PESCI, Girolamo Maria
– Nacque a Roma nel 1679. Non sono noti i nomi dei genitori; una famiglia Pesci, originaria di Città della Pieve, si era stabilita a Filettino, presso Frosinone, dove Pesci eseguì alcune pale d’altare per due luoghi di culto (Paonessa, I, 2014, p. 26)
Studiò per otto anni presso Carlo Maratta, da cui apprese il disegno corretto e la composizione equilibrata, per poi passare alla scuola di Francesco Trevisani, dal quale imparò una cromia insolita, con accostamenti inaspettati che furono il tratto distintivo della sua produzione pittorica. Il primo documento che ricorda Pesci come artista autonomo è datato 10 ottobre 1699, quando riscosse trenta scudi per aver dipinto un nuovo stendardo processionale, perduto, per l’Arciconfraternita del Gonfalone, in previsione dell’anno giubilare 1700, durante il quale accomodò anche il vecchio stendardo processionale (Randolfi, 2014, pp. 416-419). Probabilmente grazie a Maratta, nel 1704, Pesci eseguì l’affresco per il soffitto della sagrestia di S. Onofrio, citato da Nicola Pio e datato dallo stesso erroneamente al 1724, con S. Onofrio la Fede, la Speranza e la Carità dove si nota un’impaginazione dinamica, giocata sulle diagonali, ravvivata da un colore piacevole (Mandolesi, 1999, p. 205). Forse di quel periodo è l’Autoritratto, ora al Museo Nazionale di Stoccolma, dipinto per Nicola Pio, suo più importante biografo. Ancora sostanzialmente marattesca si rivela la Madonna con Bambino che appare ai SS. Fabiano e Sebastiano, eseguita nel 1713 per la chiesa della Confraternita dello Santo Spirito a Carignano. Nello stesso anno il cardinale Pietro Ottoboni, conosciuto per mezzo di Trevisani, espose all’annuale mostra nel chiostro di S. Salvatore in Lauro, la serie con il Salvatore, la Vergine e gli Apostoli, tra i quali il S. Barnaba di Pesci (battuto a un’asta Christie’s il 22 gennaio 2006, lotto 31).
Tra il 1714 e il 1724 Pesci licenziò la pala con S. Teresa d’Avila, S. Francesco Saverio, S. Carlo Borromeo per la chiesa dei Padri di S. Bernardo a Torino, dispersa, ma citata da Nicola Pio, e inviò in Inghilterra una Madonna, oggi a Oxford, e Il bagno di Callisto, a Wilton. Nel 1716 fu accolto tra i membri dei Virtuosi al Pantheon. Incerta, ma circoscrivibile ai primi anni Venti del Settecento, la datazione delle due pale d’altare per S. Maria delle Grazie a Zagarolo (Roma), con l’Immacolata Concezione con S. Agostino e S. Giovanni Evangelista e i Santi Giuseppe, Anna e Domenico e il monogramma mariano.
La perdita dei documenti dei padri conventuali, infatti, non consente di capire se le opere, che risultano tagliate ai margini, siano state eseguite appositamente per questa chiesa o se provengano dal distrutto tempio dei conventuali di Gallicano, il cui arredo fu interamente trasferito, in ossequio al breve di Benedetto XIV del 17 febbraio del 1748, nella nuova chiesa del feudo acquisito nel 1670 dai Rospigliosi, grandi estimatori di Maratta, che vi promossero una campagna di rinnovamento dal punto di vista architettonico e decorativo nei primi decenni del XVIII secolo.
Databili al 1721 sono i ritratti, i soli finora attribuiti a Pesci, di Maria Clementina Sobiescki (Madrid, Prado) e quello con Maria Clementina Sobiescki con il principe Carlo (Lutterworth, Stanford Hall). Tali effigi erano già state ricordate da Pio. Il tramite tra gli Stuart e Pesci potrebbe individuarsi nel cardinale Filippo Antonio Gualtieri, amico suo e del suo maestro Trevisani, incaricato dal papa di occuparsi della vicenda del re cattolico Giacomo II Stuart scacciato dall'Inghilterra e accolto dalla corte di Francia, dove il prelato aveva svolto la funzione di nunzio pontificio dal 1700 al 1706.
Nell’inventario dei beni dell’argentiere Giardini, del 1722, venivano ricordate due mezze teste di Satiri di Pesci. Tra il 1722 e il 1726 il cardinale Ottoboni promosse dei restauri nella chiesa di S. Francesco di Bolsena, affidandone la direzione ad Andrea Adami, maestro decano dei cappellani cantori della Cappella pontificia, in contatto con Trevisani e con Pesci, che vi dipinse il soffitto con S. Francesco riceve le stimmate e la Vergine assunta e un’altra tela con S. Francesco in estasi.
