RAINALDI, Girolamo
RAINALDI, Girolamo (Geronimo). – Nacque a Roma nel 1570 dal pittore Adriano da Norcia, console della compagnia di S. Luca (nel 1589 «Adrianus q[uonda]m Hieronimi Rainaldi» abitava «a Pasquino», in una casa della compagnia della Ss. Concezione; Masetti Zannini, 1974, pp. XXIII, 68). Nulla si sa della madre. Come probabilmente i fratelli, Tolomeo, «architetto civile e militare», passato a Milano al servizio della «Regia Camera», e Giovan Battista, tecnico del Buon Governo (entrambi avrebbero avuto figli architetti e pittori), Girolamo si formò con Domenico Fontana che – stando a Filippo Baldinucci –, «ancor giovinetto», lo avrebbe «mandato a edificare la chiesa di Montalto» nella Marca (1773, pp. 89 s.).
Tale impegno è stato riferito dalla critica al progetto per la cattedrale di Montalto (Fasolo, 1961, pp. 30 s.), come pure l’aneddoto raccontato da Giovanni Battista Passeri (1772, p. 218) del «disegno per un’opera» piaciuto a Sisto V, cui Fontana avrebbe rivelato il vero autore nel «giovinetto romano». In verità fu l’architetto Pompeo Floriani, aiuto di Fontana per le opere marchigiane, a rilevare nel 1587 «alcune» chiese romane «più proportionate al bisogno et fatto anco de disegni» per la cattedrale montaltese (Orbaan, 1920, p. L): opera iniziata subito, ma presto interrotta e ripresa solo a metà Seicento. Girolamo fu però a Grottammare dopo la morte di Sisto V, fra il 1590 e il 1591, per adempiere la volontà del papa di erigervi una chiesa dedicata a S. Lucia, compiuta nel 1595: «Architetto mandato dall’Eccellentissima Signora Donna Camilla Peretta», ebbe un ruolo di qualche responsabilità progettuale riguardo al tempio a croce greca inscritta (Roma, Archivio storico capitolino [ASC], Libro di spese della fabbrica di S. Lucia à le Grotte, c. 88r, 10 aprile 1591; Piacentini - Curcio, 1989, pp. 12, 51, considerano «troppo giovane» Rainaldi e ignoto il progettista).
Rainaldi disegnò nel 1589 il catafalco eretto per le esequie del cardinale Alessandro Farnese nella chiesa del Gesù, ispirato al tempietto bramantesco di S. Pietro in Montorio (illustrato in Essequie…, 1589, p. n.n.), e quello dell’arciconfraternita del Gonfalone (sua acquaforte in Güthlein, 2003b, p. 235). Ciò gli valse la fiducia dei gesuiti e dei Farnese, e l’incarico da parte del cardinale Odoardo del «nobilissimo» progetto per la casa professa al Gesù (1599-1623; Titi, 1686, p. 148). Avendo Fontana abbandonato Roma per Napoli nel 1592, Rainaldi iniziò a collaborare con Giacomo Della Porta. Curata la ristrutturazione delle prigioni di Borgo (Orbaan, 1920, p. 204), alla morte di Della Porta, nel settembre del 1602, assunse l’«officium architecti nobilis fabricae Capitolii Populi Romani» (Roma, ASC, Atti della Camera Capitolina, Cred. VI, t. 50, c. 212v; Scano, 1964, p. 119). Nel 1603 Rainaldi gettò le fondamenta del michelangiolesco «Palazzo Nuovo»: consacrazione d’alto professionismo celebrata da una medaglia con il suo ritratto (Güthlein, 2003a, pp. 215 s.). Per Laerzio Cherubini di Norcia, conservatore di Roma, realizzò la cappella dell’Assunta in S. Maria della Scala (1602-04). Nel 1611 terminò la dellaportiana cappella Aldobrandini in S. Maria sopra Minerva, per la quale, operandovi dal 1603, progettò la tomba del cardinale Michele Bonelli. Allestì in S. Pietro, per la canonizzazione di s. Carlo (1610), gli apparati del sagrato, del prospetto, del nartece e dell’interno della «chiesa nuova», nella cui crociera eresse il recinto «di colonnati, et archi» del «Teatro» (Grattarola, 1614, pp. 221, 223).
