MACHIAVELLI, Girolamo
Nacque il 1( luglio 1415 a Firenze, quartiere S. Spirito, "gonfalone" Nicchio, da Agnolo di Lorenzo.
Della madre non si conosce l'identità: con certezza si sa che, oltre al M., ebbe Lorenzo e Piero. Nel 1418 il padre contrasse una nuova unione con Costanza di Guido Baldovinetti, da cui nacquero Sandra, Agnola, Guido, Niccolò, Nanna, Cilia, Francesco e un'altra Agnola. Il Litta riporta altri tre fratelli del M., Federico, Giuliano e Giovanni. In base alla dichiarazione catastale del 1427 si sa che il padre possedeva una florida attività legata all'arte del cambio, gestita, fra gli altri, con Niccolò di Piero Tornaquinci.
Non vi sono notizie precise sulla formazione culturale del M.: al riguardo, Gamurrini riferisce che fu "eccellente nelle lettere, ma ancora nell'armi". Di sicuro si sa che il M. si dedicò agli studi giuridici, conseguendo la laurea in utroque iure, che lo portò a svolgere per alcuni anni l'insegnamento presso lo Studio fiorentino e a divenire ben presto uno dei maggiori giurisperiti del tempo. Insieme con altri colleghi di pari fama prese parte a numerosi consulti in cui venne chiamato a dirimere importanti e delicate questioni di carattere istituzionale. Partecipò attivamente anche alla vita politica, ricoprendo cariche di rilievo all'interno del regime instaurato nel 1434, con il ritorno di Cosimo de' Medici a Firenze, dal quale, tuttavia, sul finire degli anni '50 del Quattrocento si distaccò in maniera decisiva.
L'ingresso ufficiale del M. nella vita pubblica avvenne nel 1433, in un contesto politico ancora caratterizzato dal predominio albizzesco, con la partecipazione allo scrutinio indetto nel mese di ottobre per i tre maggiori uffici, nella lista dei "non veduti", cioè di coloro che non erano mai stati estratti per ricoprire una carica. L'11 ott. 1435 fu deputato nello Studio fiorentino alla lettura straordinaria di diritto civile con un salario di 15 fiorini e l'11 nov. 1438 fu nuovamente incaricato del medesimo insegnamento per un anno. Il 30 ott. 1439 fu chiamato alla lettura straordinaria di diritto civile nei giorni festivi per un anno, con una provvigione di 30 fiorini, e di nuovo, il 17 ott. 1441, nominato docente per due anni.
Il 1( genn. 1442 venne eletto per la prima volta a uno degli uffici più rappresentativi dello Stato, cioè quello di gonfaloniere di Compagnia; il 2 novembre entrò in carica come ufficiale dell'Onestà; il 20 apr. 1444 fece parte di un collegio di esame di dottorato di Iacopo di Ugolino da Farneto. Nel giugno successivo vinse lo scrutinio per i maggiori uffici e l'11 settembre venne eletto sapiente del Comune. Il 25 genn. 1445 venne chiamato a esprimere un parere legale per l'elezione di un lettore presso lo Studio. Nell'ottobre dello stesso 1445, durante il gonfalonierato di Cosimo de' Medici, il M. fu chiamato a far parte di una commissione, composta da cinque dei maggiori giurisperiti del tempo, cinque notai e cinque fra gli esponenti più in vista del regime. Lo scopo era quello di effettuare, insieme col notaio delle Riformagioni, Filippo di Andrea di Balduccio da Lucca, una revisione generale di tutto l'apparato normativo, riguardante leggi, provvisioni e statuti, in base all'esigenza del regime di controllare e modificare il sistema istituzionale dello Stato ai fini di un ulteriore consolidamento. L'elezione del M. e degli altri componenti avvenne il 22 ottobre, per un anno, con inizio della carica dal 26 seguente. Il 22 nov. 1446 assunse l'incarico di ufficiale della Grascia; l'8 luglio 1447 venne eletto di nuovo sapiente del Comune, ma dovette lasciare l'ufficio per ricoprire dal 1( settembre il priorato. Il 21 sett. 1448 intervenne in una consultazione politica riguardante l'opportunità o meno di accettare le offerte di pace del re di Napoli Alfonso d'Aragona, esprimendo parere favorevole. Il 26 settembre fu ancora chiamato a svolgere le funzioni di sapiente del Comune. Nel maggio del 1449 è attestata la sua presenza nello scrutinio per gli uffici maggiori.
