LUCCHESINI, Girolamo
Nacque a Lucca il 7 maggio 1751, primo dei tre figli del marchese Francesco e di Maria Caterina Montecatini. Nel 1761 la famiglia si trasferì a Modena, dove il padre (seguendo una tradizione familiare) sin dal 1759 era entrato nella corte estense come gentiluomo di camera. Nel 1764 il L., con i fratelli Giacomo (1753-1820) e Cesare, entrò nel collegio S. Carlo o dei nobili, dove ebbe come docente di filosofia, logica e scienze naturali L. Spallanzani, che insegnava nel collegio e nello Studio pubblico e al quale si legò tanto che volle seguirlo, quando questi nel novembre 1769 ebbe la cattedra all'Università di Pavia.
Qui il L. studiò matematica con Gregorio Fontana ed ebbe tra i compagni di studio F. Melzi d'Eril. Il soggiorno a Pavia, però, fu breve: il padre morì improvvisamente il 15 giugno 1770 ed egli dovette rientrare con i familiari a Lucca e, come primogenito, dedicarsi alla cura degli affari di famiglia. Tali vicende, peraltro, non lo distolsero dagli studi scientifici (a Lucca approfondì le sue cognizioni di fisica con G.A. Arnolfini e con l'abate A.L. Farnocchia) e, soprattutto, non interruppero il dialogo a distanza con Spallanzani, che si mantenne tramite una corrispondenza non folta ma attenta, in cui il L. si mostra aggiornato sulla produzione scientifica del maestro, che ringrazia più volte per l'invio di opere e a cui si rivolge per chiarimenti e consigli, in particolare durante viaggi in Italia (tra 1772 e 1775 fu a Ferrara, Bologna, Venezia, Firenze, Roma e Napoli).
Nel 1779 il L. poté finalmente dedicarsi a un viaggio di istruzione in Europa, che lo portò in Inghilterra, Olanda, Francia, Austria e infine in Germania, a Dresda e Berlino. Qui, presentato da K. von Grothaus e, sembra, da J.-B. Le Rond detto d'Alembert (che aveva già incontrato), fu introdotto nella cerchia di Federico II, che gli manifestò simpatia e stima e lo nominò prima ciambellano, poi bibliotecario e lettore (maggio 1780). In realtà, come il L. scrisse a Spallanzani, i suoi "doveri" consistevano essenzialmente nel "pranzare ogni giorno con il re e continuare i discorsi letterari iniziati inter scyphos, spesso per due o tre ore" (lettera del 12 maggio 1780, in Spallanzani, Carteggi, VI, p. 12). Tali colloqui (di cui il L. tenne un diario per gli anni 1780-82, documento di prima mano per lo studio della personalità e degli interessi di Federico II, e perciò più volte pubblicato nell'originale italiano o in traduzioni tedesche, per es. Uppeln-Bronikowski - Volz) non dovevano però limitarsi alla letteratura, come per F. Algarotti o altri intellettuali italiani alla corte prussiana. Il L., infatti, precisa che discuteva con il re anche "di politica, di principii di finanze, e rade volte dell'arte della guerra" (lettera alla madre, 13 maggio 1780, cit. da Tortarolo, p. 252), cercando di "non [(] parere del tutto indegno" delle confidenze del sovrano e precisando come "questi studi" andassero completati con "una tintura de' segreti che agitano l'Europa" (lettera a Spallanzani, 10 marzo 1781, Carteggi, VI, p. 13). Di questa posizione e della fiducia del re il L. godette fino alla morte di Federico II (16 ag. 1786), cui dedicò un carme funebre in latino e tedesco di sorvegliata fattura neoclassica (Diis Manibus Friderici Magni Borussorum regis( vita functi, Berolini 1786).
Quello stesso anno il L. sposò Charlotte von Tarrach (1759-1838), figlia di Friedrich Wilhelm, alto funzionario dell'amministrazione finanziaria prussiana; dal matrimonio nacquero due figli, Moritz, morto in tenera età, e Franz (1787-1867), poi maresciallo di corte del principe Carlo di Prussia.
Dell'esperienza e delle conoscenze (letterarie e filosofiche, ma anche storico-politiche ed economico-sociali) acquisite e maturate nella confidenza con Federico II, il L. seppe valersi anche sotto il nuovo sovrano Federico Guglielmo II, il quale, intuito il grande talento del L. per la diplomazia, se ne servì sempre più frequentemente e in questioni via via più complesse come rappresentante fiduciario. Iniziò in tal modo per il L. un'intensa carriera diplomatica, che nel ventennio successivo lo assorbì completamente.
