GIANNINI, Giuliano
Non si conoscono il luogo e l'anno di nascita di questo medaglista, probabilmente di origine fiorentina, attivo nella seconda metà del XVI secolo.
Della sua formazione artistica e di una sua eventuale attività in Italia non si sa nulla. Le uniche notizie che possediamo riguardano alcune testimonianze documentarie e un gruppo di medaglie recanti la firma "Iuliano F. F." e "Iulian. (o Iul.) G. F.", realizzate nei Paesi Bassi alle dipendenze dei governatori spagnoli che vi si succedettero sotto il regno di Filippo II, negli anni compresi tra il 1559 e il 1592.
È probabile che il G. fosse giunto nei Paesi Bassi come militare alla corte di Margherita d'Austria, figlia naturale di Carlo V, moglie del duca di Parma Ottavio Farnese e governatrice dei Paesi Bassi dal 1559 al 1567, presso la quale non tardò ad affermarsi come medaglista. In una lettera del 14 genn. 1560, scritta dal capitano Francesco De Marchi, esperto di architettura militare, consigliere e segretario di Margherita nonché uomo di fiducia di Ottavio Farnese, si parla di "uno fiorentino" intento a realizzare in quel periodo una medaglia con l'effigie della governatrice, commissionata dallo stesso De Marchi (Ronchini, p. 4; Rossi, p. 344); quest'ultimo si riservava inoltre di farla realizzare anche in argento e oro se fosse riuscita bene (Ronchini, pp. 3 s.; Meijer, pp. 181 n. 27, 228).
A partire da Rossi (1888), seguito da Heiss (1892), Forrer (1904), e Meijer (1988), la medaglia menzionata nella lettera del 1560 è stata identificata con l'esemplare rispettivamente illustrato e citato in Litta (1868) e Armand (1883) recante sul diritto il ritratto di Ottavio Farnese e la firma "Iulian. F.". Lo specimen illustrato da Litta consente di attribuire al G. altri tre esemplari, non firmati, conservati a Vienna, Londra e Bruxelles, che presentano una sola faccia modellata con l'effigie di Margherita. L'esemplare di Vienna (Kunsthistorisches Museum, Münzkabinett) - analogamente a quelli in piombo, di qualità inferiore, di Londra (British Museum, Department of coins and medals) e di Bruxelles (Bibliothèque royale Albert I.er, Cabinet des médailles) - può comunque essere riferito alla fase iniziale del governatorato di Margherita, in considerazione dell'età dimostrata dalla sua immagine. All'origine di questa effigie è il ritratto ufficiale di Margherita raffigurata di tre quarti, il volto rinserrato tra cuffia e gorgiera, dipinto tra il 1559 e il 1562 da Anthonis Mor van Dashorst (Berlino, Gemäldegalerie).
Al G. può essere riferita anche una piccola medaglia con la stessa effigie (Vienna, Kunsthistorisches Museum, Münzkabinett; Madrid, Museo arqueólogico; Bruxelles, Bibliothèque royale Albert I.er, Cabinet des médailles), recante sul verso un prato di margherite illuminato dal sole e la legenda "Ut inter sidera".
Un'altra medaglia, datata 1567, presenta sul recto un profilo della governatrice, molto simile al precedente, contornato da una legenda con nome e titoli; a esso fa riscontro un verso, recante l'anno, in cui è rappresentata una sorta di doppio tempio che ospita una figura femminile armata, sormontato dal motto "Belgici tutela". Oltre a quello in argento conservato a Bruxelles (Cabinet des médailles), recante la firma "Iul. G. F. F.", esistono almeno altri tre esemplari di questa immagine di Margherita custoditi a Londra (British Museum) e, ancora una volta, a Bruxelles, sia in argento, sia in bronzo, di qualità diversa.
Il significato della medaglia è chiaramente legato al ruolo della governatrice, baluardo della fede cattolica nei Paesi Bassi. È anche possibile che la curiosa struttura del tempio sul verso sia il risultato dell'adozione, tra le imprese farnesiane, dell'immagine classico-romana del doppio tempio dedicato alla Virtù e all'Onore (due corpi costruiti con ingresso comune uno dietro l'altro) inventata per il cardinale Ranuccio Farnese già all'inizio del 1563, con palese riferimento all'idea che per essere onorati occorra prima essere virtuosi (J. Bradley, The life and works of Giulio Clovio…, London 1891, pp. 176 s.).
