TORTI, Girolamo (Hyeronimus Tortus, de Tortis). – Nacque intorno al 1427 nell’oppidum Castronovi (Castelnuovo di Scrivia) nei pressi di Tortona, secondo quanto si può ricavare dall’orazione funebre tenuta da Giasone del Maino, suo allievo, «tertio Idus Augusti» del 1484, nella pavese chiesa dei Frati Minori in occasione della cerimonia funebre del maestro, scomparso cinquantasettenne (G. del Maino, Oratio habita in funere..., 1484)
Sebbene indicato come figlio di Turberto, noto docente a Pavia della lectura voluminis (Memorie e documenti..., 1878, p. 54), indi della extraordinaria iuris civilis fino al 1445-46 – (e dunque fratello di Giorgio, sicuramente figlio di Turberto e anch’egli docente a Pavia di extraordinaria iuris civilis fino al 1461, e fratello di Rainero, banchiere di professione, bersaglio di un assalto notturno di otto armati mentre si recava a casa di un bidello dello Studio, in un momento critico per l’ordine pubblico della città pavese quale fu il gennaio del 1462 (Archivio di Stato di Milano, Sforzesco, Carteggio Interno, 758, 4 gennaio 1462) – Torti potrebbe essere stato «filius domini Hendoardi», quale risulta da un atto notarile del 1443 rogato da Giovanni Mangano (Codice diplomatico..., 1915, p. 472). La famiglia Torti, come molte altre presenti nell’elenco ufficiale della Societas Militum del 1399, era guelfa («honestis et modicis parentibus familia vetere et honorata», G. del Maino, Oratio habita in funere..., cit., c. 2r); fece sempre parte di un gruppo di notabili, come gli Isimbardi e gli Zazzi, ben integrato nella società e nelle istituzioni, tra loro uniti anche da vincoli matrimoniali.
Bambino precoce, ad appena undici anni Torti possedeva già i necessari rudimenti grammaticali per proseguire negli studi: dapprima avviato alla facoltà di arti, dopo un solo anno passava al diritto nel quale dimostrava immediatamente grandi capacità: al terzo anno già affrontava pubbliche dispute e repetitiones (c. 3v). Secondo Siro Comi, che si riferisce a una notizia fornita da Ghilini in un manoscritto, «professò tre anni in Ferrara, poi in Bologna, in Padova, e finalmente in Pavia» (Pavia, Biblioteca universitaria, ms. 38, coll. 208 s.); ma non ci sono a oggi ulteriori tracce documentarie e bibliografiche di tale affermazione. Titolare della lectura extraordinaria iuris civilis a Pavia nel 1454 – prima de mane, poi de sero, ad attestato della sua ascesa accademica –, con uno stipendio via via aumentato negli anni, passò nel 1484 alla ordinaria iuris civilis, la più importante cattedra della facoltà giuridica ticinese. Presentò alla licenza e al dottorato in diritto civile numerosi candidati di varia provenienza geografica dal 1462 al 1483; fu presente a moltissime sedute del Collegio dei dottori come esaminatore di licenze e lauree tanto in diritto civile in particolare, quanto in diritto canonico o utriusque.
Il suo rilievo professionale, crescente con il passare del tempo, lo colloca al primo posto, come legum doctor, tra i presentatori ad privatam del candidato nella licenza e dottorato in diritto civile, o in utroque per la parte dei dottori legum (indicati di seguito ai presentatori in diritto canonico), dalla metà degli anni Settanta (in particolare dal 1476) al 15 luglio 1483 (data in cui scompare dagli strumenti di licenza e dottorato pavesi), spesso seguito, nella lista verbalizzata nel documento notarile, da Giovanni Dal Pozzo, altro suo esimio collega, e dall’allievo Giasone del Maino, qualificati Torti e Giasone in un documento doctores facundissimi (Lauree pavesi..., 1995-2008, II, p. 85).
Altri suoi allievi ne ricordano il pensiero nelle loro lezioni, spesso accanto a quello di Giacomo Dal Pozzo, di cui, secondo Comi, sposò la figlia (Pavia, Biblioteca universitaria, ms. 38, coll. 208 s.): uno di questi, Lancellotto Decio, non di rado vi fa riferimento, come si può constatare nella sua produzione a stampa (In primam Infortiati partem..., 1495, passim; Super primam..., 1499, passim). Guido Panciroli (1637) che lo disse morto nel 1479, narrò della sepoltura «in aede d. Iacobi Minoritarum observantium apud Lancellotum Decium [...]» (p. 245).
Non si conosce molto della sua attività scientifica, della quale tuttavia sono rimaste tracce sia nella tradizione manoscritta sia tra le opere a stampa, oltre che nel ricordo degli allievi, invero numerosi secondo Marco Mantova Benavides (1555) che di lui disse «multa scripsit quae ego vidi non edita tamen in ordinarias partes vespertinas».