La critica ha evidenziato in Rainaldi sia le emblematiche tare della «zona grigia» fra Manierismo e Barocco (Fasolo, 1961, p. 9) sia lo «sperimentalismo» su basi cinquecentiste (Roca De Amicis, 1989). Nella cappella Colonna in S. Giovanni in Laterano (1606-10; Baglione, 1642, p. 325) il leitmotiv rainaldesco dei binati di colonne con autonomi piccoli frontoni (che avvalora l’attribuzione dell’altare maggiore di S. Pietro in Valle a Fano, dotato nel 1626 della pala di Guido Reni) manifestò, con la disarticolazione ternaria, la «vis destrutturante» della facciata di S. Cecilia a Monte Giordano (circa 1604; Roca De Amicis, 1989, p. 288), denunciando peraltro l’eterodosso spunto dalle porte dell’Extraordinario libro di architettura di Sebastiano Serlio (Lione 1551).
Con il «modello» (1610) per il «ricco» altare chiesto da Paolo V per la «cappella di S. Maria Maggiore» (Baglione, 1642, p. 330) Rainaldi tese alla virtuale coesione delle parti giustapposte, definendo un eletto modello del Classicismo protobarocco. Il principio additivo volto all’effetto pittorico nello spazio scatolare resta tuttavia il criterio non solo dei progetti decorativi in stucco delle cappelle Nolfi (1614; definitivo, 1616) e Rinalducci (1614-15) per la cattedrale di Fano (Battistini, 2015, pp. 156, 167; Boiani Tombari, 2015, pp. 328, 330), ma ancora dei sodi depositi dei cardinali Roberto Bellarmino al Gesù (1622-24) e Paolo Emilio Sfondrati a S. Cecilia in Trastevere (1623-27), che gli schemi più organici pongono agli esordi dell’era barocca. Ma un convenzionale meccanismo accomuna i diversi standard delle chiese gesuitiche di Faenza e di Bologna, né l’ariosa articolazione della S. Teresa a Caprarola (1620-23) esula dalle tipiche formulazioni coeve sulla pianta longitudinale accentrata.
In tema di palazzi e ville, Girolamo completò gli Orti Farnesiani sul Palatino (1601), i palazzi Paluzzi in piazza Campitelli, Verospi in via del Corso (circa 1605-06) e il palazzo Serlupi Lovatelli in piazza Lovatelli con il portale e gli ornati interni; progettò il completamento di palazzo Borghese e, per il cardinale Ferrante Taverna, costruì a Frascati nel 1603 il casino della villa Taverna (Guerrieri Borsoi, 2012, pp. 150 s.; più in generale, Delsere, 2012, pp. 29 s.); curò inoltre l’ampliamento cui gli eredi di Federico Zuccari sottoposero il palazzo di via Gregoriana (1610-18; Körte, 1935, pp. 82-85).
Presto «Girolamo allacciò contatti anche al di fuori di Roma» (Güthlein, 2003b, p. 226). Nel 1606 fu consultato dagli Anziani di Parma per il palazzo pubblico e per la ricostruzione della crollata torre civica (Adorni, 1974, p. 197). Il 20 ottobre 1612 un «avviso» di Roma lo dice destinato «a Fano per restaurare quel porto», poi ribattezzato Porto Borghese (Orbaan, 1920, p. 206); definito un bacino pseudo-ovale, nel 1613 andò «a Venetia per finire di vedere tutti li porti e trattare per pali, ferramenti et instromenti da cavar sott’acqua», lasciando come assistente a Fano il fratello Giovan Battista, chiamato da Ferrara «dove era soprastante alla fortezza» (lettera dell’11 luglio al cardinale Giacomo Serra; Castellani, 1892, pp. 384 s.); l’opera andò a rilento per le molte difficoltà e le lunghe assenze di Girolamo. Nell’autunno del 1615 fu ad Ascoli per il progetto del porto alla foce del Tronto (Fabiani, 1959, p. 252); nel 1620 i deputati fanesi protestarono perché da molti mesi era a Parma (Deli, 1989, p. 246).
