PAMPHILI, Girolamo
PAMPHILI, Girolamo. – Nacque a Roma il 21 maggio 1545, secondo figlio maschio di Pamphilio e di Orazia Mattei.
Il nome di battesimo lasciava intravedere un destino segnato a Roma e soprattutto in Curia. Girolamo Porcari, infatti, vescovo di Andria, era stato prozio della madre di Pamphilio, Porzia Porcari, e con lo stesso nome di Girolamo sarebbe stato anche battezzato un anno dopo il cugino materno di Pamphili, figlio di Alessandro Mattei e di Emilia Mazzatosti, creato cardinale nel 1586.
Trascorse i primi anni di vita nella residenza situata tra piazza Pasquino e piazza Navona, il cui primo nucleo era stato acquistato dal bisnonno quando, nel 1470, si era trasferito a Roma da Gubbio. Fu indirizzato verso gli studi di legge, mentre il fratello maggiore Camillo, a cui era stata imposta la tonsura, godeva dal 1553 della rendita dell’ufficio di abbreviatore della Camera apostolica. Presa in moglie Flaminia Del Bufalo, quest’ultimo seguì le orme paterne, dividendosi tra la gestione del patrimonio in città e le cariche curiali. Girolamo invece fu destinato alla carriera ecclesiastica, di cui il diploma in utroque iure, ottenuto alla Sapienza il 3 aprile 1565 costituiva il preludio. Intanto riscuoteva le rendite di abbreviatore apostolico e di consultore di Penitenzieria. Il 14 agosto 1572 i due fratelli si ripartirono equamente il patrimonio paterno e divisero il palazzo di famiglia, in modo da ricavarne due residenze autonome ma contigue.
Le decisioni del 1572 non rimasero tuttavia immutate nel tempo: due anni dopo il primogenito, padre già di quattro figli, prese in affitto tutta la parte di suo fratello, mentre nel 1591, sempre dietro la stipula di un contratto, cedette in affitto una porzione della sua abitazione a Girolamo, il quale nel frattempo era tornato a occupare la sua parte del palazzo di Navona. Questo lato dell’edificio non subì trasformazioni di rilievo fino al 1606, quando, passati due anni dalla promozione cardinalizia di Pamphili, si ripopolò assumendo la più compiuta forma di una corte, composta di 38 membri, una cifra comunque modesta se confrontata con altri corti cardinalizie del periodo.
Nel 1573 Pamphili ottenne la pretura di Foligno. Nel 1584 divenne uditore di Rota, incarico che assolse per i due decenni successivi fino a rivestire la carica di decano del collegio tra 1602 e 1604.
Il sentiero che si presentava davanti a Pamphili era uno tra i più frequentati di quelli che, a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, conducevano al cardinalato e le cui pietre miliari erano costituite dalle competenze giuridiche e da un buon cursus honorum all’interno delle principali istituzioni ecclesiastiche. Ma la berretta non fu soltanto il risultato di una sagace amministrazione delle cariche, unita al solido patrimonio sociale che la sua famiglia aveva provveduto ad accumulare a Roma. Alla promozione cardinalizia non fu estranea la frequentazione assidua di S. Maria in Vallicella, di Filippo Neri e degli oratoriani, in un momento in cui la Controriforma conferiva ai nuovi ordini religiosi grande influenza ai vertici della gerarchia ecclesiastica.
Una delle prime testimonianze della presenza pubblica di Pamphili alla Vallicella risale alla festa della natività della Vergine nel 1587. Alla celebrazione della messa erano presenti i cardinali Gabriele Paleotti, Girolamo Della Rovere e Ippolito Aldobrandini (di lì a cinque anni papa Clemente VIII). Per mancanza di spazio, altri 18 eminenti prelati furono messi nella cappella accanto alla sagrestia; tra di essi c’erano il bolognese Guido Pepoli, il vescovo di Viterbo Carlo Montigli, quello di Saluzzo Antonio Pichot, Ludovico de Torres, arcivescovo di Monreale e anche Pamphili. L’anno seguente in occasione della sua visita a Filippo Neri, Federico Borromeo, dopo la confessione, si trattenne a mangiare nell’oratorio con i cardinali Patrizio Patrizi, Tiberio Astalli, Fabrizio Massimo e Bruto Guarini da Fano, che era stato suo precettore.