Nel primo ambito si conservano una Lectura super Digesti Novi: rubrica de verborum obligationibus, recollectae delle sue lezioni (Bologna, Biblioteca del Collegio di Spagna, mss. 262; 193, cc. 166r-182v), cominciate il 4 novembre 1465 e specificamente dedicate all’importante titolo: sin dall’avvio, ricollegandosi a quanto hanno scritto i predecessori, da Giovanni da Imola, a Dino del Mugello, a Cino da Pistoia, a Odofredo, omette di trattare pure questioni all’epoca di rilievo per dedicarsi ad approfondirne altre (ms. 262, c. 2r). In alcune note marginali coeve è riportato l’insegnamento e anche l’aneddotica impiegata da Luca Grassi, suo collega a Pavia, di certo per accattivarsi il suo uditorio (c. 7v), come nel caso narrato di Pietro d’Abano, medico, filosofo, astrologo e ‘negromante’ («narravit ystoriam Petri de Ebano optimi artiste et negromantiste»), che corse in aiuto di un suo scolaro, condannato per furto alla forca ricorrendo alla negromanzia (c. 9v). Nel ms. 193 (cc. 146r-160r) è conservata una repetitio al par. Cato di un frammento dello stesso titolo del Digesto (Digesto, 45.4.1). Johann Wolfgang Freymon (1574), in un elenco privo di precise indicazioni archivistiche, ricordava sue Lecturae super I et II Infortiati, super II Infortiati, super I ff. Novi, forse II ff. Novi, con attribuzione a un certo Hyeronimus Torquatus («Hieronymus Torquatus, forte leg. Tortus», c. 16v), manoscritto posseduto, stando ai simboli posti a fianco di quest’ultima opera, nell’elenco di Freymon, dal giurista spagnolo Antonio Agustín; inoltre Super I et II Codicis. Appare controversa l’attribuzione a lui di una repetitio a Digesto, 12.1.3 con incipit «Ceteris omissis ambagibus» di Londra, British Library, Arundel, 452, cc. 312v-319v.
Suoi consilia si trovano nella nota raccolta Ravenna, Biblioteca Classense, ms. 485, in Madrid, Real Biblioteca de San Lorenzo de el Escorial, ms. D.II; informazioni sulla sua attività di difensore in processi allora noti e su pareri forniti al governo milanese si reperiscono in Archivio di Stato di Milano, rispettivamente Sforzesco, Carteggio interno, 757 (come difensore, poi ritiratosi, in una causa per la giurisdizione su Corana), e Famiglie, 176 (su un caso – assai intricato, con protagonista un legum doctor, Jacopo Visconti e parte in causa Cicco Simonetta per questioni di terreni – redasse nel 1472 un parere prudente con Giovanni Dal Pozzo; su un altro caso controverso, a cui lavorarono anche Lorenzo da Busti e Giacomo da Clivio, si ha notizia dallo stesso Simonetta, che modificò – come scrisse – il consilium reso da costoro, «[i] quali doctori haveano fatto uno pocho legiera la cosa et io li ho facto giongere alcune parole», in data 18 dicembre 1471: Covini, 2018).
Tra le opere a stampa si sono trasmessi suoi consilia unitamente a quelli di Baldo degli Ubaldi (per esempio, in materia successoria, Consiliorum sive responsorum volumen sextum noviter repertum, Venetiis 1602, pp. 246 s.), di Antonio da Budrio (Consilia seu responsa, 1575), di Francesco Corti senior, in punto di dote (Consilia, Venetiis 1580, cc. 45v-46v) e nella raccolta di Gerolamo Ziletti (parimenti in punto di successioni: Giovanni Battista Ziletti, Responsorum quae vulgo consilia vocantur, Venetiis 1568, cc. 130v-131r, ma anche c. 219v per il rinvio fatto da Giambattista Piotti, nel consilium CLVIII ivi pubblicato, al consilium di Torti, appena citato, inserito nella raccolta dei Consilia di Francesco Corti senior). Comi accenna a un volume di suoi consilia a stampa (Pavia, Biblioteca universitaria, ms. 38, coll. 208 s.); noto è quello in favorem populi fiorentini in Ticinensi Gymnasio editum, a stampa anche alla fine della raccolta di Consilia di Antonio da Budrio, come appena accennato, elaborato in occasione della congiura dei Pazzi del 26 aprile del 1478 e dei due interdetti papali contro Firenze, stampato a Pavia dopo quella data e citato anche nel secolo successivo, nel quale la narrazione dei fatti di un tormentato periodo della storia fiorentina, svolta con toni non neutri ma pieni di passione civile ed efficaci nella scrittura, si intreccia a una generosa e tradizionale argomentazione nei canali del bartolismo: molte, data l’importanza della posta in gioco, sono le auctoritates citate, compreso Antonio da Budrio, la cui raccolta di consilia termina proprio – come già accennato – con quel responsum, per concludere in favorem populi fiorentini «cum protestatione tamen, de qua supra in principio, videlicet salva semper determinatione Sanctae matris Ecclesiae» (Consilia seu responsa, 1575, p. 320). Mantova Benavides (1555), nel ricordarlo come unico consilium accessibile, lo ritiene «alias factum multa eruditione refertum», secondo un giudizio del tutto condivisibile anche alla luce di una valutazione storiografica.
