GIULIANO di Simone
Non è nota la data di nascita di questo pittore lucchese, documentato tra il 1383 e il 1397. Alle capillari indagini archivistiche di Concioni, Ferri e Ghilarducci (1994) si deve la ricostruzione della biografia documentaria del pittore, che il 10 febbr. 1383 costituiva una società di pittura con due fiorentini, Giovanni Dini e Vanni di Giovanni, e con il concittadino Andrea di Puccino, per un tempo previsto di diciotto mesi. Nell'ambito di questo sodalizio, in cui Giovanni Dini rivestiva un ruolo preminente, G. risulta apparentemente il contraente più giovane, essendo l'unico ad agire ancora sotto la tutela dell'autorità paterna. Tre anni più tardi, il 21 luglio 1386, G. aveva una bottega in proprio; nell'agosto successivo è citato insieme con un certo Francesco di Andrea, forse identificabile con il pittore lucchese Francesco di Andrea Anguilla (Boggi, 1999), con il quale sono attestati rapporti in un documento del febbraio 1387. Dal 1389 al 1391 è ricordata la sua partecipazione, in qualità di "pennoniere", alla vita civica (Id., 1997). Al 1389 risale la sua unica opera firmata e datata, la Madonna con il Bambino e due angeli con Cristo Benedicente nella cuspide, conservata nella chiesa di S. Michele a Castiglione di Garfagnana presso Lucca; del 1392-95 sono i pagamenti per una tavola destinata all'altare di S. Nicola nella chiesa dell'ospedale lucchese della Misericordia o di S. Luca, identificata all'unanimità dalla critica con il polittico raffigurante la Madonna con il Bambino e due angelitra i ss. Agostino, Stefano, Nicola da Tolentino e Luca, oggi nel locale Museo di Villa Guinigi. L'ultima notizia documentaria (3 luglio 1397) riguarda la costituzione di una nuova società di pittura con il fratello Alessio e con Benedetto di Giovanni da Siena, per cui era prevista la durata di due anni; è probabile che a non molto tempo dopo risalga la morte del pittore.
I primi contributi su G. risalgono al secolo scorso, epoca in cui alcune fonti locali menzionano brevemente la Madonna firmata dall'artista nel 1389 (Trenta, 1822; Mazzarosa, 1843). È questo l'unico dipinto associato a G. anche nella succinta voce del Thieme - Becker (p. 213) e nel saggio dedicato da Lazzareschi (1938) alla pittura trecentesca a Lucca. A Procacci (1932) si deve quindi, su segnalazione di Offner, l'accostamento al pittore della tavola della Galleria nazionale di Parma raffigurante la Madonna con il Bambino, tra quattro angeli, quattro santi, Eva giacente e, nella cuspide, la Crocifissione; ma solo in tempi recenti è stata avviata un'approfondita riconsiderazione della personalità di G., innanzi tutto attraverso l'ampliamento del suo catalogo, a partire dal saggio monografico di González-Palacios (1971), e dalle puntualizzazioni della Meloni Trkulja (1971), seguiti da Boskovits (1975) e da Ferretti (1976). Nel 1981 sono state rese note, postume, le opinioni attributive di Offner; ulteriori precisazioni riguardo al corpus di poco più di una ventina di opere collegate a G., tra dipinti e affreschi, sono state espresse da Caleca (1983) e da Pisani (1998).
