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SIDOLI, Giuditta

di Mario Menghini - Enciclopedia Italiana (1936)
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SIDOLI, Giuditta

Mario Menghini

Patriota, nata a Milano il 16 gennaio 1804, da Andrea Bellerio, magistrato del regno italico e barone dell'impero, morta a Torino il 28 marzo 1871. Andata sposa, appena sedicenne, a Giovanni S. di Montecchio, in provincia di Reggio Emilia, dovette raggiungere in esilio il marito, che aggregatosi alla Carboneria, era stato coinvolto nel processo del tribunale statario di Rubiera, e, riuscito a fuggire in Svizzera, era stato condannato a morte in contumacia con sentenza dell'11 settembre 1822. Presa dimora a San Gallo, poi a Montpellier, rimase vedova il 3 febbraio 1828 e subito dopo tornò a Reggio, presso i parenti del marito, che le aveva lasciato quattro figli. Quando nel febbraio del 1831 l'Italia centrale insorse e si costituì un governo provvisorio, la S. fu vista percorrere la città vestita del tricolore, inneggiando alla rivoluzione. Bandita dal ducato di Modena, dopo il fallimento di quel moto rivoluzionario, la S. si recò di nuovo in Svizzera e a Ginevra rimase fino al gennaio del 1832, quindi si recò a Marsiglia, dove conobbe il Mazzini, che ebbe per lei una viva passione, che non fu troncata neanche quando la S. si decise a tornare in Italia dopo breve dimora a Montpellier (ottobre 1833), poiché il grande agitatore le inviò appassionate lettere d'amore a Firenze, a Napoli, a Roma, a Genova, dove la S. trascorse gli anni tra il 1834 e il 1836, severamente perseguitata dalle polizie locali. L'anno successivo, sempre col proposito di riunirsi con i suoi figli, poté recarsi a Parma e colà visse per un decennio, ottenendo rari permessi dal governo estense di recarsi a Reggio presso i suoi cari; ma nel 1839 dovette interrompere la corrispondenza epistolare col Mazzini, che rivide una sola volta nel febbraio del 1849 a Firenze. Nel 1852 la S., che nel 1848 non aveva nascosto i suoi sentimenti repubblicani, fu arrestata e poco dopo costretta al bando da Parma. Si rifugiò allora in Piemonte, e colà trascorse il resto della sua vita. In punto di morte il Mazzini le scrisse una lettera commovente.

Bibl.: E. Del Cerro, G. Mazzini e G. S., Torino 1909.

Vedi anche
Giuseppe Mazzini Uomo politico (Genova 22 giugno 1805 - Pisa 10 marzo 1872). Militante della Carboneria (1827-30), fu esule in Francia e in Svizzera. Allontanatosi dall’ideologia carbonara, maturò il progetto della Giovane Italia, secondo un principio repubblicano di nazione unita, composta di cittadini liberi ed eguali ... Ruffini, Giovanni Patriota e letterato (Genova 1807 - ivi 1881). Mazziniano, fu accusato di congiura contro il governo piemontese e venne condannato in contumacia (1833) alla pena capitale. Amnistiato, tornò in patria e, convertitosi alla causa sabauda, fu eletto deputato (1848); inviato a Parigi come ministro plenipotenziario ... Giobèrti, Vincenzo Giobèrti, Vincenzo. - Filosofo e uomo politico (Torino 1801 - Parigi 1852). Sacerdote, fu ministro (1848) e presidente del Consiglio (1848-49) del Regno di Sardegna e sostenitore del processo di unificazione dell’Italia sotto l’egida sabauda, come espresso in una delle sue maggiori opere (Del rinnovamento ... Carlo Albèrto re di Sardegna Carlo Albèrto re di Sardegna. - Figlio (Torino 1798 - Oporto 1849) di Carlo Emanuele principe di Carignano e di Maria Cristina di Sassonia-Curlandia, ebbe genitori di tendenze apertamente liberali e, educato a Parigi e a Ginevra, fu sottotenente dei dragoni nell'esercito napoleonico. Tornò nel Piemonte ...
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    Patriota (Milano 1804 - Torino 1871). Figlia di Andrea Bellerio, magistrato del Regno Italico e barone dell'Impero, sposò Giovanni S., patriota, che seguì, allorché questi fu condannato a morte in contumacia (1822), nell'esilio in Svizzera e a Montpellier. Vedova (1828), si stabilì a Reggio nell'Emilia ...
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