BRICCIALDI, Giulio
Nacque a Temi il 2 marzo 1818 da Giovanni Battista e Margherita Santori. Da bambino iniziò lo studio del flauto con suo padre e alla morte di questo, volendo la famiglia avviarlo al sacerdozio, fuggì di casa e si recò a Roma. Qui, aiutato da un certo Ravagli, cantore della cappella pontificia, completò i suoi studi musicali e a soli quindici anni, il 1º marzo 1833, già eccellente flautista, fu ammesso alla Congregazione - poi Accademia - di S. Cecilia, come "professore strumentista di flauto". Nel 1836 fu maestro a Napoli del conte Leopoldo di Siracusa, fratello del re Ferdinando II di Borbone; nel 1839 insegnò a Milano, nel 1841 a Vienna. Secondo il Cianchi, diresse anche per brevi periodi le bande municipali a Perugia e a Fermo. Ma la sua attività prevalente fino al 1871 fu quella di concertista, dapprima in Italia, poi in Europa e in America, riscuotendo ovunque entusiastici consensi per le sue brillanti doti di esecutore e di compositore per il suo strumento.
Nel 1848, di passaggio a Monaco di Baviera, il B. ebbe occasione di conoscere il flautista Th. Böhm e di apprezzarne il particolare tipo di flauto, che adottò parzialmente. Lo strumento presentava, infatti, alcune difficoltà di posizioni (difficoltà, cioè, di digitazione per passare da un suono all'altro), specialmente nei passi di rapida esecuzione musicale, ed egli cercò allora di apportarvi perfezionamenti per arricchime le possibilità tecniche e facilitarne l'uso, pur mantenendone i pregi. Nell'ottobre 1851, dopo vari studi e tentativi, era pervenuto a costruire un flauto secondo un suo sistema e soltanto un "pretesto commerciale" gl'impedì di presentarlo, in quello stesso anno, all'Esposizione di Londra e di prenderne il brevetto. Nell'estate 1852, tuttavia, egli annunciò che il fabbricante Ziegler a Vienna aveva acquistato la privativa del suo sistema: lo strumento, contraddistinto poi con il suo nome, fu accolto e usato in Italia per più di un ventennio.
Il flauto del B. era di dimensioni minori rispetto a tutti gli altri e aveva voce meno potente, ma più dolce; sebbene partecipasse dei sistemi di costruzione Gordon (degli anelli metallici, cioè, con le leve e le chiavi aperte, alle quali egli aggiunse la leva del si bemolle, detta, appunto, "leva Briccialdi") e Böhm (elaborazione sopra un tubo cilindrico invece che leggermente conico e una testa a parabola), conservava quasi la stessa facilità di maneggio del vecchio flauto di antico sistema. Lo strumento del B. offriva, inoltre, maggiore uguaglianza dei suoni, facilità nella modulazione e intonazione superiore.
Compositore instancabile per il suo strumento, il B. volle dedicarsi anche al teatro e l'11 ag. 1855 fece rappresentare con buon successo al Teatro Carcano di Milano l'opera Leonora de' Medici;nel 1860 al Teatro Nazionale di Torino si cimentò pure come direttore d'orchestra. L'8 dic. 1811 ebbe l'incarico d'insegnare il flauto all'istituto musicale di Firenze, di cui fu eletto accademico residente il 1º giugno dell'anno dopo; il 15 giugno 1879 divenne titolare della cattedra di flauto e trascorse il resto della sua vita insegnando con grande coscienza e formando ottimi allievi.
Nel 1873, nell'adunanza del 6 luglio dell'Accademia dell'Istituto musicale fiorentino, il B. lesse una memoria, intitolata Ilflauto ed i suoi perfezionamenti (pubbl. nel 1874 negli Atti dell'Accademia stessa, XII, pp. 79-91), motivata dalle aspre critiche che M. C. Caputo, elogiando il flauto Böhm, aveva rivolto al suo strumento dalle pagine del Giornale di Napoli e dalla Gazzetta di Napoli. Sorse allora una polemica fra il B., il Caputo e il flautista R. Galli, nella quale intervennero anche E. Krakamp, O. Chilesotti e D. Lovreglio, le cui testimonianze di articoli e di lettere, più o meno "infuocate", possono leggersi nella Gazzetta musicale di Milano del 1874 (dal n. 34, pp. 273 s, al n. 41, pp. 332 s.).
