VESPA, Girolamo (Geronimo)
– Nacque intorno al 1540, a Napoli o in un’imprecisata provincia del Regno: la dicitura «da Napoli», poi sempre associata al suo nome, poteva infatti riferirsi tanto al luogo d’origine quanto alla sede di affiliazione come frate regolare.
Entrò nell’Ordine dei minori conventuali presso il convento generalizio di S. Lorenzo Maggiore in Napoli, in data non accertabile, stante la perdita dei registri conventuali. A S. Lorenzo, uno dei conventus principaliores dell’Ordine, dovette svolgersi la sua prima formazione musicale. L’8 agosto 1562 gli fu data licenza di risiedere fuori dalla provincia di Terra di Lavoro (Roma, Archivio generale dell’Ordine dei frati minori conventuali, vol. S/XXI, 1bis): se essa fu concessa perché egli proseguisse altrove il proprio cursus studiorum – i giovani studenti francescani potevano trasferirsi nei conventi ove le differenti istituzioni scolastiche dell’Ordine avevano sede – si deve concludere che a quella data non avesse ancora raggiunto l’età canonica dei venticinque anni.
Negli anni Sessanta è comunque attestata la sua presenza, pur non continuativa, nel cenobio napoletano. In quel periodo, Vespa dovette conseguire una certa qual distinzione nell’ambito della famiglia francescana: il 30 giugno 1566 gli fu concessa pro indiviso la camera del pater magister Lorenzo da Napoli, del quale egli era discepolo (Roma, Archivio generale dell’Ordine dei frati minori conventuali, Regesta Ordinis, vol. A 8, c. 75v), e il 26 aprile 1568, la camera nel dormitorio superiore, in solidum con Gaspare Crispo, già commissario provinciale (Casimiri, 1939, p. 187). La concessione di camere rappresentava un privilegio riservato ai frati insigniti del titolo di magister, o comunque investiti di mansioni didattiche.
Nel 1570 apparve il suo Primo libro de madrigali a cinque voci (Venezia, Gardano), una silloge che dimostra al contempo un’arte contrappuntistica già matura e una spiccata attenzione alle strutture formali immanenti alla versificazione. Taluni aspetti della raccolta rimandano alla formazione napoletana di Vespa, in particolare alcune scelte poetiche in comune con altri madrigalisti attivi a Napoli e il ricorso ad artifici mensurali tipico di polifonisti meridionali, quali Tommaso Cimello e Marc’Antonio Volpe da Matera, anch’egli conventuale. Vespa dedicò il libro a Lucrezia d’Este, figlia di Ercole II duca di Ferrara, in occasione delle nozze con Francesco Maria II Della Rovere; e va osservato che a sovrintendere alle musiche festive per l’ingresso della sposa in Pesaro fu il liutista, cantante e compositore napoletano Fabrizio Dentice. Il libro è aperto e chiuso da due brani evidentemente concepiti per quei festeggiamenti, un madrigale che allude agli stemmi degli sposi («Lucid’Aquila bianca al suo s’invola / gran re de’ fiumi e sovra / il bel Metauro in Querce alta sen vola») e un epitalamio in distici elegiaci. Tra gli altri componimenti – madrigali e ottave rime – spiccano due sonetti di Giovanni Della Casa, che non risultano essere stati musicati da altri compositori.
Nello stesso 1570 gli fu assegnato l’ufficio di maestro di cappella nella basilica di S. Francesco in Bologna. Paolo da Legnago, commissario generale della provincia bolognese, si espresse su di lui in termini lusinghieri, proponendo al consiglio conventuale, riunitosi il 1° maggio 1571, «che si dovesse aver consideratione al venerabile padre maestro di cappella, uomo virtuoso, che faceva onor al convento e nel tempo delle feste principali dell’anno e dell’ordine procurava con molta sua spesa uomini valenti di musica ed altre voci umane, i tromboni e [i] cornetti». Il consiglio assegnò a «frate Girolamo da Napoli, uomo, oltra la virtù rara, molto morale», una provvisione di 15 ducati (Busi, 1891).
