RAMUSIO, Girolamo juniore
RAMUSIO, Girolamo juniore. – Figlio di Paolo di Giovanni Battista e di Cecilia di Pietro Antonio Vidal, nacque a Venezia, nell’abitazione di famiglia «in contrà di S. Provolo [...] nelle case delle munege» di S. Zaccaria, il 10 ottobre 1555, primo, probabilmente, di altri sette figli: Pierantonio, Tomaris, Orsa, Isabetta, Franceschina, Giambattista e Giovanna.
La formazione dovette avvenire in forma privata, se nel 1573 il padre dichiarava «Hieronymum meum ad politiores litteras, virtutemque omnem [...] ab optimis magistris erudiendum curo» (Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Lat., XIV.79 [3077]). All’atto della prova di cittadinanza, nel settembre del 1577, vari testi affermarono che «attende[va] a studiar et viver civilmente» (Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, b. 365/5, n. 76, Prova di cittadinanza di Girolamo Ramusio). Accertata la legittimità dei natali, fu assunto straordinario presso la Cancelleria ducale (23 settembre 1577).
La ricostruzione della sua carriera, densa di missioni all’estero, si fonda sulle notizie da lui stesso affidate alla Cronaca Ramusia. Il 28 marzo 1581 partì per la Spagna, segretario degli ambasciatori Vincenzo Tron e Girolamo Lippomano, incaricati di presentare a Filippo II le felicitazioni della Repubblica per l’acquisto del Portogallo. Ritornato nel dicembre successivo, ripartì il 19 aprile 1582, ancora con Lippomano, per la Germania; ne fu richiamato dal Consiglio dei dieci che nell’agosto del 1584 lo destinò a segretario di Giovanni Dolfin, ambasciatore in Francia. Durante la missione gli fu comunicata la nomina a ordinario di Cancelleria (13 maggio 1585); il 24 ottobre 1588 diventò segretario del Senato. Qualche anno più tardi, nel 1591, fu incaricato di recarsi in Boemia «per provisione di formenti», riuscendo a scongiurare il pericolo della fame a Venezia durante una grave carestia e a procurare altresì una considerevole somma a vantaggio delle casse statali; ne ritornò il 25 gennaio 1592. Eletto residente a Napoli in luogo di Bartolomeo Comino, partì il 23 giugno 1594; tornò tre anni dopo, nel giugno del 1597.
In veste di residente, Ramusio non era tenuto a presentare relazione al Senato. Essa fu scritta «per attestazione di riverenza» e su richiesta del doge, Marino Grimani, con scrupolo di precisione e ricchezza di contenuti, talora attinti a fonti riservate (come il bilancio dello Stato per il 1594, di cui Ramusio prese visione), talaltra echeggiati dalla relazione di Giovanni Battista Leoni del 1579 (Galasso, 2006, p. 624), che sostanziano «la più completa tra le relazioni cinquecentesche da Napoli» (Corrispondenze diplomatiche, 1992, p. 14). Per la dettagliata analisi della struttura politica, amministrativa ed economica del Regno, spesso sostenuta dall’esperienza personale dello scrivente e dai suoi acuti giudizi sulla società napoletana o sulle strategie spagnole di governo, il testo si segnala come pregevole esempio di indagine prestatistica, in linea con la grande tradizione veneziana.
L’ultima missione di cui fu incaricato ricondusse Ramusio in Francia, nel 1601, al servizio di Giovanni Dolfin e Antonio Priuli, incaricati di congratularsi con Enrico IV per le nozze con Maria de’ Medici.
Fu in questa occasione che iniziò a dare esecuzione all’incarico attribuito a suo padre Paolo dal Consiglio dei dieci, a seguito della supplica presentata nel dicembre del 1556 da Giovanni Battista. I Dieci affidarono a Paolo la traduzione della Cronaca di Geoffroy de Villehardouin sulla quarta crociata (1204) con l’incarico di farla stampare in latino, italiano e francese. Obiettivo dell’iniziativa era la celebrazione della Repubblica e del suo ruolo imperiale; la ricompensa sarebbe stata un ufficio del valore di 150 ducati annui. Terminata la redazione latina e ottenuta l’approvazione dei Riformatori allo Studio nel 1572, l’anno successivo il manoscritto fu presentato al Consiglio dei dieci; ma alla morte di Paolo nel 1600, l’opera era ancora inedita. Fu Ramusio a incaricarsene: nel 1601, l’opera di Villehardouin uscì a Lione, «par les héritiers de G. Rouille», con il titolo di Histoire, ou Chronique du seigneur Geoffroy de Ville-Hardouin [...] Représentée de mot à mot en ancienne langue françoise d’un vieil exemplaire escrit à la main qui se trouve dans les anciens archives de la Sérénissime République de Venise; nel 1604 fu la volta dell’edizione italiana (Della guerra di Costantinopoli per la restitutione de gl’imperatori Comneni fatta da’ sig. venetiani, et francesi l’anno 1204. Libri sei) a cura dello stesso Ramusio, che fece precedere il testo da una dedica a Marco Contarini (discendente di Francesco, che nel 1541 aveva portato a Venezia dalle Fiandre il manoscritto di Villehardouin su cui Giovanni Battista e Paolo avevano basato il proprio lavoro) e dalla traduzione della dedica di Paolo ai capi del Consiglio dei dieci (12 settembre 1573). Fu infine la volta del testo latino: De bello Constantinopolitano et imperatoribus Comnenis per Venetos et Gallos restitutis 1204. Libri sex (Venezia 1609). In conseguenza, Ramusio ottenne dal Consiglio dei dieci di potere intestare l’ufficio finalmente concessogli a nome dei figli, Paolo e Antonio.
