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Fracastoro, Girolamo

Dizionario di filosofia (2009)
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Fracastoro, Girolamo


Medico e filosofo (Verona 1476 o 1478 - Incaffi, Verona, 1553). Studiò a Padova con Giovanni Aquila, Gabriele Zerbo, Pietro Trampolino e con Girolamo e Marcantonio della Torre; certamente entrò in contatto con Pomponazzi e da costui fu influenzato nella sua formazione filosofica. F. fu padrone della più varia cultura cinquecentesca: scrisse di astronomia, di filosofia, di poetica, soprattutto di medicina e di altre materie. La sua opera più famosa, scritta in eleganti esametri, è forse il poemetto latino Syphilis sive de morbo gallico (scritto nel 1521 e pubbl. nel 1530; trad. it. Sifilide ossia del mal francese) sulla natura e la cura della lue venerea, la quale, dal nome del protagonista (il pastore Sifilo, punito con quella malattia per infedeltà al dio Sole), prese il nome di sifilide, poi universalmente adottato. Il suo pensiero e la sua opera si caratterizzano in senso prettamente naturalistico, dove costante è l’appello alla «magistra experientia» e la ricerca delle cause particolari, e quindi materiali, dei fenomeni. Il De sympathia et anthipatia rerum, pubblicato nel 1546 (trad. it. La simpatia e l’antipatia delle cose), fornisce il quadro complessivo della filosofia della natura di F. governata dal principio di simpatia universale, una nozione su cui convergono tradizioni filosofiche aristoteliche e platoniche rielaborate alla luce dell’osservazione e dell’esperienza dei fenomeni fisici e che gli consente di evitare ogni spiegazione occulta dei fatti naturali. Il De contagione et contagiosis morbis et curatione (trad. it. Il contagio, le malattie contagiose e la loro cura), pubblicato insieme al De sympathia, costituisce un’applicazione in campo medico di tale concezione filosofica più generale: vi è enunciata la dottrina del contagio animato (concetto, questo, che non poteva essere spiegato sulla base della dottrina umorale di derivazione ippocratica) ed esprime chiaramente l’idea che esso derivi da corpuscoli viventi («seminaria prima») trasmissibili da un individuo a un altro.

Vedi anche
Andrea Navagèro Navagèro, Andrea (latinizz. Naugerius). - Letterato e uomo politico (Venezia 1483 - Blois 1529); bibliotecario di S. Marco e storiografo della Repubblica Veneta (1516), ambasciatore a Madrid (1526) e quindi in Francia, dove morì mentre si recava al congresso di Cambrai; compose liriche latine di intonazione ... Gabriele Fallòppia Fallòppia (o Fallòppio), Gabriele. - Anatomico (Modena 1523 - Padova 1562). Ricevuta un'educazione umanistica (tra i suoi maestri, L. Castelvetro), intraprese gli studî medici a Ferrara (1545-48), alla scuola di A. Musa Brasavola. Insegnò anatomia a Ferrara, a Pisa e quindi a Padova, sulla cattedra che ... Pietro Bèmbo Bèmbo, Pietro. - Letterato (Venezia 1470 - Roma 1547). Seguendo a Firenze (1478-80) il senatore Bernardo (v.), suo padre e suo primo maestro, si familiarizzò col volgare fiorentino, dei diritti del quale egli, umanista dottissimo e ciceroniano elegantissimo, doveva diventare il più autorevole sostenitore. ... Vittoria Colónna Colónna, Vittoria. - Poetessa (Marino, Roma, 1490 - Roma 1547). Figlia di Fabrizio, che era nipote di papa Martino V, e di Agnese di Montefeltro, figlia del duca Federico di Urbino. Sposò nel 1509 Ferrante d'Avalos, marchese di Pescara e nel 1525 rimase vedova. Trascorse la sua vedovanza quasi sempre ...
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    {{{1}}} Umanista, medico e filosofo (n. Verona 1476 0 1478 - m. Incaffi 1553). Studiò a Padova con Giovanni Aquila, Gabriele Zerbo, Pietro Trampolino e con Girolamo e Marcantonio della Torre. Negli anni di studio, certamente entrò in contatto con Pietro Pomponazzi e da costui fu influenzato nella sua ...
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