GIS partecipativo
locuz. sost. m. – Specifica modalità di produzione di rappresentazioni spaziali che sviluppa le potenzialità applicative delle mappe mentali e si avvale di un complesso di strumenti e tecnologie. Tra questi figurano: i sistemi GPS (Global positioning system) e GIS (Geographic information system), le carte partecipative, le immagini aeree e satellitari. Il G. p. prevede la partecipazione di persone non dotate di specifiche competenze in campo cartografico ed è appositamente concepito per facilitare tale partecipazione; infatti punta a produrre rappresentazioni limitando il condizionamento del cartografo di professione e favorendo il confronto e scambio di informazione tra membri di una medesima comunità. Deve gran parte del suo recente successo a nuovi approcci nel campo della pianificazione, ispirati a un modello di governo del territorio che prevede un coinvolgimento effettivo e continuato delle comunità locali, non limitato all’espressione delle istanze ma esteso alle fasi di elaborazione del processo decisionale. In quest’ottica, si presenta come un valido strumento in quanto valorizza i saperi presenti sul territorio e consente alle comunità locali di prendere parte ai processi decisionali che le riguardano. Oltre alla pianificazione, altri rilevanti campi di utilizzo, sempre alla scala locale, concernono la fornitura di servizi pubblici e la gestione del verde. I principali promotori di progetti di G. p. sono gli enti pubblici, ma molto attive sono anche le organizzazioni non profit, che se ne avvalgono soprattutto per assistere le comunità più svantaggiate in fatto di accesso alle tecnologie dell’informazione geografica. Il G. p. mette a loro disposizione uno strumento in grado di generare e diffondere informazione spaziale. Poiché le ragioni di tale svantaggio possono essere varie (ristrettezze economiche, difficoltà culturali, competenze tecnologiche, carenze infrastrutturali) e le stesse esigenze delle comunità estremamente diversificate, un G. p. deve essere flessibile e adattabile ai diversi contesti nei quali è chiamato a operare. Poiché costituisce un’attività collettiva, nell’economia complessiva del processo rivestono pari importanza tanto la fase attiva durante la quale l’individuo offre il proprio contributo alla realizzazione della rappresentazione spaziale, quanto la fase passiva nella quale egli interpreta e valuta gli apporti altrui. Pertanto, muovendo da una prospettiva che considera il rapporto tra rappresentazione e soggetto nelle sue interazioni complessive, gli studi sui G. p. non si limitano all’analisi dei soggetti nelle loro funzioni attive rispetto alla rappresentazione, ma si estendono a quelle passive, nel senso che indagano anche l’atto ricettivo, che costituisce un decisivo elemento di efficacia del prodotto finale. Questa impostazione rovescia la visione classica della comunicazione cartografica secondo la quale l’individuo privo di competenze tecniche in campo cartografico era relegato a un ruolo meramente passivo, elevandolo invece al rango di soggetto in grado di creare autonomamente conoscenza spaziale. In passato, l’aspetto della ricezione veniva sostanzialmente ignorato perché prevaleva la visione della carta come strumento dotato di stringente coerenza interna, fondamentalmente monosemico; essa dava quindi luogo a una sola possibile interpretazione che non differiva dalle intenzioni del cartografo. La linearità di questa corrispondenza tra intenzioni dello specialista e interpretazioni del profano veniva assicurata dall’apparato sintattico e simbolico della cartografia, cioè dai formalismi tecnici che ne regolavano la produzione. Il cambio di prospettiva, maturato in questi ultimi decenni e rafforzato dalla diffusione di G. p., comporta alcune importanti conseguenze, quali per es. le necessità di valutare le capacità del destinatario di comprendere, attualizzare e implementare rappresentazioni spaziali.