ALENIS (Aleni), Giulio (in cinese Ai Ju-lüeh ssu-chi)
Nacque di nobile famiglia a Brescia nel 1582. Entrato in noviziato nella Compagnia di Gesù a Novellara il 10 nov. 1600, studiò filosofia dal 1602 a Parma, dove insegnava l'illustre matematico Giuseppe Biancani e donde scrisse, il 16 maggio 1603, al generale chiedendo d'essere mandato alle missioni, nel Perù o altrove. Nel 1606 insegnava lettere umane a Bologna. Il 3 dic. 1607 si trovava al Collegio Romano, la sua provincia essendo esuberante di soggetti in seguito all'espulsione dai domini veneti per l'interdetto di Paolo V (Arch. Rom. Soc. Iesu, Veti. 6, f. 25 v); e tornò a sollecitare dal generale l'invio alle missioni. L'Acquaviva, il 30 ag. 1608, accogliendo la sua domanda, partecipava al p. Castorio, provinciale della provincia veneta, la scelta dell'A. per le missioni delle Indie Orientali (loc. cit., f. 74 v).
L'A. fu inviato a Lisbona e di lì nel 1609, insieme con Francesco Sambiasi, cosentino, e Pietro van Spiere, fiammingo, proseguì per la Cina, dove il p. Matteo Ricci da qualche anno andava sollecitando l'invio di padri dotti in matematica e astronomia da adoperare nella correzione del calendario cinese richiesta dalla corte di Pechino. Nel gennaio 1610, a Salsette (India), osservò un'eclisse di luna, di cui diede relazione in una lettera ad Antonio Magini (A. Favaro, Carteggio inedito..., p. 348). Trovando chiuso l'ingresso alla Cina, l'A. restò a Macao, applicato all'insegnamento delle matematiche nel collegio. L'anno successivo tentò, insieme con van Spiere, d'entrare in Cina. Tradito dal pilota della barca, fu, col compagno, arrestato e sottoposto a una taglia di 140 scudi d'oro. A Macao, dove fece ritorno, ebbe allora l'incarico di maestro dei novizi. Poté penetrare in Cina soltanto nel 1613: fu a Pechino, a Shangai, a Yangchou nella provincia di Kiangsu, dove convertì un mandarino di grande autorità, divenuto poi uno dei più validi sostenitori della sua opera di apostolato. Altro appoggio egli trovò in Yeh T'ai-shan, dal 1607 cancelliere dell'Impero, il quale, pur legato alla religione tradizionale, per la stima e l'amicizia che ebbe per il Ricci e per l'A., favori l'incremento del cattolicesimo in Cina e s'adoperò a mitigare gli effetti della persecuzione iniziatasi nel 1616 contro i missionari, denunziati come pericolosi alla sicurezza dello stato.
Anche nel corso della persecuzione l'A. continuò a svolgere la sua attività missionaria: da Hangchou, il 15 ag. 1619, in una lettera al fratello, annunziava d'aver impartito in quell'anno duecentosessantacinque battesimi.
Godendo appunto di potenti protezioni, nel 1624 intraprese l'evangelizzazione del Fukien, di cui percorse, con particolare predilezione, il territorio. Una mirabile comunità, forse la più bella di tutta la Cina, eresse a Changshu, nella provincia di Nanchino.
Nel 1638, l'arrivo da Formosa, allora in fiera rivalità col Fukien, di alcuni missionari domenicani e francescani, che sollevarono anche la questione dei riti cinesi, suscitò la reazione degli indigeni. Ridestatasi la persecuzione, l'A., con gli altri gesuiti, si ritirò a Macao; richiamato nel Fukien il 14 giugno 1639 dal nuovo governatore Ko las-Chan, suo amico, vi rimase fino alla conquista tatara. Tagliato a mezzo dall'invasione il territorio dell'Impero, l'A., nel 1641, fu nominato vice provinciale della Cina meridionale. Quando la dinastia Ming venne travolta (1644) e si riaccese più violenta la persecuzione, egli, amichevolmente avvertito, poté rifugiarsi presso Yen-p'ing, dove morì il 3 agosto 1649.
