RUSTICUCCI, Girolamo
– Nacque a Cartoceto, presso Fano, nel gennaio del 1537 dal giureconsulto Ludovico e da Diamante Leonardi.
La famiglia, forse di ascendenza fiorentina, era annotata nel catasto del comune marchigiano fin dalla metà del XIV secolo, con beni nel territorio del castello fanese delle Piagge. Rimasto orfano, Rusticucci intraprese studi umanistici grazie al sostegno finanziario di un consanguineo, la cui identità non è possibile specificare in modo più preciso. Quindi, si trasferì a Roma per seguire corsi di diritto civile e canonico.
Entrato in contatto con Antonio Ghislieri, commissario generale dell’Inquisizione, ne divenne il segretario quando questi fu nominato cardinale (15 marzo 1557). Seppe presto conquistare la fiducia del porporato che, eletto papa con il nome di Pio V (7 gennaio 1566), non solo lo nominò protonotario apostolico e lo confermò al suo posto di segretario, ma creò anche vescovo un suo fratello maggiore, Francesco, assegnandogli la sede di Venosa (21 agosto 1566). Altri due fratelli ebbero incarichi militari: Ludovico fu nominato capitano della guardia del pontefice, Bartolomeo castellano di Ancona.
Nella segreteria di un papa fortemente accentratore come Ghislieri, Rusticucci non aveva certo facoltà di intraprendere iniziative autonome, ma costituiva semplicemente il terminale della corrispondenza: nunzi, legati, prelati, nobili italiani ed europei si rivolgevano a lui per comunicare con il pontefice. In questi compiti, si trovò affiancato dapprima al cardinal Jean de Reuman, che morì il 29 aprile 1566, e poi al giovane nipote del pontefice, Michele Bonelli, creato cardinale il 6 marzo 1566 e presto dimostratosi all’altezza del compito. Poteva comunque accadere che il pontefice convocasse Rusticucci per farlo assistere ai suoi colloqui con i diplomatici accreditati in Curia.
La sua posizione ebbe un primo consolidamento nel 1568, dopo il matrimonio della nipote Diamante Peruzzi con Girolamo Bonelli, altro consanguineo di papa Ghislieri. Egli riuscì poi ad attraversare indenne la grave vicenda giudiziaria che aveva interessato suo fratello Ludovico, coinvolto nell’omicidio di un alfiere dei cavalleggeri della guardia e imprigionato in Castel Sant’Angelo per qualche settimana dell’estate 1569. Il pontefice infatti, dopo un primo momento, gli confermò la sua fiducia e circa un anno più tardi, il 17 maggio 1570, lo creò cardinale. Rusticucci, che aveva ricevuto gli ordini sacri in data che non è possibile precisare, ebbe il titolo di S. Susanna; inoltre, il successivo 16 giugno fu nominato vescovo di Senigallia e amministratore perpetuo delle relative rendite. Il 26 novembre fu consacrato nella cappella Sistina dal cardinale Marcantonio Maffei, assistito dal fratello Francesco, che dal 31 gennaio 1567 era passato alla cattedra di Fano, e dal vescovo di Segni Giuseppe Pamphili. Nominato protettore dell’Ordine cistercense, egli ebbe anche in commenda l’abbazia di Sassovivo presso Foligno (1° aprile 1572). La diocesi di Senigallia fu governata da vicari.
L’assenza da Roma del cardinale Bonelli, impegnato dal giugno 1571 all’aprile 1572 in Spagna e in Portogallo in una legazione che doveva stimolare i sovrani di quei regni ad amplificare lo sforzo contro i turchi, lasciò Rusticucci da solo a capo della segreteria. Egli non si discostò dalla normale amministrazione. Si trovò nondimeno fra il 21 e il 22 ottobre 1571 a ricevere dal nunzio a Venezia, Giovanni Antonio Facchinetti, la notizia che la battaglia di Lepanto era stata vinta, a comunicarla al pontefice e a diffonderla fra gli ambasciatori presenti a Roma. Presenziò quindi alla cerimonia di Te Deum che Pio V programmò subito in S. Pietro.