Come sopra accennato, Torti, che fu conte palatino (Covini, 2007, p. 243), morì a Pavia nel 1484.
L’Oratio in funere tenuta da Giasone testimonia le capacità dialettiche e didattiche di Torti, che fanno capo alla metodologia scolastica e tuttavia, pur nella loro monotona scansione, quale appare agli occhi di noi moderni, sostanziata in distinzioni e in questioni, furono tali da attrarre i suoi studenti, a superamento di un’interpretazione letterale delle norme, legata al passato della scuola, ma ora rivolta piuttosto a risolvere i problemi teorici e pratici da esse posti.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Sforzesco, Carteggio interno, 856, 2 ottobre 1476; 757, 18 maggio 1461; 758, 4 gennaio 1462; Famiglie, 176, 18 dicembre 1471; Studi, p.a., 390; Pavia, Biblioteca universitaria, ms. 38: Siro Comi, Zibaldone, spec. F, coll. 208 s.; G. del Maino, Oratio habita in funere excellentissimi iurisconsulti Hieronymi Torti..., Pavia 1484; L. Decio, In primam Infortiati partem, Papiae 1495, passim; Id., Super prima. ff. veteris cum additionibus per eum additis, Papiae 1499, passim; Antonio da Budrio, Consilia seu responsa, Venetiis 1575, pp. 275-320.
M. Mantova Benavides, Epitoma virorum illustrium, Patauij 1555, c. 36rv; J.W. Freymon, Elenchus omnium auctorum [...] in iure tam cvili quam canonico [...] claruerunt, Francofurti ad Moenum 1574, cc. 16v, 17r, 18rv, 20r, 105r, 129r; G. Panciroli, De claris legum interpretibus, Venetijs 1637, pp. 245, 255, 257; S. Comi, Memorie bibliografiche per la storia della tipografia pavese del secolo XV, Pavia 1807, p. 36; L. Hain, Repertorium bibliographicum, II, 1, Stuttgartiae 1831 (ed. anast. Milano 1966), p. 385 (nn. 10973 s.); G. Robolini, Notizie appartenenti alla storia della sua patria, IV, 2, Pavia 1832, p. 174; Memorie e documenti per la storia dell’università di Pavia e degli uomini illustri che v’insegnarono, a cura di A. Corradi, I, Serie dei rettori..., Pavia 1878 (ed. anast. Bologna 1970), pp. 34, 45, 54; F. Gabotto, Giason del Maino..., Torino 1888, p. 33; Codice diplomatico dell’università di Pavia, II, 2, Pavia 1915, ad ind.; F.L. Berra, T. G., in Nuovo digesto italiano, XII, 2, Torino 1940, p. 259 (ristampa in Novissimo digesto italiano, XIX, Torino 1973, pp. 417 s.); G. Dolezalek, Verzeichnis der Handschriften zum römischen Recht bis 1600, I-IV, Frankfurt am Main 1972, ad ind.; M.G. di Renzo Villata, Scienza giuridica e legislazione nell’età sforzesca, in Gli Sforza a Milano e in Lombardia... (1450-1530)... Atti del Convegno... 1981, Milano 1982, pp. 65-145 (in partic. pp. 90-94); A. Belloni, Professori giuristi a Padova nel secolo XV, Frankfurt am Main 1986, pp. 221, 227; J.M. McManamon, Funeral oratory and cultural ideals of Italian Humanism, Chapel Hill 1989, pp. 133, 145, 278; E. Roveda, Le istituzioni, in Storia di Pavia, III, 1, Milano 1990, pp. 112 s.; I codici del Collegio di Spagna di Bologna, a cura di D. Maffei, Milano 1992, pp. 553, 715; Lauree pavesi nella seconda metà del Quattrocento (1450-1475), a cura di A. Sottili, I-III, Milano 1995-2008, ad ind.; M. Zaggia - P.L. Mulas - M. Ceraina, Giovanni Matteo Bottigella cortigiano..., Firenze 1997, p. 32; M.N. Covini, «La balanza drita»..., Milano 2007, pp. 87 nota, 109 nota, 176 nota, 178 nota, 202 nota, 223, 234 s., 243, 249; M.G. di Renzo Villata - G.P. Massetto, La facoltà legale. L’insegnamento del diritto civile (1361-1535), in Almum Studium Papiense, a cura di D. Mantovani, I, Milano 2012, pp. 429-466; Autographa, I, 1, Giuristi, giudici e notai (sec. XII-XVI med.), a cura di G. Murano, Bologna 2012, pp. 256, 260; M.G. di Renzo Villata, Del Maino, Giasone, in Dizionario biografico dei giuristi italiani, Bologna 2013, pp. 995-999; Ead., T., G., ibid., pp. 1968 s.; M.N. Covini, Potere, ricchezza e distinzione a Milano nel Quattrocento, Milano 2018, pp. 202-205, 215.