Nel 1724 il medesimo prelato pagò Pesci per una testa di Moretta. Ancora a questi anni è riferibile la Madonna in gloria con S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista che appaiono a san Francesco sulla volta della sagrestia della chiesa delle Stimmate a Roma, commissione forse ottenuta, ancora una volta, per mezzo di Trevisani, autore, per lo stesso luogo, di ben due pale d’altare. Entro il 1723 Pesci dipinse, nella parrocchiale di Maria SS. Assunta in cielo di Filettino, due tele: una con l’Assunzione della Vergine per l’altare maggiore, l’altra di soggetto non specificato e perduta, ma ricordata dal poeta locale Eleuterio Arquati sull’altare a destra di quello principale, dedicato al Nome di Gesù, menzionate nella visita pastorale di quell’anno condotta dal vescovo di Anagni Giovanni Battista Bassi (Paonessa, 2014, I, p. 26). Forse dello stesso periodo è anche una Santissima Trinità con S. Francesco e S. Nicola di Bari nell’oratorio della SS. Trinità della medesima cittadina ciociara. Anche gli angeli su fondo giallo affrescati sul cupolino del medesimo luogo sembrano appartenere alla stessa mano (Paonessa, 2014, I, p. 27). Nicola Pio, che aveva rivestito il ruolo di consigliere per la erigenda quadreria dei Rospigliosi e dunque conosceva bene Pesci e gli altri artisti minori, tutti allievi di Maratta e ai quali dedicò una monografia, attribuì a Pesci un S. Antonio Abate, terminato sicuramente entro il 1724, anno della pubblicazione della sua opera, nella chiesa di Gesù e Maria a via del Corso a Roma, perduto e sostituito nel 1765 da un’altra tela dedicata alla nuova patrona della cappella, S. Anna, eseguita da Ermenegildo Costantini.
Nel frattempo Pesci era andato ad abitare a piazza di Spagna, sul lato sinistro verso la strada Paolina, come risulta dagli Stati d’Anime del 1725 della parrocchia di S. Andrea delle Fratte, da cui si evince che aveva quarantacinque anni e dimorava con la moglie Francesca Torregiani, di quarant’anni, e i figli Caterina di diciannove anni, Virginia di diciassette, Giuseppe di quindici, futuro pittore, ed Eustachio di cinque anni. Si trova menzionato negli elenchi della stessa parrocchia ancora per il 1731 e il 1732.
Attraverso l'Accademia dell’Arcadia i due fratelli ungheresi Michele Federico e Michele Carlo Althann entrarono in contatto con Pietro Metastasio e con la cerchia del cardinale Ottoboni. Michele Federico commissionò a Pesci ben sei tele, cinque delle quali destinate alla diocesi di Vàc. Tra esse il Martirio di S. Gennaro (un tempo nella sagrestia della chiesa gotica di S. Michele) e il San Bernardo che presenta il suo De considerazione Libri V a papa Eugenio III, San Bernardo che rimprovera sua sorella e La Vergine Maria e S. Bernardo di Chiaravalle tra le divine doti della Madonna, firmate, datate 1727 e conservate nella sacrestia e nella cappella della Vergine della Cattedrale, una Vergine con il Bambino, a Vácrátot, un’altra tela a Arayosmarót, ambedue del 1727, e una Crocifissione (1729) al Museo di Belle Arti di Budapest. Pesci dipinse e firmò riportando la data, 1728, la tela con i Santi Domenico, Francesco di Paola e Leonardo in adorazione della Trinità per la chiesa di S. Pietro di Zagarolo. Nel 1732 firmò e datò una Betsabea al bagno, (Brno, Moravske Museo).
Nel 1733 anche i Pallavicini, parenti dei Rospigliosi, contattarono Pesci, forse per il tramite dell’architetto Ludovico Rusconi Sassi, per la realizzazione dei tre ovali con le Nozze della Vergine, la Natività e S. Vincenzo Ferrer (attr. Paonessa, 2014, p. 93) per la chiesa di S. Andrea a Gallicano.
Le tele, saldate nel 1734, oggi annerite e in cattivo stato di conservazione, testimoniano un’involuzione nello stile di Pesci, che si dimostra più convenzionale, come messo in evidenza da R. Engass (1975-76, p. 49; 1991, p. 191), anche a proposito di commissioni private come il Sacrificio di Noè nella galleria di palazzo Chigi ad Ariccia, un tempo nella collezione Lemme, datato 1735.
