TREVISAN, Girolamo
– Nacque a Venezia, nella parrocchia di S. Pantalon, il 20 novembre 1527 da Domenico di Stefano e da Marina Foscari di Francesco.
Il padre percorse una notevole carriera politica: savio di Terraferma e del Consiglio, fu bailo a Costantinopoli dal 1552 al 1554 e morì a Famagosta, dove esercitava la carica di capitano, nel 1560. Quanto alla madre, apparteneva al ramo a S. Vio ed era nipote del ricchissimo mercante Michele Foscari, che operava con i Fugger e gestiva una fitta rete di traffici nel Levante; inoltre un fratello della madre, Filippo, godette di una certa considerazione come letterato.
A quindici anni (22 settembre 1542) Trevisan fu ricevuto nell’Ordine dei domenicani; v’era probabilmente in famiglia una evidente propensione verso i regolari, dal momento che un fratello di Girolamo, Agostino (1532-1582), dopo aver iniziato la carriera politica, nel 1570 si fece gesuita.
Anche il testamento del loro padre, steso nel 1559 prima di recarsi a Cipro («contra la mia volontà» a causa della salute compromessa), è pervaso da una religiosità che va oltre la prassi tradizionale; vuol essere sepolto vestito da francescano, beneficia due figlie suore e lascia eredi i figli Agostino e Francesco. Quanto a Girolamo scrive: «Et perché fra Hironimo mio carissimo et primogenito figliolo, essendo frate non pol succeder in parte della heredità..., voglio et ordino che ogni anno gli siano dati d. 50 fin che viverà .... Ma se piacesse a Dio che lui fosse elleto ad alcuna dignità ecclesiastica, voglio che li miei figlioli non siano tenuti a dargli alcun legato né delli d. 50 al anno né di altro, et son certo che esso fra Hironimo el restarà contento di questa mia volontà» (Archivio di Stato di Venezia, Notarile testamenti, b. 1207/232). L’accenno alla dignità ecclesiastica cui Trevisan poteva essere chiamato potrebbe far pensare a un’aspettativa frutto di un disegno programmato in famiglia: Girolamo si fa domenicano, il fratello Agostino gesuita.
Trevisan seppe acquisire una solida dottrina ecclesiastica e che fu un eccellente predicatore, requisito caratteristico dell’Ordine; è possibile dunque che abbia studiato a Bologna, dove si formavano i domenicani.
Dati questi presupposti, a soli ventisette anni nel 1554 divenne priore del monastero di S. Domenico a Venezia, subentrando a fra Angelo (Alvise nel secolo) Bragadin, che era pure vescovo di Vicenza. Alla fine del 1559, quando suo padre era rettore di Famagosta, Trevisan fu il primo nella rosa dei quattro candidati proposti dal Senato all’arcivescovato di Nicosia (Cipro), resosi vacante alla morte di Cesare Podocataro, ma il papa gli preferì Filippo Mocenigo. Qualche mese dopo, il 16 luglio 1560, morì Agostino Lippomano, vescovo di Verona, e il papa Pio IV designò suo successore Marcantonio Da Mula, ma stavolta fu il Senato veneziano a rifiutare l’elezione, in quanto Da Mula era ambasciatore presso la S. Sede e le leggi della Repubblica proibivano ai suoi rappresentanti di ricevere benefici dal principe presso il quale erano accreditati. Ne sarebbe seguito un lungo contenzioso segnato da clamorose iniziative e ripicche, ma per intanto il Senato, preso atto della pronta obbedienza dell’ambasciatore e della disponibilità manifestata dal papa nel rimuovere l’intransigente francescano Felice Peretti (il futuro Sisto V) dall’incarico di inquisitore a Venezia, con il pretesto di trasferire la sede della locale Inquisizione dal convento dei Frari (retto, appunto, dai francescani) a quello di S. Domenico; il Senato dunque presentò al pontefice la tradizionale rosa di quattro patrizi fra i quali nominare il nuovo prelato.
Stavolta la scelta cadde sul domenicano Trevisan, «percelebris ea tempestate theologus», rinomato ai suoi tempi per la dottrina teologica (Morosini, 1719, p. 165); l’elezione avvenne il 15 gennaio 1561 e l’ingresso nell’episcopio veronese si verificò di lì a poco, il 12 febbraio.Vi soggiornò solo due mesi, prima di essere convocato al Concilio di Trento. Durante questa breve permanenza riuscì a ottenere dal papa la concessione di talune indulgenze per la chiesa di S. Michele fuori le Mura e rivide il regolamento della Scuola degli accoliti, che superava le venti unità.
