Giudi (Giuda)
Alle origini extracittadine di questa famiglia D. allude là dove (Pd XVI 122-123) ne ricorda l'inurbamento e le rapide fortune politiche (già era / buon cittadino Giuda e Infangato).
I G. erano signori di Galigarza nel contado fiorentino, e vennero obbligati a risiedere in città per effetto delle vittorie conseguite dal comune sui dinasti dei dintorni. La nobiltà delle origini, unita alla disponibilità di grosse rendite, permise loro d'inserirsi tra le casate più influenti del comune nel periodo consolare. Ebbero case e torri munitissime nel borgo Santi Apostoli, e dimorarono a lungo presso la chiesa di Santa Maria " sopra porta ", verso Terma. Molti di loro furono eletti consoli, come un Baldovino di Ugone di Giuda, che nel 1176 ricevette, insieme con altri rappresentanti del comune, fra cui suo fratello Borgondione, la donazione fatta dai Senesi di una metà del castello di Poggibonsi; o come Ranieri e Ugo di Baldovino, consoli l'uno nel 1197 e l'altro nel 1204.
Il declino delle loro fortune fu molto rapido, in conseguenza della loro adesione al ghibellinismo, ideale politico per il cui trionfo essi s'impegnarono a fondo, scontrandosi con asprezza con i Buondelmonti e i Giandonati; parecchi di loro furono presenti in armi a Montaperti tra le file dei ghibellini. Di questa scelta politica subirono tutte le conseguenze, con gli esili del 1258 e del 1268.
Anche nel 1280, pur nel clima di pace e di riconciliazione promosso dal cardinal Latino, i G. furono esclusi dall'accordo e nuovamente sbanditi, con una particolare asprezza nei confronti di Meo di Firenze e di Giudino di messer Gianni, che avevano preso le armi contro il comune, rompendo il bando. Esili ed esclusioni dalla vita politica si ripeterono per i G. ancora nel 1293 e nel 1312, e provocarono l'estrema loro rovina economica e il declino sociale. Invano, il 9 ottobre 1361, valendosi della possibilità offerta ai magnati dagli Ordinamenti, ser Piero, Gherardo e Bindo di Nozzo chiesero e ottennero di " farsi di popolo ", mutando stemma e cognome, e facendosi chiamare Nozzi. Se riuscirono a farsi includere nuovamente tra i cittadini di pieno diritto abili alle cariche pubbliche, non ottennero alcun ufficio e dovettero acconciarsi a vivere in povertà e in modeste condizioni sociali. Si spensero nel 1506, con la morte di un Francesco di Gabriello.
Bibl. - Pochi sono i documenti d'archivio relativi alla genealogia dei G. (Archivio di Stato di Firenze, Carte dell'Ancisa, CC 487) e le notizie che di essi danno i cronisti (Malispini CLX; Compagni I 2); alcuni documenti che li riguardano sono editi dal p. Ildefonso di San Luigi nelle Delizie degli eruditi toscani, Firenze 1770-1789, ad indicem. Ne parlano gli eruditi B. De' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli... delle famiglie e degli uomini di Firenze, Firenze 1585, 55; U. Verini, De illustratione urbis Florentiae, Parigi 1583, 75. Si vedano anche, per l'inserimento dei G. nella storia cittadina, Davidsohn, Storia, I 715. 822-824; e, per i brevi cenni sulla vicenda genealogica della consorteria, G.G. Warren Lord Vernon, L'Inferno di D.A..., II, Documenti, Londra 1862, 479-480; Scartazzini, Enciclopedia 918-919.