GIUBA I (᾿Ιόβας, Iubas)
Re di Numidia; succedette verso il 6o a. C. al padre Hiempsal II.
Nella sua giovinezza, durante negoziati tenuti in presenza dei padre con Cesare, questi lo afferrò per la barba, sicché il rancore personale accrebbe il suo odio per Roma. Si schierò con i seguaci di Pompeo contro Cesare; dopo la sconfitta di Tapso, vinto definitivamente, si diede la morte (46 a. C.). "Homo ineptissimus superbissimusque", secondo Cesare, G. I, durante il suo primo soggiorno a Roma aveva colpito Cicerone per l'abbondanza della sua capigliatura e per la sua prodigalità.
I suoi lineamenti ci sono noti attraverso una serie di monete d'argento coniate con la sua effigie e che hanno consentito l'identificazione di una testa in marmo trovata a Cherchel (v. vol. n. fig. 748) l'antica Jol-Cesarea, conservata al Museo del Louvre. La folta capigliatura, costituita da riccioli elicoidali molto fitti (cosiddetta "parrucca libica"), è cinta da una fascia regale. Sulle monete i tratti appaiono più accentuati, gli zigomi più alti che nel marmo. Effettivamente il busto in marmo è un ritratto idealizzato, eseguito senza dubbio dopo la morte del modello, nell'ultimo venticinquennio del I sec. a. C. e ispirato ad un tipo di divinità barbuta del IV sec. a. C. È probabile che facesse parte, sotto il regno di Giuba II, di un gruppo di ritratti della famiglia reale.
Bibl.: Lenschau, in Pauly-Wissowa, IX, 1916, c. 2381 ss., s. v. Iuba, n. i; St. Gsell, Histoire ancienne de l'Afrique du Nord, Parigi 1913-28, V, p. 126 ss.; VI, p. 21, n. i; VII, p. 292, n. 6; J. Mazard, Corpus nummorum Numidiae Mauretaniaeque, Parigi 1955, p. 49 ss.; F. Poulsen, in Acta Archaeolog., XVIII, 1947, pp. 137-138, fig. 16; A. Héron de Villefosse, Musée Africain du Louvre, p. 15, n. 178; J. Mazard - M. Leglay, Les portraits antiques du Musée St. Gsell, Algeri 1958, p. 14 ss.