ALESSIO, Giulio
Nacque a Padova da Iginio il 13 maggio 1853. Laureatosi in giurisprudenza nel 1874, insegnò per due anni negli istituti tecnici, poi, dal 1877 al 1878, fu incaricato dell'insegnamento dell'economia politica presso l'università di Padova, come supplente di A. Messedaglia. Nel 1888 ottenne la cattedra di scienza delle finanze e di diritto finanziario nella stessa università, ed esercitò anche la professione di avvocato. Fin dal 1880, intanto, era entrato nella vita politica, fondando, insieme con alcuni amici, il Circolo d'Italia (di tendenza progressista-democratica), tramutatosi poi in Società Cairoli e successivamente nell'Associazione democratica padovana liberale, rimasta in vita sino al 1924. Fu per lungo tempo consigliere comunale a Padova, tenendovi l'assessorato delle finanze. Eletto deputato di Padova nel 1897 per la XX legislatura, rimase alla Camera sino alla XXVI (1921-1924), appartenendo dapprima al gruppo radicale e iscrivendosi poi, nel corso della XXV (1919-1921), a quello della Democrazia sociale. Fu sottosegretario alle Finanze nel ministero Sonnino del febbraio-maggio 1906, detto dei "cento giorni", e vicepresidente della Camera nella XXIV Legislatura (1913-1919); fece parte, in sostituzione del presidente G. Marcora, del parlamento interalleato che si riunì a Parigi nel 1916 e a Londra nel 1918. Nel 1919, F. S. Nitti, che, per il veto dei popolari, non poté presentarlo candidato del governo alla presidenza della Camera, gli assegnò il dicastero delle Poste e Telegrafi, come titolare del quale l'A. attuò la riforma Fera-Chimienti, mantenendo un energico atteggiamento nei confronti del personale in agitazione. Ministro dell'Industria e Commercio con Giolitti tra il giugno 1920 e il luglio 1921, fece adottare una nuova tariffa doganale più protettiva e si adoperò anche per togliere le limitazioni e i controlli al commercio interno stabiliti durante il periodo bellico. Infine, fu ministro di Grazia e Giustizia nel secondo ministero Facta (agosto-ott. 1922). In questo periodo, nel congresso demosociale di Roma e in contatto con Giolitti e Orlando, cercò invano di salvare l'unità del gruppo della Democrazia. Come ministro di Grazia e Giustizia, denunziò la serie di violenze compiute dai fascisti e, insieme con G. Amendola e P. Taddei, la notte precedente la marcia su Roma (28 ott. 1922), consigliò la proclamazione dello stato d'assedio, che però non ebbe l'assenso regio.
Deciso avversario del fascismo e, per questo, perseguitato nei primi rempi della dittatura, firmò nel novembre 1924, con G. Amendola, I. Bonomi, P. Calamandrei, G. de Ruggiero, C. Sforza e molti altri, il manifesto di fondazione dell' "Unione nazionale delle forze liberali e democratiche", che si proponeva una risoluta opposizione al regime fascista. L'A. fu anche tra i firmatari del manifesto di B. Croce (aprile 1925), in risposta a quello fascista di G. Gentile. Intanto, poté egualmente dedicarsi all'insegnamento universitario (dal 1920 insegnava economia politica) e all'esercizio dell'avvocatura, ma non sfuggì all'arresto nell'aprile 1928, in una vasta retata fascista occasionata dall'attentato al re avvenuto in quel mese. Insegnò sino al 1928, e nel 1934 fu tra i dieci accademici dei Lincei che si rifiutarono di prestare giuramento alle "istituzioni". Malgrado l'età avanzata, continuò a studiare e a preparare una grossa opera sullo Stato italiano, che vide la luce poco prima della morte, avvenuta a Padova il 19 dic. 1940.
Tra le sue opere principali: Saggio sul sistema tributario in Italia e suoi effetti economici, I, Le imposte dirette, II, Le imposte indirette e le tasse, Torino 1883-87; Studi sulla teorica del valore del cambio interno, Torino 1890; La rivalutazione della lira, Milano 1926; Lo Stato italiano, I, La formazione del carattere del popolo, II, Le istituzioni politiche prima della guerra mondiale, Città di Castello-Bari 1939; La crisi dello stato parlamentare e l'avvento del fascismo, Padova 1946 (ma scritto nel 1928).
Bibl.: V. Bonfigli-C. Pompei, I 535 di Montecitorio, Roma 1921, pp.10-11; C. Sforza L'Italia dal 1914 al 1944 quale io la vidi, Roma 1944, p. 124; M. Fanno, G. A., in Annuario dell'univ. degli studi di Padova, 1945-46, pp. 185- 196 (commemorazione del 30 marzo 1946); Prefazione dei figli dell'A. a: G. Alessio, La crisi dello stato parlamentare, Padova 1946; A. Gavagnin, Vent'anni di resistenza al fascismo, Torino 1957, pp. 124, 270; L. Salvatorelli-G. Mira, Storia d'Italia nel periodo fascista, Torino 1956, pp. 111, 140, 212, 213, 217, 327, 498; G. De Rosa, Storia del partito Popolare, Bari 1958, pp. 127, 134 n., 215, 225 n., 287 s., 288 n., 290.