Girolamo aveva sposato Girolama, figlia del fiammingo Simone Verovio, editore e incisore di musica stabilitosi a Roma nel 1575, il quale ebbe diversi figli, fra cui il tenore Giacomo Giulio, «musico eccellentissimo», Michelangelo «detto del Violino», e la monaca cantatrice Verovia, citata nel Discorso sulla musica dell’età nostra (Roma 1640) di Pietro della Valle per aver «fatto più anni stupire il mondo» (R. Casimiri, Simone Verovio da Hertogenbosch, in Note d’archivio per la storia musicale, X (1933), pp. 189-199, in partic. p. 192; XI (1934), pp. 66 s.). In procinto di trasferirsi a Fano, il 1o gennaio 1613 Rainaldi informava della sua partenza il duca di Mantova con una lettera di ossequio, consegnata dal «cognato» Giacomo Giulio, che andava a prestare i suoi servigi (ma poi abbandonò la corte in novembre, passando a quella di Napoli; Bertolotti, 1885, pp. 23, 130).
Il 4 maggio 1611 nacque a Roma Carlo e il 18 luglio 1615 a Fano Anna Maria Maddalena (Fano, Archivio storico diocesano [ASDF], S. Tommaso, Battezzati, 1608-1622, c. 12r; Boiani Tombari, 2013, p. 73), forse morta precocemente, essendosene persa memoria: Carlo è infatti tuttora creduto l’«unico figlio» di Girolamo (Güthlein, 2003b, p. 228). Quanto alla moglie di quest’ultimo, Girolama, morta durante il periodo parmense, se ne era finora ignorata l’identità.
Nel 1622, morto il duca di Parma Ranuccio I, seguì la nomina di Rainaldi ad architetto di corte. Giunto a Parma in aprile, Rainaldi attese al progetto della nuova facciata per il palazzo della Pilotta, posto in opera in novembre (Adorni, 2008, pp. 90, 182). Il 14 settembre 1622 il papa affidò a Maderno le veci di architetto capitolino, ruolo che Girolamo assunse di nuovo al rientro a Roma nel 1628; partito nuovamente, nel 1629 la mansione passò al supplente Domenico Castelli, subito investito ufficialmente da Urbano VIII; nel 1634 Girolamo poté ottenere per il figlio, nominato coadiutore, la garanzia di successione (Roma, ASC, Atti della Camera Capitolina [ACC], Cred. VI, t. 51, c. 56; t. 52, cc. 63v, 142v; XI, t. 20, c. 110; Scano, 1964, p. 119; Benedetti, 2001 [2002], pp. 73, 76).
Dapprima si imposero impegni bolognesi. Per i gesuiti, già favoriti con la faentina S. Maria dell’Angelo (1621-47), Girolamo tentò nel 1623 per l’imponente S. Lucia, sulla scorta del progetto di Giovan Battista Aleotti, la sintetica decantazione del prototipo vignolesco della chiesa madre romana, poi assurto a standard della Controriforma. Quindi, a una perizia per il completamento della basilica di S. Petronio (16 maggio 1625; Güthlein, 1994, p. 279) seguirono progetti per il presbiterio e la copertura della nave maggiore, e un ibrido disegno per la facciata (1626; Bologna, Museo di S. Petronio, invv. nn. 3a, 16a, 16b). La piccola chiesa dei Ss. Girolamo ed Eustachio fu posta in opera nel 1628.