A Bologna rimase per poco meno di due anni: dal 1° gennaio 1573 gli fu affidata la carica di maestro di cappella nella cattedrale di S. Leopardo in Osimo, ch’egli tenne per quasi un decennio, ovvero sino al maggio del 1582 (fu anche maestro di canto fermo e contrappunto nel locale seminario vescovile). L’elezione fu determinata dalla volontà del vescovo locale, Bernardino de Cupis, di dotare la cappella cattedrale di un maestro dalle ottime qualità, quali erano stati, prima di lui, Costanzo Porta (1552-56) ed Eliseo Ghibellini (1567-70). È plausibile che quest’ultimo, membro del notabilato osimano, avesse proposto Vespa a Cupis, quando, nel 1571, l’oltremontano Baltram de Principis si dimise improvvisamente dall’incarico (Ghibellini potrebbe aver incontrato Vespa di persona, essendo stato attivo, negli anni Cinquanta, nella chiesa napoletana di S. Croce di Lucca, assai prossima al convento di S. Lorenzo Maggiore). È verosimile, inoltre, che nell’elezione di Vespa avesse avuto parte il cardinale d’Urbino, Giulio Feltrio Della Rovere, figura assai attiva nel patrocinio della musica ecclesiastica, e dal dicembre del 1572 protettore dei conventuali.
Per istanza del vescovo Cornelio Fermani, succeduto a Cupis, nell’ottobre del 1575 Vespa ottenne la facoltà standi extra claustra, in deroga a una delle norme fondamentali dell’Ordine, in quanto musicus excellens (Roma, Archivio generale dell’Ordine dei frati minori conventuali, Regesta Ordinis, vol. A 13, c. 53v). A Fermani egli dedicò il Secondo libro de madrigali a cinque voci (Venezia, Gardano, 1576). Oltre il madrigale proemiale in lode del presule, vi si riconoscono, tra molti altri componimenti adespoti, sonetti, ottave e madrigali di Bernardino Tomitano, Domenico Mantova, Alessandro Gatti e Della Casa, nonché uno stralcio dall’egloga II nell’Arcadia di Iacopo Sannazzaro.
Dal 1584 a tutto il 1590 fu maestro di cappella nel duomo dell’Assunta in Fermo. Negli ultimi due anni del magistero fermano pubblicò due libri presso il veneziano Ricciardo Amadino: nel 1589, la prima silloge di musica da chiesa, gli Psalmi vespertini a cinque voci, dedicati a Sigismondo Zanettini, principe vescovo di Fermo; l’anno successivo, il Terzo libro de madrigali a cinque voci, con una dedica al granduca di Toscana, Ferdinando I de’ Medici, datata da Fermo il 25 giugno 1590. Secondo prassi, Vespa inviò al granduca la sua raccolta di madrigali prima che venisse pubblicata. Ferdinando gli rispose il 10 febbraio 1590 in termini che lasciano trasparire una certa dimestichezza e sottintendono un probabile sostegno per i costi di stampa: «Reverendo Padre, amico dilettissimo, ho ricevuto le compositioni che mi avete dedicate e con il primo commodo le farò cantare nella mia cappella, e venendo dalle vostre mani mi assicuro che abbiano a piacere, e sì come stimo la bontà e virtù vostra così anche vi gradisco la vostra amorevolezza verso di me, e ne conserverò memoria per far piacere a voi in tutte le occorrenze vostre e il Signore Dio vi conservi e contenti sempre» (Archivio di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, filza 280, c. 10). Anche stavolta il libro si apre con un madrigale d’encomio al dedicatario; tra le rime attribuibili vi sono madrigali di Aurelio Orsi e Battista Guarini e un sonetto di Nicolò Amanio. Nel contempo, un’intonazione vespiana del salmo Nisi Dominus aedificaverit domum, diversa da quella del libro del 1589, venne accolta in un Liber primus psalmorum collettaneo, curato dal carmelitano parmense Ottavio Ragazzoni (Venezia, Amadino, 1590).