Nel 1450 il M. sposò Maddalena di Daniello Canigiani, dalla quale non risulta aver avuto figli. Presumibilmente dopo il 1450 prese parte a una commissione di giuristi per esprimere il parere se gli operai impegnati nei lavori di costruzione e restauro della cattedrale di S. Maria del Fiore ricadessero sotto la competenza del Comune oppure sotto quella dell'arte della lana.
Il 1( luglio 1451 ricoprì per l'ultima volta il priorato per un bimestre e il 27 luglio venne deputato per un anno a svolgere il ruolo di ufficiale del Catasto, con l'incarico di sovrintendere all'imposizione della nuova gravezza. Nella dichiarazione catastale presentata dal M. nell'agosto dello stesso anno risulta che abitava in una casa situata a S. Felicita e che possedeva varie proprietà. Il 18 ottobre fu nuovamente ascritto alla lettura di diritto civile per un anno. Dal 1452 acquistò un ruolo sempre più incisivo nell'ambito del collegio dei giuristi chiamati a discutere e a giudicare aspetti di carattere politico-istituzionale a sostegno del regime mediceo. In questo anno, infatti, prese parte alla Balia istituita in concomitanza della guerra con Venezia e Napoli. Inoltre, attraverso la mediazione del collega aretino Benedetto Accolti, il 21 sett. 1452, il M., insieme con Otto Niccolini, intervenne ufficialmente in patrocinio di Arezzo. Il 10 luglio 1453 venne eletto con Giovenco Della Stufa tra gli Otto di custodia; il 5 novembre partecipò a una "pratica", insieme con quattro giureconsulti, ai priori e ai collegi e ad altri esponenti del reggimento, per discutere sull'opportunità di prolungare l'autorità concessa agli accoppiatori nello scrutinio del 1452, questione che venne accolta favorevolmente dalla Balia di cui il M. era membro.
Nel 1453 il M. fu inviato come oratore a Città di Castello e a Perugia. Scopo della missione era quello di verificare la stabilità dell'alleanza di queste con Firenze soprattutto in relazione al comportamento di Braccio da Montone, incerto se rinnovare il suo impegno al servizio della Repubblica.
Il 23 luglio 1454 fu dei Dieci di libertà, il 2 apr. 1455 capitano di Orsanmichele per un anno, il 25 settembre conservatore di Legge. Il 27 ott. 1456 partecipò a una pratica riunita per esprimere la necessità di riconfermare Poggio Bracciolini nella carica di primo cancelliere della Repubblica, essendo il suo mandato scaduto nel settembre precedente.
Dal 1( dic. 1456 fu camerario di Camera, dei Cinque del contado dall'11 marzo 1457. Il 1( dicembre il M. intervenne nell'ambito di una consultazione politica riguardante la necessità di una nuova imposizione fiscale. Nella certificazione fiscale presentata il 28 febbr. 1458 risulta che il M. risiedeva con la moglie Maddalena sempre in S. Felicita, insieme con il fratello Piero, in una casa con diversi magazzini e libri, e che possedeva anche numerose proprietà terriere nella zona di S. Piero Gattolini. L'ultima carica ricoperta dal M. fu quella di ufficiale dell'Onestà dal 9 maggio.
Dal luglio 1458 il M. prese parte al dibattito politico che vide coinvolti i maggiori esponenti del reggimento, per analizzare le cause della crisi in cui si trovava la Repubblica.