In sostanza il flauto del B. era stato accusato immeritatamente di debolezza e disuguaglianza del suono, oltre che di difettosa intonazione e di scarsa praticità; ne veniva anche contrastata la costruzione in metallo, usata dal B. "per garantirsi dagli spacchi" che si producevano facilmente nel flauto di legno, "a cagione dei fori più grandi e dell'"umidità" (Cianchi). Il B. replicò difendendosi con un'altra memoria, Ancora del flauto B., letta il 25 ott. 1874 all'Istituto musicale di Firenze e pubblicata negli Atti dell'Accademia del 1875 (XIII, pp. 80-95). Nel 1876, in base a un esperimento condotto all'Istituto musicale fiorentino, un verdetto di plauso venne dato al suo flauto e la questione sembrò finita. Il 7 dic. 1879 si provò ancora che "negli strumenti a fiato ciò che costituisce il timbro, più che la materia è la forma e il modo per il quale l'aria è posta in vibrazione in un tubo sonoro" (Cianchi), ma ormai il flauto del Böhm era generalmente preferito.
Irritato e ridotto in precarie condizioni finanziarie, confortato dalla moglie, Rosa Prampolini di Siena, il B. morì a Firenze il 17 dic. 1881. Il 26 giugno 1904 il comune di Terni pose una lapide sulla casa che aveva abitato e intitolò al suo nome il civico istituto musicale.
Proclamato all'estero "il primo dei flautisti viventi", il B. si distinse per la grande dolcezza del suono, la rotondità della sua cavata, la nitidezza delle agilità e la finezza dell'accento, ma soprattutto per la straordinaria bravura del portamento di voce anche fra due note di lungo intervallo. Del B. compositore furono apprezzate l'eleganza melodica e la ricchezza d'ispirazione, la condotta e la larghezza di forme di numerosissime e varie composiziom per il suo strumento (divertimenti, variazioni, romanze, trascrizioni, fantasie originali o su opere di Rossini, di Verdi, di Donizetti, di Mercadante, pezzi da concerto, studi, duetti, ecc.), fra le quali si ricordano in modo particolare le seguenti: Capriccio originale per flauto con accompagnamento di pianoforte,op. 71, Milano s.d.; Pezzo originale a guisa di scená per flauto e pianoforte,op. 77, ibid. s.d.; Le carezze,solo per flauto con accompagnamento di pianoforte,op. 79, ibid. s.d.; Gran duetto per due flauti,op. 118, Bologna s.d.; 12Duettini dialogati per due flauti,op. 132, Firenze s.d.; due Quintetti per flauto,oboe,clarinetto,corno e fagotto, Milano s.d.; tre Concerti per flauto con accompagnamento di pianoforte,op. 19,op. 61 e op. 65, ibid. s.d.; due Concerti, in fa e in do, per flauto con orchestra, ibid. s.d.; 18studi o soli per il flauto,op. 31, ibid. s.d.; 6 Grandi studi per il flauto dall'op. 31, ibid. s.d. (ristampati nel 1946 e nel 1961) e Nuove tavole ragionate ed esercizi pratici per abilitarsi all'uso del flauto perfezionato secondo il nuovo sistema di G. B.,seguito da un trattato sul trillo di C. Alary, ibid. s.d. (ma 1875).
Fonti e Bibl.: A. Montignani, La grande espos. di Londra, in Gazz. mus. di Milano, IX (1851), n. 21, p. 101; G. Vitali, Il vecchio flauto e i suoi riformatori,ibid., n. 43, pp. 197 s.; E. Cianchi, Cenni necrologici, in Atti dell'Acc. del R. Ist. musicale di Firenze, XX(1882), pp. 19-23; G. Masutto, Imaestri di musica ital. nel sec. XIX..., Venezia 1882, p. 30; A. Damerini, Il R. Conserv. di musica "L. Cherubini" di Firenze, Firenze 1941, p. 77; R. Giraldi, G. B. musicista umbro, in Il musicista, IX (1942), n. 13, pp. 193 s.; Catal. dei maestri compositori dei prof. di musica e dei socii di onore della Congregaz. ed Accademia di S. Cecilia in Roma..., Roma 1845, p. 83; Encicl. della musica Ricordi, I, Milano 1963, p. 321; La Musica. Encicl. Storica, Diz., I, Torino 1968, p. 287.