Dopo l’incarico del 1626 di terminare il tempio dell’Annunziata (Adorni, 1974, p. 112), da cui derivò una sorta di colossale macchina fantastica, fece notizia l’allestimento per le nozze del duca Odoardo Farnese con Margherita de’ Medici (1627-28) di «un sontuoso palagio» allegorico, sicché a Parma Rainaldi guadagnò «fama grande, in particolare nell’accrescimento del palagio della Fontana, e nella riforma del palagio di Corte vecchia» (M. Buttigli, Descrittione del Palagio di Venere, e d’Himeneo, e Descrittione del Portico dell’Adoratione, in Adorni, 1974, pp. 203 s.). A Francesco I fornì nel 1631 il progetto per il palazzo ducale di Modena, posto subito in opera, dal 1634 con l’assistenza del romano Bartolomeo Avanzini (Adorni, 2003, pp. 354, 356). Seguirono gli oratori parmensi della Beata Vergine (1634) e di S. Maria del Fiore (1635; Adorni, 1974, pp. 65 s.). Opere farnesiane per Roma furono nel 1626 la fontana del Mascherone in via Giulia e le due fontane nella «Piazza del duca di Parma». Quanto ai feudi laziali, fra l’altro nel luglio 1629 Girolamo approvò il progetto del collega Francesco Peparelli per la collegiata di Ronciglione (Picalarga, 1989 [1991], p. 63).
Eletto nel 1644, Innocenzo X nominò Girolamo suo architetto. Tornato a Roma, l’anno seguente Rainaldi fondò in Campidoglio il «Palazzo Nuovo», nel 1645 il maestoso palazzo Pamphilj in piazza Navona, e dal 1652 eresse l’adiacente chiesa di S. Agnese in Agone. Ricostruì «con disegno galante, e vago» (Titi, 1686, p. 120) la chiesa di S. Elisabetta dei Fornari (1645-50); programmò il restauro della basilica lateranense (1645; Heimbürger Ravalli, 1977, p. 217); progettò una nuova ala del convento di S. Andrea della Valle (1650-51), compiuta dal figlio Carlo (Delsere, 2012, p. 30). Collaborò con i maggiori artisti alle illustrazioni del trattato del gesuita Giovanni Battista Ferrari, Hesperides sive de malorum aureorum cultura et usu (Roma 1646).
Membro dei Virtuosi al Pantheon dal 1639, fu principe dell’Accademia di S. Luca dal 1640 al 1641 (Missirini, 1823). Con testamento del 14 ottobre 1638, con cui elesse erede universale il figlio e stabilì il proprio sepolcro con stemma ai Ss. Luca e Martina, Girolamo, abitante nel Rione Trevi, dispose il lascito «al dilectissimo amico Francesco Peparello» di «una tazza di argento, avuta in dono dall’Eccellentissimo Ferdinando Orsini», duca di Bracciano, e di «un quadro figurante S. Pietro coll’angelo» (Bertolotti, 1886, p. 138).
Morì il 15 luglio 1655 a Roma e fu sepolto come il padre nella chiesa accademica (Passeri, 1772, p. 222).
Fonti e Bibl.: Bologna, Museo di S. Petronio, invv. nn. 3a, 16a, 16b (un prospetto e due piante, 1626); Fano, Archivio storico diocesano, S. Tommaso, Battezzati, 1608-1622, c. 12r, 18 luglio 1615; Fano, Sezione di Archivio di Stato di Pesaro, Antico archivio comunale di Fano, Sez. VIII, Porto, b. 101, f. n.n., 11 luglio 1613 (lettera di G. R. al card. Giacomo Serra); Archivio di Stato di Modena, Mappario Estense, Fabbriche, n. 85 (planimetria di progetto del palazzo ducale di Modena, 1631); Archivio di Stato di Parma, Raccolte e miscellanee, Epistolario scelto, b. 17, Architetti, R. G.; Roma, Archivio storico capitolino (ASC), Libro di spese della Fabbrica di S. Lucia à le Grotte, c. 88r, 10 aprile 1591; ASC, Atti della Camera Capitolina (ACC), Cred. VI, t. 50, c. 212v, 4 settembre 1602; Biblioteca Apostolica Vaticana [BAV], Vat. lat. 11257, f. 156r (pianta della chiesa di S. Teresa degli Scalzi a Caprarola, 1621); BAV, Vat. lat. 11258, ff. 144 (progetto di ampliamento di palazzo Pamphilj in piazza Navona; studio per la pianta del piano nobile, 1645), 164 (rilievo del piano nobile di palazzo Cibo, da accorpare nell’ampliamento), 167 (progetto di ampliamento, studio per il pianterreno, 1645), 169-171 (idem, con varianti), 173-174 (due soluzioni per la facciata principale), 178-179 (studi planimetrici per il piano nobile, 1645); Vienna, Grafische Sammlung Albertina, Az. Rom 1115 (planimetria del piano nobile di palazzo Pamphilj, circa 1644-50).