Nel 1567 a Margherita succedette il duca d'Alba, Ferdinando Álvarez de Toledo, responsabile della fase più feroce della repressione spagnola. Una lettera di De Marchi, datata 2 nov. 1567, descrive due medaglie realizzate da "mastro […] Giuliano Fiorentino" con sul dritto l'effigie del nuovo governatore e, sul rovescio, due raffigurazioni allegoriche del ruolo esercitato dal duca come difensore della religione e responsabile della sottomissione delle province ribelli: sul verso della prima compare un uomo armato con ai piedi il Brabante e le Fiandre nell'atto di porgergli le chiavi; sul rovescio della seconda è raffigurato un tempio con una donna in procinto di cadere, simbolo della "Fiandra che cadeva, cioè la religione", mentre il duca le porge la mano per sorreggerla. Al momento non si conoscono esemplari uguali a quelli descritti da De Marchi, il quale esprime anche aspri giudizi sull'operato del successore di Margherita (Rossi, pp. 342 s.). Esistono tuttavia almeno due medaglie, custodite a L'Aia (Gabinetto reale delle monete) e a Washington (National Gallery of art, Kress Collection), in cui è vigorosamente ritratto il duca d'Alba; rispetto alle medaglie descritte da De Marchi esse presentano sul rovescio la raffigurazione di Pallade incoronata dalla Vittoria, assisa su di un carro trainato da due civette, su cui piovono fiori, e la legenda "Religionem et obedientiam redintegravit". Si tratta di esemplari, privi di firma, datati all'esergo 1568, che possono essere attribuiti al G. in base alla testimonianza di Pinchart, il quale descrive uno specimen dello stesso tipo recante l'iscrizione "Iulian. G. F.".
L'impresa allude naturalmente alla restaurazione, per opera del duca, della religione cattolica e dell'ordine. Le civette, emblema di saggezza, sono tradizionalmente ritenute un riferimento alla prudenza con la quale il duca aveva sconfitto il principe Guglielmo di Orange-Nassau, capo dei ribelli, nel 1578. Secondo Forrer (p. 260) la medaglia di Washington risale intorno agli anni Ottanta del secolo. È comunque possibile che questa versione sia successiva a quelle descritte da De Marchi (Van Loon, p. 123).
Al G. sono attribuite anche due medaglie eseguite per Alessandro Farnese, figlio di Margherita, governatore generale nei Paesi Bassi meridionali e successore, nel 1578, di Giovanni d'Austria. La prima medaglia firmata "Iulian. F. F." deve necessariamente essere stata ideata e realizzata dopo il conferimento ad Alessandro dell'Ordine del Toson d'oro successivamente alla presa di Anversa del 1585 e prima della sua successione al padre Ottavio nel Ducato di Parma, nel 1586. Sul dritto il Farnese è infatti raffigurato barbato, munito di corazza e con il collare dell'Ordine, mentre la legenda ("Alexander Farnesius") non fa menzione del titolo ducale. A questo fa riscontro un rovescio che ricorda l'assedio di Maastricht del 1579 con un'immagine a volo d'uccello della città fortificata e delle truppe schierate, sormontata dalla legenda "Invitus Invitos" in riferimento alla vittoria ottenuta distruggendo, a malincuore, la città (ibid., p. 265). Di tale medaglia esiste almeno un esemplare nel fondo di provenienza farnesiano-borbonica del Museo di Capodimonte di Napoli.
La seconda medaglia, firmata "Iuliano F. F.", si trova anch'essa, almeno in un esemplare, nel fondo farnesiano-borbonico di Capodimonte ed è, come l'esemplare precedente, dedicata alla presa di Maastricht; fu eseguita sicuramente dopo il 1586, poiché il Farnese è indicato con il titolo di duca e presenta sul rovescio una veduta prospettica del lato meridionale della città con in primo piano l'accampamento degli assedianti, sormontata dalla legenda "Invitus Invitos" e al centro il nome "Maastrehc".