Nel gennaio del 1591 Vespa tornò a Osimo per riassumervi l’ufficio di maestro di cappella, richiamato dal capitolo della cattedrale in ragione dell’ottima prova fornita durante la prima condotta. Il 31 agosto uscì l’ultima sua raccolta madrigalesca, il Quarto libro de madrigali a cinque voci (Venezia, Amadino, 1591), dedicato a Cristina di Lorena, sposa del granduca Ferdinando I, in onore della nascita del primogenito Cosimo (12 maggio 1590). La silloge venne così a costituire insieme con i madrigali del 1590 una coppia di libri ‘medicei’. Nella dedica, Vespa non esita a dire ch’egli riposa «sotto l’ombra di quei bei gigli che spargono così soave odore, non pure alla Toscana, ma al mondo tutto» (con allusione allo stemma mediceo, richiamato anche nel sonetto proemiale), ma non risulta ch’egli risiedette mai nel Granducato. Tra le tante rime erotiche che compongono il libro si riscontrano un annoso sonetto di Giovanni Brevio (1545) e un fortunato madrigale di Alberto Parma (1585).
Una nuova intonazione del salmo Nisi Dominus aedificaverit domum apparve nella Sacra omnium solemnitatum psalmodia vespertina offerta da Giovan Matteo Asola al Palestrina (Venezia, Amadino, 1592). Nel 1594 il madrigale Madonna, se volete dal Secondo libro comparve nel Florilegium omnis fere generis cantionum suavissimarum ad testudinis tabulaturam accommodatarum, longe iucundissimum raccolto dal liutista Adrian Denss (Colonia, Greuenbruch), silloge di trascrizioni in intavolatura francese e notazione mensurale: esempio, tra diversi altri, della presenza di composizioni di Vespa, sacre e profane, in antologie transalpine. Nello stesso anno il minore conventuale Agostino Taddeo da Zagarolo curò l’edizione delle sue Sacrae cantiones (motecta nuncupatae) a quattro-otto voci (Venezia, Amadino, 1594), dedicandole al cardinale Marcantonio Colonna, presule prenestino.
Lasciata Osimo verso la fine del 1593, Vespa dovette rientrare a Napoli, in S. Lorenzo Maggiore. Il 19 febbraio 1596 prese parte al capitolo conventuale (Archivio di Stato di Napoli, Corporazioni religiose soppresse, Monastero di S. Lorenzo Maggiore, vol. 1289, Procure, c. 9), e il 10 giugno il capitolo generale dell’Ordine insignì Vespa, assieme al cremonese Costanzo Porta e al veneziano Ludovico Balbi, del titolo onorifico di magister musices, conferito ai confratelli che, nel lungo esercizio della professione, si fossero distinti come musici eminenti (Casimiri, 1939, pp. 189 s.).
Morì il 22 agosto 1600, presumibilmente nel nativo convento napoletano.
Fonti e Bibl.: L. Busi, Il padre G.B. Martini, Bologna 1891, p. 198; L. Virgili, La cappella musicale della chiesa metropolitana di Fermo dalle origini al 1670, in Note d’archivio per la storia musicale, VII (1930), pp. 28-30, 73-79; R. Casimiri, Musicisti dell’Ordine francescano dei minori conventuali dei sec. XVI-XVIII, ibid., XVI (1939), pp. 187, 189 s.; L. Manzoni, La cappella musicale della basilica di S. Francesco in Bologna dal 1537 agli inizi del XVIII secolo, II, tesi di laurea, Università di Bologna, .a.a. 1984-85, pp. 5 s.; K.A. Larson, The unaccompanied madrigal in Naples from 1536 to 1654, diss., Harvard University, Ann Arbor (Mich.) 1986, pp. 118 s., 181-196, 204-206, 212-226; D. Fabris, Vita e opere di Fabrizio Dentice, nobile napoletano, compositore del secondo Cinquecento, Firenze 1992, pp. 73 s., 102 s.; R. Graciotti, La cappella musicale della cattedrale di Osimo (1548-1714), Roma 1996, pp. 19-21, 80 s.; F. Piperno, Musiche e musicisti attorno ai Della Rovere, in Pesaro nell’età dei Della Rovere, a cura di G. Arbizzoni - A. Brancati - M.R. Valazzi, III, 2, Venezia 2001, pp. 384 s.; G. Mastrocola, “Il primo libro de madrigali a cinque voci” di G. V. da Napoli (Venezia 1570), Firenze 2005.