VIGNOLA, Girolamo
– Nacque a Venezia nel 1629 da Luca di Cesare e da Narcisa Coletti.
La famiglia, giunta da Almenno (Bergamo) verso la metà del XVI secolo, con i proventi della mercatura aveva acquistato un palazzo in campo della Guerra a S. Zulian, vicino a piazza S. Marco.
Ottenuto nel 1650 il riconoscimento della cittadinanza originaria, il 30 maggio dello stesso anno Vignola fu eletto segretario straordinario della Cancelleria ducale e di lì a qualche mese, nel gennaio del 1651, venne nominato segretario al seguito di Girolamo Foscarini, provveditore generale in Dalmazia.
Era in corso la lunga guerra di Candia e proprio la Dalmazia aveva conosciuto gli unici successi delle milizie veneziane, che con Leonardo Foscolo fra il 1646 e il 1648 avevano effettuato importanti conquiste. Pertanto Foscarini si limitò a gestire la situazione; quanto a Vignola, risulta un’unica sua lettera del maggio del 1652, con cui nominava tale Andrea Perugini soprastante alla cinta muraria di Zara (Archivio di Stato di Venezia, Provveditori da terra e da mar, filza 313, n. 135).
Rimpatriato nel gennaio del 1653, riprese a servire nella Cancelleria fino all’ottobre del 1655, allorché fu incaricato di accompagnare in Spagna l’ambasciatore Domenico Zane, in qualità di segretario. A Madrid Filippo IV sosteneva la Repubblica nel conflitto contro gli ottomani, ma trovandosi a sua volta in guerra con la Francia non era in grado di fornire se non appoggio diplomatico. Zane lasciò Madrid nel settembre del 1658, supponendo imminente l’arrivo del successore, Francesco Giustinian, allora ambasciatore a Parigi; senonché costui ritardò la partenza dalla Francia, essendo a sua volta in attesa del successore. Di conseguenza Vignola sostenne per quattordici mesi il peso della legazione, ma purtroppo la documentazione che contiene i suoi dispacci dall’11 settembre 1658 al 12 novembre 1659 è esclusa dalla consultazione perché deteriorata e non possiamo rendere conto della sua attività per questo periodo. Dopo aver passato le consegne nelle mani dell’ambasciatore straordinario Giacomo Querini, inviato a Madrid per congratularsi della fine del conflitto con la Francia (il successore ordinario di Zane, Giustinian, giunse nella capitale spagnola solo nel gennaio del 1660, a causa delle precarie condizioni fisiche che ne provocarono la morte pochi giorni dopo), Vignola poté rimpatriare.
Un anno e mezzo dopo, il 26 novembre 1661, fu eletto segretario del Senato ed esercitò le funzioni relative alla carica per un decennio. Non si sposò per non compromettere il patrimonio domestico, affidando il compito di assicurare la continuità della famiglia al fratello Cesare.
L’esperienza maturata al servizio del Senato, unitamente all’affidabilità dimostrata nell’aver retto l’ambasciata veneta a Madrid, gli valsero la nomina a residente a Napoli, donde spedì il suo primo dispaccio il 10 maggio 1672. Dal giorno della sua nomina erano trascorsi nove mesi, non avendo trovato navi che gli consentissero un viaggio diretto nella capitale del Regno, al fine di evitare lo spiacevole incidente occorso al suo vestiario, agli effetti personali, all’argenteria, che in precedenza aveva imbarcato su una tartana depredata dai pirati.
Non sorprende pertanto che di lì a qualche mese, il 20 settembre 1672, egli scrisse al Senato che una delle sue maggiori preoccupazioni era quella di «tener divertiti li pregiuditij, quali andavano procurando inferire corsari a’ comuni sudditi» (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Dispacci, Napoli, filza 85, ad diem). A parte il danno patito, quella di Vignola fu una legazione tranquilla: qualche contrasto con i cavalieri di Malta, gli usuali interventi per affari commerciali presso la corte, richiesti dai consoli veneti in Puglia. Di conseguenza, ritrovandosi privo di notizie che potessero riscuotere l’attenzione del Senato, prese ad affidare ai suoi dispacci considerazioni personali sulla conduzione politica ed economica del Mezzogiorno; così l’11 agosto 1673 stigmatizzò la «fiachezza di questo gran Regno, perché è certo inesplicabile la difficoltà d’unire ogni summa di denaro, quando deve essere impiegata in vantaggio et profitto del medesimo» (filza 85, ad diem).