Luca Pitti, che allora ricopriva la carica di gonfaloniere di Giustizia, sostenne che le difficoltà erano originate dal declino economico della città, mentre per altri, fra cui anche il M., queste andavano ricercate nella mancata unità tra i cittadini. La linea emersa dalle consultazioni fu quella di attuare una riforma istituzionale, individuata nella creazione di un nuovo Consiglio permanente investito di ampi poteri. Gli ostacoli incontrati al riguardo suggerirono la presentazione di un altro progetto circa la tenuta di un nuovo scrutinio per i maggiori uffici, da tenere nel periodo in cui sarebbe rimasta in carica la Signoria, cioè entro il mese di agosto, per poter controllare meglio la composizione della commissione elettorale e rafforzare così il regime, anche in vista delle modifiche istituzionali che si intendeva attuare. Di fronte all'opinione favorevole della pratica, il M., pur aderendo all'iniziativa, nella riunione del 21 luglio si espresse con toni di forte critica nei riguardi del governo, attribuendo la mancanza di unione dei cittadini alla iniqua distribuzione delle cariche pubbliche, che era stato uno dei capisaldi del sistema di controllo politico attuato da Cosimo de' Medici e della sua consorteria dopo il 1434. Nel tentativo di far approvare la proposta elettorale, la Signoria fece pressione per una votazione palese nel Consiglio del Popolo, suscitando una ferma protesta dell'arcivescovo di Firenze, Antonino Pierozzi. Nella consulta riunitasi il 28 luglio il M., con altri 30 partecipanti, si associò alle rimostranze espresse dalla Signoria per tale ingerenza che rischiava di far cadere il progetto dello scrutinio, assicurando che avrebbe sostenuto il disegno di legge nella prossima riunione consiliare.
Nella consultazione del 1( agosto furono lanciate accuse precise, in particolare da parte di Alessandro Alessandri, secondo cui sarebbero state fatte pressioni a membri del Consiglio del popolo di votare contro la proposta di indire nuove elezioni; due giorni dopo il M. fu arrestato con l'accusa di avere influenzato in tal senso un membro del Consiglio. Nei confronti del M., individuato dall'ambasciatore sforzesco Nicodemo Tranchedini come capo dell'opposizione, la Balia emise un provvedimento di esilio, che riguardò anche il fratello Piero, sancito dalla sentenza, il 18 ag. 1458, da parte del capitano del Popolo, Cristoforo Malvicini. Il M. venne pertanto relegato ad Avignone per 25 anni, condannato al pagamento di 800 fiorini e privato in perpetuo degli uffici insieme coi figli e i discendenti. Il 23 agosto fu rilasciato e il 26 seguente il confino ad Avignone fu permutato con la possibilità di risiedere a una distanza di 300 miglia da Firenze in una località a scelta del M., con il divieto di avvicinarsi a Napoli oltre 20 miglia e con l'obbligo di inviare a Firenze la certificazione dei suoi spostamenti; nello stesso giorno, avendo ottemperato al pagamento di 400 fiorini al camerario del Monte Girolamo Morelli, non subì la confisca dei beni e gli fu anche rimessa la restante pena pecuniaria. Il 1( sett. 1458 il M. risulta essere a Siena e il 10 dicembre a Salerno; il 2 giugno 1459 è attestata la sua presenza a Lecce. Nello stesso 1459 il M. risiedette anche a Genova, dove a causa delle proscrizioni si trovava pure Benedetto Dei; insieme compilarono un elenco dei maggiori casati fiorentini, paragonabili per antichità e ricchezza alle più prestigiose famiglie genovesi e veneziane.
Durante il periodo dell'esilio il M. tentò di unirsi ad altri fuoriusciti, fra cui Palla Strozzi, per promuovere una lega tra Veneziani, Bolognesi, Senesi, Lucchesi e Genovesi, le cui truppe, al comando di Niccolò Piccinino e di Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, avrebbero dovuto muovere guerra a Firenze per rovesciare il regime. Pertanto, il 29 nov. 1459 venne dichiarato ribelle e i suoi beni confiscati. Tradito, nell'estate del 1460 venne catturato in Lunigiana, colpevole di aver tramato contro lo Stato; fu imprigionato a Firenze e torturato; in seguito alla sua confessione vennero banditi altri cittadini e, sfruttando il successo ottenuto contro i cospiratori, a Firenze si riuscì a far rinnovare le elezioni a mano per altri cinque anni. Il M. morì in carcere a Firenze l'11 luglio 1460 e fu sepolto a S. Croce.
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