GISULFO
Primo duca longobardo del Friuli, G. faceva parte certamente della Sippe regia, ma nulla conosciamo riguardo alla sua nascita e ai primi anni della sua vita. La prima immagine di G. ci viene tramandata dal più famoso storico dei Longobardi, Paolo Diacono: erano i primissimi momenti dell'invasione longobarda della penisola, nella primavera del 568 o del 569. Alboino, il sovrano che aveva condotto le eterogenee truppe barbare alla conquista dei territori italici, una volta penetrato in Friuli si era trovato a dover riflettere non tanto sull'ordinamento amministrativo e militare da adottare per la conduzione politica delle terre appena conquistate, quanto su chi fosse idoneo a governarle godendo della sua fiducia. La scelta del sovrano cadde su G., suo marphais ovvero "custode dei cavalli regi". G., preoccupato per l'incarico affidatogli, pose, quali condizioni, di poter scegliere i gruppi parentali (farae) più saldi e le migliori mandrie di cavalli; Alboino acconsentì e innalzò G. al titolo e agli onori ducali (Hist. Langob., II, 9). Sappiamo così che G. venne creato duca ex novo dal re. Fu perciò il primo duca longobardo non solo del Friuli, area di indubbia importanza strategica e primo ducato a noi noto, ma dell'intero territorio italico.
Delle vicende di cui G. fu protagonista offre una descrizione più distaccata e sostanzialmente riepilogativa un altro celebre e più tardo cronista longobardo, Andrea da Bergamo, che scrisse la sua Historia sul finire del secolo IX, quasi al termine dell'età carolingia in Italia e quindi ancora più lontano, cronologicamente, dagli episodi della prima organizzazione ducale friulana della quale G. fu protagonista (Historia, p. 222). La sicura attestazione, tra l'altro, di un inequivocabile vincolo di parentela tra Alboino e G. non consente però supposizioni, per la vaghezza della citazione paolina (Hist. Langob., II, 9), circa le origini etniche di Gisulfo.
La progressiva longobardizzazione di gran parte della penisola conobbe fasi alterne e fu caratterizzata da un periodo di discontinuità nel governo regio; il decennio 574-584 è storiograficamente ricordato come di "anarchia ducale": in quel periodo G. era ancora vivo e lo stesso Paolo lo menziona indicandone l'incarico ducale per il Friuli (Hist. Langob., II, 32). Alla morte di Alboino (572), però, non ci si avvalse, per la nuova elezione regia, di un personaggio in vista come G.; venne infatti innalzato al trono Clefi, ma ancora oggi non si è in grado di comprendere perfettamente i complessi meccanismi elettivi della regalità longobarda, per taluni aspetti tuttora oscura e per la quale, tra l'altro, non sappiamo quanto contassero - oltre al valore guerriero e all'astuzia politica - culture tribali che avvaloravano i legami di stirpe e fattori quali il mito, il culto e il rapporto con le divinità pagane ancora diffusamente venerate. Semplicemente, non si prese in considerazione un'eventuale elezione di G. alla dignità regale ancorché - o forse proprio perché - avesse palesi legami parentali con la dinastia del sovrano ucciso, "ex genere Gausus" (Hist. Langob. Cod. Gothani, V, in Le leggi dei Longobardi, p. 284; Edictum Rothari, ibid., p. 12). Va precisato che Alboino e suo padre Audoino non appartenevano alla meno antica e non "divina" stirpe dei "Lethinges" come ha invece sostenuto Mor (1991, p. 78).
G. non venne eletto, ma il suo nome figura tra i cinque duces di maggior rilievo menzionati da Paolo Diacono (Hist. Langob., II, 32): Zaban (Ticinum), Wallari (Bergamum), Alichis (Brexiam), Ewin (Tridentum) e G. (Forumiulii). È bene rilevare, tuttavia, che non sempre le fonti si riferiscono precisamente ai cinque duchi citati da Paolo Diacono (es.: Catalogus ex cod. S. Faustini, p. 504).
Di G. si perdono le tracce durante il periodo di intraprendenza ducale. Gogo, maggiordomo del re Childeberto II d'Austrasia, forse nel 581 - la data è incerta (Epistolae Austrasicae, n. 48) - fece pervenire una lettera a Grasulfo, fratello di G. (Hist. Langob., IV, 39), attribuendogli l'appellativo di "celsitudo": potrebbe forse voler significare che a quell'epoca G. era già morto e Grasulfo lo aveva sostituito nell'incarico ducale. Sappiamo altresì che in una lettera a Childeberto re dei Franchi, inviata probabilmente dall'esarca Romano nel 590 circa (Epistolae Austrasicae, n. 41), ci si riferisce ormai a "Gisoulfus, […] dux, filius Grasoulfi", cioè a Gisulfo (II).
In realtà, la paternità di Grasulfo nei confronti di Gisulfo (II) del Friuli e la errata identificazione di quest'ultimo con il primo duca di tal nome hanno generato, in epoche passate, non poca confusione; per esempio Muratori, equivocando, indica Grasulfo quale primo duca "Forumiulii", come pure fa De Rubeis.