L’interesse di Ramusio per i beni e le memorie familiari è attestato a partire dal 1601 in poi. Di ritorno dalla seconda missione in Francia si recò a Rimini (ottobre 1601) «per riveder di nuovo gli antichi beni della fameglia» (Cronaca Ramusia, c. 6v): case e terre, in particolare le 206 tornature su cui i Ramusio godevano di agevolazioni fiscali che Girolamo fece confermare per sé e i discendenti, con breve di Paolo V del 27 marzo 1610 (Battaglini, 1794, pp. 249 s.). Nel frattempo lavorava alla Cronaca Ramusia, le memorie di famiglia contenenti le biografie di cinque generazioni dei Ramusio: Benedetto; Girolamo e suo fratello Paolo; il figlio di Paolo, Giovanni Battista; Paolo, padre di Girolamo; Girolamo stesso. Il riferimento a «questo presente [anno] 1607» (Cronaca, c. 7r) porta a individuare questa come la data di completamento del lavoro. Non si trattò di una creazione ex novo: Ramusio intervenne con alcune correzioni e aggiunte (la propria biografia, oltre probabilmente a quella paterna) su di una precedente redazione del testo, non pervenutaci, stralci della quale sono conservati nelle biografie di Girolamo sr., di Paolo sr. e di Giovanni Battista contenute nella Venetia, città nobilissima di Francesco Sansovino, che dovette prenderne visione grazie a Paolo Ramusio, con cui fu in rapporti.
Morì a Padova; il suo corpo giunse a Venezia per la sepoltura in S. Maria dell’Orto il 9 agosto 1611.
Dal matrimonio con Trevisana Lando, sposata il 22 maggio 1600, aveva avuto Benedetto, Paolo e Antonio.
La Cronaca Ramusia è trasmessa dal ms. It. VII.325 (8839) della Biblioteca nazionale Marciana di Venezia; la Relazione di Napoli dal ms. Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Malvezzi, misc. 42, cc. 402r-440v. Il ms. Marciano Lat. XIV.79 (3077) conserva la De Alexii Isaaci Imp. f. reductione, et bello Constantinopolitano, libri sex di Paolo Ramusio.
Fonti e Bibl.: A. Battaglini, Della corte letteraria di Sigismondo Pandolfo Malatesta signor di Rimino, in Basini Parmensis poetae opera praestantiora, II, 1, Rimini 1794, pp. 205, 249 s.; E. Albéri, Le relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, XV, Appendice, Firenze 1863, pp. 297-352; M. Donattini, Una famiglia riminese nella società e cultura veneziane: i Ramusio, in Ravenna in età veneziana, a cura di D. Bolognesi, Ravenna 1986, pp. 279-294; Corrispondenze diplomatiche veneziane da Napoli. Relazioni, a cura di M. Fassina, Roma 1992, pp. 49 s.; 105-165; M. Donattini, Etica personale, promozione sociale e memorie di famiglia nella Venezia del Rinascimento. Note su Paolo Ramusio seniore (1443?-1506), in Dai cantieri della storia. Liber amicorum per Paolo Prodi, a cura di G.P. Brizzi - G. Olmi, Bologna 2007, pp. 317-329;
N. Zorzi, Per la storiografia sulla Quarta Crociata: il De bello Constantinopolitano di P. Ramusio e la Constantinopolis Belgica di Pierre d’Outreman, in Quarta Crociata. Venezia - Bisanzio - Impero Latino, a cura di G. Ortalli et al., II, Venezia 2006, pp. 683-746; G. Galasso, Il Regno di Napoli. Il Mezzogiorno spagnolo (1494-1622), in Storia d’Italia, XV, 2, Torino 2006, ad indicem.