Se fra tante difficoltà l'A. poté esplicare un'opera feconda di risultati, ciò si deve, oltre che alle sue doti veramente non ordinarie di missionario, anche alla grande stima che circondò le sue opere a stampa in lingua cinese (della quale ebbe un perfetto dominio) e alla sua fama di uomo dotto in ogni ramo delle scienze. Gli fu dato il titolo di "Confucio dell'Occidente" e in vero egli fu il più dotto europeo che, dopo il Ricci, mettesse il piede nella Cina. Lasciò molte opere di argomento religioso, filosofico, scientifico e storico.
Opere religiose: Mi-sa chi-i, Fuchou 1629 (sulla s. Messa); Tien-chu chiang-sheng yenhsing chi lizeh, Pechino 1635 ("Vita di Gesù Cristo salvatore secondo i Vangeli"), di cui usci una importante edizione illustrata con incisioni dei Wierx, riprodotte dal Liber imaginum di J. Nadal da artisti indigeni; Shengchiao ssu tzu ching wen ,Pechino 1642 ("Compendio della dottrina cristiana"), con canti musicati; Sheng-ti yao-li, Fuchou 1644, e Ti tsui cheng kui, s.l. né d. ("Sui sacramenti della Eucaristia e della Penitenza").
Opere filosofiche: Hsing hsizeh ts'u shu, Hangchou 1623 ("Della natura umana"); San shan lfzan hsUeh chi, ibid. 1625 (e Dottrina delle tre montagne, dialoghi col Dr. Yé ,); IVan yu chen yD'an, Pechino 1628 ("Della vera origine di tutte le cose"); Wu shih yen, Fukien 1645 ("Cinquanta sentenze"), in parte del Ricci, in parte dell'Alenis.
Opere scientifiche: Chili fang wai chi, Hangchou 1623 ("Geografia dei paesi non tributari [della Cina]"), tra le opere scientifiche dell'A. una delle più vaste e importanti; era stata ordinata dall'imperatore Wan-li ai padri Sabatino de Ursis e Diego Pantoia, come illustrazione del mappamondo di Matteo Ricci; l'A. riprese l'abbozzo e lo condusse a termine, in sei volumi, ciascuno corredato di una carta geografica; Hsi ho fan, Hangchou 1623 ("Sui progressi delle scienze in Europa"), in otto volumi; Ching hsüeh pei sung chu chieli , ibid. 1623 (illustrazione di una celebre stele di Si-an fu); Chi ho yao fa, s.l. 1631 ("Trattato di geometria elementare", in quattro volumi; Hsi fang wen ta, Chinchiang 1637 (e Dialoghi sugli usi e costumi del mondo occidentale"); Wang kuo chtzan chiu ("Planisferio in due grandi fogli"), illustrato con centocinquantatré ideogrammi, concepito forse come corredo alla sua geografia universale. Segue le grandi linee del mappamondo del Ricci, ma tiene conto delle posteriori scoperte geografiche. Se ne conoscono due edizioni, una del 1623, l'altra, aggiornata, forse del 1644. Non manca chi vorrebbe farne risalire tutto il merito al Ricci, ma Caraci e Muccioli opinano che e la carta del 1623 sia stata concepita dall'Aleniss.
Opere storiche: Li Ma-t'ou hsing shih, Pechino 1620 ("Vita del signor Matteo Ricci del Grande Occidente"); Yang Ch'i-yüan hsing lüeh, s.l. né d. ("Vita del Dr. Yang"); Chang Mi-k'o i chi, s.l. nè d. ("Vita del Dr. Michele Chang").
