MAFFEI, Giuliano (Giuliano da Volterra)
Originario di Volterra, nacque nel novembre-dicembre del 1434 secondo la lapide sepolcrale di S. Pietro in Montorio, a Roma, dalla quale risulta morto nel giugno 1510 all'età di 75 anni e sette mesi.
L'appartenenza del M. alla famiglia volterrana non è certa: nei documenti è quasi sempre indicato solo come Giuliano da Volterra e di lui non si riscontra alcuna traccia nelle genealogie e nei documenti familiari. L'unico indizio che provi tale appartenenza è lo stemma sul sepolcro del M.: nel primo e nel quarto spartito un leone rampante con un ramo di rosa fiorito nella zampa (stemma dei Caffarelli), nel secondo e nel terzo un mezzo cervo rampante (stemma dei Maffei).
Dato che il M. entrò adolescente nell'Ordine dei minori conventuali, è probabile che abbia studiato ed emesso i voti a Volterra, nel convento annesso alla chiesa di S. Girolamo, la cui costruzione era stata portata a termine nel 1445. Scarse le notizie relative all'attività nell'Ordine, in cui avrebbe professato l'insegnamento della filosofia e della teologia nella provincia toscana. Falconcini lo dice prediletto discepolo di Francesco Della Rovere, che, prima di divenire papa col nome di Sisto IV, fu maestro generale dei conventuali dal 1464 al 1469. Alle figure di cardinali protettori lo collega la letteratura dell'Ordine: il Bessarione (protettore dal 1458 al 1472), Pietro Riario (dal 1472 al 1474), Giuliano Della Rovere (poi Giulio II, dal 1474 al 1503). Quest'ultimo lo propose per il vescovato di Forlimpopoli e poi di Bertinoro. L'iscrizione sepolcrale conferma che avrebbe aiutato negli studi il Bessarione; secondo Falconcini durante il papato di Eugenio IV il M. faceva parte dell'Accademia di teologi ed eruditi che si riuniva attorno al cardinale e conosceva perfettamente il greco.
Il M. fu consacrato vescovo di Bertinoro il 24 genn. 1477 (Arch. segreto Vaticano, Camera apostolica, Obligationes et solutiones, 83, 46); ma Alva y Astorga retrodata la nomina al 24 genn. 1476, con la bolla Ecclesiarum utilitati. Resse la diocesi fino al 31 marzo 1505 e rimase in sede fino al 29 aprile successivo. Durante il suo governo l'antico oratorio di S. Caterina fu riconsacrato solennemente il 6 sett. 1489 dal vescovo di Sarsina Antonio de' Monaldi come chiesa cattedrale, dopo il trasferimento della sede episcopale da Forlimpopoli a Bertinoro.
Nei documenti notarili relativi alla diocesi, il nome del M. è citato solo in apposizione a quello dei suoi vicari; questo fa supporre che egli sia stato ben poco presente in sede. Nel 1483 Sbaraglia lo segnala a Roma in qualità di penitenziere maggiore e vicario generale di Giuliano Della Rovere, da quell'anno passato dalla diocesi di Sabina a quella di Ostia e Velletri. In realtà, il M. rivestiva solo la carica di reggente, mentre penitenziere maggiore era il Della Rovere, come conferma la sua firma tra il 1479 e il 1480 sotto il nome di "Iulianus episcopus Sabinensis", titolo di cui il Della Rovere si fregiò dal 1479 al 1483. L'iscrizione sepolcrale conferma la sua reggenza della Penitenzieria apostolica per venticinque anni ed è lo stesso M. a precisare la data di inizio del suo ufficio, in un documento del 1497: "Et ego, qui fere decem et octo annis officium gubernavi" (Göller, II, 2, p. 33). Avrebbe quindi inaugurato la reggenza della Penitenzieria nel 1479 circa. In Le suppliche alla Sacra Penitenzieria apostolica, dove sono riportate tutte le suppliche indirizzate alla Penitenzieria dalla diocesi di Como dal 1438 al 1484, fino al maggio 1480 risulta reggente Antonio Maria Parentucelli, vescovo di Luni, mentre il M. compare per la prima volta in tale carica il 22 sett. 1478, ma dal giugno 1480 in poi c'è solo la sua firma. Salonen (p. 79) indica come date della sua reggenza gli anni tra il 1477 e il 1505.
La funzione di reggente della Penitenzieria portava il M. a esaminare migliaia di suppliche provenienti da tutto il mondo cristiano, cosa che dava un respiro internazionale alla carica, che presupponeva conoscenze giuridiche almeno nel campo del diritto canonico (alcuni casi di suppliche firmate dal M. in The Roman Curia(). I molti casi di cui il M. si occupò testimoniano un impegno costante, che spiega anche la sua probabile scarsa presenza in diocesi.
Quando divenne papa col nome di Giulio II, Giuliano Della Rovere trasferì il M. - che secondo Falconcini venerava come un padre - all'arcivescovato di Ragusa (Dubrovnik), che il M. tenne dal marzo o aprile 1505 alla morte, ma, a quanto risulta, non risiedendo mai nella diocesi. Sempre Falconcini riporta che Giulio II pensava di crearlo cardinale, ma non mise in atto il proposito perché il M. versava in cattive condizioni di salute: era semicieco e molto malandato.