Essequie nella morte del cardinal Farnese. Nelle quali à pieno si descrive il catafalco, con tutto l’apparato della chiesa. Di Gieronimo Rainaldi Romano, in F. Coattini, Raccolta d’orationi et rime di diversi, co’l discorso dell’essequie et disegno del catafalco nella morte dell’Illustrissimo et reverendissimo cardinal Farnese…, Roma 1589, pp. n.n.; B. Catani, La pompa funerale fatta dall’Illustrissimo et Reverendissimo Signor cardinale Montalto nella trasportatione dell’ossa di papa Sisto il Quinto, Roma 1591, tavv. 23-24 incise da Girolamo Rainaldi; A. Grattarola, Successi maravigliosi della veneratione di S. Carlo…, Milano 1614, pp. 218-231; G. Baglione, Le vite de’ pittori, scultori et architetti..., Roma 1642, pp. 325, 330; F. Titi, Ammaestramento utile, e curioso di pittura, scoltura et architettura nelle chiese di Roma…, Roma 1686, pp. 34, 120, 148, 151, 237; G.B. Passeri, Vite de’ pittori, scultori ed architetti che ànno lavorato in Roma, morti dal 1641 al 1673, Roma 1772, pp. 217-223 (G. R. architetto); F. Baldinucci, Delle notizie de’ professori del disegno…, XVIII, Firenze 1773, pp. 87-100 (Cavaliere Carlo Rainaldi architetto romano); M. Missirini, Memorie per servire alla storia della Romana Accademia di S. Luca fino alla morte di Antonio Canova, Roma 1823, p. 115; A. Bertolotti, Artisti in relazione coi Gonzaga signori di Mantova..., Mantova 1885, pp. 23 s., 130; Id., Artisti bolognesi, ferraresi ed alcuni altri del già Stato Pontificio in Roma nei secoli XV, XVI e XVII..., Bologna 1886, pp. 137 s.; G. Castellani, Medaglia del porto di Fano, in Rivista italiana di numismatica, V (1892), pp. 365-396; J.A.F. Orbaan, Documenti sul Barocco in Roma, Roma 1920, pp. L, 165, 170, 182, 204, 206, 248, 330, 355, 466; H. Brauer, R., G., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVII, Leipzig 1933, pp. 579 s.; W. Körte, Der Palazzo Zuccari in Rom, sein Freskenschmuck und seine Geschichte, Leipzig 1935, pp. 82-85; A. Corbara, G. R., il Borromini e l’Algardi per una chiesa faentina, in La critica d’arte, V (1940), 24, pp. 141 s.; G. Fabiani, Ascoli nel Cinquecento, II, Ascoli Piceno 1959, pp. 251 s.; F. Fasolo, L’opera di Hieronimo e Carlo Rainaldi, Roma 1961; G. Scano, L’architetto del Popolo Romano, in Capitolium, XXXIX (1964), 3, pp. 118-123; G. Eimer, La fabbrica di S. Agnese in Navona. Römische Architekten, Bauherren und Handwerker im Zeitalter des Nepotismus, I, Stockholm 1970, pp. 81, 90, 107, 113, 126, 142 s., 155; B. Adorni, L’architettura farnesiana a Parma. 