GIUBBA (dall'arabo giubbah "sottoveste di cotone"; fr. veste; sp. casaca; ted. Jacke; ingl. coat)
Antica veste da uomo e anche da donna, di origine orientale, specie di tunica con maniche che fu portata dapprima sotto altri vestiti come una seconda camicia. La giubba si metteva anche sopra all'armatura ed era allora di cuoio di Cordova con piastre di ferro, e imbottita (jupe). La società cavalleresca ne fece poi un abito di lusso; importata in Italia per il tramite di Venezia, la giubba si sostituì al farsetto e lo soppiantò. Stretta dapprima alla vita da una cintura, molto larga di collo con maniche ampie ma corte (sec. XII), lunga sino al ginocchio, la giubba al principio del secolo XIII diventò più lunga e più attillata, con maniche lunghe e strette, fatta di drapum o di bambacinum; alla metà del sec. XIV invece è corta e attillata, senza cintura, con maniche larghe e corte che finiscono a punta. In Italia, specie a Venezia, la giubba foriera del nuovo lusso fu la prima a essere fatta di seta, di velluto e di zendado (seta cruda) perché meglio si prestava all'imbottitura. Nei secoli XV e XVI divenne corta e stretta fino alla vita: indumento adatto a tener caldo. A Firenze la giubba fu talora confusa col farsetto o col giacchetto, ma mentre queste vesti erano portate comunemente da tutte le classi, la giubba era diventata l'abito delle classi alte e veniva fatta di stoffe ricche, ricamata e "trinciata", guarnita di galloni e di bottoni. La giubba continuò a essere portata sino ai primi del Seicento, finché si trasformò in giustacuore (v.). Per giubbone s'intende, verso il 1450, tanto una sopravveste da uomo piuttosto lunga, quanto un corpetto da uomo attillato fino alla vita, abbottonato davanti con bei bottoni, guarnito di galloni, passamani e "taglietti" di bei disegni (C. Vecellio), da cui traspare la fodera, che in genere è di seta, di tela d'oro o di velluto. Al collo e alle maniche le "lattughe" pieghettate di tela o di merletto. Altra foggia di giubbone adottata nel sec. XVI dai giovani è un corpetto corto, allacciato con nastri e con fiocchi ai pantaloni. Il giubbone divenne presto comune in Italia, in Francia, in Spagna e in Germania, e si portò dal 1450 a tutto il Cinquecento.
Bibl.: A. De Bruyn, Habitus variarum orbis gentium, Anversa 1581; C. Vecellio, Habiti antichi et moderni, Venezia 1589; passim; C. Merkel, Come vestivano gli uomini del Decamerone, Roma 1898, pp. 17-23; M. Viollet-le-Duc, Dictionnaire raisonné du mobilier français de l'époque Carlovingienne à la Renaissance, IV, Parigi 1873, p. 61; V. Gay, Glossaire archéologique du Moyen âge à la Renaissance, I, Parigi 1928, p. 442.