teatro comunale di Trieste (1883); la Gloria di s. Martino, S. Martino a cavallo, la Resurrezione di Lazzaro (bozzetto a Venezia, propr. priv.), e Le nozze di Cana (1878) per la chiesa di Vigodarzere; la Cacciata di Pagano da Padova (Padova, Consiglio provinciale), e altre opere per le parrocchiali di Casale di Scodosia (1884) e di Montagnana (Mainella, pp. 10 s.).
Dopo l'80 il C. rimase quasi totalmente isolato nel panorama della pittura veneziana ed europea che profondamente mutava. Non rinunciò ai suoi temi preferiti, affinandone anzi gli accenti romantico-accademizzanti, come nei tre quadri storici esposti a Venezia nell'87: Un episodio dell'inondazione nel Veneto, I costumi veneziani del Cinquecento, e Amedeo di Savoia conclude la pace di Torino, e nel Ritratto della cantante Adalgisa Gabbi, l'ultima sua opera.
Il 21 ott. 1887 il C. morì a Venezia stroncato da una malattia infettiva dopo lunghi mesi di atroci sofferenze, onorato dall'Accademia con la menzione nella lapide degli allievi migliori e la collocazione di un busto nella Galleria degli Accademici.
Altre opere del C. sono: Meditazione interrotta (Nizza, Pinacoteca); affreschi, 1854 (Padova, aula magna dell'università); In difesa dell'onore, firmato, 1859 (Trieste, Museo civico Revoltella); Marin Faliero (ibid.); Ritratto di Maria Simeoni (ibid.); Aristide mostra il suo nome scritto sul guscio di un'ostrica, 1847 (Venezia, Museo d'arte moderna, in deposito dalle Gallerie dell'Accademia); Mercato orientale (Venezia, Gallerie dell'Accademia); Ritratto di Vittorio Emanuele II (ibid.); Ultimo addio di Jacopo Foscari (Venezia, Pinacoteca Querini-Stampalia); Autoritratto (Venezia, coll. Mainella); La madre dell'artista (ibid.); La figlia dell'artista (ibid.); Studidi figura (Venezia, coll. De Perini); Studio per Cristo nell'orto degli ulivi (ibid.); Le figlie del pittore con la tavolozza (ibid.); Processione religiosa (ibid.). Numerosi disegni a carboncino e biacca su carta colorata sono conservati a Venezia, nelle collezioni Mainella e De Perini.
La figlia Francesca (Fanny) seguì le orme del padre studiando pittura e diplomandosi all'Accademia di Venezia (1878). Nel 1884 espose al Crystal Palace di Londra ottenendo la medaglia d'argento, e nello stesso anno sposò il pittore Raffaele Mainella (P. Molmenti, Nozze Mainella-Carlini, Venezia 1884).
Fonti e Bibl.: Docc. di archivio sull'attività del C. sono conservati a Venezia, Arch. dell'Acc. di Belle Arti, Attid'Ufficio (1841-60), rubr. Alunni, fasc. 5, 1/7, cc. 66 s.; Ibid., rubr. Artisti, fasc. 10, 1/5; Atti d'Ufficio (1860-70), rubr. Concorsi, fasc. 14. Per le opere del C. vedi, oltre alla Guida della esposizione della I. R. Accademia di Belle Arti…, Venezia 1847, pp. 11 s.;l'Elenco degli oggetti d'arte ammessi all'esposiz. nelle sale della I.R. Accad. di Belle Arti alle date seguenti: agosto 1850 (pp. 5s.), 9 ag. 1851 (p. 8), 26 dic. 1851-15genn. 1852 (p. 6), agosto 1852 (pp. 45 s.), agosto 1853 (pp. 8, 13), agosto 1854 (p. 14), agosto 1856 (p. 15), agosto 1857 (pp. 7, 14), agosto 1861 (pp. 8, 13), agosto 1862 (p. 12), agosto 1863 (pp. 7, 14), agosto 1864 (p. 7), e quindi P. Stelio, Esposiz. annuale al circolo artistico di Venezia, in Arte e storia, I(1882), p. 124; N. Barbantini, Il ritratto venez. dell'Ottocento (catal.), Venezia 1923, pp. 4 s.; G. M. Pilo, Pittura dell'Ottocento a Bassano (catal.), Bassano 1961, p. 63. Sulla vita e l'attività dell'artista si vedano, invece, i necrologi in La Venezia, 22 ott. 1887; Gazzetta di Venezia, 24 ott. 1887; L'Illustraz. ital., 30 ott. 1887, pp. 313-316 (a cura di A. Centelli), ed i seguenti contributi: N. Mainella, Il pittore G. C. nei ricordi della nipote, Venezia s. d.; Un Hayez che è del C., in L'Ambrosiano, 20 sett. 1934; Re donne e cavalli nelle tele di G. C., in Il Gazzettino, 12 giugno 1959; T. Pignatti, Pittori veneti dell'Ottocento, in Studi letterari - filosofici - storici (Studia ghisleriana, s. 2, I) Milano 1950, p. 12; E. Lavagnino, L'arte moderna, Torino 1956, p. 422. Si aggiungano infine, Mecenatismo e collezion. pubblico a Parma nella pittura dell'Ottocento (catal.), Parma 1974, p. XLI, tav. 3; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 1.