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BECHI, Giulio

di Pino Fasano - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)
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BECHI, Giulio

Pino Fasano

Nato a. Firenze il 20 ag. 1870, compì gli studi presso le Scuole pie di quella città. Tra i suoi insegnanti di liceo ebbe E. Pistelli che lo ricorderà in un commosso ritratto. Affascinato dall'esempio di uno zio, Stanislao Bechi, morto nel 1863 con Francesco Nullo in difesa della libertà della Polonia, il B. entrò nell'esercito. Ma la vita militare doveva recargli più delusioni e amarezze che gioie: e fin dall'inizio egli cercò di colmare quest'insoddisfazione con l'attività di scrittore. Inviato in Africa nell'anno, 1895, visse gli ultimi due anni dell'infelice campagna coloniale e raccolse materiale per un volume di "bozzetti e scarabocchi" africani, che pubblicò nel 1898 a Firenze col titolo Fra il bianco e il nero. L'anno seguente era in Sardegna, inviato col suo battaglione a collaborare alla repressione del banditismo. L'esperienza sarda lo appassionò vivamente e gli dettò l'opera che rimase poi il frutto migliore del suo incerto talento narrativo. Cacciagrossa: scene e figure del banditismo sardo, pubblicato a Milano nel 1900, è infatti, nei suoi limiti bozzettistici, un libro agile e felice.

Il B. non affondò affatto (come volle far credere) il coltello nella piaga del banditismo sardo: il suo libro non è nulla più che una riuscita descrizione d'ambiente, una raccolta d'impressioni vivaci ma superficiali e disordinate; se qualche volta, sembra sul punto di affrontare "le questioni grosse" le lascia subito per mostrare al lettore "una magnifica collezione di facce". E tuttavia bastarono pochi accenni alle condizioni miserabili dell'isola "dimenticata", alla trama di collusionì di interessi su cui poggiava il fenomeno dei banditismo, per scatenare contro il libro del B. una reazione violentissima. Additato "come calunniatore malizioso della Sardegna", ricevette querele e sfide a duello: i deputati sardi protestarono in Parlamento e il ministro della Guerra fini col condannarlo a due mesi di arresti in fortezza. Così il B. si acquistò una certa notorietà e il libro esaurì in breve tempo numerose edizioni.

Nonostante l'ingiustizia patita, e nonostante l'urto provocato nella sua coscienza, aperta alle nuove idee, dall'impiego dell'esercito nella repressione dei primi moti socialisti, il B., continuò a credere nella grandezza della missione del soldato e volle persistere nella carriera di ufficiale. Alle piccinerie e alle meschinità della caserma reagì dapprima solo sul piano dell'humour, descrivendo, in operette giocose di scarso impegno (La gaia brigata, Milano 1904; I racconti di un fantaccino, ibid. 1906), episodi di vita militare. Ma presto le difficoltà incontrate nel chiuso, ambiente militare lo indussero a dedicarsi tutto alla sua opera di scrittore, col fervore e l'entusiasmo di chi concepiva anche la letteratura come "milizia". Chiesta un'aspettativa, tracciò il piano di un'ambiziosa trilogia, che doveva descrivere e sostenere l'opera di quei pochi "apostoli" dell'ideale che soli avrebbero potuto condurre "Verso una più grande Italia". Tale era il titolo della trilogia, che rimase incompiuta. Uscirono solo Lo spettro rosso (Milano 1909) e I seminatori (ibid. 1914), opere diseguali in cui la fresca vena narrativa dell'autore di Caccia grossa era soffocata dall'ambizioso intento morale ispirato ai motivi nazionalisti e tradotto in una forma spesso retorica. Di questi anni è anche Il capitano Tremalaterra (ibid. 1910) dove al medesimo intento morale porge migliori occasioni la satira di un certo militarismo africanista.

Ma la politica riformistica giolittiana e soprattutto l'impresa di Libia sembrarono placare lo slancio apostolico-letterario nazionale del Bechi. Riconciliatosi con l'esercito, allo scoppio della guerra mondiale - nonostante le sue insistenze per essere mandato al fronte - fu destinato all'ufficio stampa. Nella primavera del 1917, promosso colonnello, ebbe il comando di un reggimento di giovani, ai quali si dedicò con slancio. Colpito il 30 ag. 1917 sulle alture di San Marco, morì dopo trentasei ore di agonia, in un ospedale di Gorizia. Alla sua memoria fu concessa la medaglia d'oro al valor militare.

