BRUNETTI, Giulio
Nacque a Carrara il 15 luglio 1559 da Niccolò e da Clarice Giganti da Fossombrone.
Il padre, che era stato al servizio del cardinale Innocenzo Cybo e poi segretario, commensale e maggiordomo del marchese di Massa Alberico I, occupava in Carrara l'ufficio di commissario di giustizia - morì a Massa nel 1580 e vi fu sepolto in S. Francesco - ed ebbe anche una figlia, Elisabetta, andata in sposa al poeta e scultore Persio Cattaneo.
Il B. si volse presto al sacerdozio, amato e protetto da s. Carlo Borromeo, dal quale fu posto a studiare nel collegio di Parma, ove fu condiscepolo di Federico Borromeo. Passò quindi a Milano alle dipendenze, come familiare e segretario, del protettore. Dal Borromeo aveva avuto la nomina a canonico ordinario della chiesa metropolitana di Milano, ma non poté ottenerne la conferma e dovette accontentarsi dell'incarico di cancelliere arcivescovile, che mantenne fino al 1591.
In quell'anno passò come segretario presso il cardinale Paolo Emilio Sfondrati e nell'anno successivo si trasferì al servizio del duca di Urbino Francesco Maria II Della Rovere, per conto del quale si recò in qualità di residente a Venezia e svolse una notevole attività diplomatica anche in altre città d'Italia. Apprezzato e stimato da Cristina di Lorena, la vedova di Ferdinando I de' Medici, da Alberico I Cybo-Malaspina, da Federico Borromeo, il suo antico compagno di studi, che lo loda per l'attività svolta negli anni milanesi e per la memoria di s. Carlo, avrebbe desiderato conseguire nuovi e maggiori incarichi, come risulta da una sua lettera inviata a Cosimo II di Toscana, ma nel 1609 era ancora alle dipendenze della corte di Urbino. Ivi divenne primo segretario e diplomatico di Francesco Maria II - ne aveva presentato a Roma le condoglianze per la morte di Clemente VIII, ottenendo riconoscimenti, tra i segretari delle corti, per la sua valentia (lettere del vescovo Carlo Bascapè e di Antonio Donato) - e rimase in tali mansioni fino a quando non fu costretto da una infermità ad abbandonare il servizio.
Dal pontefice Gregorio XV fu fatto protonotario apostolico e cameriere privato e, poi, archimandrita e abate commendatario del monastero di S. Giovanni di Stilo, della diocesi di Squillace.
Anche i suoi lavori in volgare e in latino gli avevano procurato una buona reputazione, ma di essi restano edite soltanto le Lettere, e non fu portata a compimento, forse per la sua partenza la Milano, una traduzione in italiano, iniziata fin dal 1590, della Vita di san Carlo, composta in latino dal Bascapè.
Morì dopo il 1632.
Opere: Lettere scritte in nome del Ser.mo Sig. Francesco Maria... d'Urbino..., Napoli 1632 (comprendono anche lettere e risposte "a nome proprio", il Ragionamento fatto al Sacro Collegio... per la morte della sacra memoria di papa Clemente VIII, una lettera in latino a Carlo Bascapè); molte lettere d. s. Carlo Borromeo, però non identificabili, sono certamente del B., quando ne fu segretario (A. Sala, Documenti circa la vite e le gesta di san Carlo Borromeo, Milano 1857 e 1861); il brano di una lettera del B. a Francesco Maria Della Rovere, duca di Urbino, è in A. Solerti, Vita di Torquato Tasso, Torino 1895, II, pp. 373-74. La massima parte del carteggio manoscritto del B. e dei suoi corrispondenti, sparso anche in altri luoghi, è conservata nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro.
Bibl.: G. Sforza, G. B., in Atti e mem. della R. Dep. di st.patria per le prov. modenesi, s. 4, I (1908), pp. 326-31; G. Mazzatinti-A. Sorbelli, Inventari dei manoscritti delle Bibl. d'Italia, XXXII, XXXVII, XXXIX, XLV, passim.