Quasi tutte le opere dell'A. hanno avuto numerose edizioni, e quelle scientifiche e letterarie sono incluse nelle più pregiate collezioni della letteratura cinese. Delle prefazioni encomiastiche, scritte da mandarini e dotti cinesi, è stato fatto un volume: Hsi ch'ao ch'ung cheng chi, Tousewe 1877. Pochi hanno contribuito tanto quanto l'A. a volgarizzare la cultura europea in Oriente. Nella Storia di Ming, sull'attività dell'A. e degli altri gesuiti italiani si attesta: "I libri da loro editi contengono in maggioranza cose che i cinesi non sapevano".
Fonti e Bibl.: Catalogo delle opere dell'A.: Arch. Rom. Soc. Iesu, Ven. 37, f. 231; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, I, Bruxelles-Paris 1890, coll. 157-160;VIII, ibid. 1898, col. 1603; H. Cordier, Bibliographie des ouvrages publiés en Chine par les Européens, Paris 1901, pp. 1-5;R. Streit, Bibliotheca Missionum, V, Aachen 1929, pp. 698-702 e Indice delle persone, p.1014; L. Pfister, Notices biographiques et bibliographiques sur les Yésuites de l'ancienne Mission de Chine. 1552-1773, I, Shanghai 1932, pp. 131-136.
Fonti: Lettere annue della Compagnia di Gesù a. 1617, Napoli 1621; a. 1621, Roma 1625 e 1627; a. 1624, Roma 1628; a. 1636 (F. Furtado, Informatio antiquissima, Paris 1700); L. Pérez, Fr. Francisco de Jesús Escalona y su relación de China, in Archivum Francisc. Hist., VIII (1915), pp. 558-591; IX (1916), pp. 184-218 (il cap. 8o riguarda l'A.); R. Streit, op. cit., V, pp. 763-766, 776-778; P. D'Elia, Fonti Ricciane, 3 voll., Roma 1943-44, passim.
Notizie biogr.: D. Bartoli, Dell'historia della Compagnia di Gesù: La Cina. Terza parte dell'Asia, Roma 1663, pp. 593 s., 643-645, 789-792, 805-814; G. Cordara, Historiae Soc. Iesu pars sexta, Romae 1750-59, specialm. l. X e XVII; G. A. Patrignani, Menologio... d'alcuni religiosi della Compagnia di Gesù, III, Venezia 1730, memorie d'agosto, pp.28-32; L. Pfister, op. cit., pp. 126-131; varie biografie in lingua cinese.
Studi particolari: A. Favaro, Carteggio inedito di Ticone Brahe, Giovanni Keplero e di altri celebri astronomi e matematici dei secoli XVI e XVII con Giovanni Antonio Magini, Bologna 1886, pp. 347-349; H. Bernard, Les étapes de la catshographie scientifique pour la Chine,in Monumenta Serica, I (1935-36), pp.428-477; G. Caraci e M. Muccioli, Il mappamondo cinese del P.G.A., in Bollett. d. R. Soc. geogr. ital., s. 7, III (1938), pp. 385-426; P. D'Elia, Le origini dell'arte cristiana cinese,1583-1640, Roma 1939, pp. 37, 121 ss.; Id., L'Italia alle origini degli studi sulla Cina, in Nuova Antologia, LXXVII (1942), vol. 422, pp. 148-160; Id., Poeti cinesi in lode dei missionari gesuiti italiani del Seicento, in La Civiltà Cattolica, XCVIII, 4 (1947), pp. 560-569; Id., Galileo in Cina, in Analecta Gregoriana, XXXVII, Romae 1947, pp. 29-33; G. Tucci, Italia e Oriente, Roma 1949, p. 122 (corr. Alani); P. D'Elia, Le "Generalità sulle scienze occidentali" di G. A., in Riv. degli studi orientali, XXV (1950), pp. 58-76; M. Santambrogio, Il Confucio dell'Occidente, in Memorie storiche della diocesi di Brescia, XXVII (1950), pp. 58-76.