Tra l’estate del 1592 e l’inizio dell’anno seguente, Pamphili venne a ricoprire un ruolo di primo piano nella Congregazione degli oratoriani. Nel gennaio 1593, Francesco Maria Tarugi, in partenza per Avignone, dove era stato designato arcivescovo, palesando la sua apprensione per un confratello di Napoli, città in cui egli si era prodigato per la nascita dell’Oratorio dei filippini, scrisse ad Antonio Talpa di desiderare che il suo protetto diventasse vescovo non appena tornato a Roma e aggiunse che lo aveva «difeso quanto ho potuto con monsignor di Monreale e monsignor Pamfilio che sono quelli che infornano questi pani» (Firenze, Archivio della Congregazione dell’Oratorio di Firenze, XIII.1 265-266), attribuendo a Torres e Pamphili un’evidente importanza per gli avanzamenti delle carriere.
L’elezione di Clemente VIII fu determinante per le sorti di Pamphili. Già dal maggio 1594 cominciò a circolare voce di una promozione cardinalizia per Tarugi e per lo stesso Pamphili al concistoro successivo. Il 5 giugno 1596 furono effettivamente promossi al cardinalato Tarugi e Cesare Baronio, ma Pamphili dovette attendere ancora il concistoro del 1599 e quello del 1603. Nel frattempo i suoi interessi sembravano molto più catturati dagli oratoriani – fu sul letto di morte di Filippo Neri nel 1596 e si recò a visitare nel 1598 il nuovo oratorio filippino di Ferrara; depose inoltre due volte al processo di canonizzazione, il 6 agosto 1596 e il 25 febbraio 1605 – che dai conflitti in Curia e dalle questioni di famiglia. Nel settembre 1598, per esempio, non si fece coinvolgere dal fratello Camillo nelle trattative per il matrimonio della nipote Antonia con Paolo Gualtieri, nonostante vari solleciti.
Il 9 giugno 1604 Clemente VIII lo creò finalmente cardinale e il 25 ricevette la berretta con il titolo di S. Biagio dell’Anello. La nomina venne salutata con enorme giubilo da tutta la Vallicella.
Nel 1605 prese parte a entrambi i conclavi e fu anche fra i papabili del primo, quello che portò all’elezione di Alessandro de’ Medici (Leone XI). Dopo il brevissimo pontificato di quest’ultimo, il 16 maggio fu eletto a scrutinio aperto Paolo V Borghese. Alla fine di maggio il nuovo papa procedette alla nomina dei posti più importanti: Cinzio Aldobrandini fu gran penitenziere, Montalto vice cancelliere e Pietro Aldobrandini camerlengo. Pamphili divenne vicario di Roma, carica che mantenne fino alla morte. Nel 1607 ottenne dal papa anche l’incarico di unificare le case dei Filippini di Roma e di Napoli.
Morì a Roma l’11 agosto 1610.
Fu sepolto per suo desiderio a S. Maria in Vallicella – una scelta che interrompeva una lunga tradizione dei Pamphili romani che giacevano tutti a S. Lorenzo in Damaso – con un epitaffio postovi dai nipoti.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Doria Pamphilj, scaf. 86, bb. 1-2; scaf. 88, b. 33; FondoArchiviolo, b. 151; Ibid., Arch. storico del Vicariato, Parrocchia di S. Lorenzo in Damaso, Stati delle anime, bb. 61-63; G. Moroni, Dizionario di eruduzione ecclesiastica da S. Pietro sino ai giorni nostri, LI, Venezia 1851, ad vocem; L. von Pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medioevo, Roma 1930, XI, p. 190; XII, pp. 6-15, 23-31, 43; A. Cistellini, S. Filippo Neri. L’oratorio e la congregazione oratoriana. Storia e spiritualità,I-III, Brescia 1989, ad ind.; A. Modigliani, I Porcari. Storie di una famiglia romana tra Medioevo e Rinascimento, Roma 1994, ad ind.; O. Poncet, Innocenzo X in Enciclopedia dei Papi, III, Roma 2000, pp. 321-335; B. Borello, Du patriciat urbain à la Chaire de Saint Pierre: les Pamphiljs du XV au XVIII siècle, tesi di dottorato, Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales, Paris 2000, ad ind.; Id., Strategie di insediamento in città: i Pamphilj a Roma nel primo Cinquecento, in La nobiltà romana in età moderna. Profili istituzionali e pratiche sociali, a cura di M.A. Visceglia, Roma 2001, ad ind.; Id., Alleanze matrimoniali e mobilità sociale e geografica. Il caso dei Pamphilj (XV-XVII secolo), in Mélanges de l’Ecole Française de Rome. Italie et Mèditerranée, CXV (2003), 1, pp. 345-366; S. Leone, The Palazzo Pamphilj in Piazza Navona: constructing identity in Early Modern Rome, London 2008, ad ind.; B. Borello, Sapere di esserlo. Fratelli, sorelle, fratellanze e fraternità in età moderna, in corso di stampa; F. Cappelletti, Palazzo Pamphilj a piazza Navona. Storia di un cantiere cardinalizio e papale, in corso di stampa.