Sulla formazione e sulla cultura artistica del pittore svolse un'influenza determinante l'operosità di Spinello Aretino a Lucca, ove giunse probabilmente già verso il 1380; agli esordi di G., nei primi anni Ottanta, l'attenzione a soluzioni fiorentine di ambito orcagnesco notata da alcuni studiosi (Ferretti, 1976; Caleca, 1983 e 1986) poté per esempio essere supportata dalla presenza di opere lasciate nella vicina San Miniato da artisti quali Giovanni Bonsi; ma al pittore non dovette essere estranea la lezione di sottile eleganza lineare dal ritmo pacato espressa all'epoca dal pistoiese Giovanni di Bartolomeo Cristiani. In ogni caso, la preferenza per ritmi grafici non privi di una certa durezza e per un modellato asciutto sembra caratterizzare la più antica produzione del pittore. A questo momento appartengono dipinti quali la Madonna con il Bambino (Parigi, collezione privata) resa nota da Pisani (1998, su segnalazione di A. De Marchi), la tavola del Louvre con la Madonna e il Bambino tra quattro angeli, quattro santi e Eva giacente, apparsa nel 1960 sotto il nome di G., cui è attribuita da S. Béguin (in González-Palacios, 1971), e il coronamento con la Crocifissione accostatole da González-Palacios, un tempo a Parigi in collezione Leegenhoek (oggi di ubicazione sconosciuta). Nel dipinto del Louvre, il motivo iconografico di Eva giacente, in primo piano, illustra la ripresa operata dal maestro di un tema d'origine senese portato a Lucca dal concittadino Angelo Puccinelli che lo illustra nella tavola oggi ad Altenburg (Staatliches Lindenau Museum); pittore - quest'ultimo - dalla poetica vigorosa e ben distinta da quella di diligente eleganza formale espressa da G., che peraltro rivela nel corso della sua carriera una personalità particolarmente aperta e ricettiva nei confronti degli stimoli offerti dal circostante ambiente artistico. Ancora entro il 1385, dipinti quali quello del Museum of fine arts di Boston, illustrante nella metà superiore l'Annunciazione e in quella inferiore la Crocifissione (Kanter, 1994), e l'anconetta in collezione privata a Bologna, anch'essa con due raffigurazioni sovrapposte, la Madonna con il Bambino tra i ss. Giovanni Battista e Francesco e La deposizione di Cristo nel sepolcro, attribuita al pittore da Offner (1981) e, indipendentemente, da Ferretti (1976; 1993), mostrano l'avvenuto accostamento a Spinello, attraverso la ricerca di forme tornite da un chiaroscuro morbido e avvolgente e di una accostante delicatezza espressiva. Aspetti questi ultimi pienamente realizzati nella tavola con S. Caterina della chiesa di S. Frediano, che Paoli (1986) ha collegato a un lascito testamentario del 1385 in favore dell'altare della cappella dedicata alla santa nel cimitero di questa chiesa lucchese. Il pannello, alterato nelle sue dimensioni originarie, doveva far parte di un complesso più ampio; e recentemente ne è stato proposto l'accostamento, quale laterale, alla Madonna del 1389 di Castiglione di Garfagnana (González-Palacios, 1998).
Intorno alla metà del nono decennio, l'attenta interpretazione dei modi dell'Aretino trova un apice nel polittico, smembrato, ricostruito nel 1971 da González-Palacios, con la Madonna e il Bambino di Sarasota, FL (Ringling Museum of art: Tomory, 1976) fiancheggiata dai pannelli con una Santa martire e con il S. Stefano di Atlanta (High Museum of art: Zafran, 1984), cui si è in seguito aggiunta la S. Orsola in collezione privata a Firenze (Labriola, 1998).
In base ai caratteri agiografici del dipinto, e se si acconsente a riconoscere s. Fausta, vergine e martire, nella Santa di Atlanta, si può forse prospettare la provenienza del polittico dalla chiesa di S. Frediano, dove alla santa era dedicato un altare. Il riconoscimento operato da Frinta (1993; 1998), nelle tavole di Sarasota e di Atlanta, dei medesimi punzoni utilizzati nei polittici lucchesi di Spinello dal pittore e doratore senese Gabriello di Saracino ha indotto a puntualizzare una più stretta collaborazione tra questi artisti, e una frequentazione da parte di Gabriello della bottega di Giuliano di Simone.
In quest'epoca si colloca anche il trittico costituito dalla Madonna con il Bambino di Moriano Castello (Meloni Trkulja, 1971) e dai due pannelli di Bargecchia raffiguranti rispettivamente S. Maria Maddalena, un Santo vescovo e S. Bartolomeo (Caleca, 1983), cui è ora associata, quale pannello di predella, la Deposizione nel sepolcro in collezione privata a New York, attribuita al pittore da P. Palladino (in Pisani, 1998).