1545-1630, Parma 1974, pp. 65-68, 84-86, 112, 197, 202 ss.; G.L. Masetti Zannini, Pittori della seconda metà del Cinquecento a Roma. Documenti e regesti, Roma 1974, pp. XXIII, 68; M. Heimbürger Ravalli, Architettura, scultura e arti minori nel Barocco romano. Ricerche nell’Archivio Spada, Firenze 1977, passim; R. Bösel, Jesuitenarchitektur in Italien 1540-1773, I, Die Baudenkmäler der Römischen und der Neapolitanischen Ordensprovinz, Wien 1986, pp. 55, 141, 174, 176, 197, 199, 206, 473; A. Deli, Portus Burghesius, in Fano nel Seicento, a cura di A. Deli, Fano 1989, pp. 235-254 (in partic. pp. 241-246); M. Piacentini - S. Curcio, Sisto V a Montalto e Grottammare. Urbanistica, architettura, istituzioni, nuovi documenti e libri contabili delle fabbriche, Roma 1989, pp. 12, 51; M. Picalarga, La fabbrica della nuova collegiata dei Ss. Pietro e Caterina. Duomo di Ronciglione, in Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura, n.s., XIII (1989 [1991]), pp. 55-64; A. Roca De Amicis, G. R. tra sperimentalismo e apertura del Barocco, in L’architettura a Roma e in Italia (1580-1621). Atti del XXIII Congresso di Storia dell’architettura, a cura di G. Spagnesi, I, Roma 1989, pp. 285-291; K. Güthlein, G. R. a San Petronio in Bologna, in Una basilica per una città. Sei secoli in San Petronio. Atti del Convegno di studi per il sesto centenario di fondazione della basilica di San Petronio 1390-1990, a cura di M. Fanti - D. Lenzi, Bologna 1994, pp. 263-291; S. Benedetti, Inediti giovanili di Carlo Rainaldi, in Palladio, XXVIII (2001 [2002]), pp. 59-76; B. Adorni, Il ducato estense: Modena e Reggio Emilia, in Storia dell’architettura italiana. Il Seicento, a cura di A. Scotti Tosini, Milano 2003, pp. 354-369; K. Güthlein, Il Campidoglio nel Seicento. Il «Palazzo Nuovo» o «Museo Capitolino», ibid., 2003a, pp. 210-225; Id., Carlo e G. R. architetti romani, ibid., 2003b, pp. 226-237; B. Adorni, L’architettura a Parma sotto i primi Farnese. 1545-1630, Reggio Emilia 2008, passim; I. Delsere, La vicenda biografica di Carlo R., in Lo “Stato tuscolano” degli Altemps e dei Borghese a Frascati. Studi di ville Angelina, Mondragone, Taverna-Parisi, Torlonia, a cura di M.B. Guerrieri Borsoi, Roma 2012, pp. 17-46; M.B. Guerrieri Borsoi, Villa Taverna Borghese Parisi, ibid., pp. 145-184 (in partic. pp. 147-152); Architetture di Carlo Rainaldi nel quarto centenario della nascita, a cura di S. Benedetti, Roma 2012; G. Boiani Tombari, La cappella Marcolini e Guido Reni. Committenze, acquisizioni, perdite, in Guido Reni. La Consegna delle chiavi. Un capolavoro ritorna (catal.), a cura di D. Diotallevi, Fano 2013, pp. 73-89; A. Russo, G. R. architetto del Popolo Romano: progetti per Roma e per il Duomo di Milano, in Palladio, n.s., XXVII (2014), 53, pp. 23-32; R. Battistini, La Cappella Nolfi, in La Basilica Cattedrale di Fano, a cura di G. Volpe, Ostra Vetere 2015, pp. 152-169 (in partic. pp. 156, 167); G. Boiani Tombari, Regesto dei documenti, ibid., pp. 300-367 (in partic. pp. 302, 328, 330).