Dopo la morte di papa Ghislieri (1572), nonostante si fosse presentato al neoeletto Gregorio XIII come colui che «have[va] havuto cura di continuo di scrivere a’ Nunti nel pontificato del Predecessore» (Information particolare supra i negotij de Nunti, in Archivio segreto Vaticano, Miscellanea, Arm. II, 82, cc. 422r-423v, in partic. c. 422r), fu licenziato. Fino al 1577, anno in cui rinunciò al titolo in favore di Francesco Maria Enrici, suo suffraganeo dal 1574, egli si recò più volte a Senigallia. Il 4 maggio 1573 vi fece tenere un sinodo diocesano. Le preoccupazioni del governo spirituale furono soverchiate da quelle per lo stato delle sue finanze nel luglio 1574. Infatti, la nave contenente casse di denaro e di argenteria che aveva fatto trasportare a Venezia fu catturata e depredata dai pirati in Adriatico ed egli cadde malato. Nel 1581 e nel 1584, ebbe l’incarico di governatore di Bolsena, piccola località del Lazio settentrionale direttamente dipendente dalla S. Sede.
Tornò in posizione di spicco all’interno della Curia romana con l’elezione, il 24 aprile 1585, di Sisto V. Papa Peretti, infatti, intendendo collegarsi idealmente al pontificato Ghislieri, richiamò immediatamente Rusticucci a capo della segreteria, assegnandogli un mensile di 1320 scudi d’oro al mese. Il breve di nomina mostrava però che, come il predecessore, il pontefice non ne faceva una sorta di primo ministro con autonoma facoltà di iniziativa. Sisto V immaginava il segretario soltanto come il vertice dell’ufficio che doveva ricevere la corrispondenza da nunzi, prelati e personaggi particolari e preparare le risposte.
Rusticucci durò nell’incarico fino al 1587. L’anno seguente, morto il cardinale Giacomo Savelli, fu creato cardinale vicario della diocesi di Roma. Egli pose sotto stretto controllo la morale del clero; limitò l’accesso alle chiese nelle ore serali; rafforzò le misure per la clausura dei monasteri femminili, negando che vi si potessero tenere rappresentazioni teatrali, anche a soggetto religioso. Proibì con un editto del 25 settembre 1599 la ricerca di reliquie nelle catacombe senza preventiva autorizzazione. Vigilò anche sull’istruzione dei chierici, sull’osservanza delle norme liturgiche, sull’ordinato svolgimento delle pratiche devozionali. Infine, promosse un nuovo censimento della popolazione cittadina (gli Stati delle anime), compresi gli appartenenti alla comunità ebraica. Un suo editto del 25 settembre 1596 ricordò l’obbligo della frequentazione della predica del sabato da parte degli ebrei.
Considerato molto benestante – la sua fortuna era valutata in 100.000 scudi –, non si interessò a promuovere l’ascesa sociale della propria famiglia. Curò, invece, i rapporti con il governo municipale di Fano, proponendosi come intermediario con la Curia pontificia, e si impegnò nella committenza architettonica e artistica.
Aveva acquistato un palazzo in Borgo Nuovo, vicinissimo a piazza S. Pietro, del quale fece risistemare gli interni. Intorno al 1594, poi, commissionò a Carlo Maderno il progetto per una cappella a suo nome nella chiesa del Gesù. Rusticucci tuttavia abbandonò il proposito dopo 1500 scudi di spesa, preferendo concentrarsi sulla chiesa di cui aveva il titolo. Nel 1595, allo stesso Carlo Maderno commissionò una nuova facciata. Per S. Susanna Maderno progettò altresì un nuovo coro ligneo, curando anche la decorazione del soffitto.
Riguardo poi alle committenze figurative, già negli anni Settanta del Cinquecento Rusticucci aveva fatto eseguire da Alessandro Alberti un dipinto raffigurante s. Susanna da collocare sopra la porta di ingresso, di cui rimane traccia soltanto in una riproduzione a stampa. Nel 1595, poi, commissionò a Cesare Nebbia affreschi per l’abside della stessa chiesa (con immagini dei ss. Gabinio, Susanna e Felicita), addirittura facendo rimuovere un mosaico datato agli ultimi anni dell’VIII secolo. Alla decorazione della navata lavorò Baldassarre Croce, con storie di s. Susanna del Vecchio Testamento. Tommaso Laureti dipinse la pala d’altare con il martirio della santa.
Tutti i lavori furono completati entro il 1603. Rusticucci morì il 14 giugno dello stesso anno a Roma e venne seppellito in S. Susanna. Era stato trasferito ai titoli di Albano il 30 marzo 1598, di S. Sabina il 21 febbraio 1600, di Porto il 19 febbraio 1603.
Una medaglia con il suo ritratto è conservata nel Museo civico di Fano. Rusticucci appare altresì raffigurato in una Madonna del Rosario datata 1576 e in deposito presso la Pinacoteca diocesana di Senigallia.
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