GISCONE o Gisgone
Quando dopo la conclusione della pace tra Cartagine e Roma (240) Amilcare Barca si dimise dal comando dei 20.000 mercenarî che rimanevano ancora in Sicilia, in massima parte sudditi libici, questi furono affidati a G., governatore del Lilibeo, con l'incarico di farli passare a Cartagine. G. li trattò con molta benevolenza e li spedì a Cartagine a piccoli reparti. Ma i mercenarî non furono ricompensati e furono inviati a Sicca, a 180 chilometri nell'interno, ove, sobillati da due generali, Spendio e Mathos, si ribellarono e vennero ad accamparsi a Tunisi, a 15 km. da Cartagine. Per venire a un accordo, fu inviato a loro G. che offrì ai mercenarî il pagamento del soldo, rimandando a epoca più lontana il pagamento dei cavalli e del grano. Ma Spendio e Mathos i quali migliori vantaggi si ripromettevano dalla guerra che non da un accordo, sollevarono i mercenarî contro G., che venne imprigionato e, in seguito, orrendamente mutilato, gettato vivo nella fossa. (Per lo svolgimento della lotta fra Cartagine e i mercenarî, v. cartagine, IX, p. 213).
Bibl.: O. Meltzer, Gesch. d. Karthager, II, Berlino 1913, p. 370 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, i, Torino 1916, p. 383 segg.; S. Gsell, Hist. anc. de l'Afr. du Nord, III, Parigi 1918, p. 181 segg.; B. Niese, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, coll. 1322-23.