TUTTAVILLA, Girolamo
– Nacque a Roma intorno alla metà del XV secolo dall’unione della nobildonna romana Girolama Tosti con Guillaume d’Estouteville (italianizzato in Guglielmo Tuttavilla; v. la voce in questo Dizionario), noto collezionista e bibliofilo, cardinale e camerlengo di Sisto IV appartenente a una nobile famiglia di origini francesi giunta a Napoli durante il dominio aragonese. Ebbe tre sorelle, Caterina, Margherita e Giulia, e un fratello, Agostino.
Sebbene non si abbiano notizie dettagliate sulla sua formazione romana, Tuttavilla dovette ricevere un’educazione conforme ai crismi nobiliari dell’epoca, all’insegna del consueto binomio classicistico di armi e lettere, giungendo a una conoscenza approfondita dei classici latini e greci, oltre che della tradizione letteraria volgare, appresa con ogni probabilità alla scuola di privati precettori.
Il 22 febbraio 1483 sposò Ippolita Orsini, figlia di Napoleone Orsini, conte di Tagliacozzo, e di Claudia Colonna dei Signori di Montefortino, da cui ebbe almeno due figli, Ascanio e Guglielmo. Abbracciò di fatto il partito romano degli Orsini, di cui assunse in alcuni casi addirittura il cognome. Nel 1484 partecipò al loro fianco alla lotta contro la fazione colonnese guidata da Prospero Colonna, che il 23 giugno 1485 assalì il castello di Frascati di cui Tuttavilla era signore insieme a quello di Nemi, Genzano e Civita Lavinia. Dopo essere stato imprigionato insieme alla moglie Ippolita, Girolamo fu liberato alcuni mesi più tardi, se già nel novembre del 1485 lo ritroviamo di nuovo in possesso del castello di Frascati.
A Roma strinse amicizia con Francesco Cibo (detto Franceschetto), figlio naturale e legalmente riconosciuto di papa Innocenzo VIII, seguendolo in sortite notturne dedicate al gioco e ai piaceri sensuali. All’indomani della morte per decapitazione l’11 maggio 1487 di Francesco Coppola, reo di aver aderito alla congiura dei baroni contro Ferdinando d’Aragona, Tuttavilla fu investito del feudo comitale di Sarno in ragione della sua fedeltà agli Aragonesi. Furono, tuttavia, anni difficili per lui, perché, coinvolto nello scontro tra fazioni in atto a Roma, fu imprigionato nel 1490, per circa un anno, da Innocenzo VIII in Castel Sant’Angelo.
Nel 1491 si trasferì a Milano, dove emerse come cortigiano della corte sforzesca, ricoprendo per diversi anni la carica di ambasciatore di Ludovico Sforza. Nei primi mesi del 1492 fu a Parigi insieme ad altri agenti diplomatici per un’ambasceria concernente le trattative per la discesa di Carlo VIII in Italia e la formazione di una lega antiaragonese che permettesse la conquista da parte del re del Regno di Napoli. All’ingresso in città Tuttavilla aveva «vestito curto de veluto negro alla francese fodrato de martire con la sua colana grossa, uno cavalo baio de meza talia comprato poco innanti partesse da Milano» (Gabotto, 1889, p. 414). A Parigi, dove gli furono riservati onori e celebrazioni, rimase fino al 4 maggio. Nel 1493 assunse l’incarico di accompagnare a Venezia, insieme a una folta rappresentanza diplomatica, la moglie di Ludovico Sforza, Beatrice d’Este, di cui Tuttavilla fu anche personale tesoriere.
Della sua produzione poetica è noto uno scambio di sonetti epistolari con Gasparo Visconti, Giano Anisio e Iacopo Sanseverino. Soprattutto con Visconti dovette entrare in una certa familiarità durante gli anni milanesi. Un apprendistato poetico, questo, condiviso con altri rimatori e letterati dell’epoca, molti dei quali di area milanese, tra cui Bramante di Urbino, Bernardo Bellincioni, Galeotto Del Carretto, Antonio Grifo, Guidotto da Magenta, Giovan Pietro Pietrasanta, Paolo Girolamo Fieschi e Guidotto Prestinari.