Lasciata Napoli nel maggio del 1676, tre anni dopo assunse un’altra legazione come residente a Milano, anch’essa dominio spagnolo. Si era da poco stipulata la pace di Nimega e le truppe francesi stavano ultimando lo sgombero dei territori occupati in Lombardia per ripiegare su Pinerolo. E tuttavia i dispacci di Vignola sono in buona parte volti a riferire i «veri disegni» di Luigi XIV, che nonostante la fine del conflitto non smobilitava gli eserciti, suscitando apprensione nelle corti degli Stati confinanti; pertanto – così continua nel dispaccio del 31 maggio 1679 – i governi di Genova e Torino si ritrovavano «poco soddisfatti degli spagnuoli per l’irrisolutezza loro e per l’abbandono delle cose d’Italia» (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Dispacci, Milano, filza 123). Nei restanti mesi della sua breve permanenza a Milano, Vignola dovette occuparsi delle usuali questioni relative alla sanità, ai banditi, ai contenziosi in materia di acque; poi, il 16 agosto dello stesso 1679 ricevette l’ordine di rimpatrio, che eseguì discendendo il Po su una barca, a causa delle sue cattive condizioni di salute. Trascorse poco più di un anno a Venezia, dopo di che dovette ripartire nell’ottobre del 1680, essendo stato nominato residente a Londra.
Si trattava di una sede importante e destinata a rivestire sempre maggiore peso politico in Europa; Vignola inviò il primo dispaccio dall’Inghilterra il 3 gennaio 1681, lamentando di essere afflitto da calcoli e altri malanni, aggravati da un viaggio «così lungo, molesto, e travaglioso con tant’incomodo della salute, e dispendio incredibile in staggione tant’horrida» (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Dispacci, Inghilterra, filza 68, ad diem). Rimase molto tempo a Londra, riferendo le notizie sul conflitto franco-olandese, ma soprattutto sul perenne stato di scontro esistente tra il re Carlo II, filocattolico in molte scelte politiche, e il Parlamento, protestante come la maggior parte del Paese; tensioni, a suo giudizio, causate dalla «libertà incredibile ad ogn’uno permessa di farsi sentire» (filza 68, 21 febbraio 1681).
Nel dicembre del 1685 giunsero a Londra gli ambasciatori straordinari Girolamo Zeno e Ascanio Giustinian, per l’assunzione al trono di Giacomo II, dopo la morte del fratello Carlo. Si trattava di un re apertamente cattolico, donde disordini e manifesti sparsi per Londra, recanti «insulti alla vera religione sino che la pietà di questo magnanimo re si risolva a qualche deliberatione» (filza 70, 7 giugno 1686). Intanto giunse a sostituirlo Paolo Sarotti, sicché Vignola poté lasciare la sede.
L’ultimo suo dispaccio fu inviato da Parigi. In esso denunciava l’aggravarsi dei calcoli, per cui erano giunti i fratelli per accompagnarlo a Venezia; Vignola si rendeva conto di essere al termine della vita e raccomandava al Senato «l’interessi della mia povera Casa prima tanto deteriorati, e maggiormente ancora nel corso di sei anni della mia dimora in Inghilterra»; concludeva infine sperando di poter vivere sino al giorno di presentarsi in Senato, «mentre sono già ridotto a quasi non muovermi per evitare li colpi dolorosi, che mi trafiggono ad ogni picciolo passo» (filza 70, 14 agosto 1686). Questa è l’ultima notizia che abbiamo su di lui.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, Cittadinanze originarie, b. 447/26; Provveditori da terra e da mar, filza 313, n. 135; Segretario alle voci, Elezioni Pregadi, reg. 19, c. 106; Senato, Dispacci, Spagna, filza 90 (inconsultabile); Senato, Dispacci, Napoli, filze 84-88 (ma la filza 84, con i suoi primi due dispacci, è inconsultabile); Senato, Dispacci, Milano, filze 123, nn. 406-409, 411-413; 124, nn. 1-24 b; Senato, Dispacci, Inghilterra, filze 67, nn. 366-372; 68-70; 71, n. 5; Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It., cl. VII, 1667 (= 8459): Tabelle nominative e cronologiche dei segretari della Cancelleria Ducale, cc. 12r, 28v.