Nel 1788 interruppe persino la corrispondenza con Spallanzani, intensificata negli anni passati accanto a Federico II, con il quale il L. aveva messo in rapporto il maestro (cfr. Carteggi, VI, pp. 12-21). Costui anche per questo aveva dedicato al L. una delle sue più celebri memorie naturalistiche, la Lettera sulle torpedini (1783), e non disdegnava di illustrargli alcune sue ricerche, in particolare quelle pionieristiche sull'inseminazione artificiale (in una lettera del 20 luglio 1783 il L. prospettò a Spallanzani un tentativo sperimentale sull'uomo dopo quelli su animali, incitandolo a "far l'esperienza [(] sopra una Frine, o una Taide", nella certezza "ch'essa rimarrebbe incinta": Carteggi, VI, p. 15).
All'inizio del 1787 il L. fu inviato a Roma, formalmente per ottenere l'assenso di Pio VI alla nomina di K.Th. von Dalberg a coadiutore dell'arcivescovo elettore di Magonza, in realtà nella prospettiva di un rafforzamento della Lega dei principi tedeschi. Nel 1788 fu nominato inviato straordinario e plenipotenziario a Varsavia, dove cercò di ridimensionare l'influenza della Russia sulla Polonia, riuscendo (29 marzo 1790) a stipulare con il re Stanislao II Poniatowski un trattato di alleanza in funzione antirussa. Nell'estate del 1790 alla convenzione di Reichenbach, ove fu inviato come ministro plenipotenziario, il suo intervento fu decisivo per mitigare le divergenze tra Prussia, Austria e Russia; l'anno successivo alla conferenza di pace di Siśtov fu mediatore per la Prussia nel trattato di pace tra Turchia e Austria (4 ag. 1791). Fra dicembre 1791 ed estate del 1792 fu a Varsavia ma, sciolto il trattato tra Prussia e Polonia per il riavvicinamento della Prussia all'Austria sancito a Reichenbach, fu richiamato a Berlino e seguì Federico Guglielmo II nella campagna contro la Francia rivoluzionaria. Pur contrario a tale impresa, dopo la battaglia di Valmy il L. condusse le trattative con il comando francese.
Nel 1793 fu nominato inviato straordinario a Vienna con rango e poteri di plenipotenziario e con il mandato di procurare aiuti finanziari austriaci per la campagna lungo il Reno. All'inizio dell'anno successivo seguì Federico Guglielmo II nella campagna russo-prussiana contro gli insorti polacchi di T. Kościuszko, svolgendo le funzioni di ministro della Guerra. Nell'autunno del 1794 tornò a Vienna, ma le sue ripetute prese di posizione sempre più apertamente antiaustriache lo resero decisamente impopolare presso la corte, che nel 1795 ne chiese invano il richiamo a Berlino. Nel 1796 invece, dopo la spartizione della Polonia, ricevette il feudo di Meseritz e nell'aprile 1797 fu confermato ministro plenipotenziario a Vienna.
Nel 1800 Federico Guglielmo III lo inviò a Parigi con il medesimo incarico, per difendere gli interessi prussiani in occasione della pace di Lunéville. Dispacci in cui esprimeva perplessità sulle professioni di pace di Napoleone Bonaparte e la sua convinzione della pericolosità della politica neutrale della Prussia furono intercettati dagli agenti del primo console, che cercò di farlo richiamare a Berlino, ma finì poi (settembre 1802) per accettarlo come rappresentante diplomatico della Prussia. In tale veste il L. si adoperò per una distensione dei rapporti tra Prussia e Francia. Ebbe scarsa parte alla conferenza di pace di Schönbrunn (dicembre 1805); nel febbraio successivo a Berlino nel corso delle trattative franco-prussiane si dichiarò favorevole a un'alleanza tra i due Stati. Già nell'estate del 1806, tuttavia, i suoi dispacci evidenziavano considerazioni e circostanze favorevoli a un conflitto con la Francia. Dopo la disfatta di Jena, il 14 ott. 1806 nei pressi di Wittenberg ebbe un colloquio con il generale G.-Ch.-M. Duroc per definire un trattato di pace con la Francia; una prima bozza fu bocciata da Napoleone, mentre un armistizio sottoscritto dal L. a Charlottenburg (16 novembre) non fu ratificato da Federico Guglielmo III.