Della tenzone poetica tra Tuttavilla e Visconti sono noti tre sonetti caudati di Visconti. Al primo dei tre sonetti, Caro compar magnanimo e zentile, Visconti affida una vera e propria dichiarazione di poetica, affermando la propria predilezione per uno stile «mediocre»; a questa proposta Tuttavilla replicò nel sonetto Miser Gasparre mio degno e gentile affermando: «rispondo che a me piace assai la via / del mezzo; e lassa dir, ché gli è ben vano, / chi ti riprende et ha de ciò suspetto» (Visconti, 1979, p. 20). Nel secondo dei sonetti, Dimme se bella donna è la regina, Visconti chiede a Tuttavilla notizie sulla corte parigina, e in particolare «quanto il re di Franza è apparessente / et se gli ha del crudele o del clemente / et se ad amar virtute o vitio inclina» (Gabotto, 1889, p. 414). Il terzo dei sonetti a Visconti, Surgi, Messer Gasparro, al pregar mio, è invece interamente giocato sul topos del lamento amoroso (Visconti, 1979, p. 79).
Durante gli anni romani fu protettore di Serafino Ciminelli, detto l’Aquilano, e corrispondente di Antonio Cammelli, detto il Pistoia, che gli indirizzò il sonetto Nel foltissimo bosco del Frigano con didascalia che recita «Al signor Hieronimo Tuttavilla, dove se lamenta di amore» (così tramanda il codice conservato a Roma, Biblioteca nazionale, Sessoriano 413, c. 70v), nel quale il topos della pugna amoris viene rovesciato e intriso di allusioni satiriche e doppi sensi osceni.
Nel 1494, a causa di un violento litigio intercorso con Galeazzo Sanseverino, dovette lasciare Milano. D’intesa con Ludovico Sforza ritornò a Roma al fine di persuadere la famiglia dei Colonna a prendere le parti di Carlo VIII nella prima guerra italiana (1494-95). Negli anni successivi fu impegnato in altre attività per conto di Ferdinando II d’Aragona, svolgendo diverse missioni politico-diplomatiche. Nel 1501 morì a Roma la moglie Ippolita, vittima di un brutale omicidio commissionato dal partito dei colonnesi. Nel 1505 la contea di Sarno fu riconsegnata a Tuttavilla.
Morì nel 1507 per cause che, allo stato attuale degli studi, restano ignote. Alla sua morte la contea di Sarnò passò al figlio Guglielmo.
Fonti e Bibl.: F. Gabotto, G. T., uomo d’armi e di lettere del sec. XV, in Archivio storico per le provincie napoletane, XIV (1889), pp. 410-431; J. Cartwright, Beatrice d’Este duchessa di Milano (1475-1497). Studio sul Rinascimento, Milano 1938, pp. 194-214; A. Ilari, Frascati tra Medioevo e Rinascimento. Con gli statuti esemplari nel 1515 e altri documenti, Roma 1965, pp. 59-64, 66, 85-90, 111, 113, 219, 236; G. Visconti, I canzonieri per Beatrice d’Este e per Bianca Maria Sforza, a cura di P. Bongrani, Milano 1979, pp. 19 s., 79, 106 s.; P. Bongrani, Lingua e letteratura a Milano nell’età sforzesca. Una raccolta di studi, Parma 1986, pp. 59-61; F. Biferali, Ambrogio Massari, Guillaume d’Estouteville e il chiostro figurato di Sant’Oliva a Cori, Tolentino 2002, pp. 31-34; J.M. Gill, A French maecenas in the Roman Quattrocento: the patronage of Cardinal Guillaume d’Estouteville (1439-1483), Ann Arbor 2005; C. Shaw, The political role of the Orsini family from Sixtus IV to Clement VII. Barons and factions in the papal states, Roma 2007 (in partic. pp. 108, 174-176); C. Rossi, Il Pistoia spirito bizzarro del Quattrocento, Alessandria 2008, pp. 157-160.