Il M. fu anche prefetto della Biblioteca Vaticana, formalmente dal 5 giugno 1504 al 1510, ma Bignami Odier (p. 27) dubita del mantenimento delle effettive funzioni di prefetto dopo il 23 giugno 1505. Probabilmente mentre rivestiva questa carica donò alla Biblioteca Vaticana il codice Vat. lat. 1494, miscellanea contenente opere di vari autori (Pier Candido Decembrio, Benvenuto dei Rambaldi da Imola, L. Anneo Floro, un commento di Leonardo Bruni ad Aristotele, M. Tullio Cicerone, Antonio Agli vescovo di Volterra, Aurelio Vittore, vari commenti di Leonardo Bruni) di mano di diversi copisti. Tuttavia, poco chiare, secondo Bignami Odier (p. 27), sono le sue reali mansioni. Nei registri di prestito, il 25 sett. 1505 non si firma col titolo di bibliotecario, ma con quello di vescovo di Ragusa; anche la formula che usa, "nomine" anziché "ex mandato" o "ex commissione", non è propria del bibliotecario. In apparenza Giulio II lo privò dell'ufficio, forse per le ricordate ragioni di salute, ma Tommaso Fedra Inghirami lo sostituì ufficialmente solo dopo la sua morte.
Da una provvisione del 26 giugno 1510 (Volterra, Arch. storico comunale, A nera, 68, c. 154v) risulta che il M., dimorando in Roma, stabilì che si realizzassero a sue spese i gradini o scaloni in pietra di piazza S. Francesco in Volterra. Dovette essere uno dei suoi ultimi atti, perché morì a Roma nel giugno 1510.
Il monumento sepolcrale di S. Pietro in Montorio fu fatto erigere dal cardinale Marco Vigerio, francescano conventuale, che nell'epigrafe lo definì "amicus frater et contubernalis iucundissimus".
Le fonti concordano nel definire il M. dottissimo in teologia e filosofia, e in grande stima di Sisto IV, di Giulio II, dei cardinali Bessarione e Vigerio, ma di lui non è rimasto alcuno scritto. è probabile che l'intenso impegno di reggente della Penitenzieria lo abbia coinvolto al punto da distoglierlo da scritti impegnativi. Sbaraglia avanza l'ipotesi che suoi eventuali lavori siano rimasti presso il Bessarione.
Fonti e Bibl.: L. Schrader, Monumentorum Italiae quae hoc nostro saeculo et a Christianis posita sunt, Helmstadii 1592, pp. 167 s.; P. de Alva y Astorga, Indiculus bullarii seraphici, II, Romae 1655, p. 83; B. Falconcini, Vita del nobil'uomo e buon servo di Dio Raffaello Maffei, detto il Volterrano, Roma 1722, pp. 11-13, 21; G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium Ordinum S. Francisci a Waddingo, aliisve descriptos, Romae 1806, p. 476; P. Amaducci, Origini e progressi dell'episcopato di Bertinoro in Romagna, Ravenna 1905, pp. 151 s., 170; E. Göller, Die päpstliche Pönitentiarie von ihrem Ursprung bis zu ihrer Umgestaltung unter Pius V., Rom 1911, II, 1, p. 58; II, 2, pp. 33, 191; L. Wadding, Annales minorum, XV, 1492-1515, Ad Claras Aquas 1933, p. 353; M. Bertola, I due primi registri di prestito della Biblioteca apostolica Vaticana, codici Vaticani latini 3964, 3966, Città del Vaticano 1942, pp. 61 n. 7, 87 n. 1; P. Paschini, Una famiglia di curiali: i Maffei di Volterra, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, VII (1953), pp. 340 s.; D. Redig de Campos, L'ex-voto dell'Inghirami al Laterano, in Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di archeologia, XXIX (1958), p. 175 n. 14; J. Ruysschaert, Recherches des deux bibliothèques romaines Maffei des XVe et XVIe siècles, in La Bibliofilia, LX (1958), p. 308 n. 3; J. Bignami Odier, La Bibliothèque Vaticane de Sixte IV à Pie XI, Città del Vaticano 1973, pp. 27, 39, 322, 348; M. Bocci, Il Monte Pio Volterrano, in Rassegna volterrana, LXX (1994), p. 149; A. Marrucci, I personaggi e gli scritti. Dizionario biografico e bibliografico di Volterra, in Dizionario di Volterra, III, Volterra 1997, pp. 1098 s.; J. Neralic, Prirucnik za istrazivanje hrvatske povijesti u tanjnom vatikanskom arhivu od ranog srednjeg vijeka do sredine XVIII. stoljeca, schedario Garampi (Manuale per la ricerca sulla storia croata nell'Archivio segreto Vaticano dall'Alto Medioevo alla metà del XVIII secolo, Schedario Garampi), Zagreb 2000, pp. 544, 581, 586; K. Salonen, The Penitentiary as a well of grace in the late Middle Ages: the example of the province of Uppsala 1448-1527, Helsinki 2001, pp. 79, 81, 91; The Roman Curia, the Apostolic Penitentiary and the "partes" in the later Middle Ages, a cura di K. Salonen - C. Krötzl, Roma 2003, pp. 127, 176-178, 196 s.; Le suppliche alla Sacra Penitenzieria apostolica provenienti dalla diocesi di Como (1438-1484), a cura di P. Ostinelli, Milano 2003, pp. 459-533; Hierarchia catholica, II, pp. 61, 110; III, p. 281.