Era la fine della sua carriera nella diplomazia prussiana: esonerato dai suoi incarichi nel gennaio 1807, tornò in Italia e nel settembre dello stesso anno fu congedato e pensionato. Per interessamento di Duroc e Talleyrand (che intercessero in suo favore presso Napoleone), accettò la carica di gran maestro alla corte della granduchessa Elisa Bonaparte Baciocchi, che tenne fino alla caduta di Napoleone. Nel 1811, come rappresentante diplomatico a Parigi in occasione dei festeggiamenti per la nascita del figlio dell'imperatore, inviò in Toscana una serie di rapporti che danno una dettagliata descrizione della corte napoleonica. Alla caduta del regime napoleonico in Italia, si ritirò a Firenze, dove entrò in contatto con Luisa Stolberg-Gedern contessa d'Albany.
Negli ultimi anni si dedicò agli studi e alla stesura di una vasta opera in tre volumi, pubblicata anonima a Firenze, Sulle cause ed effetti della Confederazione renana, che difendeva la propria azione diplomatica; a C. Botta, che l'aveva criticata, il L. rispose con le Osservazioni sulla Storia d'Italia del sig. Botta (Firenze 1825).
Il L. morì a Firenze il 20 ott. 1825.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Modena, Particolari, f. Lucchesini (documenti sul soggiorno e gli studi del L. e dei fratelli a Modena); Berlino-Dahlem, Geheimes Staatsarchiv Preussischer Kulturbesitz, Rep. 92, Lucchesini's Nachlass (carte 1777-1814); altri materiali e le lettere del L. a Fr. Nicolai sono conservati a Berlino, Staatsbibliothek Preussischer Kulturbesitz, Nachlass Nicolai; una corrispondenza con A. Canova (a partire dal 1814) è nei mss. 1098-1102 della Biblioteca civica di Bassano del Grappa (cfr. Inventari delle biblioteche d'Italia, a cura di G. Mazzatinti, LVIII, p. 12). Il carteggio del L. e di suoi familiari (la madre e i fratelli Giacomo e Cesare) con L. Spallanzani è stato pubblicato da P. Di Pietro, Carteggio tra L. Spallanzani e G. L., in Memorie dell'Acc. di scienze, lettere e arti di Modena, s. 6, XX (1978), pp. 113-143 (v. anche Edizione nazionale delle opere di L. Spallanzani, I, Carteggi, VI, a cura di P. Di Pietro, Modena 1986, pp. 5-21). Altre lettere e documenti relativi al L. sono stati editi da P. Paganini, Autografi, in Rassegna lucchese, III (1906), 6, pp. 121-133 (con documenti sul L. e i fratelli Cesare e Giacomo come bibliofili) e da D. Corsi, Due lettere inedite del marchese G. L., in Rass. stor. del Risorgimento, XL (1953), pp. 406-410. Inoltre: Das Tagebuch des March. L.: Gespräche mit Friedrich dem Grossen (1780-1782), a cura di F. von Uppeln-Bronikowski - G.B. Volz, München 1926; gran parte del carteggio diplomatico è pubblicata in P. Bailleu, Preussen und Frankreich, II, (1800-07), Leipzig 1887, ad ind.; documenti dell'attività diplomatica del L. in Polonia sono stati pubblicati a cura di H. Kocój: Dyplomacja pruska w przeddzieñ drugiego rozbioru Polsi. Ostatni rok Sejmu Czteroletniego w świetle raportów dyplomatycznych posla pruskiego Hieronima Lucchesiniego (La diplomazia prussiana alla vigilia della seconda spartizione della Polonia alla luce dei rapporti diplomatici dell'inviato prussiano G. L.), Kraków 1973; Listy do Fryderyka Wilhelma II: obraz Sejmu Wielkiego w raportach pruskiego dyplomaty (Lettere a Federico Guglielmo II: la spartizione della Polonia nei rapporti dei diplomatici prussiani), Warszawa 1988; Das letzte Jahr des "Vierjährigen Reichstages" im Lichte der Korrespondenz Friedrich Wilhelms II. mit dem Preussischen Gesandten G. L., Katowice 1996; Upadek Konstytucji 3 maja w świetle korespondencji Fryderyka Wilhelma II z pos¢em pruskim w Warszawie G. Lucchesinim (Il fallimento della