L’invito a partecipare ai lavori del Concilio testimonia chiaramente quanto fossero note e apprezzate la preparazione e la competenza di Trevisan riguardo alle dottrine teologiche e canoniche; su questo punto molte e concordi sono le attestazioni di stima: oltre al già ricordato Morosini, il cardinale Agostino Valier lo definì «virum acri ingenii et ad eloquentiam in primis natum», Sisto da Siena affermò esser stato «in sacris declamationibus tota Italia celeberrimus», Scipione Maffei lo ritenne «uomo di acutissimo ingegno, di scienza profonda e insigne predicatore» ed Emmanuele Antonio Cicogna ne scrisse come di un «prelato chiarissimo [...] per fama di eloquenza sacra e di dottrina» (1824, p. 137, ove sono ricordati altri autori che lo lodarono).
A Trento Trevisan fece parte della commissione incaricata della nuova compilazione dell’Indice dei libri proibiti, ma soprattutto due mesi dopo, nell’aprile del 1562, ebbe modo di intervenire nel corso del dibattito sulle potestà episcopali; si trattava cioè di stabilire se nelle competenze del vescovo rientrasse solo il potere sacramentale (di ordine), oppure anche quello giurisdizionale (direttivo). Su questo punto Trevisan, pur accogliendo tale bipartizione, avanzò un’ulteriore distinzione concernente la potestà di giurisdizione; è presente infatti nei vescovi, disse, un doppio genere di competenze: il primo consiste nell’esercizio della predicazione, dell’insegnamento, della consacrazione, tutti doni che provengono da Dio; l’altro è dato dalla facoltà di assolvere, la quale viene conferita dal pontefice. «In tal modo – scrisse Alberigo (1965, p. 498) – il prelato domenicano esponeva un’opinione sostanzialmente convergente con quella che distingue una giurisdizione interna; anzi andava oltre manifestando la convinzione che ai due diversi tipi di giurisdizione corrispondano due diversi modi di conferimento, l’uno da Dio, l’altro dal Papa». Questa enunciazione suscitò interesse tra i padri, ma segnò anche il contributo conclusivo di Trevisan ai lavori conciliari.
Non poté infatti partecipare alla discussione sull’ordine sacro; colpito da grave malattia, si spense a Trento il 2 settembre 1562, a soli trentaquattro anni. Il suo corpo venne portato a Venezia e fu tumulato nella chiesa di S. Domenico con epigrafe appostavi dai fratelli Agostino e Francesco; demolita la chiesa in età napoleonica, le ceneri furono trasportate in quella di S. Pietro di Castello, ove tuttora si trovano.
Scrisse un commentario sull’Epistola di s. Paolo agli ebrei, che Sisto da Siena affermò essergli stata mostrata dallo stesso Trevisan, e alcuni trattati che Cicogna ricordò (1824, p. 137), precisando che purtroppo non vennero stampati, probabilmente a causa della morte prematura dell’autore.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. Codd., s. 1, 20, Storia veneta: M. Barbaro - A.M., Arbori de’ patritii veneti, VII, p. 121; Avogaria di Comun. Libro d’oro nascite, I, c. 263; Notarile testamenti, b. 1207/232 (testamento del padre); Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna, 3783: G. Priuli, Pretiosi frutti..., III, c. 190r; Sisto da Siena, Bibliotheca sancta, Parisiis 1610, p. 247; A. Morosini, Historia Veneta, in Degl’istorici delle cose veneziane..., VI, Venezia 1719, pp. 165, 195; F. Ughelli, Italia sacra, V, Venetiis 1720, coll. 989 s.; G.D. Armano, Monumenta selecta conventus Sancti Dominici Venetiarum, Venetiis 1729, pp. 102-104 (che però erra facendo entrare Trevisan nell’Ordine domenicano nel 1532); S. Maffei, Verona illustrata, IV, Verona 1732, col. 196; F. Corner, Ecclesiae Venetae antiquis monumentis... illustratae..., Venetiis 1749, VII, pp. 328 s.; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, I, Venezia 1824, pp. 136 s., VI, Venezia 1853, p. 614; Hierarchia catholica, III, a cura di C. Eubel, Monasterii 1923, p. 331; L. von Pastor, Storia dei papi, VII, Roma 1928, p. 283; G. Alberigo, Le potestà episcopali nei dibattiti tridentini, in Il concilio di Trento e la riforma tridentina. Atti del Convegno storico internazionale..., Trento... 1963, II, Roma 1965, pp. 497 s., 504; L. Vecchiato, La vita politica, economica e amministrativa a Verona durante la dominazione veneziana (1405-1797), in Verona e il suo territorio, V, 1, Verona 1995, p. 170; G. Ederle - D. Cervato, I vescovi di Verona. Dizionario storico e cenni sulla Chiesa Veronese, Verona 2002, pp. 104, 185.