ACQUAVIVA (Acquaviva d'Aragona), Giulio Antonio
Figlio primogenito di Giosia e di una sorella di Iacopo Caldora, successe nel 1452 al padre nei titoli e nei feudi, che ampliò notevolmente dopo il suo matrimonio con Caterina Orsini del Balzo (1456). Affiancando la politica del suocero, Giovanni Antonio Orsini del Balzo, prese parte alla prima congiura dei baroni sconfiggendo presso il proprio feudo di S. Flaviano le milizie reali (22 luglio 1460), ma venne fermato, nello sfruttamento della vittoria, dalle forze di Giorgio Castriota Scanderbeg. Passato poi all'assedio di Troia e quindi di Andria, insieme con Niccolò Piccinino si sforzò di piegare, invano, la resistenza di Francesco del Balzo, padre di Raimondello e fedele a Ferrante. Riuscita la conquista di Andria, fu però sconfitto a Troia (1462); morto poi il suocero (1463), capo ed organizzatore della rivolta, egli passò (1464) improvvisamente dalla parte del re Ferrante, al quale da allora in poi serbò fede fino alla morte. Ferrante lo accolse con ogni onore, concedendogli più tardi (30 apr. 1469) la restituzione di Atri e Teramo, che erano state tolte a suo padre Giosia. Nel 1473 ebbe l'incarico di accompagnare a Ferrara Eleonora d'Aragona, che andava sposa ad Ercole d'Este. L'anno successivo fece parte del corteggio di Federico d'Aragona nel viaggio in Borgogna, per chiedere la mano di Maria, figlia di Carlo il Temerario; durante le feste per l'incoronazione di Giovanna d'Aragona (16 sett. 1477) accompagnò questa da Castelnuovo alla chiesa dell'Incoronata, ove doveva aver luogo la cerimonia.
Uomo d'arme di grande valore, Ferrante non mancò d'utilizzarlo ai fini della sua politica: l'A., partito nel luglio 1478 alla volta di Genova alla testa di una spedizione armata, in occasione della ribellione genovese contro gli Sforza, di lì attraverso la Lunigiana passò in Toscana con Roberto Sanseverino, combattendo sotto le mura di Pisa e passando poi a sostenere i Senesi ribelli contro Firenze (1479). In quello stesso anno, tornato a Napoli, ebbe l'onore di poter unire al nome del suo casato l'appellativo d'Aragona.
Occupata Otranto dai Turchi, l'A. fu a capo della prima spedizione di millecinquecento soldati mandata per recuperare la città (1480), ma, inseguendo i Turchi, che avevano operato una scorreria fuori Minervino nel sito S. Maria della Serra, cadde ucciso (febbraio 1481). La sua testa, troncata dal busto, fini come trofeo a Costantinopoli e non fu restituita ad alcun prezzo. Il corpo fu sepolto a Conversano, nella chiesa di S. Maria dell'Isola, in un grandioso monumento, opera di Giulio Barba da Galatina.
Fonti e Bibl.: Si veda specialmente la biografia che all'A, dedica L. Volpicella, Regis Ferdinandi I Instructionum liber, Napoli 1916, alle pp. 217 ss. (con indicazioni di fonti e di ulteriore bibliografia), che lo ricorda anche alle pp. 145, 215, 233, 371, 374, 385. Tra le opere pubblicate dopo quella del Volpicella si consulti E. Pontieri, Per la storia del regno di Ferrante I d'Aragona, re di Napoli, Napoli s. d., p. 83; Una cronaca napoletana figurata del Quattrocento, a cura di R. Filangieri, Napoli (s. d., ma 1956), pp. 35,42, 43 (illustrazione), 44, 46, 93, che ricorda specialmente la partecipazione dell'A, alla guerra di Otranto. Su quest'ultima in particolare e sulla importante attività dell'A, si veda, oltre a un cenno in V. Foucard, Otranto nel 1480 e nel 1481, in Arch. stor. per le prov. napol., VI (1881), p. 151, specialmente P. Palumbo, Gli Aragonesi alla guerra d'Otranto, in Riv. stor. salentina, III (1907), pp. 367-371.