Sangallo, Giuliano e Antonio il Giovane da
Una famiglia di architetti rinascimentali
Giuliano e Antonio il Giovane da Sangallo fecero parte di una nota famiglia di artisti, artigiani e architetti fiorentini provenienti dal ramo dei Giamberti; il soprannome da Sangallo deriverebbe dal nome della contrada in cui abitavano. Giuliano rappresentò la tradizione rinascimentale fiorentina derivante dall’architetto e scultore Filippo Brunelleschi, mentre Antonio il Giovane ebbe un ruolo fondamentale nella Roma della prima metà del Cinquecento
Giuliano da Sangallo, nato a Firenze poco prima della metà del Quattrocento, fu tra i principali interpreti della concezione rinascimentale dell’architettura. La sua preparazione si basò sia sull’esperienza fatta presso botteghe d’intagliatori del legno sia sullo studio dei capolavori antichi durante il primo soggiorno a Roma (1465). A Firenze divenne l’architetto preferito da Lorenzo il Magnifico, che amava l’architettura antica.
Nel 1505 fu chiamato a Roma da papa Giulio II, che però gli preferì Donato Bramante per il progetto della nuova basilica di S. Pietro. Papa Leone X Medici lo nominò coadiutore della fabbrica insieme al giovane Raffaello. Morì a Firenze nel 1516, dopo aver lavorato al suo ultimo progetto per la facciata di S. Lorenzo, mai realizzato.
Nel 1485 ebbe inizio il cantiere della chiesa di S. Maria delle Carceri a Prato, progettata da Giuliano seguendo due precisi modelli: la pianta a croce greca somiglia alla chiesa di S. Sebastiano a Mantova di Leon Battista Alberti, mentre per la soluzione della cupola a ombrello notiamo un chiaro riferimento alla cappella de’ Pazzi di Filippo Brunelleschi. Contemporaneamente Giuliano progettò la villa Medici di Poggio a Caiano, su incarico di Lorenzo il Magnifico: riutilizzando i modelli antichi, per la prima volta compare, nella zona d’ingresso, il timpano sorretto da colonne ioniche. Divenuto oramai celebre, nel 1489 Lorenzo gli affidò il progetto della sacrestia di S. Spirito, ottagonale come il Battistero di Firenze.
Antonio, detto il Giovane per distinguerlo dallo zio, nato nel 1484 e fiorentino anch’egli, era il nipote di Giuliano e con lui fece le prime esperienze professionali, seguendolo a Roma alla corte di papa Giulio II. Qui entrò in contatto con Bramante, impegnato nel progetto per la nuova basilica di S. Pietro. Inizialmente svolse l’attività d’impresario edile, aiutando Bramante in molte opere e sviluppando quindi notevoli capacità tecniche: sarà questa una caratteristica che manterrà anche nella sua attività di architetto progettista, dove grazie alla sua preparazione tecnica affrontò e risolse tutti i temi edilizi.
Nel secondo decennio del Cinquecento Antonio iniziò una vera e propria attività progettuale.
Nel 1514-15 iniziò a lavorare al progetto della sua opera più nota, palazzo Farnese a Roma, che lo avrebbe impegnato per quasi tutta la vita. Negli stessi anni realizzò a Roma per Melchiorre Baldassini un altro palazzo, che possiamo considerare un prototipo della progettazione di palazzi nel Cinquecento per le sue caratteristiche di semplicità (specialmente nella facciata) riproposte anche in palazzo Farnese, e cioè assenza degli ordini architettonici, presenza dei conci di pietra (bugnato) solo agli angoli, parete liscia segnata da fasce marcapiano e da finestre.
Antonio progettò opere di diverso tipo: dal celebre pozzo di S. Patrizio a Orvieto (1527) a svariate costruzioni militari, come la Fortezza ‘da Basso’ a Firenze (1533-37). La sua fama di abile costruttore gli valse nel 1536 la nomina a responsabile di tutte le fabbriche pontificie durante il pontificato di Paolo III Farnese: rinnovò la cinta difensiva di Roma, progettò la cittadella militare di Castro e palazzo Farnese, disegnò la Sala Regia e la Cappella Paolina in Vaticano. L’impegno principale, tuttavia, riguardò la fabbrica di S. Pietro: qui riprese e modificò il progetto bramantesco, realizzando un grandioso modello in legno che sarebbe stato criticato dal suo rivale Michelangelo. Morì nel 1546.