Nella Madonna del 1389 la presenza di nuovi aspetti di preziosismo descrittivo e lineare appare il riflesso di un'attenzione all'arte di Agnolo Gaddi, sottolineata già da Procacci (1932), che in effetti sembra caratterizzare la produzione di G. tra nono e ultimo decennio del secolo, epoca cui appartengono il pannello con la Prova della Vera Croce di ubicazione sconosciuta (Boskovits, 1975), la Crocifissione Corsi nel Museo Bardini a Firenze (attribuzione di L. Bellosi, in Zeri - Bacchi, 1986) e il polittico dell'ospedale lucchese di S. Luca, documentato nel 1392-95. Vicina a quest'opera è l'anconetta della Galleria nazionale di Parma, che sviluppa con maggiore sicurezza espressiva il soggetto già illustrato nel giovanile dipinto del Louvre.
Estremamente precaria nel suo stato conservativo e realizzata su un modello più antico, l'Annunciazione affrescata dell'oratorio di S. Maria Annunziata a Lucca (staccata, è oggi conservata nella casa diocesana di Arliano), espunta da Paoli (1986) dal catalogo di G., è ora convincentemente riconfermata da Pisani (1998) al pittore (cui era stata dubitativamente attribuita da González-Palacios, 1971), soprattutto in base all'evidenza di particolari ancora integri, quale la piccola figura di santa in basso a destra. È ugualmente discussa l'autografia dell'affresco sulla controfacciata di S. Michele in Foro, con la Madonna e il Bambino, recentemente riportata a G. (Baracchini - Filieri, 1990), ma difficilmente giudicabile a causa delle sovrapposizioni di successivi strati di intonaco (M. Boskovits, in Boggi, 1997). Appare più vicino al linguaggio di G., anche se probabilmente opera di un seguace, l'affresco frammentario con la Madonna del latte nella chiesa dei cappuccini di Monte San Quirico presso Lucca (Pisani, 1998).
Alla fase tarda dell'attività di G. appartengono opere caratterizzate da modi più larghi e da un nuovo respiro compositivo: la Crocifissione della Kunsthaus di Zurigo (ispirata da quella di Spinello al centro del trittico di S. Francesco a Pisa), riconosciuta al pittore da Offner (1981); le due figure femminili nell'affresco quattrocentesco con la Natività dalla chiesa lucchese di S. Quirico all'Ulivo (oggi nel Museo di Villa Guinigi: Meloni Trkulja, 1971); i due Santi diaconi di New Haven (Yale University Art Gallery: González-Palacios, 1971); il Cristo in pietà tra la Vergine e s. Giovanni in collezione privata (già in collezione Lasinio a Pisa: Boskovits, 1975); la cuspide con la Crocifissione apparsa presso Sotheby's a Londra (30 giugno 1971) e a New York (25 genn. 2001); l'affresco con l'Annunciazione della chiesa di S. Giorgio a Brancoli (Ferretti, 1976). L'operosità dell'artista, prolungata da Ferretti sino al secondo decennio del Quattrocento, non sembra invece, come già detto, dover oltrepassare di molto il termine cronologico rappresentato dall'ultima notizia documentaria del 1397.
La lezione dell'artista fu esemplare per pittori locali quali l'Anguilla, e, in particolar modo, per il Maestro di San Davino (Labriola, 1998), al cui catalogo sono restituiti alcuni dipinti già assegnati a G.: la tavoletta con la Madonna e il Bambino tra quattro santi e Eva giacente, già in collezione Larderel a Livorno e ora a Firenze in collezione privata, assegnatagli da Berenson (1968) e riferita ad anonimo da Ferretti (1996); la Madonna con il Bambino dal convento di S. Giuseppe in via Nomentana a Roma e poi a Genova in collezione Gnecco, data a G. da Offner (1981) e quindi attribuita al Maestro di San Davino da Zeri (1976). Non è conosciuta l'attività pittorica del fratello di G., Alessio, la cui breve biografia documentaria (1392-99) è stata delineata da Concioni, Ferri e Ghilarducci (1994).
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