Al G. sono attribuite altre due medaglie sia per motivi di stile, sia in base alle indicazioni di Pinchart. La prima, datata 1585, è dedicata alla presa di Anversa da parte di Alessandro Farnese, e reca sul rovescio la legenda "Sive pacem sive bella, geras" intorno a rami di olivo e di palma, in riferimento alle azioni del condottiero sia in pace, sia in guerra. La seconda, datata 1592, è una medaglia ritratto di Filippo II, derivante da quella eseguita per il sovrano dall'italiano Giampaolo Poggini (Forrer, p. 260).
In una lettera autografa dell'ottobre del 1599 (Pinchart, p. 340) il G. fa ricorso alla Camera dei conti del Brabante per ottenerne un sostegno finanziario in quanto malato e anziano e dichiara di essere stato al servizio dei governanti del paese per diciotto anni. È probabile che il G. sia morto poco dopo questa data.
La produzione artistica del G., molto più di quella di contemporanei illustri come J. Jonghelinck o P. e L. Leoni, può essere letta quasi come diretta emanazione della volontà di autocelebrazione e autoperpetuazione dei suoi altolocati e potenti committenti. D'altronde il coinvolgimento nel vivo degli accadimenti storici fu molto forte per i medaglisti del XVI secolo, che nel realizzare medaglie dovettero operare necessariamente all'interno di una struttura complessa come una fonderia o di un'organizzazione di produzione, come la Zecca, che è per sua natura emanazione diretta di un potere costituito o comunque dotato dei mezzi per battere moneta. Non va dimenticato che è questa l'epoca di più ampia produzione di medaglie e placchette realizzate ed esibite in segno di adesione sia dai protestanti olandesi e dai ribelli di varia estrazione (gueux), sia dai cattolici filospagnoli.
Fonti e Bibl.: A. Ronchini, Cento lettere del capitano F. De' Marchi (1490-1575) bolognese, conservate nell'Archivio di Parma, I, Parma 1864, pp. 3 s., 7; A. Caro, Lettere familiari, a cura di A. Greco, III, Firenze 1957, p. 145; G. Van Loon, L'histoire métallique des XVII provinces des Pays-Bas depuis l'abdication de Charles V jusqu'à la paix de Bade en 1716, I, Den Hague 1732, pp. 38, 123, 265; A. Pinchart, Recherches sur la vie et les travaux des graveurs en médailles, de sceaux et de monnaies des Pays-Bas, Bruxelles 1858, pp. 30, 340, 349-352; A. Armand, Les médailleurs italiens des quinzième et seizième siècles…, Paris 1883, I, pp. 290 s.; III, pp. 140, 254; U. Rossi, Francesco Marchi e le medaglie di Margherita d'Austria, in Rivista italiana di numismatica, I (1888), pp. 333-350; A. Heiss, Les médailleurs de la Renaissance. Florence et la Toscane, IX, Paris 1892, pp. 81-87; L. Forrer, A Biographical Dictionary of medallists, II, London 1904, pp. 260 s.; K. von Fabriczy, Medaillen der italienischen Renaissance, Leipzig 1903, pp. 91 s., fig. 163; J. Simonis, L'art du médailleur en Belgique, II, Bruxelles 1904, pp. 146 s.; A. De Rinaldis, Medaglie de' secoli XV e XVI nel Museo nazionale di Napoli, Napoli 1913, pp. 132 s.; F. Álvarez Ossorio, Catálogo de las medallas de los siglos XV y XVI, Madrid 1950, pp. 97 s., n. 136; G.F. Hill - G. Pollard, Renaissance medals from the Samuel H. Kress collection at the National Gallery of art, London 1967, p. 123 n. 639; G. Pollard - G. Mauri-Mori, Medaglie e monete, in I Quaderni dell'antiquariato, II (1981), 10, p. 36 fig. 3; B.W. Meijer, Parma e Bruxelles. Committenza e collezionismo farnesiani alle due corti, Parma 1988, pp. 136-139, 172 s., 177, 181, 228, 231, nn. 27-31, 59; L. Traversi, Aspetti della ritrattistica di Margarita d'Austria (1522-1586) tra pittura, medaglistica e stampa, in Bulletin de l'Institut historique belge de Rome, LXIII (1993), pp. 398, 417 n. 49, figg. 5, 20; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s. 2, II, tav. III, n. 11; III, 2, nn. 4 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 586.