ZANCHI, Girolamo
Nacque ad Alzano presso Brescia da famiglia agiata e ricca di uomini di cultura, nel 1516. Dopo la prima educazione umanistica entrò nel convento degli agostiniani di Brescia, nel 1531. Si recò più tardi a Lucca con Celso Martinengo, e alla scuola di P. M. Vermigli si convertì alle nuove idee: i libri di H. Bullinger, di M. Butzer, di Calvino che vi si leggevano, furono per gli altri solo elemento determinante della conversione, rimasero per lui fondamentali. Era dottissimo di scolastica, e si sforzò di coordinare come in una Summa le dottrine dei riformati, portando anch'egli alle estreme conseguenze, come il Vermigli suo maestro, la dottrina della predestinazione. Quando il Vermigli fuggì da Lucca nel 1542, egli rimase a Lucca con il Martinengo: e solo sulle tracce di questi lasciò l'Italia, nel 1551. Dopo un soggiorno nei Grigioni e uno a Ginevra, accettò di coprire la cattedra del Vermigli partitosene per l'Inghilterra, dov'egli pure era diretto, e si fermò a Strasburgo. Ma entrò subito in disputa con i teologi luterani capitanati da J. Marbach, perché non accettava integralmente la Confessio Augustana: e così venne a esser quasi il capo e maggiore esponente del gruppo calvinistico e francese. Finì col tornarsene nei Grigioni come predicatore (1563) bene accetto da quei gruppi eterodossi che se ne attendevano atteggiamento tollerante dopo il rigido procedere di A. Mainardi. Di lì si recò a Heidelberg, accettandovi una cattedra (1568): e vi esercitò notevole attività didattica, scientifica ed ecclesiastica; nel 1576 abbandonò Heidelberg, dove erano tornati a prevalere i luterani, e andò a dirigere il Casimiranum di Neustadt, chiamatovi da quel principe: e quivi rimase fino alla morte (1590) rifiutando cattedre a Leida e, di nuovo, a Heidelberg e infine il posto di predicatore italiano ad Anversa.
Procurò sempre di favorire l'unione delle chiese riformate e di tenerle distinte dalle luterane; polemizzò con gli antitrinitarî italiani in Polonia. Fu stimatissimo per la coscienziosità e la scrupolosità, e da tutta la Germania e dalla Svizzera protestante gli si chiedevano pareri e giudizî sui casi controversi di teologia e di vita ecclesiastica. Se la sua teologia fu rigida, il suo comportamento fu uno dei più temperati e liberali fra i calvinisti ortodossi italiani: forse a questo contribuì anche il fatto che la sua prima moglie fu una figlia del liberale C. S.. Curione, dotta e buona, e da lui amatissima.
Le sue opere furono raccolte in due volumi a Ginevra (1617-19) a cura dei figli (Hyeronimi Zanchi Opera): comprendono anche le lettere (sue, e a lui dirette). L'opera più importante dello Z. è quella contro gli antitrinitarî italiani: De tribus Elohim sive de uno vero Deo aeterno, patre, filio et spiritu sancto (1572).
Bibl.: Gallizioli, Memorie storiche e letterarie della vita e delle opere di G. Z., Bergamo 1765; C. Schmidt, G. Z., in Theologische Studien und Kritiken, XXXII (1859), pp. 625-708; C. Schmidt e J. Ficker, in Herzog-Hauck, Realencycl. f. prot. Theologie u. Kirche, XXI, p. 609 segg.