Bibl.: Su Caccia grossa e sulle reazioni suscitate da quel libro, v. la pref. all'ediz. Milano 1914, rist. nel 1919; ma cfr. anche A. Gramsci, Letter. e vita nazionale, Torino 1953, pp. 178-179, e Il Risorgimento, Torino 1953, p. 209. Su I Seminatori, recens. di B. Croce, ora in Conversazioni critiche, Bari 1924, II, pp. 348-351 (il Croce accostò il B. a un altro scrittore-soldato, A. Olivieri Sangiacomo: cfr. Letteratura della nuova Italia, VI, Bari 1940, p. 184). G. Biagi, in Il Marzocco, 9 sett. 1917; G. Brognoligo, in Fanfulla della Domenica, 9 sett. 1917; E. Pistelli, Profili e caratteri, Firenze 1921, pp. 205-213; L. Russo, I narratori, Roma 1923, pp. 66-67; L. D'Ambra, Trent'anni di vita ital., III, Milano 1929, pp. 151-165; M. Puccioni, Militarismo e italianità negli scritti di G. B., in Il Marzocco, 13 luglio 1930; P. Pancrazi, Racconti e novelle dell'Ottocento, Firenze 1939, pp. 885-898; A. Galletti, Il Novecento, Milano 1958, pp. 371, 407, 652; Enc. Ital., VI, p. 465; Diz. letter. Bompiani, II, Firenze 1947, pp. 4, 108; VI, ibid. 1948, p. 644; Diz. univ. della lett. contemporanea, I, Milano 1959, p. 329.

Vedi anche
Bari Comune della Puglia (116,1 km² con 325.052 ab. nel 2007), capoluogo di provincia e di regione. La città, situata a 5 m s.l.m. sull’Adriatico, allo sbocco della cosiddetta Terra di Bari, è costituita dalla città vecchia, antico nucleo sorto fra due insenature falcate, dove si trovano i più importanti ... Torino Comune del Piemonte (130,2 km2 con 908.263 ab. nel 2008), capoluogo di provincia e di regione. Sorge alla confluenza della Dora Riparia con il Po, in un’area alluvionale (239 m s.l.m.) compresa fra l’anfiteatro morenico di Rivoli e una serie di colline situate a oriente (fra cui, la collina di Superga). ... Firenze Comune della Toscana (102,4 km2 con 364.710 ab. nel 2008), capoluogo di provincia e della regione, situato a un’altezza media di 50 m s.l.m., all’estremità sud-orientale di un bacino intermontano, percorso dall’Arno, nel quale sorgono altre due importanti città: Prato e Pistoia. Il fiume, che divide ... Roma Città del Lazio, capitale della Repubblica Italiana; capoluogo di regione e di provincia (Comune di 1307,7 km2 con 2.718.768 ab. nel 2008). ● Il problema dell’etimologia del nome di Roma si era presentato già alla mente degli antichi, ma le soluzioni da essi offerte non reggono alla critica scientifica. ...
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    Enciclopedia on line
    Scrittore italiano e medaglia d'oro al v. m. (Firenze 1870 - Gorizia 1917). Ufficiale dell'esercito, i suoi racconti e romanzi nascono da intenti morali, sociali e politici che tuttavia non sopraffanno le qualità del narratore vivace (Tra il bianco e il nero, bozzetti e scarabocchi, 1898, relativi alla ...
  • BECHI, Giulio
    Enciclopedia Italiana (1930)
    Nacque a Firenze il 20 agosto 1870; intrapresa la carriera militare, a cui lo spingevano tradizioni familiari e appassionata vocazione, partecipò alle campagne d'Africa e poi - da ultimo col grado di colonnello - alla guerra mondiale. Il 28 agosto 1917, mentre muoveva all'assalto alla testa del suo ...
Vocabolario
tête-bêche
tete-beche tête-bêche 〈tèt bèeš〉 locuz. avv. e s. m., fr. [comp. di tête «testa» e bêche, contrazione dell’ant. fr. (à) beschevet «con la testa dell’uno ai piedi dell’altro» (comp. di bes- «due volte» e chevet «capezzale»)]. – Disposizione...
giùlio¹
giulio1 giùlio1 agg. [dal lat. Iulius]. – Appartenente alla gente Giulia, gente patrizia romana che, già illustre nel sec. 5° a. C., si inserì in seguito, soprattutto per opera di Cesare e di Augusto, nella leggenda delle origini troiane...
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