SANTACROCE, Girolamo
Scultore napoletano, nato intorno al 1502, morto circa il 1537. Scarse le notizie biografiche. Pare che abbia incominciato come orafo (impresa per Luigi Gonzaga, ora perduta; medaglia del Sannazzaro nel Museo di Napoli), ma in seguito, discepolo di Bartolomeo Ordoñez che attendeva alla cappella Caracciolo di Vico in S. Giovanni a Carbonara (1517), andò per suo incarico a Carrara (intorno al 1521) a compiervi le figure del monumento al cardinale Ximenes di Toledo destinato alla Spagna, e forse, dopo la morte dell'Ordoñez (1520), di cui appare creditore nel 1522, lavorava ancora nella cappella Caracciolo dove gli si attribuiscono un S. Giovanni e un apostolo.
Nel monumento di Antonio di Gennaro (morto nel 1523) in S. Pietro Martire (smembrato: ne restano due statue e la figura del morto), in quello di Antonio Gesualdo alla Certosa di S. Martino (rimaneggiato nel sec. XVII) e nell'altare della famiglia Del Pezzo iri Monte Oliveto (circa 1524) il lieve classicismo pervaso di grazia pittorica derivato dall'Ordoñez appare rivissuto con una piena coscienza del suo valore attinta risalendo direttamente alle sue origini tuscane nel viaggio in Versilia. Tale senso pittorico, di cui egli fu tramite allo stesso Giovanni da Nola, sembra giungere nelle tre statue in S. Maria a Cappella Vecchia (la Vergine, il Battista, S. Benedetto) a raffinatezza settecentesca; e si vale ad esplicarsi, senza trovarvi ostacolo, della complessità di schemi compositivi toscaneggianti, nel S. Matteo in S. Pietro Martire (forse parte della tomba di Antonio di Gennaro), nel rilievo con S. Tommaso in S. Maria delle Grazie a Caponapoli (dopo il 1530), nella statua di S. Iacopo presso il mausoleo del Sannazzaro (morto nel 1530) in S. Maria del Parto, ch'egli verosimilmente iniziò, se anche il Montorsoli lo portò a compimento.
Sono perdute altre opere, tra cui, all'Annunziata, le tombe di G. A. Caracciolo (1517), di V. Galeota (1524), della famiglia Cardona (1535) e l'altare di T. Oliverio (1526); in S. Domenico Maggiore, una cappella (1525); altre cose in Monte Oliveto; una statua d'Apollo; quella di Carlo V vincitore di Tunisi, incompiuta alla sua morte. Gli appartengono invece un S. Gerolamo a bassorilievo e altri resti dell'antico altare in S. Aniello a Caponapoli, e, probabilmente, una Madonna in S. Maria delle Grazie comunemente data a G. T. Malvito, e una in Calabria, a Vibo Valentia (chiesa di S. Leoluca).
Bibl.: G. A. Summonte, Lettera a M.-A. Michiel (1524), pubbl. da F. Nicolini (L'Arte napolet. del Rinasc., Napoli 1925), p. 168; G. Vasari, Le Vite, 2ª ed., 1568, a cura di G. Milanesi, Firenze 1878-85, IV, pp. 309 e 456; V, p. 93 segg.; VI, p. 368; id., Vita di G. S., con note di A. De Rinaldis, Firenze s. a. (1918); C. Tutini, De' pittori, scultori, ecc., napolitani, in Napoli nobilissima, VII (1898), p. 124; B. De Dominici, Le Vite, ed. napoletana, Napoli 1840-46, II, p. 141 segg.; G. Campori, Memorie biogr. d. scult. arch., pittori, ecc., nativi di Carrara, Modena 1873, p. 323; G. Filangieri, Docum. per la storia, le arti, ecc., delle prov. napol., VI, Napoli 1891, p. 417; L. Serra, Due scult. fior. del '400 a Napoli, II, in Napoli nobiliss., XV (1906), p. 7; A. Borzelli, G. S., Napoli 1924; Inventario degli oggetti di arte d'Italia, II, Calabria, Roma 1933, pp. 109-110; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, X, Milano 1935, p. 745 segg.; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935 (con bibl.).