Nel marzo del 1734 Pesci consegnò la pala d’altare con la Vergine, S. Gioacchino e S. Anna per S. Giuseppe alla Lungara, dove era attivo anche l’amico Rusconi Sassi, il cui modello è conservato a Calvi (Benevento) nel monastero delle Orsoline, commissionata dai padri Pii operai per i quali Pesci più tardi eseguì delle pitture sulle pareti della scala che collegava la chiesa di S. Balbina alla casa degli stessi padri, restaurate nel 1813, nel 1825 e nel 1931.
Firmato e datato 1738 è un dipinto con Diana e Atteone (battuto a un’asta Christie’s del 26 ottobre 1973, lotto 129). Per il coro della chiesa romana di S. Maria Maddalena Pesci eseguì dei quadri riguardanti episodi della vita di S. Camillo de’ Lellis, non più in loco, mentre rimangono, la pala con l’Assunzione della Vergine e l’affresco, ritoccato a tempera e attorniato da angeli e fiori dove rivela tutta la sua maestria tecnica, del soffitto della sagrestia con la Gloria di S. Camillo de’ Lellis e Filippo Neri accolti in cielo dall’Immacolata del 1739. Il modello per la decorazione della sagrestia si conserva nella collezione Marini di Roma.
Stilisticamente vicino a queste opere si colloca la tavola S. Carlo Borromeo eseguita per il palazzo Giustiniani di Bassano, donata dal principe Vincenzo alla locale chiesa di S. Maria Assunta. Pesci, del resto, aveva redatto anche l'inventario dei beni di Caterina Giustiniani Savelli. Ancora entro il 1739 dipinse per i Sacchetti Sassetti di Rieti l’Estasi di S. Francesco e S. Maria Maddalena (donate da Angelo Sacchetti Sassetti, nel 1958, al locale Museo civico). Nella chiesa di Santa Scolastica a Rieti, oggi sconsacrata e adibita ad auditorium, Pesci lasciò un’Assunta con San Benedetto, Santa Scolastica, Santa Margherita e San Silvestro papa di qualche anno più tardi.
Il giro di estimatori di Pesci si era decisamente ampliato: nell’inventario dei beni di Pier Francesco Albiccini del 1739 è menzionata un’Allegoria della scultura, firmata, eseguita a pendant di un’Allegoria della Pittura di Trevisani, che nel 1770 si trovava nella stessa collezione a Forlì. Nel 1744 per Michele Carlo Althann, Pesci dipinse una Susanna al bagno (castello di Vizovice, presso Brno). Nello stesso anno ultimò un’Assunzione della Vergine e le Nozze di Cana (collezioni private). Databile tra il 1744 e il 1745 è pure un quadro con gli Israeliti che raccolgono la manna, in una collezione privata romana. Il nome di Pesci si rintraccia, tra il 1749 e il 1750, nei verbali della Congregazione dei Virtuosi. Nel 1750 Pesci risiedeva nel vicolo del Merangolo, nel circondario di S. Lorenzo in Lucina, con una seconda moglie, Angela Biondi, e altri inquilini.
Il 18 dicembre 1752 il Chracas riportò la notizia dell’invio da parte di Pesci in Ungheria di due quadri, uno rappresentante la Vergine seduta con il Bambino in braccio, e l’altra S. Paolo primo eremita, di cui non si hanno più notizie.
Pesci morì a Roma nel 1759, come riportato da Nicola Pio.
Nel 1814 Mariano Vasi ricordava un Battesimo di Cristo nella Galleria dei quadri dei Musei Vaticani. Sulla scorta di quanto affermato da Pio, Pesci inviò molti quadri in Inghilterra. Tra questi forse può riconoscersi il modelletto per un soffitto con la Glorificazione di un santo vescovo (apparso a un’asta Christie’s a Londra il 12 dicembre 1987, lotto 143) e una Rebecca al pozzo (battuta a un’asta Christie’s a Londra il 29 ottobre 2003, lotto 70), firmata.
Sestieri attribuiva a Pesci un’Addolorata, una Predica di s. Giovanni Battista e una Natività di Maria, nella galleria Doria Pamphili di Roma, e un s. Bernardo in adorazione della Vergine nella sagrestia della Cattedrale di Var in Francia.
Paonessa riferisce a Pesci un piccolo dipinto con Crocifisso in galleria Doria Pamphili a Roma. Sono, inoltre, apparsi recentemente come attribuiti a Pesci i seguenti dipinti: S. Paolo, Asta Roma Babuino, lotto 50, 8 giugno 2010; La Vergine appare a S. Francesco, asta Dorotheum, Vienna, 18 aprile 2012, lotto 596; S. Antonio da Padova con il Bambino, asta Roma Babuino, 29 gennaio 2013, lotto 123.
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