costituzione del 3 maggio alla luce della corrispondenza di Federico Guglielmo II e dell'inviato prussiano G. L.), Kraków 2002. Documenti della missione a Vienna sono stati raccolti dal Kocój in Powstanie kociuszkowskie w świetle korespondencji pos¢ów pruskich z Wiednia Lucchesiniego i Caesara (I rapporti tra le potenze europee e la rivoluzione di Kościuszko alla luce della corrispondenza con Federico Guglielmo II degli inviati a Vienna G. e Cesare Lucchesini), Kraków 2004 (ma cfr. anche, dello stesso, Das Verhältnis der europäischen Mächte Preussen, Russland und Österreich zum Kościuszko-Aufstand im Lichte der Korrespondenz Friedrich Wilhelms II. mit den preussischen Gesandten Lucchesini und Cesar in Wien, in Aufklärung, Vormärz, Revolution, XVIII-XIX [1998-99], pp. 10-24). I documenti relativi agli incarichi svolti dal L. a Parigi per il re di Prussia sono apparsi a cura di P. Marmottan in L. ambassadeur de Prusse à Paris (1800-02), in Revue d'histoire diplomatique, XLII (1928), pp. 323-348; XLIII (1929), pp. 65-87, 445-465; XLIV (1930), pp. 451-461; lo stesso Marmottan aveva pubblicato le carte relative alla missione diplomatica del L. a Parigi per conto di Elisa Baciocchi in La mission de J. de L. à Paris en 1811 d'après la correspondance de L. avec la grande-duchesse, in Revue historique, 1919, nn. 130, pp. 69-95; 131, pp. 51-75; 132, pp. 71-92. G. Grimaldi, Commentario sulla vita del march. G. L., in Atti della R. Acc. lucchese di scienze, lettere e arti, IV (1828), pp. 327-356; P. Bailleu, L., G., in Allgemeine Deutsche Biographie, XIX, Leipzig 1884, coll. 345-351; A. Reumont, G. L., in Arch. stor. italiano, s. 4, 1883, t. 12, pp. 206-224; [T. Fogliani], Centenari, II, 17 ag. 1786. Centenario della morte di Federico II. Il marchese G. L. alla corte di Prussia, in Riv. militare italiana, agosto 1886, pp. 305-329; N. Campanini, L. Spallanzani, Voltaire e Federico il Grande, in Rass. emiliana di storia, letteratura e arte, I (1888), pp. 389-406; A. Reumont, Ricordi di G. L., in Arch. stor. italiano, s. 4, 1888, t. 17, pp. 98-106; A. D'Ancona, Federico il Grande e gl'Italiani, in Nuova Antologia, 1( dic. 1901, pp. 434-442; P. Marmottan, Les débuts d'un grand diplomate: J. L. à Rome, en Pologne et à Sistow (1786-92), in Revue historique, 1908, n. 99, pp. 40-67; W. Höhm, Der Einfluss des Marquis von L. auf die Preussische Politik 1787-92, diss., Kiel 1925; J. von Kürenberg, Der letzte Vertraute Friedrichs des Grossen, Marchese G. L., Berlin 1933; K.O. von Aretin, Römisches Reich 1776-1806. Reichsverfassung und Staatssouveranität, I-II, Wiesbaden 1967, ad ind.; E. Moritz, Preussen und der Kościuszko-Aufstand 1794. Zur preussischen Polenpolitik in der Zeit der Französiche Revolution, Berlin 1968, ad ind.; P. Di Pietro - P. Manzini, Una nota di G. L. a L. Spallanzani sulla rigenerazione delle lumache, in Contributi, VII (1983), pp. 125-129; Th. Stamm, L., G., in Neue Deutsche Biographie, XV, Berlin 1987, pp. 274 s.; H. Kocój, Ostatni rok Sejmu Wielkiego w świetle korespondencji pos¢a pruskiego w Warszawie Hieronima Lucchesiniego (L'ultimo anno della spartizione della Polonia alla luce della corrispondenza dell'inviato prussiano a Varsavia G. L.), in Studia historica Slavo-Germanica, XIV (1985-88), pp. 29-67; E. Tortarolo, Un inedito di Diderot a Berlino. Le "Questions à Catherine II" e G. L., in Riv. stor. italiana, CIV (1992), pp. 246-260; C. Barigazzi, G. L.: allievo di Spallanzani, ministro e ambasciatore del Regno di Prussia (1751-1825), in L'Almanacco (Reggio Emilia), n. 32, 1999; Diz. del Risorgimento nazionale, III, pp. 399 s. (E. Lazzareschi); Enc. Italiana, XXI, p. 564 (A. Mancini).