MAGAGNATI, Girolamo
Nacque intorno al 1565 a Lendinara, nel Polesine di Rovigo.
Lasciò la patria in giovane età probabilmente per esercitare l'arte vetraria e il commercio tra Venezia e Murano. Dedito agli studi di chimica, si specializzò infatti nella fabbricazione di vetri colorati, trovando il modo di produrre tinte particolarmente vive e luminose, che gli procurarono fama. Prima di trasferirsi definitivamente a Venezia, visse a Roma, dove soggiornò dal 1585; qui entrò in contatto con le più autorevoli famiglie, tra cui gli Orsini e i Peretti, e strinse amicizia con Traiano Boccalini, cui rimase legato fino al 1613.
Nel 1595 tornò a Venezia, dove trascorse il resto della vita, fatta eccezione per brevi soggiorni a Mantova, Padova e soprattutto Firenze. Entrato in società con Pietro Ballarin, ottenne dal Consiglio dei dieci il privilegio per 15 anni di "lavorare le paste di smeraldo, topazio e giacinto con l'istessa maniera che si lavorano i vetri ordinari, di modo che si possono soffiar, farne vasi, stampar, tirar canne" (Arch. di Stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Parti comuni, f. 208) e farne ogni sorta di lavori. Non venne invece accolta la richiesta avanzata al Consiglio nel 1604 per ottenere l'esclusiva venticinquennale relativa a una nuova invenzione di "far vetro". Il rifiuto fu probabilmente determinato dall'opposizione dei vetrai muranesi, che ottennero anche la distruzione di un forno che il M. si era fatto costruire in casa, contravvenendo a un decreto del 28 genn. 1482, con cui lo stesso Consiglio stabiliva che Murano fosse sede esclusiva dell'arte vetraria veneziana.
Va peraltro ricordato che poco tempo prima di presentare la nuova richiesta al Consiglio il M. aveva subito un periodo di carcerazione, tra l'inizio di giugno del 1602 e la metà di gennaio del 1603, probabilmente per aver favorito l'amico Giovanni Contarini in una faccenda amorosa che aveva procurato a quest'ultimo non pochi fastidi, incluso un periodo di prigionia. Il processo, di cui non si conoscono le carte, resta comunque poco chiaro e non è detto che esso contribuisse a mettere in cattiva luce il M. agli occhi del Consiglio. Fatto sta che anche quando, nel 1609, il M. chiese il rinnovo della licenza ottenuta quindici anni prima, dovette affrontare diverse difficoltà e contrastare la decisa opposizione dell'arte dei vetrai, che cercò invano di ostacolare la sua attività.
Intorno al 1610 il M. si fece promotore presso il governo di Toscana di un grandioso progetto per l'istituzione di una sorta di compagnia di commercio che richiamasse a Pisa e a Livorno il mercato del Levante e delle Indie. Per il costo elevato, l'impresa, per la quale il M. aveva chiesto l'appoggio di G. Galilei (Favaro, p. 74), non trovò l'appoggio del nuovo duca Cosimo II de' Medici.
Oltre che all'arte del vetro il M. si appassionò alla poesia. Nei Ragguagli di Parnaso Boccalini lo ricorda come "fioritissimo ingegno veneziano", distintosi nei suoi tempi per "la burlesca sua terza rima" (Ragguagli, a cura di G. Rua, II, Bari 1912, p. 41) e, nella finzione parnasiana, lo consacra all'immortalità. La sua prima pubblicazione poetica risale agli anni Ottanta, quando compose due sonetti di argomento pittorico dedicati a Romano Alberti, che li inserì nel suo Trattato della nobiltà della pittura (Roma, F. Zanetti, 1585). Durante il soggiorno romano il M. compose probabilmente anche i Capitoli burleschi d'incerto autore, pubblicati nel 1599 con lo pseudonimo di Gandolfo Milesio e poi riediti con varianti nel 1629 (Spira [Venezia?]) e nel 1642 (Norimberga [Venezia?]). Tra il 1604 e il 1611 avviò una più intensa produzione letteraria: nel 1605, a Venezia, pubblicò in versi sciolti La vita di s. Longino martire cavalier mantoano, dedicata alla duchessa di Mantova Eleonora de' Medici; al 1610 risalgono due opere celebrative pubblicate ancora a Venezia: l'Applauso del mondo alla maestà cristianissima di Maria de' Medici regina di Francia e di Navarra e la Meditazione poetica sopra i pianeti medicei, con dedica a Cosimo II, ispirata dalla scoperta galileiana dei satelliti di Giove. La Meditazione è anche un'esplicita celebrazione degli studi condotti da G. Galilei, conosciuto personalmente dal M. tra il 1592 e il 1593, probabilmente durante il soggiorno dello scienziato a Padova, e poi costantemente frequentato per oltre un decennio, come testimonia lo scambio epistolare intercorso tra il 1607 e il 1618, che attesta un'intima e fraterna amicizia, favorita soprattutto dal comune gusto per i "chiribizzi".
Nel 1611, nel palazzotto de' Giuliani a Murano dove alloggiava, il M. compose l'idillio La Vernata, dato alle stampe ancora a Venezia con dedica a Cosimo II nel 1612. L'anno successivo pubblicò la favola pastorale La Clomira, con dedica al duca di Mantova Ferdinando Gonzaga.
L'opera, in cui si narrano gli amori di Igeta, pastore delle selve di Sarno, e di Clomira, figlia di Osiri, sacerdote di Diana, era stata però iniziata fin dal 1600, con la speranza, disattesa, di vederla rappresentata durante le nozze del principe Francesco Gonzaga. Prima della pubblicazione il M. la sottopose al vaglio di Giovambattista Marino, cui nel 1612 indirizzò numerose lettere - senza riceverne risposta - e a Battista Guarini, con cui era in contatto epistolare almeno dal 1599 e dal quale ricevette un giudizio incoraggiante. L'opera venne musicata da Giovanni Priuli nel 1614 e ottenne un certo successo.
La notorietà del M. sembra essere legata principalmente alle biografie burlesche in terza rima Le vite di Romulo e di Numa Pompilio primi re di Roma (Venezia 1614), con cui egli intese avviare il progetto, poi rimasto incompiuto, di parodizzare in versi le vite dei sette re di Roma. Alle prime seguì solo La vita di Tullo Ostilio terzo re di Roma (ibid. 1616, con dedica al cardinale Carlo de' Medici). Nel 1615 compose infine i capitoli Sull'invidia e Sui creditori, quest'ultimo ancora inedito.
Nel 1618, a seguito di una malattia agli occhi contratta qualche tempo prima, il M. divenne cieco. Morì a Venezia tra il 1618 e il 1619.
Le Lettere a diversi del signor Girolamo Magagnati sono edite a cura di L. Salvetti Firpo, Firenze 2006 (in calce il capitolo Sull'invidia).
Fonti e Bibl.: Il merito della ricostruzione della biografia del M. va al saggio di C. Carabba - G. Gasparri, La vita di G. M., in Nouvelles de la république des lettres, II (2006), in corso di stampa; A. Favaro, Amici e corrispondenti di Galileo, I, Firenze 1983, pp. 67-91; L. Zecchin, G. M. vetraio e poeta, in Vetro e silicati, VII (1963), p. 37; S. Drake, Galileo gleanings, XIV, Galileo and G. M., in Physis, III (1964), pp. 269-286.