Ambiguità emergono inoltre in un brano di Paolo Diacono (Hist. Langob., IV, 18): in questo caso il duca Gisulfo cui si riferisce il cronista è sicuramente G. e non il secondo di tale nome. Dal passo di Paolo Diacono si viene inoltre a sapere della parentela tra Arechi, nato in Friuli, e Gisulfo.
Una tomba che gli archeologi definiscono "di Gisulfo", per la ricchezza delle suppellettili in essa rinvenute, venne portata alla luce nel 1874 in pieno centro urbano a Cividale del Friuli, capoluogo dell'antico Ducato. Certezze, tuttavia, che si tratti proprio dell'ultima dimora di G. non ve ne sono.
Fonti e Bibl.: Andreas Dandulus, Chronica per extensum descripta, a cura di E. Pastorello, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XII, 1, p. 75; Paulus Diaconus, Historia Langobardorum, a cura di G. Waitz, in Mon. Germ. Hist., Script. rer. Langob. et Italic. saec. VI-IX, Hannoverae 1878, pp. 77 s., 86 s., 94, 96 s., 110, 122, 133 (II, 9, 26, 32; III, 3, 8, 9, 13, 50; IV, 18, 39); Andreas Bergomas, Historia, a cura di G. Waitz, ibid., p. 222; Origo gentis Langob., a cura di G. Waitz, ibid., p. 6; Catalogus ex cod. S. Faustini, in Catalogi regum Langob. et Italic. Brixiensis et Nonantulanus, a cura di G. Waitz, ibid., pp. 503 s.; Gregorius Turonensis, Historia Francorum, a cura di W. Arndt, Ibid., Script. rer. Merovingic., I, ibid. 1885, pp. 174-178, 180 (IV, 42, 43, 45); Pseudo-Fredegarius, Chronicon, a cura di B. Krusch, ibid., II, ibid. 1888, p. 111 (III, 67, 68); Epistolae Austrasicae, a cura di W. Gundlach, ibid., Epistolae, III, Epistolae Merowingici et Karolini aevi, Berolini 1892, nn. 41 pp. 147 ss., 48 pp. 152 s.; Pelagius papa II, Epistulae, in J.-P. Migne, Patr. Lat., LXXII, col. 703; Le leggi dei Longobardi. Storia, memoria e diritto di un popolo germanico, a cura di C. Azzara - S. Gasparri, Milano 1992, pp. 12 s., 284; L.A. Muratori, Annali d'Italia, Venezia 1744, col. 1079; B.M. De Rubeis, Dissertationes variae eruditionis, Venetiis 1754, p. 269; P. Paschini, Vicende politiche e religiose del Friuli nei secoli nono e decimo, in Nuovo Archivio veneto, XX (1910), pp. 428 ss.; G. Bognetti, S. Maria "foris portas" di Castelseprio e la storia religiosa dei Longobardi, in G. Bognetti - G. Chierici - A. De Capitani d'Arzago, S. Maria di Castelseprio, Milano 1948, ad ind.; C.G. Mor, Dal Ducato longobardo del Friuli alla Marca franca, in Memorie storiche forogiuliesi, XLII (1957), p. 38; M. Brozzi, I primi duchi longobardi del Friuli e la politica bizantina verso il Ducato, in Arheoloski vestnik - Acta archeologica, XXI-XXII (1970-71), pp. 76 ss.; J. Jarnut, Prosopographische und sozialgeschichtliche Studien zum Langobardenreich in Italien (568-774), Bonn 1972, pp. 132, 354; M. Brozzi, Il Ducato longobardo del Friuli, Udine 1975, pp. 27 ss.; S. Gasparri, I duchi longobardi, Roma 1978, pp. 16, 65-72, 86 s.; P. Delogu, Il Regno longobardo, in P. Delogu - A. Guillou - G. Ortalli, Longobardi e Bizantini, Torino 1980, p. 15; S. Gasparri, La cultura tradizionale dei Longobardi. Struttura tribale e resistenze pagane, Spoleto 1983, pp. 93-101; A. Melucco Vaccaro, I Longobardi in Italia, Milano 1988, pp. 16, 161; P. Paschini, Storia del Friuli, I, Udine 1990, pp. 90 ss.; Langobardia, a cura di S. Gasparri - P. Cammarosano, Udine 1990, passim; C.G. Mor, La successione al trono nel diritto longobardo, in Italia longobarda, a cura di G.C. Menis, Venezia 1991, pp. 73 ss. (in particolare p. 78); H. Krahwinkler, Friaul im Frühmittelalter. Geschichte einer Region vom Ende des fünften bis zum Ende des zehnten Jahrhunderts, Wien-Köln-Weimar 1992, pp. 32, 34, 35 n. 29, 52 n. 116, 127 n. 47, 141; S.M. Cingolani, Le storie dei Longobardi. Dall'origine a Paolo Diacono, Roma 1995, p. 178; J. Jarnut, Storia dei Longobardi, Torino 1995, pp. 30, 49; V. Dreosto, Autonomia e sottomissione in Friuli. Gestione dei poteri e dualismo politico dal sec. VI al trattato del 1756, Udine 1997, pp. 17, 25; Enc. Ital., XVII, p. 292.