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CAPILUPI, Giulio

di Tiziano Ascari - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 18 (1975)
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CAPILUPI, Giulio

Tiziano Ascari

Figlio naturale di Ippolito, poi vescovo di Fano, e d'una popolana di Roma chiamata Francesca Stinchi, nacque a Roma probabilmente nei primi anni del soggiorno d'Ippolito colà, vale a dire poco dopo il 1544.

Come accadeva spesso ai figli dei prelati, passò quasi sempre per nipote di suo padre e diversi scrittori lo dicono figlio di Camillo, il quale era invece suo zio. Fu legittimato, senza indicazione del nome dei genitori, con la formula "ut possit accedere ad Sacros Ordines et habere quaecumque beneficia"; si ignora se abbia effettivamente ricevuto gli ordini: da alcuni versi che gli furono dedicati parrebbe che, almeno per qualche tempo, fosse stato militare.

Sappiamo che fu letterato e matematico di notevole valore, ma di lui non abbiamo quasi notizie biografiche. A Mantova fu tra i segretari del duca Vincenzo, ma dovette essere spesso anche a Roma, giacché nei suoi versi si trovano frequenti accenni a cose romane. Scrisse versi latini e anche qualcuno in volgare, e fa rinomato soprattutto come autore di centoni virgiliani.

Questo genere letterario, puro divertimento intellettuale, ebbe una certa voga verso la fine del secolo e in esso si distinsero, oltre al C., anche Lelio e Prospero Capilupi. La tecnica dei Capilupi fu più libera di quella degli altri centonisti e particolarmente libera fu quella del C., il che gli venne rimproverato da uno dei suoi primi editori, Enrico Meibom, che ristampò (Helmaestadii 1597) sei centoni capilupiani, già pubblicati in Roma, insieme con varie scritture di altri autori, nel 1588.

Nello stesso anno 1588 erano stati pubblicati separatamente a Roma i tre centoni Ad Sixtum quintum,Ad beatissimam Mariam Virginem,Egle una ex nimphis Sancti Casciani.Nel 1590 il C. promosse a Roma la stampa dei Capiluporum Carmina che contengono le poesie latine di Ippolito, Camillo, Lelio, e Alfonso Capilupi (già in gran parte pubblicate in due precedenti edizioni: Anversa 1574 e Mantova 1585) con aggiunte le poesie del C.: una trentina di componimenti quasi tutti in distici elegiaci (soltanto tre o quattro sono in metri oraziani) e ben 32 centoni virgiliani. All'edizione collaborò anche Giuseppe Castalioni che la dedicò al duca Vincenzo Gonzaga. In fondo al volume una lunga lettera di "Iulius Roscius Hortinus" (Giulio Rossi di Orte) tratta della tecnica centonista e fa le lodi di Lelio e di Giulio Capilupi. In seguito il C. pubblicò altri centoni: In diem coronationis Gregorii XIV (Roma 1591), Ad Philippum regem Hispaniae Europae prosopopoea (Mantova 1591), De illustrissima Castellorum familia (Roma 1596). Parecchi dei centoni del C. furono ristampati in varie pubblicazioni ai primi del Seicento.

Frutto degli studi matematico-fisici del C. resta l'operetta in volgare dedicata al duca Vincenzo Gonzaga, Fabrica et uso di alcuni strumenti horarii universali (Roma 1590). Vi si illustrano la fabbricazione e l'uso di quattro strumenti, il secondo dei quali è il perfezionamento di quello inventato dal poeta e matematico Bernardino Baldi. Vi si tratta poi di una croce da portare al collo per veder l'ora "secondo il nostro modo d'Italia", di una croce da porre sopra il tavolo, di una croce oraria universale per le ore astronomiche italiane e babiloniche e dell'"annulo" di Cristoforo Clavio.Il C. probabilmente morì prima della fine del secolo.

Versi manoscritti del C., in parte inediti, si trovano nella Bibl. Apost. Vaticana (Reg. lat. 1599), nella Biblioteca Palatina di Parma (Pal. 1198), e si trovavano, insieme con un grosso volume (Synonima poetarum a Iulio Capilupocollecta ex Virgilio,Lucretio,Horatio,Catullo,Tibullo,Propertio,Ovidio,Persio,Iuvenali, Martiali,Seneca,SilioItalico,Statio,Claudiano,Hippolyto Capilupo,Plauto,Terentio illustribus poëtis), nella Biblioteca privata Capilupi, ora dispersa.

Bibl.: L. C. Volta, in Diario di Mantova per l'a. 1784, Mantova 1784, pp. 172 s.; G. Andres, Cat. dei codi mss. della fam. Capilupi, Mantova 1797, pp. 266, 282-84, 288; G. B. Intra, Di Ippolito Capilupi e del suo tempo, in Arch. stor. lomb., XX (1893), pp. 129, 136; V. Carpino, I Capilupi poeti mantovani del sec. XVI, Catania 1901, passim; V.Zabughin, Virgilio nel Rinascimento, II, Bologna 1923, pp. 374-77, 423-28; Mantova. Le lettere, I-III, Mantova 1963, ad Indicem; P. O. Kristeller, Iter Italiam, II, ad Indicem.

Vedi anche
poesia Arte di produrre composizioni verbali in versi, cioè secondo determinate leggi metriche, o secondo altri tipi di restrizione; con una certa approssimazione si può dire che il significato di poesia è individuabile, nell’uso corrente e tradizionale, nella sua contrapposizione a prosa, in quanto i due termini ... operetta Spettacolo teatrale musicale di argomento leggero, oscillante tra il comico e il sentimentale, che prevede l’alternanza di brani cantati, danze e scene interamente recitate in prosa. ● L’operetta nasce nell’Ottocento, dietro influsso tanto del Singspiel quanto dello spettacolo à vaudeville, e ha in ... verso letteratura In poesia, unità di discorso avente una struttura metrica e un disegno ritmico e delimitata da una pausa virtuale, di solito isolata, nella tradizione grafica occidentale, mediante un a capo o uno spazio. 1. Aspetti generali del verso classico Il verso è un’entità formata da più piedi ... Publio Virgìlio Maróne Virgìlio (o Vergìlio) Maróne, Publio (lat. Publius Vergilius Maro). - Poeta latino (n. presso Mantova, ad Andes, forse l'od. Pietole, 70 a. C. - m. Brindisi 19 a. C.). Per la vastità della fama e l'influsso esercitato sulla cultura latina e occidentale, è il principe dei poeti di Roma. Era di una famiglia ...
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giulio1 giùlio1 agg. [dal lat. Iulius]. – Appartenente alla gente Giulia, gente patrizia romana che, già illustre nel sec. 5° a. C., si inserì in seguito, soprattutto per opera di Cesare e di Augusto, nella leggenda delle origini troiane...
giulìo
giulio giulìo agg. – Variante poet. ant. di giulivo: S’i’ non ti veggo ogn’or donna giulìa (Poliziano); Verde ride il tuo velo a la giulìa Primavera d’amore (Carducci).
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